Livio, Ab urbe condita: Libro 05, 01- 05, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 05, 01- 05

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 05, 01- 05
An si ad calculos eum res publica vocet, non merito dicat: "annua aera habes, annuam operam ede: an tu aequum censes militia semestri solidum te stipendium accipere

" Invitus in hac parte orationis, Quirites, moror; sic enim agere debent qui mercennario milite utuntur; nos tamquam cum civibus agere volumus, agique tamquam cum patria nobiscum aequum censemus

Aut non suscipi bellum oportuit, aut geri pro dignitate populi Romani et perfici quam primum oportet

Perficietur autem si urgemus obsessos, si non ante abscedimus quam spei nostrae finem captis Veiis imposuerimus

Si Hercules nulla alia causa, ipsa indignitas perseverantiam imponere debuit

Decem quondam annos urbs oppugnata est ob unam mulierem ab universa Graecia, quam procul ab domo
Se lo stato li dovesse appellare alla resa dei conti, non avrebbe tutti i motivi per affermare: ricevete una paga annuale, allora prestate il servizio militare per tutto lanno o stimate giusto ricevere lintera paga solo per sei mesi di servizio

Mi soffermo a malincuore su questo punto del mio discorso, o Quiriti, perché questo è il modo di esprimersi di chi usa le milizie mercenarie; ma noi vogliamo trattare come si tratta con dei cittadini e stimiamo giusto che si tratti con noi come si tratta con la patria

O non si doveva iniziare la guerra, o la si deve gestire in modo attinente alla dignità del popolo romano e terminarla il prima possibile

E la termineremo se non daremo tregua agli assediati, e se non ci ritiriamo prima di aver coronato le nostre speranze con la presa di Veio

Qualora, per Ercole, non ci fosse nessunaltra ragione, sarebbe sufficiente la sola indignazione a imporci la perseveranza

Una volta tutta la Grecia assediò per dieci anni una città a causa di una sola donna: ma quanto era distante quella città dalla patria
Quot terras, quot maria distans

Nos intra vicesimum lapidem, in conspectu prope urbis nostrae, annuam oppugnationem perferre piget

Scilicet quia levis causa belli est nec satis quicquam iusti doloris est quod nos ad perseverandum stimulet

Septiens rebellarunt; in pace nunquam fida fuerunt; agros nostros miliens depopulati sunt; Fidenates deficere a nobis coegerunt; colonos nostros ibi interfecerunt; auctores fuere contra ius caedis impiae legatorum nostrorum; Etruriam omnem adversus nos concitare voluerunt, hodieque id moliuntur; res repetentes legatos nostros haud procul afuit quin violarent

[5] Cum his molliter et per dilationes bellum geri oportet

Si nos tam iustum odium nihil movet, ne illa quidem, oro uos, movent
Quante terre e quanti mari si interponevano fra di loro

Ci dà invece fastidio reggere un anno di assedio sotto una città che è lontana venti miglia dalla nostra e che quasi la si vede da Roma

E chiaro che il motivo che ha provocato la guerra non è importante e lodio che proviamo non è sufficiente a farci perseverare

Sette volte hanno riaperto le ostilità; durante la pace non sono mai stati leali; migliaia di volte hanno depredato le nostre campagne; hanno spinto alla defezione gli abitanti di Fidene, uccidendo i nostri coloni che risiedevano in quella città; contro il diritto stabilito, si sono macchiati della tremenda strage dei nostri ambasciatori; volevano scatenarci contro tutta lEtruria, atto che oggi vogliono ripetere, e è mancato poco che facessero violenza ai nostri ambasciatori mandati a chiedere soddisfazione

[5] Dovremmo gestire la guerra con nemici simili, mostrandoci privi di determinazione e accettando di trascinarla per molto tempo

Se non ci stimola un odio tanto giustificato, allora, io dico, non saranno sufficienti le cose che sto per dirvi
Operibus ingentibus saepta urbs est quibus intra muros coercetur hostis; agrum non coluit, et culta evastata sunt bello; si reducimus exercitum, quis est qui dubitet illos non a cupiditate solum ulciscendi sed etiam necessitate imposita ex alieno praedandi cum sua amiserint agrum nostrum invasuros

Non differimus igitur bellum isto consilio, sed intra fines nostros accipimus

Quid

Illud, quod proprie ad milites pertinet, quibus boni tribuni plebis tum stipendium extorquere voluerunt, nunc consultum repente volunt, quale est
La città è stata circondata da imponenti mura fortificate che costringono il nemico allinterno delle mura, impedendogli in tal modo di coltivare la terra, che, là dove coltivata, è stata devastata dalla guerra; se ritiriamo le truppe, chi potrebbe dubitare che gli abitanti di Veio, spronati non solo dal desiderio di vendicarsi ma anche dal bisogno impellente di razziare le campagne altrui dopo aver perso le proprie, non invaderanno il nostro territorio

