Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 06 - 11

Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 06 - 11

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 06 - 11
[6] P Sulpicio provincia Macedonia sorti evenit isque rogationem promulgavit, vellent iuberent Philippo regi Macedonibusque qui sub regno eius essent, ob iniurias armaque inlata sociis populi Romani bellum indici

Alteri consulum Aurelio Italia provincia obtigit

Praetores exinde sortiti sunt C Sergius Plautus urbanam, Q Fulvius Gillo Siciliam, Q Minucius Rufus Bruttios, L Furius Purpurio Galliam

Rogatio de bello Macedonico primis comitiis ab omnibus ferme centuriis antiquata est

Id cum fessi diuturnitate et gravitate belli sua sponte homines taedio periculorum laborumque fecerant, tum Q Baebius tribunus plebis, viam antiquam criminandi patres ingressus, incusaverat bella ex bellis seri ne pace unquam frui plebs posset
[6] Il comando in Macedonia toccò in sorte a Publio Sulpicio e questi fece pubblicare una proposta di legge per dichiarare guerra al re Filippo e ai Macedoni che erano sotto il suo regno a causa delle offese e degli attacchi armati contro gli alleati del popoio romano

Allaltro console Aurelio toccò in sorte lItalia

I pretori poi ebbero in sorte, Caio Sergio Plauto la provincia urbana, Quinto Fulvio Gillone la Sicilia, Quinto Minucio Ruf o il Bruzio, Lucio Furio Purpurione la Gallia

La proposta di guerra alla Macedonia alla jrima riunione dei comizi venne respinta da quasi tutte le centurie

Così di loro volontà decisero uomini stanchi della lunghezza e della gravità della guerra, non più disposti ad affrontare fatiche e pericoli; il tribuno Quinto Bebio poi, adottando lantica politica di accuse verso i senatori, li incolpava di far nascere una guerra dopo laltra perché la plebe non potesse mai godere della pace
Aegre eam rem passi patres laceratusque probris in senatu tribunus plebis et consulem pro se quisque hortari ut de integro comitia rogationi ferendae ediceret castigaretque segnitiam populi atque edoceret quanto damno dedecorique dilatio ea belli futura esset

[7] Consul in campo Martio comitiis, priusquam centurias in suffragium mitteret, contione advocata, ignorare inquit 'mihi videmini, Quirites, non utrum bellum an pacem habeatis vos consulineque enim liberum id vobis Philippus permittet, qui terra marique ingens bellum molitursed utrum in Macedoniam legiones transportetis an hostes in Italiam accipiatis

Hoc quantum intersit, sin unquam ante alias, proximo certe Punico bello experti estis
Mal sopportarono laccusa i senatori e in senato il tribuno venne coperto di insulti; tutti esortavano con insistenza il console a riconvocare i comizi per lesame della proposta, a rimproverare al popolo la sua neghittosità ed a mostrare quanto dannoso e disonorevole sarebbe stato il rinvio di quella guerra

[7]Il console, convocati i comizi e riunita una pubblica assemblea in Campo Marzio, prima di far votare le centurie, disse: Mi sembra che ignoriate, o Quiriti, che voi non dovete decidere tra la pace e la guerra (Filippo, che prepara una grande guerra per terra per mare, non vi lascerà a tal proposito libertà di scelta) ma solo se volete far passare le nostre legioni in Macedonia od aspettare che il nemico sbarchi in Italia

Quanto grande sia la differenza lo avete imparato, se non in precedenza, di certo almeno nellultima guerra
Quis enim dubitat quin, si Saguntinis obsessis fidemque nostram implorantibus impigre tulissemus opem, sicut patres nostri Mamertinis tulerant, totum in Hispaniam aversuri bellum fuerimus, quod cunctando cum summa clade nostra in Italiam accepimus

Ne illud quidem dubium est quin hunc ipsum Philippum, pactum iam per legatos litterasque cum Hannibale ut in Italiam traiceret, misso cum classe Laevino qui ultro ei bellum inferret, in Macedonia continuerimus

