Livio, Ab urbe condita: Libro 05, 01- 05

Livio, Ab urbe condita: Libro 05, 01- 05

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 05, 01- 05

[1] Pace alibi parta Romani Veiique in armis erant tanta ira odioque ut victis finem adesse appareret

Comitia utriusque populi longe diversa ratione facta sunt

Romani auxere tribunorum militum consulari potestate numerum; octo, quot nunquam antea, creati, M Aemilius Mamercus iterum L Valerius Potitus tertium Ap Claudius Crassus M Quinctilius Varus L Iulius Iulus M Postumius M Furius Camillus M Postumius Albinus

Veientes contra taedio annuae ambitionis quae interdum discordiarum causa erat, regem creauere

Offendit ea res populorum Etruriae animos, non maiore odio regni quam ipsius regis
[1] Dopo essersi assicurati la pace nelle altre parti, i Romani e i Veienti erano pronti alla guerra con così tanto accanimento e odio che era chiaro che sarebbe stata la fine per i vinti

I due popoli fecero dei comizi in modo molto diverso

I romani aumentarono il numero dei tribuni militari con potere proprio dei consoli; ne furono eletti otto, cosa mai successa prima: per la seconda volta Manio Emilio Mamerco,per la terza Lucio Valerio Potito, Appio Claudio Crasso, Marco Quintilio Varo, Lucio Giulio Iulo, Marco Postumio Marco Furio Camillo e Marco Postumio Albino

Gli abitanti di Veio, al contrario, infastiditi dalle annuali elezioni che erano state motivo di discordie interne, nominarono un re

Questa cosa offese gli animi dei popoli dellEtruria, meno per odio verso la monarchia che non per antipatia verso la persona scelta come sovrano
Gravis iam is antea genti fuerat opibus superbiaque, quia sollemnia ludorum quos intermitti nefas est violenter diremisset, cum ob iram repulsae, quod suffragio duodecim populorum alius sacerdos ei praelatus esset, artifices, quorum magna pars ipsius servi erant, ex medio ludicro repente abduxit

Gens itaque ante omnes alias eo magis dedita religionibus quod excelleret arte colendi eas, auxilium Veientibus negandum donec sub rege essent decrevit; cuius decreti suppressa fama est Veiis propter metum regis qui a quo tale quid dictum referretur, pro seditionis eum principe, non vani sermonis auctore habebat
Questi, infatti, era stato odioso al mondo etrusco precedentemente per la sua arroganza e ricchezza, perché aveva interrotto i giochi solenni violentemente, atto sacrilego; indignato dalla sconfitta nelle elezioni, i rappresentanti dei dodici popoli etruschi gli avevano preferito infatti un altro candidato per la carica di sacerdote, durante lo spettacolo, aveva fatto portare via gli attori improvvisamente, la maggior parte dei quali erano servi

Quindi le popolazioni etrusche, dedite più di ogni altra alle pratiche religiose, in quanto erano i primi nellarte di celebrarle, decisero che non avrebbero aiutato gli abitanti di Veio fino a quando questi sarebbero stati comandati da un re; a Veio la notizia di questa decisione non si diffuse per timore del re, che avrebbe ritenuto colui che gli avesse riportato una qualsiasi voce di quel tipo, non soltanto il responsabile di false informazioni ma anche un sobillatore
Romanis etsi quietae res ex Etruria nuntiabantur, tamen quia omnibus conciliis eam rem agitari adferebatur, ita muniebant ut ancipitia munimenta essent: alia in urbem et contra oppidanorum eruptiones versa, aliis frons in Etruriam spectans, auxiliis si qua forte inde venirent obstruebatur

[2] Cum spes maior imperatoribus Romanis in obsidione quam in oppugnatione esset, hibernacula etiam, res nova militi Romano, aedificari coepta, consiliumque erat hiemando continuare bellum

Quod postquam tribunis plebis, iam diu nullam novandi res causam invenientibus, Romam est allatum, in contionem prosiliunt, sollicitant plebis animos, hoc illud esse dictitantes quod aera militibus sint constituta; nec se fefellisse id donum inimicorum veneno inlitum fore
Anche se i Romani erano informati che in Etruria la situazione era tranquilla, nonostante ciò, poiché loggetto principale di tutte le assemblee era questa cosa, costruivano delle fortificazioni in modo che fosse garantita una protezione sui due lati: da una parte verso la città e contro eventuali uscite degli assediati, dallaltro, verso lEtruria, per tagliare la strada ai rinforzi, se fossero arrivati da quella parte

