[31] Praetor Romanus ubi satis tot dierum quiete credidit spem factam hosti nihil se priorem moturum, L Acilium cum ala sinistra et sex milibus provincialium auxiliorum circumire montem iubet, qui ab tergo hostibus erat; inde, ubi clamorem audisset, decurrere ad castra eorum Nocte profecti sunt, ne possent conspici Flaccus luce prima C Scribonium praefectum socium ad vallum hostium cum equitibus extraordinariis sinistrae alae mittit; quos ubi et propius accedere et plures, quam soliti erant, Celtiberi conspexerunt, omnis equitatus effunditur castris, simul et peditibus signum ad exeundum datur Scribonius, uti praeceptum erat, ubi primum fremitum equestrem audivit, avertit equos et castra repetit Eo effusius sequi hostes Primo equites, mox et peditum acies aderat, haud dubia spe castra eo die se expugnaturos |
[31] Il pretore romano, quando poté credere di aver dato al nemico, con tanti giorni dinerzia, la fiducia che non sarebbestato lui il primo a prendere liniziativa, ordinò a L Acilio di girare, con lala sinistra e seimila ausiliari provinciali, monte che era dietro le spalle dei nemici: poi, quando sentisse delle grida, piombare sopra i loro accampamenti Partirono di notte per non potere esser visti Fiacco al far del giorno manda C Scribonio, comandante degli alleati, con cavalieri scelti dellala sinistra verso le fortificazioni nemiche; quando i Celtiberi li videro avvicinarsi di più e più numerosi del solito, tutta la cavalleria si riversa dallaccampamento; intanto vien dato anche alla fanteria il segnale di uscire Scribonio, secondo gli ordini ricevuti, appena udì lo scalpitare della cavalleria, volge indietro i propri cavalli e riprende la via dellaccampamento Fin là lo seguirono i nemici in ordine sparso Prima i cavalieri, poi si venivano avvicinando anche le schiere della fanteria, con una non vaga speranza di espugnare in quel giorno gli accampamenti |
Quingentos passus non plus a vallo aberant Itaque Flaccus ubi satis abstractos eos a praesidio castrorum suorum ratus est, intra vallum exercitu instructo tribus partibus simul erumpit, clamore non tantum ad ardorem pugnae excitandum sublato, sed etiam ut, qui in montibus erant, exaudirent Nec morati sunt, quin decurrerent, sicut imperatum erat, ad castra; ubi quinque milium armatorum non amplius relictum erat praesidium Quos cum et paucitas sua et multitudo hostium et improvisa res terruisset, prope sine certamine capiuntur castra Captis, quae pars maxime pugnantibus conspici poterat, iniecit Acilius ignem [32] Postremi Celtiberorum qui in acie erant, primi flammam conspexere, deinde per totam aciem vulgatum est castra amissa esse et tum cum maxime ardere |
Non distavano dalla linea di difesa più di cinquecento passi Così Flacco, quando poté giudicare di averli attirati abbastanza lontano dai loro accampamenti e dalla possibilità di difenderli, schierato lesercito entro la linea fortificata, esce contemporaneamente da tre parti levando grida non solo per accendere lardore del combattimento, anche perché quelli che erano sui monti potessero udire Questi ultimi non tardarono a correre giù, come era stato dinato, verso gli accampamenti, dove era rimasta una guarnigione di non più che cinquemila armati E spaventati come erano per essere pochi loro e molti i nemici e imprevisto lattacco, il campo loro fu conquistato quasi senza contrasto Allaccampamento Acilio appiccò il fuoco dalla parte che meglio era visibile a coloro che stavano combattendo [32] Quelli dei Celtiberi che erano ultimi nello schieramento furono i primi a vedere le fiamme; poi corse per tutto lesercito la notizia che laccampamento era perduto e che proprio allora stava bruciando |
Unde illis terror, inde Romanis animus crevit Iam clamor suorum vincentium accidebat, iam ardentia hostium castra apparebant Celtiberi parumper incertis animis fluctuati sunt: ceterum postquam receptus pulsis nullus erat nec usquam nisi in certamine spes, pertinacius de integro capessunt pugnam Acie media urgebantur acriter a quinta legione: adversus laevum cornu, in quo sui generis provincialia auxilia instruxisse Romanos cernebant, cum maiore fiducia intulerunt signa Iam prope erat, ut sinistrum cornu pelleretur Romanis, ni septima legio successisset Simul ab oppido Aebura, qui in praesidio relicti erant, in medio ardore pugnae advenerunt, et Acilius ab tergo erat Diu in medio caesi Celtiberi: qui supererant in omnes passim partes capessunt fugam |
