Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 17-18 (parte 01), pag 4

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 17-18 (parte 01)

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 17-18 (parte 01)
Horum nihilcogitabis nec remedia vulneribus oppones, sed ipse tibi seres sollicitudinumcausas alia sperando, alia desperando

Si sapis, alterum alteri misce:nec speraveris sine desperatione nec desperaveris sine spe

Quid per se peregrinatio prodesse cuiquam potuit

Non voluptatesilla temperavit, non cupiditates refrenavit, non iras repressit, non indomitosamoris impetus fregit, nulla denique animo mala eduxit

Non iudicium dedit,non discussit errorem, sed ut puerum ignota mirantem ad breve tempus rerumaliqua novitate detinuit

Ceterum inconstantiam mentis, quae maximeaegra est, lacessit, mobiliorem levioremque reddit ipsa iactatio

Itaquequae petierant cupidissime loca cupidius deserunt et avium modo transvolantcitiusque quam venerant abeunt
A questo non pensi e non cerchi di curare le ferite, ma ti crei da te motivi di preoccupazione ora con la speranza, ora con la disperazione

Se sei saggio, tempera l'una con l'altra: non sperare senza disperarti e non disperare senza qualche speranza

Un viaggio, di per sé, che giovamento ha mai potuto dare

Non modera i piaceri, non frena le passioni, non reprime l'ira, non fiacca gli indomabili impulsi dell'amore, insomma non libera l'anima da nessun male

Non rende assennati, non dissipa l'errore, ma ci attrae temporaneamente con qualche novità come un bambino che ammiri cose sconosciute

Rende,invece, lo spirito, già gravemente infermo, ancora più incostante, e questo agitarsi lo fa diventare più instabile e volubile

E così gli uomini abbandonano con più smania quei posti che avevano tanto smaniosamente cercato, li oltrepassano a volo e se ne vanno più velocemente di quanto erano venuti
Peregrinatio notitiam dabit gentium,novas tibi montium formas ostendet, invisitata spatia camporum et inriguasperennibus aquis valles; alicuius fluminis singularem ponet sub observationenaturam, sive ut Nilus aestivo incremento tumet, sive ut Tigris eripiturex oculis et acto per occulta cursu integrae magnitudinis redditur, siveut Maeander, poetarum omnium exercitatio et ludus, implicatur crebris anfractibuset saepe in vicinum alveo suo admotus, antequam sibi influat, flectitur:ceterum neque meliorem faciet neque saniorem

Inter studia versandumest et inter auctores sapientiae ut quaesita discamus, nondum inventa quaeramus;sic eximendus animus ex miserrima servitute in libertatem adseritur
Viaggiare ti farà conoscere altre genti, ti mostrerà monti di forme mai viste, pianure di straordinaria grandezza e valli irrigate da corsi d'acqua perenni; attirerà la tua attenzione sulla natura particolare di qualche fiume, come il Nilo che d'estate è gonfio di acque, o come il Tigri che scompare alla vista e, dopo aver percorso un tratto sottoterra, ritorna in tutta la sua grandezza, o come il Meandro, piacevole palestra di tutti i poeti, che si avvolge su se stesso con un corso sempre tortuoso, e spesso, quando è vicino al suo alveo, devia, prima di affluire nelle proprie acque: ma non ti renderà migliore né più assennato

Dobbiamo applicarci allo studio e avere familiarità coi maestri di saggezza per imparare i frutti delle loro ricerche e ricercare le verità non ancora scoperte, Così, sottraendo l'animo alla più misera schiavitù, si rivendica la propria libertà
Quamdiuquidem nescieris quid fugiendum, quid petendum, quid necessarium, quidsupervacuum, quid iustum, quid iniustum, quid honestum, quid inhonestumsit, non erit hoc peregrinari sed errare

Nullam tibi opem feret istediscursus; peregrinaris enim cum adfectibus tuis et mala te tua sequuntur

Utinam quidem sequerentur

Longius abessent: nunc fers illa, non ducis

Itaque ubique te premunt et paribus incommodis urunt

Medicina aegro, nonregio quaerenda est

Fregit aliquis crus aut extorsit articulum: nonvehiculum navemque conscendit, sed advocat medicum ut fracta pars iungatur,ut luxata in locum reponatur

Quid ergo

animum tot locis fractum et extortumcredis locorum mutatione posse sanari

Maius est istud malum quam ut gestationecuretur

Peregrinatio non facit medicum, non oratorem; nulla ars locodiscitur: quid ergo
Ma fino a quando ignorerai che cosa si deve fuggire, che cosa ricercare, che cosa è necessario o superfluo, giusto o ingiusto, questo non sarà viaggiare, ma vagabondare

