Livio, Ab urbe condita: Livio 41; 21 - 25

Livio, Ab urbe condita: Livio 41; 21 - 25

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Livio 41; 21 - 25

[21] M Atilio praetori prouincia Sardinia obuenerat; sed cum legione nova, quam consules conscripserant, quinque milibus peditum, trecentis equitibus in Corsicam iussus est transire

Dum is ibi bellum gereret, Cornelio prorogatum imperium, uti obtineret Sardiniam

Cn Servilio Caepioni in Hispaniam ulteriorem et P Furio Philo in citeriorem tria milia peditum Romanorum, equites centum quinquaginta, et socium Latini nominis quinque milia peditum, trecenti equites, Sicilia L Claudio sine supplemento decreta

Duas praeterea legiones consules scribere iussi cum iusto numero peditum equitumque, et decem milia peditum sociis imperare et sescentos equites

Dilectus consulibus eo difficilior erat, quod pestilentia, quae priore anno in boves ingruerat, eo verterat in hominum morbos
[21] Al pretore M Atilio era toccata in sorte la provincia della Sardegna, ma ebbe lordine di passare in Corsica con la nuova legione arruolata dai consoli di cinquemila fanti e trecento cavalieri

Durante la sua azione militare nellisola Cornelio ebbe prorogato il potere militare in Sardegna

A Gn Servilio Cepione per la Spagna ulteriore e a P Furio Filo per la citeriore furono assegnati tremila fanti romani, centocinquanta cavalieri con cinquemila fanti e trecento cavalieri dei socii di nome latino, mentre la Sicilia fu assegnata a L Claudio senza complementi

Inoltre i consoli ebbero ordine di arruolare due legioni con regolare numero di fanti e cavalieri e dimporre ai socii diecimila fanti e seicento cavalieri

Ma la leva si presentava ai consoli tanto più ingrata, perché la peste che lanno prima aveva colpito i bovini, nel corso di quellanno si era trasformata in epidemia di uomini
Qui inciderant, haud facile septimum diem superabant; qui superaverant, longinquo, maxime quartanae, implicabantur morbo

Servitia maxime moriebantur; eorum strages per omnis vias insepultorum erat

Ne liberorum quidem funeribus Libitina sufficiebat

Cadavera intacta a canibus ac volturibus tabes absumebat; satisque constabat nec illo nec priore anno in tanta strage boum hominumque volturium usquam visum

Sacerdotes publici ea pestilentia mortui sunt Cn Seruilius Caepio pontifex, pater praetoris, et Ti Sempronius Ti filius Longus decemvir sacrorum et P Aelius Paetus augur et Ti Sempronius Gracchus et C Mamilius Atellus curio maximus M Sempronius Tuditanus

Pontifices suffecti sunt C Sulpicius Galba * * * in locum Tuditani
Chi ne era preso, difficilmente superava il settimo giorno e chi lo superava incorreva in complicazioni di lunga durata, soprattutto di febbre quartana

Fra gli schiavi si verificò maggiore moria e cumuli dei loro cadaveri insepolti si ammucchiavano in ogni strada

Neppur al trasporto dei liberi era più in grado di sopperir Libitina

La carogne non toccate dai cani e dagli avvoltoi erano consunte dalla putredine e risultava sufficientemente provato che né in quellanno né in quello avanti pur in così grande congerie di carogne e cadaveri insepolti si fosse mai visto un avvoltoio

Furono travolti da questa pestilenza pubblici ministri del culto come il pontefice Gn Servilio Cepione, padre del pretore, e Ti Sempronio Longo, figlio di Tiberio, decemviro addetto ai sacrifici e gli auguri P Elio Peto e Ti Sempronio Gracco e il capo dei curioni C Mamilio Atello
Augures suffecti sunt in Gracchi locum T Veturius Gracchus Sempronianus, in P Aeli Q Aelius Paetus

Decemvir sacrorum C Sempronius Longus, curio maximus C Scribonius Curio sufficitur

Cum pestilentiae finis non fieret, senatus decrevit, uti decemviri libros Sibyllinos adirent

Ex decreto eorum diem unum supplicatio fuit, et Q Marcio Philippo verba praeeunte populus in foro votum concepit, si morbus pestilentiaque ex agro Romano emota esset, biduum ferias ac supplicationem se habiturum
In quello di auguri, al posto di Gracco, T Veturio Gracco Seniproniano, al posto di P Elio, Q Elio Peto

