Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 01 - 15, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 01 - 15

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 42; 01 - 15
Contra Persea fama erat post patris mortem uxorem manu sua occidisse; Apellem, ministrum quondam fraudis in fratre tollendo atque ob id [et] quaesitum a Philippo ad supplicium, exulantem accersitum post patris mortem ingentibus promissis ad praemia tantae perpetratae rei clam interfecisse

Intestinis externisque praeterea multis caedibus infamem nec ullo commendabilem merito praeferebant vulgo civitates tam pio erga propinquos, tam iusto in civis, tam munifico erga omnes homines regi, seu fama et maiestate Macedonum regum praeoccupati ad spernendam originem novi regni, seu mutationis rerum cupidi, seu quia - sua- non obiecta esse Romanis volebant
Invece si sussurrava di Perseo che dopo la morte del padre di propria mano avesse ucciso la moglie e in gran segreto anche Apelle, esecutore un tempo dell'inganno per toglier di mezzo il fratello e perciò, ricercato da Filippo per la giusta pena, recatosi in esilio, ma dall'esilio indotto a ritornare dopo la morte del padre con grandi promesse di ottenere il premio di così grande misfatto

Ed inoltre, quantunque malfamato per le molte stragi di avversari interni o di nemici esterni né commendevole per alcun merito, generalmente lo si preferiva ad un re così sensibile agli affetti familiari, così giusto verso i sudditi, così generoso verso tutti gli uomini, o perché si fosse prevenuti dalla fama e dal prestigio della dinastia macedonica nel dispregio di un re di origine così recente,o perché si auspicasse un radicale mutamento della politica internazionale, o perché non si volesse che tutto- ormai fosse in balìa dei Romani
Erant autem non Aetoli modo in seditionibus propter ingentem vim aeris alieni, sed Thessali etiam; et contagione, velut tabes, in Perrhaebiam quoque id pervaserat malum

Cum Thessalos in armis esse nuntiatum esset, Ap Claudium legatum ad eas res aspiciendas conponendasque senatus misit

Qui utriusque partis principibus castigatis, cum iniusto faenore gravatum aes alienum, ipsis magna ex parte concedentibus, qui onerarant, levasset, iusti crediti solutionem in decem annorum pensiones distribuit

Per eundem Appium eodemque modo conpositae in Perrhaebia res

Aetolorum causas - M- Marcellus Delphis per idem tempus - iisdem- hostilibus actas animis, quos intestino gesserant bello, cognovit
Ma non soltanto eran gli Etoli in gravi discordie a causa dell'enorme incremento dei debiti, sebbene anche i Tessali; questo male, come per effetto di un contagio, si era diffuso anche in Perrebia

Quando giunse notizia che i Tessali avevano fatto ricorso alle armi, il senato inviò in sua rappresentanza Ap Claudio con il compito di esaminare a fondo la situazione e di svelenirla

Egli, dopo aver rimproverato i principali sostenitori delle due parti, alleggeriti i debiti gravati da usura illegale, con il consenso di gran parte di quelli che avevano contribuito a renderli più pesanti, suddivise il rimborso dei crediti legali in rateizzazioni di dieci annualità

Ad opera dello stesso Ap Claudio e con le stesse modalità fu regolata anche la situazione della Perrebia

Contemporaneamente, a Delfi - M- Marcello apprese le ragioni degli Etoli presentate con - lo stesso- spirito di ostilità, di cui avevano dato dimostrazione durante la guerra civile
Cum certatum utrimque temeritate atque audacia cerneret, decreto quidem suo neutram partem aut levare aut onerare volvit; communiter ab utrisque petit, abstinerent bello et oblivione praeteritorum discordias finirent

Huius reconciliationis inter ipsos fides obsidibus ultro citroque datis firmata est

Corinthus, ubi deponerentur obsides, convenit

[6] A Delphis et Aetolico concilio Marcellus in Peloponnesum traiecit - Aegium- , quo Achaeis edixerat conventum

