Cicerone, De legibus: Libro 01, Par 31 - 50, pag 2

Cicerone, De legibus: Libro 01, Par 31 - 50

Latino: dall'autore Cicerone, opera De legibus parte Libro 01, Par 31 - 50
Quodsi negabit se illi uitam erepturum et aurum ablaturum, numquam ob eam causam negabit quod id natura turpe iudicet, sed quod metuat ne emanet, id est ne malum habeat

O rem dignam, in qua non modo docti, sed etiam agrestes erubescant

[42] Iam vero illud stultissimum, existimare omnia iusta esse quae sita sint in populorum institutis aut legibus

Etiamne si quae leges sint tyrannorum

Si triginta illi Athenis leges inponere uoluissent, et si omnes Athenienses delectarentur tyrannicis legibus, num idcirco eae leges iustae haberentur

Nihilo credo magis illa quam interrex noster tulit, ut dictator quem uellet ciuium aut indicta causa inpune posset occidere
Del resto, anche se dirà che non gli toglierebbe la vita, né gli porterebbe via l'oro, non lo dirà certo mai per il fatto che la natura stessa giudica ciò una cosa vergognosa, ma perché non ne scaturisca ciò che teme, cioè di subirne un danno

Oh magnifico argomento, degno di far arrossire non soltanto i filosofi, ma i persino contadini

[42] Ed ancora una tra le maggiori sciocchezze è il considerare giusto tutto quanto si ritrova nel costume e nelle leggi dei popoli

Forse vi sarebbe lo stesso atteggiamento anche se alcune leggi fossero quelle dei tiranni

Se quei famosi trenta personaggi avessero voluto imporre ad Atene delle leggi, o se tutti gli Ateniesi fossero stati soddisfatti di leggi tiranniche, forse per questo quelle leggi sarebbero considerate giuste

Non più giuste, credo, di quella che fu presentata da quel nostro interré, in virtù della quale il dittatore potesse impunemente mettere a morte chiunque volesse dei cittadini senza che fosse stato condannato o processato
Est enim unum ius quo deuincta est hominum societas et quod lex constituit una, quae lex est recta ratio imperandi atque prohibendi

Quam qui ignorat, is est iniustus, siue est illa scripta uspiam siue nusquam

Quodsi iustitia est obtemperatio scriptis legibus institutisque populorum, et si, ut eidem dicunt, utilitate omnia metienda sunt, negleget leges easque perrumpet, si poterit, is qui sibi eam rem fructuosam putabit fore

Ita fit ut nulla sit omnino iustitia, si neque natura est ea quae propter utilitatem constituitur utilitate lia conuellitur

[43] Atqui si natura confirmatura ius non erit, virtutes omnes tollantur

Vbi enim liberalitas, ubi patriae caritas, ubi pietas, ubi aut bene merendi de altero aut referendae gratiae uoluntas poterit existere
Unico infatti è il diritto dal quale è unita la società umana, ed unica la legge che lo fonda, legge che corrisponde alla retta norma del comandare e del vietare

Colui che la ignora, è ingiusto, sia essa quella scritta in qualche testo oppure no

Infatti se la giustizia consistesse nell'ottemperanza alle leggi scritte ed ai costumi dei popoli, e se, come dicono sempre quei medesimi dotti citati, tutto dovesse misurarsi in base all'utilità, ignorerà quelle leggi e le infrangerà, se gli sarà possibile, colui il quale giudicherà una tale situazione vantaggiosa per lui

Ne consegue così che non sussiste affatto giustizia, ove essa non sussista per natura; e quella che viene costituita a scopo di utilità, dall'utilità essa viene completamente sradicata

[43] E se la natura non fosse pronta a dar forza al diritto, tutti i valori sarebbero annullati

Dove infatti potrebbe ancora esistere la generosità, l'amor di patria, la pietà, dove il desiderio di rendersi benemerito verso qualcuno o di dimostrare gratitudine
Nam haec nascuntur ex eo quod natura propensi sumus ad diligendos homines, quod fundamentum iuris est

Neque solum in homines obsequia, sed etiam in deos caerimoniae religionesque tollntur, quas non metu, sed ea coniunctione quae est homini cum deo conseruandas puto