Come decemviro dei sacrifici viene sostituito G Sempronio Longo, come capodei curioni G Scribonio Curione

Poiché non si vedeva la fine del morbo il senato ordinò che i decemviri consultassero i libri sibillini

Per loro disposizione fu indetto un giorno di supplicazione e mentre Q Marcio Filippo pronunciava la formula il popolo nel foro fece voto, se quellepidemia di peste fosse stata allontanata dal territorio di Roma, di celebrare feste e supplicazioni per due giorni

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 01-15
Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 01-15

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 01-15

In Veienti agro biceps natus puer, et Sinuessae unimanus, et Auximi puella cum dentibus, et arcus interdiu sereno caelo super aedem Saturni in foro Romano intentus, et tres simul soles effulserunt, et faces eadem nocte plures per caelum lapsae sunt, et Lanuvini Caeritesque anguem in oppido suo iubatum, aureis maculis sparsum, apparuisse adfirmabant, et in agro Campano bovem locutum esse satis constabat

[22] Legati nonis Iuniis ex Africa redierunt, qui convento prius Masinissa rege Carthaginem ierant; ceterum certius aliquanto, quae Carthagine acta essent, ab rege scierant quam ab ipsis Carthaginiensibus

Conpertum tamen adfirmaverunt legatos ab rege Perseo venisse, iisque noctu senatum in aede Aesculapi datum esse
Nel territorio di Velo nacque un bambino con due teste, uno a Sinuessa con una mano sola, ad Osimo una bambina coi denti, e sopra il tempio di Saturno nel foro romano si disegnò un arcobaleno in pieno giorno a cielo sereno e rifulsero contemporaneamente tre soli e nella stessa notte trascorsero per il cielo molte stelle cadenti, mentre i Lanuvini e i Ceriti attestavano lapparizione nelle loro città di un serpente crinito cosparso di macchie gialle e nel territorio campano risultava in modo fededegno che un bue si fosse messo a parlare

[22] Alle none di Giugno tornarono dallAfrica gli ambasciatori, che si erano recati a Cartagine, previo incontro col re Massinissa; ma erano venuti a sapere qualcosa di più sicuro sugli avvenimenti di Cartagine dalla bocca del re che dai discorsi dei Cartaginesi

Pure affermarono di tenere per certo che vi era andata una legazione del re Perseo e di notte- tempo le era stata concessa udienza nel tempio di Esculapio
Ab Carthagine legatos in Macedoniam missos et rex adfirmaverat et ipsi parum constanter negaverant

In Macedoniam quoque mittendos legatos senatus censuit

Tres missi sunt, C Laelius M Valerius Messalla Sex Digitius

Perseus per id tempus, quia quidam Dolopum non parebant et, de quibus ambigebatur rebus, disceptationem ab rege ad Romanos revocabant, cum exercitu profectus sub ius iudiciumque suum totam coegit gentem

Inde per Oetaeos montes transgressus, religionibus quibusdam animo obiectis, oraclum aditurus Delphos escendit

Cum in media repente Graecia apparuisset, magnum non finitimis modo urbibus terrorem praebuit, sed in Asiam quoque ad regem Eumenen nuntios tumultuosos misit

Triduum non plus Delphis moratus, per Pthiotidem Achaiam Thessaliamque sine damno iniuriaque eorum, per quorum iter fecit, in regnum rediit
Di unaltra legazione mandata da Cartagine in Macedonia il re aveva parlato e i Cartaginesi con poca convinzione avevano negato linvio

Il senato giudicò di dover spedire anche in Macedonia legati

Furono tre: G Lelio, M Valerio Messalla, Ses Digizio

Perseo in quei giorni, poiché alcuni dei Dolopi non gli ubbidivano e volevano dal re rimettere ai Romani larbitrato sulle loro contestazioni, alla testa del suo esercito ridusse lintera popolazione sotto la sua potestà

Di là traversando i monti Etei, per alcuni scrupoli religiosi insinuatisi nellanimo suo, sali a Delfi per consultare loracolo

