Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 17-18 (parte 01), pag 3

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 17-18 (parte 01)

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 17-18 (parte 01)

Istis opertus es: veniet qui te revellat dies et ex contuberniofoedi atque olidi ventris educat

Huic nunc quoque tu quantum potessub duc te voluptatique nisi quae necessariisque cohaerebitalienus iam hinc altius aliquid sublimiusque meditare: aliquando naturaetibi arcana retegentur, discutietur ista caligo et lux undique clara percutiet

Imaginare tecum quantus ille sit fulgor tot sideribus inter se lumen miscentibus

Nulla serenum umbra turbabit; aequaliter splendebit omne caeli latus: dieset nox aeris infimi vices sunt

Tunc in tenebris vixisse te dices cum totamlucem et totus aspexeris, quam nunc per angustissimas oculorum vias obscureintueris, et tamen admiraris illam iam procul: quid tibi videbitur divinalux cum illam suo loco videris
Ti ha solo ricoperto: verrà il giorno che ti staccherà e ti trarrà fuori dalla coabitazione con questo sconcio e fetido ventre

Sottraitene già adesso per quanto ti è possibile, e sii indifferente ai piaceri tranne a quelli che e sono connessi alle necessità della vita, medita fin d'ora su qualcosa di più profondo e nobile: un giorno ti si sveleranno i misteri della natura, si dissiperà codesta nebbia e da ogni parte ti colpirà una luce splendente

Immagina quanto è grande il fulgore di tanti astri che uniscono le loro luci

Nessun'ombra offuscherà il sereno; ogni parte del cielo splenderà ugualmente luminosa: giorno e notte si avvicendano solo nella nostra infima atmosfera

Dirai di essere vissuto nelle tenebre, quando con tutto te stesso vedrai la luce nel pieno del suo fulgore, quella luce che ora vedi confusamente attraverso la strettissima fessura degli occhi, e tuttavia, anche da lontano, la guardi con stupore; quale ti apparirà la luce divina quando la vedrai nella sua sede
Haec cogitatio nihil sordidum animosubsidere sinit, nihil humile, nihil crudele

Deos rerum omnium esse testesait; illis nos adprobari, illis in futurum parari iubet et aeternitatemproponere

Quam qui mente concepit nullos horret exercitus, non terreturtuba, nullis ad timorem minis agitur

Quidni non timeat qui mori sperat

is quoque qui animum tamdiu iudicat manere quamdiu retinetur corporis vinculo,solutum statim spargi, id agit ut etiam post mortem utilis esse possit

Quamvis enim ipse ereptus sit oculis, tamen multa viri virtus animo multusque recursat gentis honos

Cogita quantum nobis exempla bona prosint: scies magnorum virorum non minuspraesentiam esse utilem quam memoriam

Vale

Quid ista circumspicis quae tibi possunt fortasse evenire sed possuntet non evenire
Questo pensiero scaccia dall'anima tutto ciò che è meschino, vile, crudele

Ci dice che gli dèi sono testimoni di tutto; comanda di renderci a loro graditi, di prepararci al futuro incontro e di guardare all'eternità

Chi concepisce questo pensiero non ha terrore di nessun esercito, non è spaventato dalla tromba di guerra, nessuna minaccia lo fa temere

Se uno spera nella morte, non può avere paura

Anche chi ritiene che l'anima esista finché è trattenuta dal vincolo del corpo, e che una volta libera si disperda sùbito, opera in modo da poter essere utile anche dopo la morte

Benché venga sottratto alla vista del prossimo, tuttavia sempre le assedia la mente la straordinaria virtù dell'eroe e la grande nobiltà della sua stirpe

Pensa quanto ci giovano gli esempi di virtù: saprai che il ricordo dei grandi uomini ci giova quanto la loro presenza

Stammi bene

Perché ti dài pensiero di cose che possono succederti, ma che possono anche non succederti
Incendium dico, ruinam, alia quae nobis incidunt, non insidiantur: illa potius vide, illa [vide] vita [illa] quae nos observant, quae captant

Rari sunt casus, etiamsi graves, naufragium facere, vehiculo everti: abhomine homini cotidianum periculum

Adversus hoc te expedi, hoc intentisoculis intuere; nullum est malum frequentius, nullum pertinacius, nullumblandius

Tempestas minatur antequam surgat, crepant aedificia antequamcorruant, praenuntiat fumus incendium: subita est ex homine pernicies [est],et eo diligentius tegitur quo propius accedit

Erras si istorum tibi quioccurrunt vultibus credis: hominum effigies habent, animos ferarum, nisiquod illarum perniciosus est primus incursus: quos transiere non quaerunt