Quodsi populorum iussis, si principum decretis, si sententiis iudicum iura constituerentur, ius esset latrocinari, ius adulterare, ius testamenta falsa supponere, si haec suffragiis aut scitis multitudinis probarentur

[44] Quodsi tanta potestas est stultorum sententiis atque iussis, ut eorum suffragiis rerum natura uertatur, cur non sanciunt ut quae mala perniciosaque sunt, habeantur pro bonis et salutaribus

Aut cum ius ex iniuria lex facere possit, bonum eadem facere non possit ex malo
E' chiaro che questi sentimenti nascono dal fatto che siamo naturalmente inclini ad amare gli uomini, e questo costituisce il fondamento del diritto

E non soltanto si eliminerebbe il rispetto verso gli uomini, ma anche il culto ed i riti verso gli dèi, che penso debbano essere conservati non già per timore, ma per quel legame che unisce l'uomo alla divinità

Se infatti il diritto fosse costituito sulla base dei decreti del popolo, degli editti dei prìncipi, delle sentenze dei giudici, sarebbe un diritto il rubare, commettere adulterio, falsificare testamenti, ove tali azioni venissero approvate dal voto o dal decreto della massa

[44] Se tanto grande è il potere delle decisioni e degli ordini degli incompetenti, da sovvertire la natura stessa con i loro voti, perché non sanciscono che vengano ritenute per buone e salutari quelle cose che sono cattive e dannose

O perché, mentre la legge può trasformare in diritto l'ingiustizia, non potrebbe essa stessa trasformare il male in bene

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Cicerone, De legibus: Libro 01, Par 01 - 10

Latino: dall'autore Cicerone, opera De legibus parte Libro 01, Par 01 - 10

Atqui nos legem bonam a mala nulla alia nisi natura norma dividere possumus Nec solum ius et iuria natura diiudicatur, sed omnino omnia honesta et turpia

Nam, communis intellegentia nobis notas res effcit easque in animis nostris inchoauit, honesta in virtute ponuntur, in uitiis turpia

[45] Haec autem in opinione existimare, non in natura posita, dementis est

Nam nec arboris nec equi virtus quae dicitur (in quo abutimur nomine) in opinione sita est, sed in natura Quod si ita est, honesta quoque et turpia natura diiudicanda sunt

Nam si opinione uniuersa virtus, eadem eius etiam partes probarentur

Quis igitur prudentem et, ut ita dicam, catum non ex ipsius habitu sed ex aliqua re externa iudicet
Purtroppo noi non possiamo distinguere la legge buona dalla cattiva secondo nessuna altra norma se non quella di natura; e la natura non discrimina soltanto ciò che è giusto dall'ingiusto, ma in generale tutto quanto è onesto e disonesto

Dal momento infatti che la comune intelligenza umana ci ha fatto conoscere le cose e le ha abbozzate nel nostro animo, si annoverino tra le virtù le azioni oneste e tra i vizi le disoneste

[45]Ritenere che esse dipendono dall'opinione e non dalla natura, è da pazzi

Infatti né quella che si può chiamare, pur abusando del nome, la virtù di una pianta né quella di un cavallo, sta nella opinione degli uomini, ma nella natura; e se così è, anche l'onesto ed il disonesto dovranno essere distinti per natura

Se infatti la virtù in generale fosse considerata in base all'opinione, in base alla medesima lo sarebbero anche le sue parti

Ma chi dunque giudicherebbe un individuo prudente e, per così dire, accorto, non in base al suo intrinseco carattere, ma da qualche elemento esteriore
Est enim virtus perfecta ratio, quod certe in natura est: igitur omnis honestas eodem modo

Nam ut uera et falsa, ut consequentia et contraria sua sponte, non aliena iudicantur, sic constans et perpetua ratio uitae, quae virtus est, itemque inconstantia, quod est uitium, sua natura probai; nos ingenia im non item

[46] An ingenia natura, virtutes et uitia quae existunt ab ingeniis, aliter iudicabuntur

