Livio, Ab urbe condita: Libro 36; 16 - 20, pag 4

Livio, Ab urbe condita: Libro 36; 16 - 20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 36; 16 - 20
Et munimenta sequentis impedierunt, et angustiae vallis, per quam sequendi erant, et maxime omnium quod elephanti novissimi agminis erant, quos pedes aegre praeterire, eques nullo poterat modo timentibus equis tumultumque inter se maiorem quam in proelio edentibus; aliquantum temporis et direptio castrorum tenuit; Scarpheam tamen eo die consecuti sunt hostem Da un lato erano dimpaccio agli inseguitori le opere di fortificazione, dallaltro la strettezza dellavalle, attraverso la quale doveva avvenire linseguimento, più di tutto lessere gli elefanti assegnati alla retroguardia; poiché la fanteria a mala pena passava di fianco a loro, la cavalleria non poteva passarci a nessun patto dato che cavalli si adombravano e creavano tra di loro maggior scompiglio che in battaglia; e anche la distruzione dellaccampamento fece perdere del tempo: pur tuttavia in quel giorno gli inseguitori raggiunsero il nemico a Scarfea
Multis in ipso itinere caesis captisque, non equis virisque tantum, sed etiam elephantis, quos capere non potuerant, interfectis, in castra reverterunt; quae temptata eo die inter ipsum pugnae tempus ab Aetolis, Heracleam obtinentibus praesidio, sine ullo haud parum audacis incepti effectu fuerant Dopo avere uccisi o catturati - molti già durante lavanzamento non solo cavalli e uomini, ma anche gli elefanti che non avevano potuto catturare, se ne tornarono ai loro alloggiamenti; questi in quel giorno contemporaneamente allo svolgersi della battaglia erano stati attaccati dagli Etoli, i quali occupavauo Eraclea con un presidio, senza alcun risultato dei limpresa, che era di non poca audacia
Consul noctis insequentis tertia vigilia praemisso equitatu ad persequendum hostem, signa legionum luce prima movit Il console, alla terza vigilia della notte seguente, mandata avanti la cavalleria inseguire il nemico, spostò al far del giorno le insegne delle legioni

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Livio, Ab urbe condita: Libro 36; 26 - 30
Livio, Ab urbe condita: Libro 36; 26 - 30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 36; 26 - 30

Aliquantum viae praeceperat rex, ut qui non ante quam Elatiae ab effuso constiterit cursu; ubi primum reliquiis pugnaeque et fugae collectis, cum perexigua manu semiermium militum Chalcidem se recepit Il re intanto aveva guadagnato strada, perché non si era fermato dalla sua corsa disordinata prima di essere Elazia: e raccolti quivi anzitutto i superstiti della battaglia e della ritirata, riparò a Calcide con un misero drappello di uomini semidisarmati
Romanus equitatus ipsum quidem regem Elatiae adsecutus non est; magnam partem agminis aut lassitudine subsistentes aut errore, ut qui sine ducibus per ignota itinera fugerent, dissipatos oppresserunt; nec praeter quingentos, qui circa regem fuerunt, ex toto exercitu quisquam effugit, etiam ex decem milibus militum, quos Polybio auctore traiecisse secum regem in Graeciam scripsimus, exiguus numerus; quid, si Antiati Valerio credamus sexaginta milia militum fuisse in regio exercitu scribenti, quadraginta inde milia cecidisse, supra quinque milia capta cum signis militaribus ducentis triginta La cavalleria romana non raggiunse propriamente il re a Elazia, ma colse sparpagliati molti della colonna che si soffermavano per la stanchezza o perché si erano smarriti fuggendo così senza guida per strade sconosciute; e di tutto lesercito nessuno si salvò tranne cinquecento, che erano rimasti intorno al re; e fu ben poca cosa anche sui diecimila soldati che, come abbiamo scritto seguendo Polibio, il re aveva trasportati con sé in Grecia; senza contare che se noi vogliamo credere a Valerio Anziate , questi scrive che nellesercito del re vi erano sessantamila soldati, di cui sarebbero caduti quarantamila e più di cinquemila sarebbero stati catturati con duecentotrenta insegne militari

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 39; 01 - 05

Romanorum centum quinquaginta in ipso certamine pugnae, ab incursu Aetolorum se tuentes non plus quinquaginta interfecti sunt Dei Romani centocinquanta caddero nella battaglia vera e propria, mentre nella difesa contro lincursione degli Etoli ne furono uccisi non più di cinquanta
[20] Consule per Phocidem et Boeotiam exercitum ducente consciae defectionis civitates cum velamentis ante portas stabant metu, ne hostiliter diriperentur [20] Mentre il console marciava con lesercito per la Focide e la Beozia, gli abitanti delle città che avevano presoparte alla defezione stavano fermi davanti alle porte bende dei supplicanti per il timore di essere depredati nemici

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Livio, Ab urbe condita: Prologo
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Prologo

Ceterum per omnes dies haud secus quam pacato agro sine vexatione ullius rei agmen processit, donec in agrum Coroneum ventum est Ma per tutti quei giorni la colonna avanzò senza far danno a cosa alcuna come in un territorio sottomesso finché non si arrivò nella regione di Coronea
Ibi statua regis Antiochi posita in templo Mineruae Itoniae iram accendit, permissumque militi est, ut circumiectum templo agrum popularetur; dein cogitatio animum subit, cum communi decreto Boeotorum posita esset statua, indignum esse in unum Coronensem agrum saevire Là la vista di una statua del re Antioco posta nel tempio di Minerva Itonia suscitò indignazione, e fu permesso ai soldati di mettere a sacco il territorio circostante al tempio; poi si fece strada la riflessione che era ingiusto infierire solo contro il territorio coronese mentre la statua era stata collocata per concorde decisione dei Beoti

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Revocato extemplo milite finis populandi factus; castigati tantum verbis Boeoti ob ingratum in tantis tamque recentibus beneficiis animum erga Romanos Richiamati subito indietro i soldati fu cessata lopera di devastazione e i Beoti furono soltanto deplorati verbalmente per i loro sentimenti di ingratitudine dimostrati verso i Romani di fronte a così grandi e così recenti benefizi

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