Ciò che fece crescere il terrore in loro, fece crescere il coraggio nei Romani Già arrivava il grido dei compagni vittoriosi, già si vedeva in fiamme laccampamento nemico I Celtiberi per un momento ondeggiarono nellincertezza; ma poi, visto che se erano respinti non avevano scampo e che non cera speranza da nessuna parte tranne che nella lotta, riprendono da capo a combattere con maggiore ostinazione Al centro subivano lurto violento della V legione: con maggiore fiducia avevano portato lattacco contro lala sinistra dove vedevano che i Romani avevan schierato forze ansiliarie di provinciali, che erano della loro stirpe Già poco mancava che i Romani si vedessero respinta lala sinistra, se non veniva in loro soccorso la settima legione A un tempo giunsero da Ebura, nel pieno infuriare della mischia, quelli che erano stati lasciati di presidio, e alle spalle già era Acilio Presi a lungo nel mezzo, i Celtiberi furono sterminati; i superstiti prendono in disordine la fuga in tutte le direzioni |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 19 - 20
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 19 - 20
Equites bipartito in eos emissi magnam caedem edidere Ad viginti tria milia hostium eo die occisa, capta quattuor milia septingenti cum equis plus quingentis, et signa militaria octoginta octo Magna victoria, non tamen incruenta fuit: Romani milites de duabus legionibus paulo plus ducenti, socium Latini nominis octingenti triginta, externorum auxiliarium ferme duo milia et quadringenti ceciderunt Praetor in castra victorem exercitum reduxit, Acilius manere in captis ab se castris iussus Postero die spolia de hostibus lecta, et pro contione donati, quorum virtus insignis fuerat [33] Sauciis deinde in oppidum Aeburam devectis per Carpetaniam ad Contrebiam ductae legiones |
La cavalleria divisa in due parti e sferrata contro di loro gettò grande strage Furono uccisi quel giorno circa ventitreniila nemici, presi quattromilasettecento con cinquecento cavalli e ottantotto vessilli militari Grande la vittoria, ma pure non senza perdite; di soldati romani caddero in due legioni un po più che duecento, alleati latini ottocentotrenta, ausiliari stranieri circa duemilaqnattrocento Il pretore ricondusse nel suo accampamento lesercito vittorioso, Acilio ebbe lordine di rimanere in quello che aveva conquistato Il giorno dopo furono raccolte le spoglie dei nemici, e davanti allesercito adunato ebbero doni coloro il cui valore si era segnalato [33] Più tardi, trasportati i feriti nella città di Ebura, le legioni furono condotte attraverso la Carpetania fino a Contrebia |
Ea urbs circumsessa cum a Celtiberis auxilia arcessisset, morantibus iis, non quia ipsi cunctati sunt, sed quia profectos domo inexplicabiles continuis imbribus viae et inflati amnes tenebant, desperato auxilio suorum in deditionem venit Flaccus quoque tempestatibus foedis coactus exercitum omnem in urbem introduxit Celtiberi, qui profecti erant [a domo] deditionis ignari, cum tandem superatis, ubi primum remiserunt imbres, amnibus Contrebiam venissent, postquam nulla castra extra moenia viderunt, aut in alteram partem translata rati aut recessisse hostes, per neglegentiam effusi ad oppidum accesserunt In eos duabus portis Romani eruptionem fecerunt et incompositos adorti fuderunt |
La città, cinta dassedio, chiese rinforzi ai Celtiberi, ma, per il ritardo di questi (non che fossero loro a indugiare, ma, già partiti dalle loro sedi, erano ostacolati dalle strade impraticabili per le piogge incessanti, e dai fiumi ingrossati), perdute le speranza di un aiuto da parte dei connazionali, finì con larrendersi Anche Flacco, costretto da paurose tempeste, fece entrare tutto il suo esercito nella città I Celtiberi, che erano partiti dalle loro sedi senza saper niente della resa, quando, varcati i fiumi al primo rallentare delle piogge, poterono finalmente arrivare a Contrebia, nonvidero accampamenti fuori delle mura, e, credendo che fossero stati trasferiti in altra parte o che i nemici si fossero ritirati, si accostarono alla città sparpagliandosi con noncuranza Ma ecco che contro di loro per due porte uscirono allassalto i Romani, e, attaccandoli sparsi comerano, li misero in fuga |