[2] Poiché i comandanti romani avevano più speranze di successo nellassedio che nellassalto, si iniziarono a costruire addirittura degli accampamenti invernali e si decise di continuare la guerra nei quartieri invernali

Quando a Roma i tribuni della plebe, che ormai da tempo non avevano avuto più occasione di fomentare disordini, sentono la notizia, corrono nellassemblea e iniziano a fomentare gli animi della massa, ripetendo che quello era il motivo per il quale si era assegnato uno stipendio ai soldati, e che essi non si erano sbagliati affermando che quel dono dei loro avversari si sarebbe intriso di veleno

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Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 16 - 45
Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 16 - 45

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 16 - 45

Venisse libertatem plebis; remotam in perpetuum et ablegatam ab urbe et ab re publica iuventutem iam ne hiemi quidem aut tempori anni cedere ac domos ac res invisere suas

Quam putarent continuatae militiae causam esse

Nullam profecto aliam inventuros quam ne quid per frequentiam iuvenum eorum in quibus vires omnes plebis essent agi de commodis eorum posset

Vexari praeterea et subigi multo acrius quam Veientes; quippe illos hiemem sub tectis suis agere, egregiis muris situque naturali urbem tutantes, militem Romanum in opere ac labore, nivibus pruinisque obrutum, sub pellibus durare, ne hiemis quidem spatio quae omnium bellorum terra marique sit quies arma deponentem
Era stata venduta la libertà della plebe: i giovani, tenuti lontano dalla città per molto tempo, ed esclusi dalla partecipazione alla vita politica, ormai non si ritiravano più neanche davanti allinverno e alla cattiva stagione, né tornavano a visitare le proprie case e i propri averi

Quale pensavano fosse il motivo di un servizio militare che continuava allinfinito

Certamente non ne avrebbero trovata unaltra tranne questa: e cioè per evitare che si discutessero, per la grande presenza di quei giovani in cui erano riposte tutte le forze della plebe, le questioni attinenti ai loro interessi

Inoltre essi subivano un trattamento ben peggiore di quello riservato ai Veienti: mentre questi ultimi trascorrevano linverno al riparo delle loro case, difendendo una città preservata da mura straordinarie e dalla posizione naturale, i soldati romani, oppressi dalla neve e dal gelo, resistevano nella faticosa costruzione di fortificazioni, riparandosi sotto tende di pelli, senza deporre le armi neanche in quel periodo dellanno, cioè linverno, che è uninterruzione naturale a tutte le guerre per terra e per mare
Hoc neque reges neque ante tribuniciam potestatem creatam superbos illos consules neque triste dictatoris imperium neque importunos decemviros iniunxisse servitutis, ut perennem militiam facerent [quod tribuni militum in plebe Romana regnum exercerent]

Quidnam illi consules dictatoresue facturi essent, qui proconsularem imaginem tam saevam ac trucem fecerint

Sed id accidere haud immerito

Non fuisse ne in octo quidem tribunis militum locum ulli plebeio
Una schiavitù come questa ,che li costringeva a effettuare il servizio militare lintero anno, non lavevano mai imposta né i re, né quei consoli arroganti precedenti alla creazione del tribunato, né lodioso potere del dittatore, neanche la crudeltà dei decemviri ( il fatto era che i tribuni militari tiranneggiavano la plebe romana)

Cosa avrebbero potuto fare in qualità di consoli o di dittatori, quegli uomini che avevano reso così odiosa e crudele una semplice parvenza di potere consolare

Ma ciò non succedeva senza motivo

Neanche su otto tribuni della plebe si era trovato un posto per un plebeo

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Livio, Ab urbe condita: Libro 09, 01
Livio, Ab urbe condita: Libro 09, 01

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 09, 01

Antea trina loca cum contentione summa patricios explere solitos: nunc iam octoiuges ad imperia obtinenda ire, et ne in turba quidem haerere plebeium quemquam qui, si nihil aliud, admoneat collegas, liberos et cives eorum, non servos militare, quos hieme saltem in domos ac tecta reduci oporteat et aliquo tempore anni parentes liberosque ac coniuges invisere et usurpare libertatem et creare magistratus