Numquam enim illas ad nocendum nisi necessitas incitat; [hae] aut fameaut timore coguntur ad pugnam: homini perdere hominem libet
Intendo dire un incendio, un crollo e altri eventi che ci càpitano, ma non stanno lì in agguato: tieni d'occhio piuttosto, ed evitali, quei mali che ci spiano e cercano di coglierci di sorpresa

Fare naufragio, finire sotto una vettura sono casi rari, anche se gravi: mentre dall'uomo viene all'uomo un pericolo costante

Prepàrati ad affrontarlo, tienilo sempre attentamente d'occhio; non c'è male più frequente, più tenace, più insinuante

Il cielo è minaccioso prima che si scateni la tempesta, gli edifici scricchiolano prima di crollare, un incendio lo preannuncia il fumo: il danno che proviene dall'uomo è improvviso e si mimetizza con più cura quanto più è vicino

Sbagli a credere al volto di quelli che ti vengono incontro: hanno l'aspetto di uomini, l'animo di belve; quelle, però sono pericolose al primo attacco; se passano oltre, non ti cercano più

Solo la necessità le spinge a nuocere; assalgono o per fame o per paura: all'uomo, invece, piace annientare l'uomo

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Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 07-08 Parte 02
Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 07-08 Parte 02

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 07-08 Parte 02

Tu tamenita cogita quod ex homine periculum sit ut cogites quod sit hominis officium;alterum intuere ne laedaris, alterum ne laedas

Commodis omnium laeteris,movearis incommodis, et memineris quae praestare debeas, quae cavere

Sic vivendo quid consequaris

non te ne noceant, sed ne fallant

Quantumpotes autem in philosophiam recede: illa te sinu suo proteget, in huiussacrario eris aut tutus aut tutior

Non arietant inter se nisi in eademambulantes via

Ipsam autem philosophiam non debebis iactare; multisfuit periculi causa insolenter tractata et contumaciter: tibi vitia detrahat,non aliis exprobret

Non abhorreat a publicis moribus nec hoc agat ut quidquidnon facit damnare videatur

Licet sapere sine pompa, sine invidia

Vale

In Nomentanum meum fugi quid putas

urbem
Ma il pensiero del pericolo che proviene dall'uomo ti faccia pensare al tuo dovere di uomo; da una parte bada a non subire torti, dall'altra a non farne

Gioisci del bene di tutti, commuoviti del male, e ricorda quello che devi fare e quello che devi evitare

Vivendo così quale vantaggio ne avrai

Sfuggirai agli inganni, se non alle offese

Rifùgiati nella filosofia per quanto ti è possibile: ti proteggerà con le sue braccia, nel suo santuario sarai sicuro o, almeno, più sicuro

Cozzano fra loro solo quelli che camminano lungo la stessa strada

Della filosofia, però, non dovrai vantarti; praticarla con insolenza e arroganza si è risolto per molti in un pericolo: serva a emendarti dai vizi, non a rinfacciarli agli altri

Non discordi dalla moralità comune e non faccia in modo che tu sembri condannare tutto quello che non fai

Si può essere saggi senza ostentazione, senza suscitare astio

Stammi bene

Nella mia villa di Nomento ho cercato scampo, cosa credi

dalla città
immo febrem et quidemsubrepentem; iam manum mihi iniecerat

Medicus initia esse dicebat motisvenis et incertis et naturalem turbantibus modum

Protinus itaque pararivehiculum iussi; Paulina mea retinente exire perseveravi

Illud mihi inore erat domini mei Gallionis, qui cum in Achaia febrem habere coepisset,protinus navem escendit clamitans non corporis esse sed loci morbum

Hoc ego Paulinae meae dixi, quae mihi valetudinem meam commendat

Nam cumsciam spiritum illius in meo verti, incipio, ut illi consulam, mihi consulere

Et cum me fortiorem senectus ad multa reddiderit, hoc beneficium aetatisamitto; venit enim mihi in mentem in hoc sene et adulescentem esse cuiparcitur

Itaque quoniam ego ab illa non inpetro ut me fortius amet, ame inpetrat illa ut me diligentius amem
No, da una febbre, e insidiosa, che si era già impadronita di me

Il medico, dai battiti del polso alterati e irregolari tanto da turbare le normali funzioni, diagnosticava l'inizio di una malattia

Ho dato, perciò ordine di preparare sùbito la carrozza; e, nonostante l'opposizione di Paolina, mi sono ostinato a partire

Avevo davanti agli occhi lo spettacolo del mio caro Gallione, che si era preso la febbre in Grecia e immediatamente si era imbarcato, proclamando che il male non era del suo fisico, ma di quel posto

Questo l'ho detto alla mia Paolina che mi raccomanda sempre la salute

Sapendo che il suo spirito fa tutt'uno col mio, per un riguardo a lei, comincio a riguardarmi io stesso

