Cicerone, De legibus: Libro 01, Par 31 - 50

Cicerone, De legibus: Libro 01, Par 31 - 50

Latino: dall'autore Cicerone, opera De legibus parte Libro 01, Par 31 - 50
[31] Nec solum in rectis, sed etiam in prauitatibus insignis est humani generis similitudo

Nam et uoluptate capiuntur omnes, quae etsi est inlecebra turpitudinis, tamen habet quiddam simile naturalis boni; leitatis enim et suauitatis delectans, sic ab errore mentis tamquam salutare aliquid adsciscitur, similique inscitia mors fugitur quasi dissolutio naturae, uita expetitur, quia nos in quo nati sumus continet, dolor in maximis malis ducitur, cum sua asperitate, tum quod naturae interitus videtur sequi

[32] propterque honestatis et gloriae similitudinem beati, qui honorati sunt, videntur, miseri autem, qui sunt inglorii
[31] E non soltanto nelle azioni oneste, ma anche nelle perversioni la somiglianza degli esseri umani è sorprendente

Tutti infatti si lasciano prendere dal piacere, il quale pur essendo un allettamento per l'immoralità, tuttavia ha qualche somiglianza con un bene naturale; infatti poiché offre godimento con la sua leggerezza e piacevolezza, in tal maniera è accolto dalla mente malata come un qualcosa di salutare; e per analoga ignoranza si evita la morte, quasi fosse un dissolvimento della natura, e si desidera la vita, perché ci mantiene nello stato in cui siamo nati; il dolore è annoverato tra i mali più gravi, sia per la sua asprezza, sia perché si ha l'impressione che da esso derivi la distruzione della natura

[32] e per analogia con la stima e la gloria sono ritenuti felici quelli che vengono onorati, e al contrario infelici quelli che sono degli sconosciuti
Molestiae, laetitiae, cupiditates, timores similiter omnium mentes peruagantur, nec si opiniones aliae sunt apud alios, idcirco qui canem et felem ut deos colunt, non eadem superstitione qua ceterae gentes conflictantur

Quae autem natio non comitatem, non benignitatem, non gratum animum et beneficii memorem diligit

Quae superbos, quae maleficos, quae crudeles, quae ingratos non aspernatur, non odit

Quibus ex rebus cum omne genus hominum sociatum inter se esse intellegatur, illud extremum est, ] quod recte uiuendi ratio meliores efficit

Quae si adprobatis, pergam ad reliqua; sin quid reqviritis, id explicemus prius

Atticvs Nos vero nihil, ut pro utroque respondeam

[33] Marcvs Sequitur igitur ad participandum alium alio communicandumque inter omnes ius os natura esse factos
Le afflizioni e le gioie, le brame ed i timori in maniera identica si aggirano nella mente di tutti, mentre questi, se le opinioni sono diverse dagli uni agli altri, come per esempio quelli che venerano un cane e un gatto come dèi, non sono afflitti da un pregiudizio uguale a quello degli altri popoli

Quale gente, poi, non ama l'affabilità, la benevolenza, la gratitudine e il ricordo di un beneficio

E quale non odia e disprezza i superbi, i malvagi, i crudeli, gli ingrati

Dunque poiché il genere umano comprende di essere reciprocamente accomunato da questi sentimenti, la conclusione finale è che la norma di una vita retta rende migliori

Se siete d'accordo su questo punto, andiamo pure avanti con le altre questioni; ma se avete qualcosa da chiedere, spieghiamola prima

Attico: - Per rispondere per tutti e due, non avremmo alcuna domanda

[33] Marco: - Ne consegue che siamo così fatti dalla natura, per essere partecipi del diritto e comunicarcelo tra tutti, gli uni con gli altri
Atque hoc in omni hac disputatione sic intellegi uolo, quo dicam naturam [esse]; tantam autem esse corruptelam malae consuetudinis, ut ab ea tamquam igniculi exstinguantur a natura dati, exorianturque et confirmentur uitia contraria

Quodsi, quo modo st natura, sic iudicio homines 'humani, ut ait poeta, nihil a se alienum putarent', coleretur ius aeque ab omnibus

Quibus enim ratio natura data est, isdem etiam recta ratio data est; ergo et lex, quae est recta ratio in iubendo et uetando; si lex, ius quoque; et omnibus ratio

Ius igitur datum est omnibus, recteque Socrates exsecrari eum solebat qui primus utilitatem a seiunxisset; id enim querebatur caput esse exitiorum omnium

