Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 09 - 10, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 09 - 10

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 09 - 10
Redirent itaque propere in colonias et tamquam integra re, locuti magis quam ausi tantum nefas, cum suis consulerent Rientrassero quindi in fretta nelle loro colonie e, come se nulla fosse successo ed essi avessero solo parlato della probabilità di una colpa così grave, piuttosto che realmente avere il coraggio di compierlo, si suggerissero coi loro conterranei
Admonerent non Campanos neque Tarentinos esse eos sed Romanos, inde oriundos, inde in colonias atque in agrum bello captum stirpis augendae causa missos Ricordassero a loro che essi non erano né Campani né Tarentini, ma Romani; da Roma avevano avuto origine, di qui erano stati mandati nelle colonie e nelle terre conquistate in guerra, al fine di perpetuare la stirpe
Quae liberi parentibus deberent, ea illos Romanis debere, si ulla pietas, si memoria antiquae patriae esset Ciò che i figli devono ai genitori, essi lo dovevano ai Romani, se ancora restasse nel loro animo alcuna dedizione filiale e la memoria dell'antica patria

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Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 11 - 15
Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 11 - 15

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 39; 11 - 15

Consulerent igitur de integro; nam tum quidem quae temere agitassent, ea prodendi imperii Romani, tradendae Hannibali uictoriae esse I loro concittadini prendessero, dunque, un nuovo ordine; difatti, ciò che imprudentemente avevano già fissato, avrebbe portato a tradire la repubblica romana e a far vincere Annibale
Cum alternis haec consules diu iactassent, nihil moti legati neque se quid domum renuntiarent habere dixerunt neque senatum suum quid noui consuleret, ubi nec miles qui legeretur nec pecunia quae daretur in stipendium esset Dopo che a giorni alterni ciascuno dei consoli ebbe a lungo e largamente ridetto tali discorsi, gli inviati, inturbati replicarono che essi non avevano nulla da ridire in patria e che il loro senato non aveva più nulla di nuovo da stabilire, poiché non vi era più un soldato da arruolare, né rimaneva denaro per le paghe militari

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Livio, Ab urbe condita: Libro 33; 26 - 49
Livio, Ab urbe condita: Libro 33; 26 - 49

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 33; 26 - 49

Cum obstinatos eos uiderent consules, rem ad senatum detulerunt, ubi tantus pauor animis hominum est iniectus ut magna pars actum de imperio diceret: idem alias colonias facturas, idem socios; consensisse omnes ad prodendam Hannibali urbem Romanam I consoli, vedendo che gli ambasciatori erano rigidi, ridissero ciò al senato, il quale fu preso da un terrore così grande, che una parte dei senatori rivelò che per Roma a questo punto era finita: anche le altre colonie e gli alleati si sarebbero comportati nello stesso modo; tutti ormai congiuravano per dare Roma nelle mani di Annibale
[10] Consules hortari et consolari senatum et dicere alias colonias in fide atque officio pristino fore: eas quoque ipsas quae officio decesserint si legati circa eas colonias mittantur qui castigent, non qui precentur, uerecundiam imperii habituras esse [10] I consoli si preoccuparono di sollecitare e incitare il senato dichiarando che altre colonie avrebbero mantenuto con lealtà i doveri già contratti e che anche quelle che avessero mancato agli impegni, se si fossero mandati a loro degli ambasciatori non a implorarle ma a minacciarle, avrebbero avuto per lo stato romano la cura dovuta

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Livio, Ab urbe condita: Libro 36; 01 - 02
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 36; 01 - 02

Permissum ab senatu iis cum esset, agerent facerentque ut e re publica ducerent, pertemptatis prius aliarum coloniarum animis citauerunt legatos quaesiueruntque ab iis ecquid milites ex formula paratos haberent Poiché il senato diede ai consoli la facoltà di decidere e di fare di deduzione come ritenevano conveniente alla repubblica, essi per prima cosa esplorarono lo stato d'animo di altre colonie, poi domandarono a loro che inviassero ambasciatori per sapere se avessero pronto il numero di soldati secondo le regole dell'accordo
Pro duodeuiginti coloniis M Sextilius Fregellanus respondit et milites paratos ex formula esse, et si pluribus opus esset plures daturos, et quidquid aliud imperaret uelletque populus Romanus enixe facturos; ad id sibi neque opes deesse, animum etiam superesse M Sestilio Fregellano replicò a nome di diciotto colonie che i soldati, secondo gli obblighi, erano pronti e che ne avrebbero spedito in numero più alto se fosse stato essenziale; aggiunsero poi, che avrebbero fatto ogni sacrificio per adempiere qualunque altra richiesta, secondo il decreto e il volere del popolo romano; per far ciò non sarebbero a loro mancati i mezzi; in quanto al valore, ne avevano più di quanto fosse utile

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Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 11 - 15
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 37; 11 - 15

Consules parum sibi uideri praefati pro merito eorum sua uoce conlaudari [eos] nisi uniuersi patres iis in curia gratias egissent, sequi in senatum eos iusserunt I consoli rivelarono ai delegati che la loro lode di fronte ai meriti da essiottenuti sarebbe parso ben poca cosa se non fosse poi stato seguito dai pubblici omaggi di tutti quanti i senatori adunati nella curia; per cui chiamarono i messi a venire con loro in senato

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Livio 41; 16 - 20

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Livio, traduzione Ab urbe condita

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