Et quod tunc fecimus, cum hostem Hannibalem in Italia haberemus, id nunc pulso Italia Hannibale, devictis Carthaginiensibus cunctamur facere
Chi può dubitare che se tossime andati decisamente in soccorso dei Saguntini assediati) i quali imploravano da noi il rispetto dei patti, così come fecero i nostri padri con i Mamertini , avremmo limitato alla Spagna lintera guerra, mentre per le nostre esitazioni fummo costretti a subirla in Italia a prezzo di tanto sangue

Ed è altrettanto sicuro che ora, inviando la flotta al comando di Levino ad assumere liniziativa della guerra, siamo riusciti a trattenere in Macedonia Filippo, pur avendo questi già concluso un accordo con Annibale, pèr mezzo dì ambasciatori e per via epistolare, allo scopo di passare in Italia

Ed esitiamo a fare, ora che Annibale è stato scacciato dallItalia e che i Cartaginesi sono stati completamente sconfitti, cìò che facemmo quando avevamo in Italia un nemico come Annibale

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Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 16-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 16-30

Patiamur expugnandis Athenis, sicut Sapunto expugnando Hannibalem passi sumus, segnitiam nostram experiri regem: non quinto inde mense, quemadmodum ab Sagunto Hannibal, sed quinto [inde] die quam ab Corintho soluerit naves, in Italiam perveniet

Ne aequaveritis Hannibali Philippum nec Carthaginiensibus Macedonas: Pyrrho certe aequabitis

dico

Quantum vel vir uiro vel gens genti praestat

Minima accessio semper Epirus regno Macedoniae fuit et hodie est

Peloponnesum totam in dicione Philippus habet Argosque ipsos, non vetere fama magis quam morte Pyrrhi nobilitatos

Nostra nunc comparate

Quanto magis florentem Italiam, quanto magis integras res, salvis ducibus, salvis tot exercitibus quos Punicum postea bellum absumpsit, adgressus Pyrrhus tamen concussit et victor prope ad ipsam urbem Romanam venit
Lasciamo pure che il re abbia una prova della nostra inerzia dallespugnazione di Atene, come la ebbe Annibale dallespugnazione di Sagunto: non dopo quattro mesi, come Annibale dopo Sagunto, ma dopo quattro giorni, da che sarà salpato da Corinto, arriverà in Italia

Siamo daccordo, Filippo non vale Annibale, ed i Macedoni non valgono i Cartaginesi; certamente però vorrete metterlo sullo stesso piano di Pirro

Ma che dico, sullo stesso piano

Di quanto questo re supera quellaltro, il suo popolo il popolo dellEpiro

LEpiro è sempre stato ed è tuttora una piccolissima appendice del regno di Macedonia

Filippo ha in suo potere lintero Peloponneso e la stessa Argo, famosa non meno per la morte di Pirro che per la gloria sua antica

Confrontiamo ora la nostra situazione interna

Quanto più florida lItalia, intatte le forze, incolumi i condottieri, incolumi tanti eserciti che poi la guerra punica divorò; eppure quando Pirro venne allattacco ci inferse gravi colpi ed arrivò vittorioso fin quasi alle porte di Roma
Nec Tarentini modo oraque illa Italiae quam maiorem Graeciam vocant, ut linguam, ut nomen secutos crederes, sed Lucanus et Bruttius et Samnis ab nobis defecerunt

Haec vos, si Philippus in Italiam transmiserit, quietura aut mansura in fide creditis

Manserunt enim Punico postea bello

Nunquam isti populi, nisi cum deerit ad quem desciscant, ab nobis non deficient

Si piguisset vos in Africam traicere, hodie in Italia Hannibalem et Carthaginienses hostes haberetis

Macedonia potius quam Italia bellum habeat: hostium urbes agrique ferro atque igni vastentur

Experti iam sumus foris nobis quam domi feliciora potentioraque arma esse

Ite in suffragium bene iuvantibus divis et quae patres censuerunt vos iubete
E non solo i Tarentini e gli abitanti di quel lembo dItalia detto Magna Grecia, che si potevano credere indotti dalla comunanza di lingua e dalla fama di Pirro, ma anche Lucani, Bruzi e Sanniti defezionarono