Vnde enim illa Pythagorea uox, [de amicitia locus]:
E questo, nel corso di tutta questa discussione, vorrei che si intendesse in questo senso, quando dico che si tratta della natura stessa; e che la corruzione derivante dal cattivo comportamento è così grande che si estinguono quelle scintille dateci dalla natura, e invece sorgono e si rafforzano i vizi contrari

Che se gli uomini nel loro giudizio agissero tutti secondo il principio che la natura è comune in tutti, e, come dice il poeta, nulla di umano ritenessero loro estraneo, il diritto sarebbe rispettato in eguale misura da tutti

A quegli stessi individui infatti, che dalla natura fu concessa la ragione, fu pure data la retta ragione, cioè la legge, che è retta ragione nel comandare e nel vietare; e se è loro data la legge, lo è anche il diritto

Quindi il diritto è dato a tutti, e giustamente Socrate insisteva nell'esecrare colui che per primo aveva disgiunto l'utilità dal diritto; lamentava infatti che ciò era l'origine di ogni rovina

Di qui quel detto pitagorico, [un passo sull'amicizia]: [perché uno solo emerga fra i più]

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Cicerone, De legibus: Libro 03, Par 01 - 20

Latino: dall'autore Cicerone, opera De legibus parte Libro 03, Par 01 - 20

[34] Ex quo perspicitur, quom hanc beniuolentiam tam late longeque diffusam vir sapiens in aliquem pari virtute praeditum contulerit, tum illud effici (quod quibusdam incredibile videatur, sit autem necessarium) ut in ill sese plus quam alterum diligat: quid enim est quod differat, quom sint cuncta paria

Quod si interesse quippiam tantulum modo potuerit in , iam amicitiae nomen occiderit, cuius est ea uis ut simul atque sibi aliquid alter maluerit, nulla sit

Quae praemuniuntur omnia reliquo sermoni disputationique nostrae, quo facilius ius in natura esse positum intellegi possit

De quo quom perpauca dixero, tum ad ius ciuile ueniam, ex quo haec omnis est nata oratio

35 Qvintvs Tu vero iam perpauca scilicet
[34] dal che si vede che, quando una persona saggia riversi questa benevolenza, che è tanto diffusa, su qualcuno dotato di pari qualità, si verifica allora - cosa che ad alcuni può apparire incredibile, ma è inevitabile - che egli non ami affatto se stesso più dell'altro; che differenza rimarrebbe, se esistesse una assoluta eguaglianza di tutto

Che se nell' amicizia potesse sussistere una benché minima differenza, sparirebbe il nome stesso dell'amicizia, la cui natura è tale, che essa si annulla del tutto non appena uno dei due preferisca per sé qualcosa di diverso dall'altro

Ometto tutti i dettagli che anticipano questa conversazione e discussione, mediante i quali si potrebbe più facilmente intendere che il diritto è insito nella natura

Ed appena avrò dette pochissime parole su di ciò, verrò a quel diritto civile, da cui è nato tutto questo discorso

[35] Quinto: - Certamente pochissime cose avrai ormai da aggiungere
Ex his enim quae dixisti, Attico, videtur mihi qvidem certe ex natura ortum esse ius

Atticvs An mihi aliter videri possit, cum haec iam perfecta sint, primum quasi muneribus deorum nos esse instructos et ornatos, secundo autem loco unam esse hominum inter ipsos uiuendi parem communemque rationem, deinde omnes inter se naturali quadam indulgentia et beniuolentia, tum etiam societate iuris contineri

quae quom uera esse, recte ut arbitror, concesserimus, qui iam licet nobis a natura leges et iura seiungere

[36] Marcvs Recte dicis, et res se sic habet

Verum philosophorum more, non ueterum qvidem illorum, sed eorum qui quasi officinas instruxerunt sapientiae, quae fuse olim disputabantur ac libere, ea nunc articulatim distincta dicuntur
Da quanto infatti hai detto, [non so se Attico la pensi diversamente], a me in verità sembra con certezza che il diritto sia originato dalla natura

Attico: - Ed a me potrebbe forse sembrare diversamente, dal momento che questi principii si sono radicati compiutamente, in primo luogo che noi siamo stati quasi forniti e arricchiti dei doni degli dèi, secondariamente che un'unica uguale e comune norma di vita vi è tra gli uomini, e inoltre, che tutti sono tenuti insieme tra di loro da una certa naturale comprensione e benevolenza, ed anche dal vincolo associativo del diritto