Se diamo ascolto ai tribuni, non proroghiamo la guerra, ma la facciamo entrare nei nostri territori

Cosa

Per ciò che concerne i soldati, ai quali la bontà dei tribuni della plebe voleva poco fa togliere lo stipendio del quale adesso, con un repentino cambiamento di direzione, pretende invece lerogazione, in che situazione si trovano

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Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 16 - 45

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 16 - 45

Vallum fossamque, ingentis utrumque operis, per tantum spatii duxerunt; castella primo pauca, postea exercitu aucto creberrima fecerunt; munitiones non in urbem modo sed in Etruriam etiam spectantes si qua auxilia veniant, opposuere; quid turres, quid vineas testudinesque et alium oppugnandarum urbium apparatum loquar

Cum tantum laboris exhaustum sit et ad finem iam operis tandem perventum, relinquendane haec censetis, ut ad aestatem rursus novus de integro his instituendis exsudetur labor

Quanto est minus opera tueri facta et instare ac perseverare defungique cura

Brevis enim profecto res est, si uno tenore peragitur nec ipsi per intermissiones has intervallaque lentiorem spem nostram facimus

Loquor de operae et de temporis iactura; quid
Hanno scavato per un lungo tratto un fossato e una trincea, faticando in modo improbo, prima pochi, e poi con laumento del numero degli effettivi, moltissimi; hanno realizzato opere di fortificazione non solo in direzione della città, ma anche verso lEtruria, per controllare leventuale invio di rinforzi da quella parte; che cosa dovrei dire inoltre delle torri, delle vigne, delle testuggini e di tutti gli altri dispositivi usati nellassedio di città

Ora che questo lavoro colossale di fortificazione è stato realizzato e lo si è ormai portato a termine, volete abbandonare tutto in modo tale che la prossima estate si debba sudare di nuovo per ricostruire ogni cosa interamente

Non costerebbe meno conservare ciò che è stato già realizzato e insistere con perseveranza per togliersi il pensiero della guerra

Ci vorrebbe veramente poco, se scegliessimo di agire con continuità e se non fossimo noi stessi a rallentare il compimento delle nostre speranze con queste continue interruzioni e proroghe

Cosa dire del pericolo verso il quale andiamo incontro ritardando la guerra
Periculi, quod differendo bello adimus, num oblivisci nos haec tam crebra Etruriae concilia de mittendis Veios auxiliis patiuntur

Ut nunc res se habet, irati sunt, oderunt, negant missuros; quantum in illis est, capere Veios licet

Quis est qui spondeat eundem, si differtur bellum, animum postea fore

Cum si laxamentum dederis, maior frequentiorque legatio itura sit, cum id quod nunc offendit Etruscos, rex creatus Veiis, mutari spatio interposito possit vel consensu civitatis ut eo reconcilient Etruriae animos, vel ipsius voluntate regis qui obstare regnum suum saluti civium nolit
Ce lo fanno forse dimenticare le assemblee continue in cui i popoli dellEtruria discutono circa la spedizione di rinforzi a Veio

Ora sono ancora sdegnati nei loro confronti: li odiano e affermano che invieranno loro degli aiuti; per ciò che dipende da loro, niente ci impedisce di prendere Veio

Ma chi può garantire che conserverebbero la stessa disposizione danimo, se la guerra dovesse continuare ancora per molto tempo

Se infatti permetteremo agli abitanti di Veio di risollevarsi, essi invieranno immediatamente ambascerie più numerose e importanti, e ciò che in questo momento è un ostacolo nei rapporti con gli Etruschi, cioè il re sul trono di Veio, potrebbe con il tempo diventare, o per decisione unanime di tutta la cittadinanza per riconciliarsi così con gli Etruschi, o per volontà dello stesso re, deciso a non impedire la sopravvivenza dei cittadini con la propria permanenza sul trono

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Videte, quot res, quam inutiles sequantur illam viam consilii, iactura operum tanto labore factorum, vastatio imminens finium nostrorum, Etruscum bellum pro Veiente concitatum

Haec sunt, tribuni, consilia vestra, non Hercule dissimilia ac si quis aegro qui curari se fortiter passus extemplo convalescere possit, cibi gratia praesentis aut potionis longinquum et forsitan insanabilem morbum efficiat
Considerate poi quante conseguenze spiacevoli comporterebbe una politica di quel tipo: la perdita di opere di fortificazione realizzate con tanta fatica, limminente distruzione del nostro territorio, lo scoppio della guerra contro tutta lEtruria invece che con la sola Veio

Le vostre idee a riguardo, o tribuni, sono queste: assomigliano, per Ercole, a quelle di chi, davanti a un malato sottoposto a cura energica e avviato verso una pronta guarigione, ne provochi una malattia lunga e forse incurabile assecondandone il repentino desiderio di cibo e bevande

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