E mentre la vecchiaia mi ha reso più forte per tanti versi, perdo questo beneficio dell'età; penso che in questo vecchio c'è anche una giovane cui si deve attenzione

E visto che io non ottengo da lei che mi ami con più forza, lei ottiene da me che io mi ami con più cura

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Indulgendum est enim honestisadfectibus; et interdum, etiam si premunt causae, spiritus in honorem suorumvel cum tormento revocandus et in ipso ore retinendus est, cum bono virovivendum sit non quamdiu iuvat sed quamdiu oportet: ille qui non uxorem,non amicum tanti putat ut diutius in vita commoretur, qui perseverabitmori, delicatus est

Hoc quoque imperet sibi animus, ubi utilitas suorumexigit, nec tantum si vult mori, sed si coepit, intermittat et se suis commodet

Ingentis animi est aliena causa ad vitam reverti, quodmagni viri saepe fecerunt; sed hoc quoque summae humanitatis existimo,senectutem suam, cuius maximus fructus est securior sui tutela et vitaeusus animosior, attentius curare, si scias alicui id tuorum esse dulce,utile, optabile
Bisogna assecondare gli affetti onesti; e qualche volta, anche se ci sono dei gravi motivi, anche a costo di sofferenze bisogna richiamare lo spirito vitale per rispetto dei propri cari, bisogna trattenerlo coi denti, visto che un uomo virtuoso deve vivere non fino a quando gli piace, ma fino a quando è necessario: chi non stima la moglie o un amico tanto da prolungare la propria esistenza, chi si ostina a voler morire, è uno smidollato

L'anima deve imporsi, quando lo esige il vantaggio delle persone care, di rimandare, non solo se ha deciso di morire, ma anche se ha cominciato a morire, e di compiacere i suoi

di un animo nobile tornare alla vita per gli altri e i grandi uomini l'hanno fatto spesso, ma io, benché il massimo frutto di questa età sia una difesa meno preoccupata di se stessi e un'utilizzazione più coraggiosa della vita, ritengo segno di alta umanità anche curare conpiù attenzione la propria vecchiaia, se sai che ciò è caro, utile e augurabile per qualcuno dei tuoi
Habet praeterea in se non mediocre ista res gaudiumet mercedem; quid enim iucundius quam uxori tam carum esse ut propter hoctibi carior fias

Potest itaque Paulina mea non tantum suum mihi timoreminputare sed etiam meum

Quaeris ergo quomodo mihi consilium profectionis cesserit

Ut primumgravitatem urbis excessi et illum odorem culinarum fumantium quae motaequidquid pestiferi vaporis sorbuerunt cum pulvere effundunt, protinus mutatamvaletudinem sensi

Quantum deinde adiectum putas viribus postquam vineasattigi

in pascuum emissus cibum meum invasi

Repetivi ergo iam me; nonpermansit marcor ille corporis dubii et male cogitantis

Incipio toto animostudere
E oltretutto una cosa così è di per sé non poco piacevole e gratificante: che cosa c'è di più gradito che essere tanto caro alla moglie da diventare per questo più caro a te stesso

E così la mia Paolina può imputarmi non solo i suoi timori, ma anche i miei

Ti domandi, dunque, che risultato ha avuto la mia decisione di partire

Appena mi sono lasciato alle spalle l'aria pesante della città e quell'odore delle cucine fumanti che, una volta accese, diffondono con la polvere tutti i vapori pestiferi che hanno assorbito, sùbito mi sono accorto che il mio stato di salute era cambiato

E non sto a dirti come mi sia sentito più in forze, una volta giunto ai miei vigneti

Lasciato libero per il pascolo, mi sono buttato sul cibo

Sùbito mi sono ripreso, è scomparso quel torpore di un fisico malfermo e inerte

Mi getto a capofitto nello studio

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Non multum ad hoc locus confert nisi se sibi praestat animus,qui secretum in occupationibus mediis si volet habebit: at ille qui regioneseligit et otium captat ubique quo distringatur inveniet

Nam Socraten querenticuidam quod nihil sibi peregrinationes profuissent respondisse ferunt,'non inmerito hoc tibi evenit; tecum enim peregrinabaris'

O quam benecum quibusdam ageretur, si a se aberrarent

Nunc premunt se ipsi, sollicitant,corrumpunt, territant

Quid prodest mare traicere et urbes mutare

si visista quibus urgueris effugere, non aliubi sis oportet sed alius

Puta venissete Athenas, puta Rhodon; elige arbitrio tuo civitatem: quid ad rem pertinetquos illa mores habeat

tuos adferes

Divitias iudicabis bonum: torquebitte paupertas, quod est miserrimum, falsa
Non è tanto il luogo che conta per studiare, ma la concentrazione: se uno vuole, può crearsi un suo spazio anche in mezzo a tutte le occupazioni: ma chi si limita a scegliersi un posto e a cercare un po' di tranquillità, troverà dovunque motivi di distrazione