Ed avendo già ammesso giustamente, ci sembra, la verità di queste premesse, come potremmo ormai legittimamente separare le leggi ed i diritti dalla natura

[36] Marco: - Dici bene, e la cosa sta appunto così

Ma alla maniera dei filosofi, non già di quelli antichi; di coloro i quali attrezzarono quasi dei laboratori della sapienza, si trattano ora punto per punto quegli argomenti che un tempo venivano discussi senza ordine e liberamente

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Nec enim satis fieri censent huic loco qui nunc est in manibus, nisi separatim hoc ipsum, natura esse ius, disputarint

Atticvs Et scilicet tua libertas disserendi amissa est, aut tu is es qui in disputando non tuum iudicium sequaris, sed auctoritati aliorum pareas

[37] Marcvs Non semper, Tite, sed iter huius sermonis quod sit, vides: ad res publicas firmandas et ad stabiliends res sanandos populos omnis nostra pergit oratio

Quocirca uereor committere ut non bene prouisa et diligenter explorata principia ponantur, nec tamen ut omnibus probentur-- nam id fieri non potest--, sed ut eis qui omnia recta atque honesta per se expetenda duxerunt, et aut nihil omnino in bonis numerandum nisi quod per se ipsum laudabile esset, aut certe nullum habendum magnum bonum, nisi quod uere laudari sua sponte posset
Nè essi ritengono che si possa soddisfacentemente trattare quell'argomento, cui ora ci stiamo dedicando, senza esaminare analiticamente questo principio, che cioè il diritto sussiste per natura

Attico: - Ed allora anche la tua libertà di discutere è andata perduta, o meglio, tu non segui il tuo personale giudizio nella discussione, ma obbedisci all'autorità degli altri

[37] Marco: - Non sempre, Tito; ma tu vedi qual è l'andamento di questa conversazione: tutto il nostro discorso tende a rafforzare gli Stati, a consolidarne i costumi ed a risanare i popoli

Per questo, appunto, temo di far sì che si pongano delle premesse non esattamente valutate e diligentemente esaminate, né tuttavia spero che esse siano accettate da tutti - infatti ciò sarebbe impossibile -, ma da da parte di coloro i quali ritennero che tutto ciò che è giusto ed onesto dovesse essere perseguito di per se stesso, e che o non si dovesse affatto annoverare tra i beni, se non ciò che di per se stesso sia degno di lode
[38] iis omnibus, siue in Academia uetere cum Speusippo, Xenocrate, Polemone manserunt, siue Aristotelem et Theophrastum, cum illis congruentes re, genere docendi paulum differentes, secuti sunt, siue, ut Zenoni uisum est, rebus non commutatis immutauerunt uocabula, siue etiam Aristonis difficilem atque arduam, sed iam tamen fractam et conuictam sectam secuti sunt, ut virtutibus exceptis atque uitiis cetera in summa aequalitate ponerent: iis omnibus haec quae dixi probntur [38] Inoltre, spero siano accettate da tutti quelli che o rimasero nell'antica Accademia con Speusippo, Senocrate, Polemone, ovvero dai seguaci di Aristotele e di Teofrasto che sostanzialmente concordano con i primi, nonostante qualche lieve differenza nel modo d'insegnarlo, ovvero da quanti, come sembrò a Zenone, lasciando immutate le cose cambiarono i termini, ovvero da coloro che segvirono quell'astrusa e difficile scuola di Aristone, che tuttavia è già in crisi e confutata, ponendo essa tutto sul medesimo piano, eccezion fatta delle virtù e dei vizi: da tutti quelli vorrei che venissero accettate queste idee che io ho esposto

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[39] Sibi autem indulgentes et corpori deseruientes atque omnia quae sequantur in uita quaeque fugiant uoluptatibus et doloribus ponderantes, etiam si uera dicnt--nihil enim opus est hoc loco litibus--, in hortulis suis iubeamus dicere, atque etiam ab omni societate rei publicae, cuius partem nec norunt ullam neque umquam nosse uoluerunt, paulisper facessant rogemus

Perturbatricem autem harum omnium rerum Academiam, hanc ab Arcesila et Carneade recentem, exoremus ut sileat Nam si inuaserit in haec, quae satis scite nobis instructa et composita videntur, nimias edet ruinas