Correre qua e là non ti servirà a niente: tu vai in giro con le tue passioni, e i tuoi mali ti seguono

E almeno ti seguissero

Sarebbero abbastanza lontani

e invece, non li precedi, li porti con te Perciò ti assillano dovunque e ti bruciano con la stessa intensità

Il malato deve cercare la medicina adatta, non un nuovo paese

Uno si è rotto una gamba o si è provocato una distorsione: non sale su una carrozza o su una nave, ma chiama il medico, perché gli riduca la frattura o gli sistemi la lussazione

E allora

Secondo te, cambiando paese, puoi guarire un'anima che ha subìto tante fratture e distorsioni

Questo male è troppo grave per curarlo con una passeggiata in vettura

Viaggiare non rende medici o oratori; non c'è scienza che si impari da un luogo: e dunque

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sapientia, ars omnium maxima, in itinere colligitur

Nullum est, mihi crede, iter quod te extra cupiditates, extra iras, extrametus sistat; aut si quod esset, agmine facto gens illuc humana pergeret

Tamdiu ista urguebunt mala macerabuntque per terras ac maria vagum quamdiumalorum gestaveris causas

Fugam tibi non prodesse miraris

tecumsunt quae fugis

Te igitur emenda, onera tibi detrahe et emenda desideriaintra salutarem modum contine; omnem ex animo erade nequitiam

Si vis peregrinationeshabere iucundas, comitem tuum sana

Haerebit tibi avaritia quamdiu avarosordidoque convixeris; haerebit tumor quamdiu superbo conversaberis; numquamsaevitiam in tortoris contubernio pones; incendent libidines tuas adulterorumsodalicia

Si velis vitiis exui, longe a vitiorum exemplis recedendumest
La saggezza, la più importante di tutte le scienze, si può forse acquisire in viaggio

Non c'è via, credimi, che ti porti fuori dalle passioni, dall'ira, dalla paura; oppure, se ci fosse, l'umanità vi si dirigerebbe in massa

Questi mali ti incalzeranno e ti tormenteranno nei tuoi vagabondaggi per terra e per mare finché ne porterai con te le cause

Ti stupisci che fuggire non ti serva

I mali che fuggi sono in te

Correggiti, dunque, lìberati dai pesi che porti, e contieni i tuoi desideri entro limiti convenienti; estirpa dall'anima ogni malvagità

Se vuoi fare dei viaggi piacevoli, guarisci chi ti accompagna

L'avarizia ti resterà attaccata addosso, finché vivrai insieme a un avaro taccagno; e così l'orgoglio, finché frequenterai un superbo; non ti libererai della tua crudeltà, se stai con un carnefice; l'amicizia degli adùlteri infiammerà la tua libidine

Se vuoi spogliarti dei vizi, devi stare lontano da esempi di vizi
Avarus, corruptor, saevus, fraudulentus, multum nocituri si propea te fuissent, intra te sunt

Ad meliores transi: cum Catonibus vive, cumLaelio, cum Tuberone

Quod si convivere etiam Graecis iuvat, cum Socrate,cum Zenone versare: alter te docebit mori si necesse erit, alter antequamnecesse erit

Vive cum Chrysippo, cum Posidonio: hi tibi tradent humanorumdivinorumque notitiam, hi iubebunt in opere esse nec tantum scite loquiet in oblectationem audientium verba iactare, sed animum indurare et adversusminas erigere

Unus est enim huius vitae fluctuantis et turbidae portuseventura contemnere, stare fidenter ac paratum tela fortunae adverso pectoreexcipere, non latitantem nec tergiversantem
L'avaro, il corruttore, il crudele, il truffatore, che già nuocerebbero molto se fossero vicini a te, tu li hai dentro di te

Passa a compagni migliori: vivi con Catone, Lelio, Tuberose

Se ti piace anche stare insieme ai Greci, intrattieniti con Socrate,Zenone: l'uno ti insegnerà a morire se sarà necessario, l'altro prima che sia necessario

Vivi con Crisippo, con Posidonio: essi ti trasmetteranno la conoscenza dell'umano e del divino, ti inviteranno all'operosità e non solamente a parlare con eleganza e a ostentare belle parole per il piacere dell'uditorio, ma a rafforzare l'animo e a ergerlo contro tutte le minacce

In questa vita incerta e agitata c'è un solo porto: disprezzare il futuro, essere fermi e risoluti e pronti a riceverei colpi della fortuna, in pieno petto, senza nascondersi o temporeggiare