La sua improvvisa comparsa nel centro delle Grecia non solo provocò gran terrore alle città vicine, ma sino in Asia al re Eumene diffuse allarmanti notizie

Trattenutosi a Delfi non più di tre giorni, attraverso lAcaia Ftiotide e la Tessaglia ritornò nel suo regno, senza danno od offesa di colorò, per il cui passò

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 41-42
Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 41-42

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 06, 41-42

Nec earum tantum civitatium, per quas iturus erat, satis habuit animos sibi conciliare; aut legatos aut litteras dimisit, petens, ne diutius simultatum, quae cum patre suo fuissent, meminissent; nec enim tam atroces fuisse eas, ut non cum ipso potuerint ac debuerint finiri; secum quidem omnia illis integra esse instituendam fideliter amicitiam; cum Achaeorum maxime gente reconciliandae gratiae viam quaerebat

[23] Haec una ex omni Graecia gens et Atheniensium civitas eo processerat irarum, ut finibus interdiceret Macedonibus

Itaque servitiis ex Achaia fugientibus receptaculum Macedonia erat, quia, cum finibus suis interdixissent, intrare regni terminos ipsi non audebant

Id cum Perseus animadvertisset, conprensis omnibus litterae * *

Ceterum ne similis fuga servorum postea fieret, cogitandum et illis esse
Né soltanto si contentò di conciliarsi il favore delle città da attraversare: legati o lettere spedì con la richiesta di non far più oltre caso alle rivalità avute con suo padre; del resto non si trattava di così gravi dissensi, da non potersi e doversi considerare estinti con lui; nei suoi riguardi invece tutto era impregiudicato per essi instaurare una fedele amicizia; soprattutto cercava il modo di riconciliarsi il favore della popolazione achea

[23] Fra tutti i Greci questa sola gente e la città di Atene era giunta a tanto risentimento da sbandire dal proprio territorio i Macedoni

E così la Macedonia era divenuta ricetto di tutti gli schiavi achei fuggitivi, perché interdetta la propria regione ai Macedoni, essi a loro volta non si sentivano di varcare i confini del regno

Quando Perseo se ne rese conto, imprigionati tutti gli schiavi, una lettera

Del resto dovevano provvedere anche loro che una tal fuga di schiavi non avesse a verificarsi più in avvenire
Recitatis his litteris per Xenarchum praetorem, qui privatae gratiae aditum apud regem quaerebat, et plerisque moderate et benigne scriptas esse censentibus litteras, atque iis maxume, qui praeter spem recepturi essent amissa mancipia, Callicrates ex iis, qui in eo verti salutem gentis crederent, si cum Romanis inviolatum foedus servaretur, 'parva' inquit 'aut mediocris res, Achaei, quibusdam videtur agi: ego maxumam gravissimamque omnium non agi tantum arbitror, sed quodam modo actam esse Letta questa lettera dal pretore Senarco, che cercava occasione di guadagnarsi personale benevolenza presso il re, e i più ritenendo che essa fosse redatta in termini misurati e concilianti, soprattutto coloro che sarebbero potuti rientrare in possesso, contro ogni speranza, degli schiavi scappati via, Callicrate, uno di quelli che facevano consistere la salvezza del suo popolo nella scrupolosa osservanza dellalleanza coi Romani: A certuni esclamò , o Achei, sembra che sia in giuoco una posta piccola e modesta; io invece ritengo essere in gioco la questione più importante e più grave di tutte, anzi in certo modo che per essa non ci sia più rimedio

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 41-50
Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 41-50

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 41-50

Nam qui regibus Macedonum Macedonibusque ipsis finibus interdixissemus manereque id decretum , scilicet ne legatos, ne nuntios admitteremus regum, per quos aliquorum ex nobis animi sollicitarentur, ii contionantem quodam modo absentem audimus regem, et, si dis placet, orationem eius probamus

Et cum ferae bestiae cibum ad fraudem suam positum plerumque aspernentur et refugiant, nos caeci specie parvi beneficii inescamur et servulorum minimi pretii recipiendorum spe nostram ipsorum libertatem subrui et temptari patimur