Quam qvidem ego placare cupio, submouere non audeo

[40] Nam etiam sine illius suffimentis expiati sumus At vero scelerum in homines atque inpietatum nulla expiatio est
[39] Quanto poi a quelli che sono indulgenti con se stessi e che sono schiavi del proprio corpo, e che tutto ciò, che cerchino o fuggano in questa vita, valutano col metro del piacere e del dolore, anche ammesso che dicano delle verità- infatti non c'è bisogno di polemiche su questo argomento -, lasciamoli predicare nei loro giardinetti ed anche preghiamoli di farsi un poco da parte da ogni sorta di associazione politica, di cui né conoscono un partito né mai vollero conoscerne uno

E preghiamo anche di tacere questa nuova Accademia, fondata da Arcesilao e Carneade, creatrice di confusione in tutti questi argomenti; che se facesse irruzione tra questi temi, che ci pare siano stati da noi preparati ed ordinati abbastanza saggiamente, provocherebbe grandi disatri

Ma io desidero solamente placarla, non oserei spazzarla via

XIV [40] Infatti anche in ciò ci siamo purificati senza i suoi suffumigi; ma delle colpe contro gli uomini e delle empietà contro gli dèi non c'è espiazione che valga
Itaque poenas luunt, non tam iudiciis--quae quondam nusquam erant, hodie multifariam nulla sunt, ubi tamen, persaepe falsa sunt--t eos agitant insectanturque furiae, non ardentibus taedis sicut in fabulis, sed angore conscientiae fraudisque cruciatu

Quodsi homines ab iniuria poena, non natura arcere deberet, quaenam sollicitudo uexaret impios sublato suppliciorum metu

Quorum tamen nemo tam audax umquam fuit, quin aut abnuert a se commissum esse facinus, aut iusti sui doloris causam aliquam fingeret, defensionemque facinoris a naturae iure aliquo quaereret

Quae si appellare audent impii, quo tandem studio colentur a bonis
Così ne pagano la pena non tanto con processi - che un tempo non esistevano neppure, oggi poi non esistono sotto molti aspetti, e là dove vi sono, sono assai spesso fittizi -, ma li perseguitano e li incalzano le furie non già con fiaccole ardenti, come nelle tragedie, ma con i rimorsi della coscienza ed il tormento della colpa

Se non fosse la natura, ma invece la pena a dover tenere gli uomini lontani dalla colpa, quale inquietudine tormenterebbe i malvagi una volta eliminato il timore della punizione

Eppure non vi fu mai tra quelle persone qualcuno tanto sfrontato da negare d'aver egli commesso una colpa o da inventare un pretesto qualsiasi per un suo legittimo risentimento oppure ricercare una difesa della sua colpa in qualche diritto naturale

Se a questo osano far ricorso i disonesti, con quale ardore non sarà allora rispettato dagli onesti

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Quodsi poena, si metus supplicii, non ipsa turpitudo deterret ab iniuriosa facinerosaque uita, nemo est iniustus, a incauti potius habendi sunt inprobi

[41] Tum autem qui non ipso honesto mouemur ut boni viri simus, sed utilitate aliqua atque fructu, callidi sumus, non boni Nam quid faciet is homo in tenebris qui nihil timet nisi testem et iudicem

Quid in deserto quo loco nactus, quem multo auro spoliare possit, imbecillum atque solum

Noster qvidem hic natura iustus vir ac bonus etiam conloquetur, iuvabit, in uiam deducet Is vero qui nihil alterius causa faciet et metietur suis commodis omnia, videtis, credo, quid sit acturus
Che se la punizione, il terrore del supplizio, e non la vergogna in se stessa allontanasse dalla vita scellerata e colpevole, nessuno più sarebbe ingiusto, o meglio essi dovrebbero essere considerati piuttosto imprudenti che disonesti

[41] Inoltre, quando non siamo indottii dall'onestà in sé stessa ad essere onesti, ma da qualche vantaggio e guadagno, siamo furbi, ma non buoni; che cosa infatti sarebbe in grado di fare nell'oscurità quell'individuo che non teme altro, tranne i testimoni ed i giudici

Che cosa succederebbe, se in un luogo deserto si imbattesse in una persona sola e debole, cui possa rapinare una grossa quantità di oro

Ma questo nostro uomo giusto e buono per natura gli rivolgerà la parola, lo aiuterà, lo metterà sulla strada buona; mentre colui che non farebbe nulla a vantaggio di un altro e misurerebbe tutto in base al proprio tornaconto, voi capite bene, credo, che cosa sarebbe pronto a fare

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