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Magnanimos nos naturaproduxit, et ut quibusdam animalibus ferum dedit, quibusdam subdolum, quibusdampavidum, ita nobis gloriosum et excelsum spiritum quaerentem ubi honestissime,non ubi tutissime vivat, simillimum mundo, quem quantum mortalium passibuslicet sequitur aemulaturque; profert se, laudari et aspici credit

Dominus omnium est, supra omnia est;itaque nulli se rei summittat,nihil illi videatur grave, nihil quod virum incurvet

Terribiles visu formae, Letumque Labosque: minime quidem, si quis rectis oculis intueri illa possit et tenebras perrumpere;multa per noctem habita terrori dies vertit ad risum

Terribiles visu formae, Letumque Labosque: egregie Vergilius noster non re dixit terribiles esse sed visu, id estvideri, non esse

Quid, inquam, in istis est tam formidabile quamfama vulgavit
La natura ci ha generati magnanimi, e come a certi animali ha dato la ferocia, ad altri l'astuzia, ad altri la paura, a noi ha dato uno spirito desideroso di gloria e di grandezza, che cerca non dove possa vivere completamente tranquillo, ma dove possa vivere in modo assolutamenteonesto, uno spirito molto simile a quell'universo che egli segue e imita per quanto è consentito alle forze umane; si fa avanti, crede di essere lodato e ammirato

signore di tutto, è superiore a tutto; non si sottometta, perciò a niente; non giudichi niente gravoso, niente capace di piegare un uomo

Fantasmi terribili a vedersi, la Morte, la Sofferenza No assolutamente, se si è in grado di guardarle con sguardo fermo, vincendo le tenebre; molti fantasmi che di notte ci atterriscono, di giorno ci fanno sorridere

Fantasmi terribili a vedersi, la Morte, la Sofferenza, ha detto bene il nostro Virgilio: terribili a vedersi, non nella sostanza, cioè sembrano, non sono

Che c'è in loro, ti chiedo, di tanto spaventoso quanto si va dicendo
quid est, obsecro te, Lucili, cur timeat laborem vir, mortemhomo

Totiens mihi occurrunt isti qui non putant fieri posse quidquid facerenon possunt, et aiunt nos loqui maiora quam quae humana natura sustineat

At quanto ego de illis melius existimo

ipsi quoque haec possunt facere,sed nolunt

Denique quem umquam ista destituere temptantem

cui non facilioraapparuere in actu

Non quia difficilia sunt non audemus, sed quia non audemusdifficilia sunt

Si tamen exemplum desideratis, accipite Socraten, perpessiciumsenem, per omnia aspera iactatum, invictum tamen et paupertate, quam gravioremilli domestica onera faciebant, et laboribus, quos militares quoque pertulit
ma via, per quale ragione, Lucilio mio, un uomo dovrebbe temere la sofferenza, la morte

Tante volte incontro persone che giudicano irrealizzabile tutto quello che loro non possono fare, e sostengono che noi parliamo di cose superiori a quelle che la natura umana può sostenere

Ma io ho di loro una migliore opinione

Anch'essi sono in grado di fare queste cose, ma non vogliono

E poi, hanno mai deluso chi ha tentato

All'atto pratico non sono apparse più facili

Non perché siano difficili non osiamo: sono difficili perché non osiamo

Se poi volete un esempio, prendete Socrate, vecchio paziente, travagliato da sventure di ogni tipo; non lo vinse la povertà, resa più grave dagli oneri familiari, e nemmeno i disagi, che sopportò anche in guerra

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Quibus ille domi exercitus, sive uxorem eius moribus feram, lingua petulantem,sive liberos indociles et matri quam patri similiores sivere aut in bellofuit aut in tyrannide aut in libertate bellis ac tyrannis saeviore

Viginti et septem annis pugnatum est; post finita arma triginta tyrannisnoxae dedita est civitas, ex quibus plerique inimici erant

Novissime damnatioest sub gravissimis nominibus impleta: obiecta est et religionum violatioet iuventutis corruptela, quam inmittere in deos, in patres, in rem publicamdictus est

Post haec carcer et venenum

Haec usque eo animum Socratis non moverant ut ne vultum quidem moverint

O illam mirabilem laudemet singularem

usque ad extremum nec hilariorem quisquam nec tristiorem Socraten vidit; aequalis fuit in tanta inaequalitate fortunae

Vis alterum exemplum

accipe hunc M

Catonem recentiorem, cumquo et infestius fortuna egit et pertinacius
In casa, poi, fu messo a dura prova:pensa sia alla moglie, scorbutica di carattere e petulante, sia ai figli, ribelli e più simili alla madre che al padre Inoltre visse o in guerra o sotto la tirannide o in una libertà più crudele della guerra e della tirannide