Ubi conlaudata gente, quod constanter vetus decretum de arcendis aditu finium regibus Macedonum tenuissent, insigne adversus Persea odium Romanorum fecit; quod ut maturius erumperet, Eumenes rex commentarium ferens secum, quod de apparatibus belli omnia inquirens fecerat, Romam venit
Accorgendosi che da entrambe le parti la lotta era stata condotta con folle audacia, non volle con la sua decisione scagionare o incolpare né l'una né l'altra; facendo appello a tutte e due richiese che si astenessero dalla guerra e dimentiche del passato ponessero fine alle discordie

La garanzia di questa loro riconciliazione fu assicurata dal reciproco scambio di ostaggi

Corinto, di comune accordo, fu scelta come città dove dovevano affluire gli ostaggi

[6] Da Delfi e dall'assemblea degli Etoli Marcello si trasferì nel Peloponneso - ad Egio- Adoperando, dove aveva indetto la riunione degli Achei

Dopo essersi compiaciuto con quella popolazione per aver mantenuto in vigore con coerente fermezza l'antica disposizione di impedire ai re Macedoni l'accesso nel proprio territorio, rese evidente tutto l'odio dei Romani contro Perseo; e perché questo traboccasse più presto il re Eumene andò a Roma recando seco appunti sui preparativi militari macedoni, che egli aveva fatto sulla base di proprie indagini

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Livio, Ab urbe condita: Libro 33; 26 - 49

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 33; 26 - 49

Per idem tempus quinque legati ad regem missi, qui res in Macedonia aspicerent

Alexandriam iidem ad Ptolemaeum renovandae amicitiae causa proficisci iussi

Legati erant hi: C Valerius C Lutatius Cerco Q Baebius Sulca M Cornelius Mammula M Caecilius Denter

Et - ab- Antiocho rege sub idem tempus legati venerunt; quorum princeps Apollonius in senatum introductus multis iustisque causis regem excusavit, quod stipendium serius quam ad diem praestaret; id se omne advexisse, ne cuius nisi temporis gratia regi fieret

Donum praeterea afferre, vasa aurea quingentum pondo

Petere regem, ut, quae cum patre suo societas atque amicitia fuisset, ea secum renovaretur, imperaretque sibi populus Romanus, quae bono fidelique socio regi essent imperanda; se - in- nullo usquam cessaturum officio
Nel medesimo tempo furono inviaticinque legati al re, per rendersi conto della situazione in Macedonia

Gli stessi ebbero l'ordine di partire alla volta di Alessandria e di recarsi da Ptolemeo allo scopo di rinnovare il patto di amicizia

Gli ambasciatori erano: G Valerio, G Lutazio Cercone, O Bebio Sulca, NI Cornelio Mammola, M Cecilio Dentre

Anche - da parte del- re Antioco circa in quei giorni giunsero ambasciatori; il loro capo Apollonio, ricevuto in udienza dal senato con molte e buone ragioni scusò il re di aver corrisposto il tributo più tardi del giorno stabilito; ma ora l'aveva portato tutto intero, perché il re usufruisse di non altro beneficio che quello della ritardata scadenza

Inoltre recava il dono di vasi d'oro di cinquecento libbre

Il re chiedeva che gli fosse rinnovata l'alleanza e l'amicizia, di cui aveva goduto suo padre, e che il popolo romano gli imponesse tutte quelle contribuzioni che si sogliono esigere da un alleato compiacente e fedele; - dinanzi a- nessun obbligo si sarebbe mai tirato indietro
Ea merita in - se- senatus fuisse, cum Romae esset, eam comitatem iuventutis, ut pro rege, non pro obside omnibus ordinibus fuerit

Legatis benigne responsum, et societatem renovare cum Antiocho, quae cum patre eius fuerat, A Atilius praetor urbanus iussus

Quaestores urbani stipendium, vasa aurea censores acceperunt, eisque negotium datum est, ut ponerent ea, in quibus templis videretur; legato centum milium aeris munus missum et aedes liberae hospitio datae sumptusque decretus, donec in Italia esset

Legati, qui in Syria fuerant, renuntiaverant, in maximo eum honore apud regem esse amicissimumque populo Romano