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Quae res ad resistendum eos et ad capessendam pugnam impediit, quod non uno agmine nec ad signa frequentes veniebant, eadem magnae parti ad fugam saluti fuit: sparsi enim toto passim campo se diffuderunt, nec usquam confertos eos hostis circumvenit Tamen ad duodecim milia sunt caesa, capta plus quinque milia hominum, equi quadringenti, signa militaria sexaginta duo Qui palati e fuga domum se recipiebant, alterum agmen venientium Celtiberorum deditionem Contrebiae et suam cladem narrando averterunt Extemplo in vicos castellaque sua omnes dilapsi Flaccus a Contrebia profectus per Celtiberiam populabundus ducit legiones multa castella expugnando, donec maxima pars Celtiberorum in deditionem venit [34] Haec in citeriore Hispania eo anno gesta In ulteriore Manlius praetor secunda aliquot proelia cum Lusitanis fecit |
Quello che per essi era stato un ostacolo a resistere e accettare il combattimento, ossia il fatto che non venivano in colonna né uniti sotto le insegne, fu anche la salvezza per i più nella fuga; perché già sparpagliati si dispersero ancor più qua e là per tutta la pianura, né vi fu luogo ove il nemico potesse coglierli ammassati e circondarli Pure ne furono uccisi circa dodicimila, presi più che cinquemila uomini, quattrocento cavalli, sessantadue vessilli militari Quelli che fuggendo riparavano verso casa alla spicciolata fecero tornare indietro la seconda colonna di Celtiberi che stava arrivando, col narrare loro la resa di Contrebia e la propria rotta Subito tutti si sparsero per i loro villaggi e i loro castelli Flacco, partito da Contrebia, guida le legioni al saccheggio per la Celtiberia, espugnando molti castelli finché la maggior parte dei Celtiberi si arrese [34]Questi furono gli avvenimenti di quellarnio nella Spagna Citeriore NellUlteriore il pretore Manlio ebbe alcuni scontri favorevoli con i Lusitani |
Aquileia colonia Latina eodem anno in agrum Gallorum est deducta Tria milia peditum quinquagena iugera, centuriones centena, centena quadragena equites acceperunt Tresviri deduxerunt P Cornelius Scipio Nasica C Flaminius L Manlius Acidinus Aedes duae eo anno dedicatae sunt, una Veneris Erycinae ad portam Collinam: dedicavit L Porcius L f Licinus duumvir, vota erat a consule L Porcio Ligustino bello, altera in foro holitorio Pietatis Eam aedem dedicavit M' Acilius Glabrio duumuvir; statuamque auratam, quae prima omnium in Italia est statuta aurata, patris Glabrionis posuit Is erat, qui ipse eam aedem voverat, quo die cum rege Antiocho ad Thermopylas depugnasset, locaueratque idem ex senatus consulto Per eosdem dies, quibus aedes hae dedicatae sunt, L Aemilius Paulus proconsul ex Liguribus Ingaunis triumphavit |
Lo stesso anno fu dedotta la colonia latina di Aquileia nel territorio dei Galli Tremila fanti ricevettero cinquanta iugeri a testa, i centurioni cento, i cavalieri centoquaranta Dedussero la colonia i triumviri P Cornelio Scipione Nasica, C Flaminio, L Manlio Acidino Quellanno furonodedicati due templi, uno di Venere Ericina presso Porta Coluna (lo dedicò il duumviro L Porcio Licino figlio cli Lucio; era stato promesso dal console L Porcio nella guerra contro i Liguri); laltro della Pietà nel Foro olitorio Questo tempio lo dedicò M Acilio Glabrione duumviro e vi eresse una statua dorata, la prima fra quante se ne innalzarono in Italia, del padre suo Glabrione Era questi che propriamente aveva promesso in voto quel tempio il giorno che aveva concluso alle Termopili la guerra col re Antioco, e ne aveva pure data in appalto la costruzione secondo un senatoconsulto Negli stessi giorni in cui furono dedicati questi due templi, il proconsole L Emilio Paolo trionfò sui Liguri Ingauni |
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Transtulit coronas aureas quinque et viginti, nec praeterea quicquam auri argentique in eo triumpho latum Captivi multi principes Ligurum antea currum ducti Aeris trecenos militibus divisit Auxerunt eius triumphi famam legati Ligurum pacem perpetuam orantes: ita in animum induxisse Ligurum gentem, nulla umquam arma nisi imperata a populo Romano sumere Responsum a Q Fabio praetore est Liguribus iussu senatus orationem eam non novam Liguribus esse: mens vero ut nova et orationi conveniens esset, ipsorum id plurimum referre Ad consules irent, et, quae ab iis imperata essent, facerent Nulli alii quam consulibus senatum crediturum esse sincera fide in pace Ligures esse Pax in Liguribus fuit In Corsica pugnatum cum Corsis: ad duo milia eorum M Pinarius praetor in acie occidit Qua clade compulsi obsides dederunt et cerae centum milia pondo |