La guerra durò ventisette anni; quando finì, la città si sottomise al funesto dominio dei trenta tiranni, di cui la maggior parte gli era ostile

In ultimo, fu condannato con accuse gravissime: lo incolpavano di vilipendio alla religione, di corruzione dei giovani, che, si disse, aveva istigato contro gli dèi, gli avi, la città

E poi ci furono il carcere e il veleno

Ma tutto ciò non turbava l'animo di Socrate e neppure il suo volto

Che merito straordinario e singolare

Fino al momento supremo nessuno vide Socrate più allegro o più triste; fu sempre uguale in mezzo a una fortuna tanto mutevole

Vuoi un altro esempio

Prendi M

Catone, il giovane: contro di lui la sorte fu ancòra più ostile e accanita
Cui cum omnibus locis obstitisset,novissime et in morte, ostendit tamen virum fortem posse invita fortunavivere, invita mori

Tota illi aetas aut in armis est exacta civilibusaut intacta concipiente iam civile bellum; et hunc licet dicas non minusquam Socraten inseruisse dixisse nisi forte Cn

Pompeium et Caesaremet Crassum putas libertatis socios fuisse

Nemo mutatum Catonem totiensmutata re publica vidit; eundem se in omni statu praestitit, in praetura,in repulsa, in accusatione, in provincia, in contione, in exercitu, inmorte

Denique in illa rei publicae trepidatione, cum illinc Caesar essetdecem legionibus pugnacissimis subnixus, totis exterarum gentium praesidiis,hinc Cn

Pompeius, satis unus adversus omnia, cum alii ad Caesarem inclinarent,alii ad Pompeium, solus Cato fecit aliquas et rei publicae partes
Sebbene lo avesse sempre avversato, e da ultimo anche in punto di morte, tuttavia egli dimostrò che un uomo valoroso può vivere e morire a dispetto della fortuna

Passò tutta la vitao in mezzo alle guerre civili o in una pace che alimentava nel suo seno la guerra civile e si potrebbe dire che, come Socrate, si tirò fuori dalla schiavitù, a meno che non si pensi che Gneo

Pompeo, Cesare e Crasso si allearono per la libertà

Lo stato cambiò mille volte, ma nessuno vide mutamenti in Catone; si mostrò sempre lo stesso in ogni condizione, nella pretura, nella sconfitta elettorale, nei momenti dell'accusa, nel governo della provincia, nei discorsi, nell'esercito, nella morte

Infine, in quelturbamento generale dello stato, mentre da una parte Cesare era sostenuto da dieci bellicosissime legioni e da interi presid di milizie straniere,e dall'altra c'era Gneo

Pompeo, che bastava da solo contro tutti, mentre alcuni parteggiavano per Cesare, altri per Pompeo, unicamente Catone prese le parti della repubblica

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Si animo conplecti volueris illius imaginem temporis, videbis illinc plebemet omnem erectum ad res novas vulgum, hinc optumates et equestrem ordinem,quidquid erat in civitate sancti et electi, duos in medio relictos, rempublicam et Catonem

Miraberis, inquam, cum animadverteris Atriden Priamumque et saevom ambobus Achillen; utrumque enim inprobat, utrumque exarmat

Hanc fert de utroque sententiam:ait se, si Caesar vicerit, moriturum, si Pompeius, exulaturum

Quid habebatquod timeret qui ipse sibi et victo et victori constituerat quae constitutaesse ab hostibus iratissimis poterant

Perit itaque ex decreto suo

Vides posse homines laborem pati: per medias Africae solitudines pedesduxit exercitum
E a voler esaminare il quadro del tempo, si vedrà da un lato la plebe e tutto il popolino teso alle novità, dall'altro gli ottimati e i cavalieri, che rappresentavano la parte migliore e più onesta della città, e in mezzo, soli, la repubblica e Catone

Ti stupirai di sicuro vedendo: l'Atride e Priamo e Achille a entrambi ostile; egli disapprova entrambi e vorrebbe disarmare sia l'uno che l'altro

Su loro pronuncia questo giudizio: se vincerà Cesare, morirà; se Pompeo, andrà in esilio

Che aveva da temere se egli stesso, vincitore o vinto, si era assegnato una pena quale potevano assegnargli i nemici più acerrimi

Morì, dunque, per sua decisione

Vedi che gli uomini possono sopportare la fatica: egli condusse a piedi l'esercito attraverso i deserti dell'Africa

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