Si racconta che Socrate, a un tizio che si lagnava di non aver tratto nessun giovamento dai suoi continui viaggi, rispose: logico che ti sia successo questo; tu andavi in giro con te stesso

Come si troverebbero bene certe persone se si staccassero da se stesse

E invece si opprimono, si affliggono, si guastano, si spaventano, tutto da soli

Traversare gli oceani, cambiare città, cosa serve

Se vuoi liberarti dai tuoi affanni non devi trasferirti altrove, ma diventare un altro

Fa' conto di essere andato ad Atene o a Rodi; scegli a tuo piacere la città: che importanza hanno gli usi e i costumi locali

Tu ci porti i tuoi

Se giudichi un bene il denaro, ti angustierà una povertà - e questa è la cosa più triste falsa
Quamvis enim multum possideas,tamen, quia aliquis plus habet, tanto tibi videris defici quanto vinceris

Honores iudicabis bonum: male te habebit ille consul factus, ille etiamrefectus; invidebis quotiens aliquem in fastis saepius legeris

Tantuserit ambitionis furor ut nemo tibi post te videatur si aliquis ante tefuerit

Maximum malum iudicabis mortem, cum illa nihil sitmali nisi quod ante ipsam est, timeri

Exterrebunt te non tantum periculased suspiciones; vanis semper agitaberis

Quid enim proderit evasisse tot urbes Argolicas mediosque fugam tenuisse per hostis

Ipsa pax timores sumministrabit; ne tutis quidem habebitur fides consternatasemel mente, quae ubi consuetudinem pavoris inprovidi fecit, etiam ad tutelamsalutis suae inhabilis est
Per quanto tu possieda molto, se c'è uno più ricco di te, ti sentirai inferiore proprio di quanto lui ha in più

A tuo parere sono gran cosa le cariche: e allora ti tormenterà che Tizio sia stato nominato console, che Caio sia stato rieletto; proverai invidia ogni volta che leggerai ripetutamente il nome di qualcuno negli atti ufficiali

Il furore della tua ambizione sarà così violento che non ti parrà di avere nessuno dietro di te, se hai qualcuno davanti a te

Giudicherai la morte il peggiore dei mali, mentre in realtà nella morte non c'è nulla di male, se non appunto ciò che la precede, il timore

Ti spaventeranno non i pericoli, ma piuttosto i sospetti; sarai sempre agitato da vani fantasmi

E allora che vantaggio ti avrà dato essere riusciti a scampare a tante città argoliche, essere riusciti a fuggire in mezzo ai nemici

La pace stessa scatenerà le tue paure; una volta che la mente è turbata, non ci si fida più neppure di ciò che è sicuro, e quando questi timori infondati diventano un'abitudine, non si è più in grado di tutelare se stessi

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Non enim vitat sed fugit; magis autem periculispatemus aversi

Gravissimum iudicabis malum aliquem ex his quos amabisamittere, cum interim hoc tam ineptum erit quam flere quod arboribus amoeniset domum tuam ornantibus decidant folia

Quidquid te delectat aeque vide ut videres: dum virent, utere

Alium alio die casus excutiet, sed quemadmodumfrondium iactura facilis est quia renascuntur, sic istorum quos amas quosqueoblectamenta vitae putas esse damnum, quia reparantur etiam si non renascuntur

Sed non erunt idem

Ne tu quidem idem eris

Omnis dies, omnis horate mutat; sed in aliis rapina facilius apparet, hic latet, quia non exaperto fit

Alii auferuntur, at ipsi nobis furto subducimur
i pericoli non li evitiamo, li fuggiamo, e se uno gira le spalle,è più vulnerabile

Perdere una persona cara lo giudicherai un male gravissimo, e, invece, questo atteggiamento è sciocco quanto piangereperché le belle piante che adornano la tua casa perdono le foglie

Guarda le cose che ti dànno gioia allo stesso modo in cui guarderesti quellepiante: godine, finché sono fiorenti

Il caso strappa alla vita un giorno uno, un giorno un altro; ma come la perdita delle foglie è facile sopportarla perché rinascono, così è facile sopportare anche la perdita di quelli che amavi e che consideravi la gioia della tua vita, perché, sepure non rinascono, puoi sostituirli

Ma non saranno gli stessi

Neppure tu sarai lo stesso

Ogni giorno, ogni ora che passa, ti cambia; manegli altri questo saccheggio del tempo è più evidente, in noi passa inosservato, perché non è manifesto

Gli altri ci vengono strappati, ma noi siamo sottratti a noi stessi furtivamente

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