Fece recare venticinque corone doro, e oltre a questo non fu portato in quel trionfo altro oro o argento Furono tratti prigionieri dinanzi al carro molti capi dei Liguri Il proconsole distribuì ai soldati trecento assi di bronzo a testa Aggiunsero credito a quel trionfo vennero i legati dei Liguri che chiedevano una pace che fosse duratura: in questo caso la gente ligure era decisa a non prendere mai più le armi se non per ordine del popolo romano Fu risposto ai Liguri dal pretore Q Fabio, dietro istruzione del senato, che quelle parole non eran nuove in bocca ai Liguri; era tutto loro interesse che nuova fosse lintenzione e coerente con le parole Si presentassero ai consoli, e ne eseguissero gli ordini Soltanto ai consoli il senato avrebbe creduto che i Liguri erano pacificati in buona fede In Liguria la pace fu ristabilita Corsica si combatté coi Corsi circa duemila ne uccise in battaglia il pretore M Pinario Sconfitta che li indusse a dare ostaggi e centomila libbre di cera |
Inde in Sardiniam exercitus ductus, et cum Iliensibus, gente ne nunc quidem omni parte pacata, secunda proelia facta Carthaginiensibus eodem anno centum obsides redditi, pacemque [cum] iis populus Romanus non ab se tantum sed ab rege etiam Masinissa praestitit, qui cum praesidio armato agrum, qui in controversia erat, obtinebat [35] Otiosam provinciam consules habuerunt M Baebius comitiorum causa Romam revocatus consules creavit A Postumium Albinum Luscum et C Calpurnium Pisonem Praetores exinde facti Ti Sempronius Gracchus L Postumius Albinus P Cornelius Mammula, Ti Minucius Molliculus A Hostilius Mancinus C Maenius Ii omnes magistratum idibus Martiis inierunt |
Di là lesercito fu condotto in Sardegna e si ebbero scontri favorevoli con gli Iliensi, una popolazione che neppure oggi è completamente sottomessa Ai Cartaginesi nello stesso anno furono restituiti cento ostaggi, e il popolo romano garantì loro la pace, non solo per parte sua ma anche per parte del re Massinissa, il quale occupava con un presidio armato il territorio che era oggetto di controversia [35] I consoli videro tranquilla la loro provincia M Bebio, richiamato a Roma per i comizi, proclamò consoli A Postumio Albino Lusco e C Calpurnio Pisone Quindi furono eletti pretori Ti Sempronio Gracco, L Postumio Albino, P Cornelio Mammola, Ti Minucio Mollicolo, A Ostilio Mancino, C Menio Tutti questi entrarono in carica alle idi di Marzo |
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Principio eius anni, quo A Postumius Albinus et C Calpurnius Piso consules fuerunt, ab A Postumio consule in senatum introducti, qui ex Hispania citeriore venerant a Q Flacco, L Minucius legatus et duo tribuni militum, T Maenius et L Terentius Massaliota Hi cum duo secunda proelia, deditionem Celtiberiae, confectam provinciam nuntiassent, nec stipendio, quod mitti soleret, nec frumento portato ad exercitum in eum annum opus esse, petierunt ab senatu primum, ut ob res prospere gestas diis immortalibus honos haberetur, deinde ut Q Fulvio decedenti de provincia deportare inde exercitum, cuius forti opera et ipse et multi ante eum praetores usi essent, liceret |
Consolato di Postumio Albino e C Calpurnio Pisone, fatti entrare ai primi dellanno dal console A Postumio in senato, venuti dalla Spagna Citeriore da parte di Q Fulvio Flacco il legato L Minucio e due tribuni militari, T Menio e L Terenzio Massaliota Questi, dopo aver riferito sulle due battaglie il combattute con successo, sulla resa della Celtiberia, sulla sistemazione della provincia, e aver dichiarato che non cera bisogno per quellanno né dello stipendio che si soleva mandare né di assegnazioni di frumento allesercito, chiesero al senato: primo, che per i successi riportati si rendessero grazie agli dèi immortali; secondo, che si consentisse a Q Fulvio, al ritorno dalla provincia, di portarne via lesercito, della cui opera valorosa si erano valsi e lui e molti pretori prima di lui |