[7] In provinciis eo anno haec - acta-

C Cicereius praetor in Corsica signis conlatis pugnavit; septem milia Corsorum caesa, capti amplius mille et septingenti
Tali erano stati i meriti del senato verso di lui per tutto il tempo che fu a Roma, tale la gentilezza dei giovani, da essere trattato piuttosto da re che quale ostaggio da parte di ogni classe sociale

Agli ambasciatori fu risposto con grande benevolenza; e di rinnovar con Antioco l'alleanza, che era stata stipulata con il padre di lui, fu dato ordine al pretore urbano A Atilio

I questori urbani presero in custodia il tributo, i censori i vasi d'oro, con l'incarico di depositarli nei templi che ad essi sembrava opportuno; a1 capo dell'ambasceria fu inviato in dono la somma di centomila assi e fu assegnata in abitazione una casa a sua completa disposizione e fu stanziata una somma per le spese durante il soggiorno in Italia

I legati che erano stati in missione nella Siria avevano fatto sapere ch'egli era tenuto in grandissima considerazione dal re ed era molto amico del popolo romano

[7] Questi furono i fatti, - che si svolsero- nelle province in quell'anno

Il pretore G Cicereio combatté in Corsica in battaglia campale: settemila i Corsi uccisi, più di mille e settecento i prigionieri

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Voverat in ea pugna praetor aedem Iunoni Monetae

Pax deinde data petentibus Corsis, et exacta cerae ducenta milia pondo

Ex Corsica subacta Cicereius in Sardiniam transmisit

Et in Liguribus in agro Statellati pugnatum ad oppidum Carystum

Eo se magnus exercitus Ligurum contulerat

Primo sub adventum M Popili consulis moenibus sese continebant; deinde, postquam oppidum oppugnaturum Romanum cernebant, progressi ante portas aciem struxerunt

Nec consul, ut qui id ipsum oppugnatione comminanda quaesisset, moram certamini fecit

Pugnatum amplius tris est horas ita, ut neutro inclinaret spes

Quod ubi consul vidit nulla parte moveri Ligurum signa, imperat equitibus, ut equos conscendant ac tribus simul partibus in hostis, quanto maximo possent tumultu, incurrant
Nel corso di questa battaglia ilpretore aveva promesso in voto la costruzione di un tempio a Giunone Moneta

Poi, a domanda dei Corsi, fu concessa la pace e pretesa la fornitura di duecentomila libbre di cera

Dalla Corsica ridotta all'obbedienza Cicereio passò in Sardegna

Anche in Liguria si combatté, nel territorio degli Statelli, presso la città di Caristo

Vi si era raccolto un forte esercito dei Liguri

Dapprima, all'arrivo del console M Popilio si mantenevano dentro le mura; poi, quando videro che i Romani avrebbero posto l'assedio alla città, uscitine, dinanzi alle porte si schierarono in ordine di battaglia

E il console, che proprio a questo mirava minacciandoli d'assedio, non pose indugio ad affrontarli

Si combatté per più di tre ore senza che la speranza di vincere volgesse dall'una o dall'altra parte

Di ciò accortosi il console, che cioè dappertutto ben saldi i reparti dei Liguri mantenevano le posizioni, ordina ai cavalieri di montare a cavallo e da tre parti di caricare tutti insieme il nemico frastornandolo quanto più potevano
Pars magna equitum mediam traiecit aciem et ad terga pugnantium pervasit

Inde terror iniectus Liguribus; diversi in omnes partes fugerunt, perpauci retro in oppidum, quia inde se maxime obiecerat eques

Et pugna tam pervicax multos absumpserat Ligurum, et in fuga passim caesi sunt

Decem milia hominum caesa traduntur, amplius septingenti [passim] capti, signa militaria relata octoginta duo

- Nec- incruenta victoria fuit: amplius tria milia militum amissa, cum cedentibus neutris ex parte utraque primores caderent
Gran parte dei cavalieri oltrepassò il centro dello schieramento e dilagò alle spalle dei combattenti

Allora i Liguri furono invasi dal terrore; fuggirono da ogni parte in direzioni diverse, pochissimi all'indietro verso la città, perché soprattutto di lì gli si parava contro la cavalleria