Credete che, se Filippo passerà in Italia, queste popolazioni se ne staranno tranquille e ci rimarranno fedeli

E gli sono rimaste, durante la guerra punica

Queste popolazioni coglieranno sempre ogni occasione per staccarsi da noi, a meno che non ci sia nessuno dalla cui parte passare

Se foste stati riluttanti a passare in Africa, avreste ancor oggi nemici in Italia Annibale ed i Cartaginesi

Sia la Macedonia piuttosto che litalia il teatro della guerra; siano messe a ferro e a fuoco le città e le campagne dei nemici

Sappiamo già per esperienza che le nostre armi sono più forti e fortunate allestero che in patria

Andate a votare con lassistenza degli dèi e sancite le decisioni del senato

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Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 13 - 14

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 13 - 14

Huius vobis sententiae non consul modo auctor est sed etiam di immortales, qui mihi sacrificanti precantique ut hoc bellum mihi, senatui vobisque, sociis ac nomini Latino, classibus exercitibusque nostris bene ac feliciter eveniret, laeta omnia prosperaque portendere

[8] Ab hac oratione in suffragium missi, uti rogaret, bellum iusserunt

Supplicatio inde a consulibus in triduum ex senatus consulto indicta est, obsecratique circa omnia pulvinaria di ut quod bellum cum Philippo populus iussisset, id bene ac feliciter eveniret; consultique fetiales ab consule Sulpicio, bellum quod indiceretur regi Philippo utrum ipsi utique nuntiari iuberent an satis esset in finibus regni quod proximum praesidium esset, eo nuntiari

Fetiales decreverunt utrum eorum fecisset recte facturum
Non solo il console vi spinge a questo voto, ma gli dèi immortali, i quali al mio sacrificio e alle mie preghiere che questa guerra si svolgesse felicemente per me, per il senato, per voi, per gli alleati, per la stirpe latina, per i nostri eserciti e le nostre flotte, risposero con lieti presagi di totale vittoria

[8] Mandati a votare dopo questo discorso, approvarono la proposta di guerra

I consoli decretarono poi, per decisione del senato, tre giorni di suppliche agli dèi, e in tutti i templi si implorò dagli dèi il felice esito della guerra contro Filippo decisa dal popolo; furono poi dal console Sulpicio consultati i feciali sulla guerra che si doveva dichiarare al re Filippo, se cioè ordinavano di annunziarla a lui personalmente, o se era sufficiente annunziarla al più vicino presidio di confine del suo regno

I feciali decretarono che, facesse nelluno o uellaltro modo, avrebbe agito rettamente
Consuli a patribus permissum ut quem videretur ex iis qui extra senatum essent legatum mitteret ad bellum regi indicendum

Tum de exercitibus consulum praetorumque actum

Consules binas legiones scribere iussi, veteres dimittere exercitus

Sulpicio, cui novum ac magni nominis bellum decretum erat, permissum ut de exercitu quem P Scipio ex Africa deportasset voluntarios, quos posset, duceret: invitum ne quem militem veterem ducendi ius esset

Praetoribus L Furio Purpurioni et Q Minucio Rufo quina milia socium Latini nominis consules darent, quibus praesidiis alter Galliam, alter Bruttios provinciam obtineret

Q Fulvius Gillo ipse iussus ex eo exercitu quem P Aelius consul habuisset, ut quisque minime multa stipendia haberet, legere, donec et ipse quinque milia socium ac nominis Latini effecisset: id praesidii Siciliae provinciae esset
Venne dai senatori concesso al console di mandare come ambasciatore, a dichiarare la guerra al re, quale dei feciali volesse, purché non fosse membro del senato

Si discusse poi dellesercito da affidare ai consoli e ai pretori

Ai consoli si ordinò di arruolare due legioni ciascuno e di congedare i vecchi eserciti