Haec taliaque vociferantes adversarium haud imparem nacti sunt Ap Claudium, relictum a collegis ad tribunicias seditiones comprimendas, virum imbutum iam ab iuventa certaminibus plebeiis, quem auctorem aliquot annis ante fuisse memoratum est per collegarum intercessionem tribuniciae potestatis dissolvendae
Precedentemente i patrizi riuscivano solitamente a occupare tre posti con molta fatica: ora andavano al potere otto per volta e neanche in questo folto gruppo cera stato un posto per un plebeo che, se non altro, ricordasse ai colleghi che a prestare il servizio militare non erano degli schiavi ma degli uomini liberi, i loro concittadini, che almeno in pieno inverno era necessario far tornare nelle loro case e dimore, permettendo loro, in un dato periodo dellanno, di tornare a vedere genitori, figli e consorti, godendo della propria libertà e eleggendo i magistrati

Mentre protestavano urlando queste cose, i tribuni ebbero come avversario Appio Claudio, lasciato dai colleghi in città al fine di reprimere i disordini provocati dai tribuni; abituato a scontrarsi direttamente con i plebei, Appio era un uomo che alcuni anni prima, come ho già ricordato, aveva trovato il modo di piegare il potere dei tribuni usando il veto dei loro colleghi
[3] Is tum iam non promptus ingenio tantum, sed usu etiam exercitatus, talem orationem habuit: "si unquam dubitatum est, Quirites, utrum tribuni plebis vestra an sua causa seditionum semper auctores fuerint, id ego hoc anno desisse dubitari certum habeo; et cum laetor tandem longi erroris vobis finem factum esse, tum, quod secundis potissimum vestris rebus hic error est sublatus, et vobis et propter vos rei publicae gratulor

An est quisquam qui dubitet nullis iniuriis vestris, si quae forte aliquando fuerunt, unquam aeque quam munere patrum in plebem, cum aera militantibus constituta sunt, tribunos plebis offensos ac concitatos esse

Quid illos aliud aut tum timuisse creditis aut hodie turbare velle nisi concordiam ordinum, quam dissolvendae maxime tribuniciae potestatis rentur esse
[3] In quella circostanza Appio Claudio, pronto di senno e ricco di esperienza, pronunciò un discorso di questo tenore se si è mai dubitato, o Quiriti, che i tribuni della plebe abbiano provocato i disordini in nome dei vostri o dei loro interessi, io sono sicuro che questanno abbiamo smesso di avere perplessità di questo tipo; e se da una parte mi compiaccio che abbiate fatto finire un errore durato così a lungo, dallaltra parte, poiché si è giunti a eliminarlo in un momento che vi è particolarmente favorevole, mi congratulo anche con voi e grazie a voi con la repubblica

Oppure cè qualcuno che potrebbe dubitare che i tribuni della plebe non siano stati così tanto agitati e tanto sdegnati da ingiustizie commesse verso di voi, se mai ne sono state commesse, quanto della liberalità dei patrizi verso la plebe il giorno in cui fu concesso uno stipendio fisso ai soldati

Cosa pensate che temessero i tribuni in quel momento, o vogliano oggi sconvolgere se non larmonia tra le classi, che essi credono serva ad abbattere il potere dei tribuni

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 25; 21-30

Sic Hercule, tamquam artifices improbi, opus quaerunt qui [et] semper aegri aliquid esse in re publica volunt, ut sit ad cuius curationem a vobis adhibeantur

Utrum enim defenditis an impugnatis plebem

Utrum militantium adversarii estis an causam agitis

Nisi forte hoc dicitis: "quidquid patres faciunt displicet, sive illud pro plebe sive contra plebem est," et quemadmodum servis suis vetant domini quicquam rei cum alienis hominibus esse pariterque in iis beneficio ac maleficio abstineri aequum censent, sic vos interdicitis patribus commercio plebis, ne nos comitate ac munificentia nostra provocemus plebem, nec plebs nobis dicto audiens atque oboediens sit
Così,per Ercole, come se fossero dei medici di poco valore, costoro vanno in giro cercando lavoro, vogliono che nel paese ci sia sempre qualche malanno, affinché voi li facciate intervenire nella speranza di trovarne la cura