Quis enim non videt viam regiae societatis quaeri, qua Romanum foedus, quo nostra omnia continentur, violetur
Noi infatti che pur avevamo sbandito i re dei Macedoni nonché gli stessi Macedoni dal nostro paese e che era tuttora in vigore quella decisione, naturalmente per tenere lontani da noi i legati e i messi inviati dai re, dalle cui parole gli animi di alcuni di noi potevano essere sobillati, eccoci ora qui ad ascoltarelinfervorata arringa, per così dire, del re che ci parla da lontano e, come poterlo immaginare, a manifestargli la nostra soddisfazione

E mentre le bestie selvagge spesso rifiutano il cibo offerto per ingannarle e se ne ritraggon lontane, noi ciechi ci lasciamo adescare dallapparenza di un piccolo beneficio e per la speranza di riavere poveri schiavi di nessun pregio consentiamo che la nostra libertà stessa sia scalzata e messa a repentaglio

Chi non vede che si cerca occasione di fare amicizia con il re, per cui effetto si violerebbe lalleanza coi Romani, dove sono riposte tutte le nostre speranze
Nisi hoc dubium alicui est, bellandum Romanis cum Perseo esse et, quod vivo Philippo expectatum, morte eius interpellatum est, id post mortem Philippi futurum

Duos, ut scitis, habuit filios Philippus, Demetrium et Persea

Genere materno, virtute, ingenio, favore Macedonum longe praestitit Demetrius

Sed quia in Romanos odii regnum posuerat praemium, Demetrium nullo alio crimine quam Romanae amicitiae initae occidit; Persea, quem populo Romano prius paene quam regni heredem futurum sciebat, regem fecit

Itaque quid hic post mortem patris egit aliud quam bellum paravit

Bastarnas primum ad terrorem omnium Dardaniam inmisit; qui si sedem eam tenuissent, graviores eos accolas Graecia habuisset, quam Asia Gallos habebat
A meno che non ci sia qualcuno disposto a mettere in dubbio la necessità per i Romani di far guerra contro Perseo e lavverarsi dopo la morte di Filippo di quellevento, atteso quandera ancor vivo e interrotto dalla sua morte

Due figli, come sapete, ebbe Filippo, Demetrio e Perseo

In fatto di ascendenza per parte di madre, in fatto di valore, capacità naturali, favore dei sudditi, di gran lunga era superiore Demetrio

Ma poiché Filippo aveva stabilito il regno come premio dellodio contro i Romani, Demetrio senzaltra colpa che quella daver stretto amicizia coi Romani lo fece uccidere e Perseo, di cui sapeva che sarebbe stato lerede il popolo romano quasi ancora prima del regno, lo fece re

E questi pertanto dopo la morte del padre che cosa ha fatto se non preparare la guerra

Prima di tutto fece stanziare i Bastarni Dardania per provocare generale terrore; e se essi avessero conservato quella sede, la Grecia si sarebbe venuta a trovare vicini più molesti di quanto fossero i Galli per lAsia

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 48 - 65
Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 48 - 65

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02; 48 - 65

Ea spe depulsus non tamen belli consilia omisit; immo, si vere volumus dicere, iam incohavit bellum

Dolopiam armis subegit nec provocantis de controversiis ad disceptationem populi Romani audivit

Inde transgressus Oetam, ut repente in medio umbilico Graeciae conspiceretur, Delphos escendit

Haec usurpatio itineris insoliti quo vobis spectare videtur

Thessaliam deinde peragravit; quod sine ullius eorum, quos oderat, noxa, hoc magis temptationem metuo
Deluso in questa speranza non però abbandonò i suoi piani di guerra; anzi, se vogliam dire il vero, ha già dato inizio alla guerra

Sottomise con la forza la Dolopia senzascoltare la proposta di quegli abitanti di ricorrere alla decisione del popolo romano per comporre i loro dissensi

Di là valicato lEta, per comparire allimprovviso nellombilico della Grecia, salì a Delfi

La scelta di così insolito itinerario a che cosa vi sembra che miri

Poi percorse la Tessaglia; e poiché ha fatto senza recar danno ad alcuna di quelle genti che odiava, per questepiù lo sospetto come un tentativo di guadagnarsene le simpatie

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 48 - 50
Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 48 - 50

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 48 - 50

Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 11-15
Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 11-15

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 06, 11-15

Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 21-26
Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 21-26

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 04, 21-26

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 01-10

Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 18 - 20

Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 16-30

Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 01 - 04

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 21-30

Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 51-61