An ea non aliter, honesta et turpia non ad naturam referri necesse erit

quod laudabile bonum est, in se habeat quod laudetur, necesse est; ipsum enim bonum non est opinionibus, sed natura Nam ni ita esset, beati quoque opinione esse, quo quid dici potest stultius
Infatti è la virtù la ragione assolutamente perfetta, il che sussiste certamente in natura; e dunque lo stesso accade per l'onestà in generale

Come infatti il vero e il falso, ciò che è logico ed il suo contrario, vengono giudicati per sé stessi e non per ragioni esterne, così quella norma coerente ed eterna di vita, che è la virtù, e del pari l'incoerenza, che è il vizio, la loro stessa natura li definisce; e forse noi non giudicheremo in egual modo l'indole delle persone

[46] Forse si giudicheranno le indoli in base alla loro natura, ed in altro modo le virtù ed i vizi, che provengono dalle indoli

Oppure non altrimenti che in base alla natura, sarà necessario rapportare ad essa le azioni oneste e le disoneste

Ciò che è un bene apprezzabile, di necessità avrà in sé di che essere apprezzato; il bene in sè stesso non sta nelle opinioni, ma nella natura, perché se non fosse così, si sarebbe felici anche soltanto per opinione; ma quale sciocchezza più si potrebbe dire

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De legibus parte Libro 03, Par 01 - 20

Quare quom et bonum et malum natura iudicetur, et ea sint principia naturae, certe honesta quoque et turpia simili ratione diiudicanda et ad naturam referenda sunt

[47] Sed perturbat nos opinionum uarietas hominumque dissensio, et quia non idem contingit in sensibus, hos natura certos putamus; illa quae aliis sic, aliis secus, nec isdem semper uno modo videntur, ficta esse dicimus

Quod est longe aliter
Quindi essendo il bene ed il male giudicati in base alla natura, ed essendo essi principi fondamentali della natura, senza dubbio anche l'onesto ed il disonesto devono essere giudicati con un criterio analogo e riferiti alla natura

[47] Ma ciò che ci mette in difficoltà è la varietà di opinioni ed il disaccordo tra gli uomini, e poiché lo stesso non accade per i sensi, questi li consideriamo naturalmente sicuri, mentre chiamiamo immaginario quanto appare agli uni in un modo, agli altri in un altro, ed ai medesimi non sempre nella stessa maniera

Cosa in realtà ben diversa
Nam sensus nostros non parens, non nutrix, non magister, non poeta, non scaena deprauat, non multitudinis consensus abducit At vero animis omnes tenduntur insidiae, uel ab iis quos modo enumeraui qui teneros et rudes quom acceperunt, inficiunt et flectunt ut uolunt, uel ab ea quae penitus in omni sensu implicata insidet, imitatrix boni uoluptas, malorum autem mater omnium; quoius blanditiis corrupti, quae natura bona sunt, quia dulcedine hac et scabie carent, non cern satis

[48] Sequitur (ut conclusa mihi iam haec sit omnis oratio), id quod ante oculos ex iis est quae dicta sunt, et ius et omne honestum sua sponte esse expetendum

Etenim omnes viri boni ipsam aequitatem et ius ipsum amant, nec est viri boni errare et diligere quod per se non sit diligendum: per se igitur ius est expetendum et colendum
Né il padre, infatti, né la balia, né il maestro, né il poeta, né il teatro corrompono i nostri sensi, né li allontana dal vero il consenso della folla; ma all'anima si tendono ogni sorta di insidie o da parte di coloro che ho menzionato poco fa, che dopo averci ricevuti ancor teneri e inesperti, ci formano e piegano come vogliono, o da parte di quel plagiatore del bene, ma padre di tutti i mali, il piacere, che se ne sta profondamente avvolto in mezzo a tutti i sensi; corrotti dalle cui blandizie che per natura sono beni, poiché sono privi di questo dolce male, noi non li scorgiamo interamente

[48] Giunto ormai alla fine ormai tutto questo discorso, ne consegue quello che già è stato messo in evidenza da quanto abbiamo detto, cioè che il giusto e tutto ciò che è onesto deve essere perseguito spontaneamente

Infatti tutti i galantuomini amano l'equità e il diritto di per se stessi e non si addice alla persona dabbene sbagliare ed amare ciò che di per sé non sarebbe da amare Si deve quindi ricercare e rispettare il diritto di per se stesso