Ma voi, tribuni, difendete o contrastate la plebe

Siete contro i soldati o ne appoggiate la causa

A meno che non diciate: qualsiasi cosa facciano i patrizi, non vi piace, sia che la facciano a favore o contro la plebe, e come i padroni impediscono ai loro schiavi di intrattenere rapporti con gli estranei e credono sia giusto evitare nei loro confronti tanto fare del bene quanto del male, allo stesso modo voi impedite ai patrizi di avere rapporti con la plebe, per evitare che noi nobili se ne possa guadagnare il consenso con la liberalità e la munificenza, e che la plebe si dimostri arrendevole o obbediente alle nostre parole
Quanto tandem, si quicquam in vobis, non dico civilis, sed humani esset, favere vos magis et quantum in vobis esset indulgere potius comitati patrum atque obsequio plebis oportuit

Quae si perpetua concordia sit, quis non spondere ausit maximum hoc imperium inter finitimos brevi futurum esse

[4] Atqui ego, quam hoc consilium collegarum meorum, quo abducere infecta re a Veiis exercitum noluerunt, non utile solum sed etiam necessarium fuerit, postea disseram: nunc de ipsa condicione dicere militantium libet; quam orationem non apud vos solum sed etiam in castris si habeatur, ipso exercitu disceptante, aequam arbitror videri posse

In qua si mihi ipsi nihil quod dicerem in mentem venire posset, adversariorum certe orationibus contentus essem

Negabant nuper danda esse aera militibus, quia nunquam data essent
Infine, se in voi ci fosse non dico senso civico, ma un po di umanità, non sarebbe stato meglio favorire e, per ciò che era possibile, assecondare la liberalità dei patrizi e lobbedienza della plebe

Se la concordia perdurasse eternamente, chi non potrebbe garantire che questo paese diventerà tra breve il più potente fra quelli vicini

[4] Quanto poi sia stata, non solo utile ma anche inevitabile la decisione presa dai miei colleghi di non ritirare lesercito da Veio senza prima aver compiuto limpresa, ve lo chiarirò in seguito: adesso voglio fermarmi proprio sulle condizioni in cui si trovano i soldati; se questo discorso fosse pronunciato non solo davanti a voi ma nellaccampamento e se largomento fosse valutato dallesercito stesso, ritengo che le mie parole sembrerebbero più ragionevoli

E se nella mia allocuzione non mi venisse in mente nulla, mi sarebbero sufficienti le affermazioni degli avversari

Poco tempo fa essi affermavano che non si devono pagare i soldati perché non si era mai fatto

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Quonam modo igitur nunc indignari possunt, quibus aliquid novi adiectum commodi sit, eis laborem etiam novum pro portione iniungi

Nusquam nec opera sine emolumento nec emolumentum ferme sine impensa opera est

Labor voluptasque, dissimillima natura, societate quadam inter se naturali sunt iuncta

Moleste antea ferebat miles se suo sumptu operam rei publicae praebere; gaudebat idem partem anni se agrum suum colere, quaerere unde domi militiaeque se ac suos tueri posset: gaudet nunc fructui sibi rem publicam esse, et laetus stipendium accipit; aequo igitur animo patiatur se [ab domo] ab re familiari, cui gravis impensa non est, paulo diutius abesse
Ma allora come possono sdegnarsi ora se quelli che hanno avuto una concessione si sono visti imporre in cambio anche un nuovo onere

Non accade mai il caso di un servizio prestato al quale non corrisponda un pagamento, né quello di un pagamento cui non corrisponda una regolare prestazione dopera

La fatica e il piacere, anche se sono molto diversi per natura, sono legati luno allaltra da qualche vincolo naturale

In passato i soldati sopportavano poco il fatto di dover pagare a proprie spese il servizio prestato allo stato; nonostante ciò erano contenti di coltivare il proprio appezzamento di terreno, traendone il sostentamento per se stessi e per i famigliari sia in tempo di pace che di guerra:ora sono felici che lo stato sia motivo di guadagno per loro e per ciò ricevono con gioia la paga; tollerino dunque con serenità di stare un po più a lungo lontani dai propri beni, su cui non grava più alcuna spesa

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