E l'ostinato combattimento aveva distrutto gran numero dei Liguri e nella fuga qua c là altri furono uccisi

Si dice che le loro perdite ammontassero a diecimila morti, più di settecento prigionieri, ottantadue le insegne portate nel campo romano

- Neppure- per i Romani quella vittoria fu senza sangue: più di tremila soldati perdettero, quando non recedendo né gli uni né gli altri, da tutte e due le parti i più valorosi cadevano

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[8] Post hanc pugnam ex diversa fuga in unum collecti Ligures, cum maiorem multo partem civium amissam quam superesse cernerentnec enim plus decem milia hominum erant, dediderunt sese, nihil quidem illi pacti; speraverant tamen, - non- atrocius quam superiores imperatores consulem in se saeviturum

At ille arma omnibus ademit, oppidum diruit, ipsos bonaque eorum vendidit; litterasque senatui de rebus ab se gestis misit
[8] Dopo questa battaglia i Liguri riunitisi insieme dalle varie direzioni di fuga, vedendo di gran lunga maggiore il numero dei caduti che dei superstiti - infatti eran ridotti a non più di diecimila - si arresero senza condizioni; tuttavia con la speranza che il console - non- infierisse contro di loro con più crudeltà dei precedenti comandanti

Ed invece egli tolse a tutti le armi, distrusse la città, vendette le loro persone ed i beni; inviando al senato una lettera col resoconto della sua impresa
Quas cum A Atilius praetor in curia recitassetnam consul alter Postumius agris recognoscendis in Campania occupatus aberat, atrox res visa senatui, Statellates, qui uni ex Ligurum gente non tulissent arma adversus Romanos, tum quoque oppugnatos, non ultro inferentis bellum, deditos in fidem populi Romani omni ultimae crudelitatis exemplo laceratos ac deletos esse, tot milia capitum innoxiorum, fidem inplorantia populi Romani, ne quis umquam se postea dedere auderet, pessumo exemplo venisse, et distractos passim iustis quondam hostibus populi Romani pacatos servire Avendola letta in senato il pretore M Atilio - perché l'altro console, Postumio, era via da Roma impegnato nella revisione dei confini delle proprietà private in Campania -, parve al senato una mostruosità che gli Statellati, i soli fra tutte le genti Liguri a non aver mai preso le armi contro i Romani ed anche allora non di loro iniziativa attaccando, ma attaccati, dopo essersi rimessi con la resa alla protezione del popolo romano fossero straziati con trattamenti di estrema crudeltà e distrutti, che tante migliaia di persone innocenti, mentre invocavano l'aiuto del popolo romano, con pericolosissimo precedente, che avrebbe distolto ognuno in futuro dall'avere il coraggio d'arrendersi, fossero vendute e, deportate qua e là, ridotte all'impotenza, vivessero in condizione di schiavi alla mercé di coloro che un tempo erano stati nemici dichiarati del popolo romano

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Quas ob res placere senatui, M Popilium consulem Ligures, pretio emptoribus reddito, ipsos restituere in libertatem, bonaque ut iis, quod eius reciperari possit, reddantur curare; arma - quoque reddi, eaque omnia primo- quoque tempore fieri; nec ante consulem de provincia decedere, quam deditos in sedem suam Ligures restituisset

Claram victoriam vincendo pugnantis, non saeviendo in adflictos fieri

[9] Consul, qua ferocia animi usus erat in Liguribus, eandem ad non parendum senatui habuit
Perciò il senato disponeva che il console M Popilio restituisse la libertà ai Liguri, dopo aver rimborsato il prezzo ai compratori, provvedesse a rimetterli nel possesso dei beni, per quanto fosse possibile recuperarne, - rendesse loro anche- le armi, - e tutto ciò- nel tempo - più breve- ; né il console si allontanasse dalla provincia prima di aver ristabilito i Liguri che si erano arresi nelle loro sedi

Insigne è la vittoria ottenuta superando il nemico che impugna le armi, non già infierendo contro il nemico battuto

[9] Della stessa arroganza dimostrata coi Liguri il console diede prova col non ubbidire al senato

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