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Quod si ius, etiam iustitia; sin ea, reliquae quoque virtutes per se colendae sunt

Quid

Liberalitas gratuitane est an mercennaria

Si sine praemio benignus est, gratuita; si cum mercede, conducta Nec est dubium quin is qui liberalis benignusue dicitur, officium non, fructum sequatur

Ergo item iustitia nihil expetit praemii, nihil pretii: per se igitur expetitur eademque omnium virtutum causa atque sententia est

[49] Atque etiam si emolumentis, non sponte virtus expetitur, una erit virtus quae malitia rectissime dicetur Vt enim quisque maxume ad suum commodum refert, quaecumque agit, ita minime est vir bonus, qui virtutem praemio metiuntur, nullam virtutem nisi malitiam putnt

Vbi enim beneficus, si nemo alterius causa benigne facit
Se così è per il diritto, lo è anche per la giustizia; e se lo è per essa, pure tutte le altre virtù sono da coltivare di per se stesse

Perché mai

La generosità è gratuita o a pagamento

Se è senza ricompensa, essa allora è benevola e gratuita; se a pagamento è una prestazione comperata, e non vi è dubbio che colui che è detto generoso e benevolo, abbia di mira il proprio dovere, e non il proprio vantaggio

Pertanto la giustizia non aspira a ricompensa, né a prezzo; essa dunque è ricercata di per se stessa Identico è il movente ed il senso di tutte le virtù

[49] Ed anche se la virtù fosse perseguita non per il suo valore intrinseco, ma per una ricompensa, una sola sarà la virtù e la chiameremo con ottima ragione furbizia; quanto più uno, infatti, riporta al proprio vantaggio tutto ciò che fa, tanto meno è buono, di modo che coloro i quali misurano la virtù dalla ricompensa, non pensano esservi altra virtù che la furbizia

Dove infatti si troverà un individuo benefico se nessuno agisce benevolmente a vantaggio di un altro
Vbi gratus, si non m ipsi cernunt grati, quo referunt gratiam

Vbi illa sancta amicitia, si non ipse amicus per se amatur toto pectore, ut dicitur

Qui etiam deserendus et abiciendus est, desperatis emolumentis et fructibus; quo quid potest dici immanius

Quodsi amicitia per se colenda est, societas quoque hominum et aequalitas et iustitia per se expetenda Quod ni ita est, omnino iustitia nulla est Id enim iniustissimum ipsum est, iustitiae mercedem quaerere

[50] Quid vero de modestia, quid de temperantia, quid de continentia, quid de uerecundia, pudore pudicitiaque dicemus

Infamiaene metu non esse petulantes, an legum et iudiciorum

Innocentes ergo et uerecundi sunt, ut bene audiant, et, ut rumorem bonum colligant, erubescent impudica loqui
Dove si troverà una persona riconoscente, se non si riesce a scorgere colui [cui mostrarsi] grati

Dove quel sacro sentimento dell'amicizia, se l'amico stesso, come si dice, non è amato di per se stesso con tutta l'anima

Anzi lo si dovrebbe abbandonare e lasciar perdere, una volta persa la speranza di guadagni e di vantaggi; ma si potrebbe fare un'affermazione più disumana di questa

Che se l'amicizia deve essere coltivata per se stessa, anche l'umana società, l'eguaglianza e la giustizia devono essere ricercate per se stesse; e se non è così, non esiste assolutamente giustizia; questa appunto è la cosa più ingiusta, il pretendere una ricompensa per la giustizia

[50] Che dovremo dire della moderazione, della temperanza, dell'equilibrio, della vergogna, della riservatezza e della pudicizia

Che forse non si è sfrontati per timore del disonore, o delle leggi e dei processi

Allora sono persone oneste e morigerate per sentire parlare bene di sé, e allo scopo di raccogliere commenti amichevoli, arrossiscono nel dire cose indecenti

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At me istorum philosophorum pudet, qui iudicium uitare uitio ipso tat putant

Tuttavia io mi vergogno di codesti filosofi, che vogliono evitare di essere giudicati, né pensano di essersi messi in vista proprio per un'azione colpevole

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