Sulpicio, impegnato in una nuova ed importante guerra, ebbe il permesso di arruolare quanti volontari potesse tra i soldati portati indietro dallAfrica da Scìpione: nessun veterano doveva però essere arruolato contro la propria volontà

I consoli dovevano dare ai pretori Lucio Furio Purpurione e Quinto Minucio Rufo cinquemila alleati di stirpe latina ciascuno, con i quali luno doveva presidiare la Gallia, laltro il Bruzio

Quinto Fulvio Gillone dai canto suo ebbe lordine di scegliere dallesercito che era stato del console Publio Elio tutti quelli che non avessero prestato servizio molto a lungo, finché avesse riunito anche lui cinquemila uomini tra alleati e latini: questo contingente doveva presidiare la Sicilia

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Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 10 - 12

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 10 - 12

M Valerio Faltoni, qui praetor priore anno Campaniam provinciam habuerat, prorogatum in annum imperium est, uti pro praetore in Sardiniam traiceret; is quoque de exercitu qui ibi esset quinque milia socium nominis Latini, qui eorum minime multa stipendia haberent, legeret

Et consules duas urbanas legiones scribere iussi, quae si quo res posceret, multis in Italia contactis gentibus Punici belli societate iraque inde tumentibus, mitterentur

Sex legionibus Romanis eo anno usura res publica erat
Marco Valerio Faltone, che lanno precedente aveva avuto come pretore la provincia della Campania, ebbe il comando prorogato di un anno perché passasse come propretore in Sardegna; anche lui doveva scegliere cinquemila alleati di stirpe latina tra quei soldati dellesercito che si trovava nellisola i quali non avessero prestato servizio molto a lungo

I consoli ebbero anche lordine di arruolare due legioni urbane da inviare dove il bisogno lo richiedesse, dato che molte genti in Italia si erano rese colpevoli dì alleanza con i Cartaginesi durante la guerra ed erano ancora in stato di eccitazione

In quellanno lo stato avrebbe messo in campo sei legioni romane
[9] In ipso apparatu belli legati a rege Ptolomaeo venerunt qui nuntiarent Athenienses adversus Philippum petisse ab rege auxilium: ceterum, etsi communes socii sint, tamen nisi ex auctoritate populi Romani neque classem neque exercitum defendendi aut oppugnandi cuiusquam causa regem in Graeciam missurum esse; vel quieturum eum in regno, si populo Romano socios defendere libeat, vel Romanos quiescere, si malint, passurum atque ipsum auxilia, quae facile adversus Philippum tueri Athenas possent, missurum

Gratiae regi ab senatu actae responsumque tutari socios populo Romano in animo esse: si qua re ad id bellum opus sit indicaturos regi, regnique eius opes scire subsidia firma ac fidelia suae rei publicae esse

Munera deinde legatis in singulos quinum milium aeris ex senatus consulto missa
[9] Proprio durante i preparativi di guerra vennero degli ambasciatori da parte del re Tolomeo ad annunziare che gli Ateniesi avevano richiesto laiuto del re contro Filippo: il re però, benché si trattasse di comuni alleati, non avrebbe inviato in Grecia nè flotte né eserciti per qualsivoglia operazione difensiva od offensiva senza lapprovazione del popolo romano: se ne sarebbe rimasto tranquillo nel suo regno se il popolo romano avesse voluto difendere gli alleati o, se lo preferivano, avrebbe lasciato che i Romani rima nesser inattivi e avrebbe inviato lui degli aiuti che facil mente potessero difendere Atene contro Filippo

Il senato espresse il proprio ringraziamento al re e rispose che il popolo romano aveva lintenzione di difendere gli alleati; se ci fosse stato bisogno di aiuto per quella guerra lo avrebbero segnalato al re: sapevano bene che le risorse del suo regno costituivano un valido e leale sostegno dello stato romano

Per decreto del senato venne offerto a ciascun ambasciatore un donativo di cinquemila assi

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Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 51-63

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Cum dilectum consules haberent pararentque quae ad bellum opus essent, civitas religiosa in principiis maxime novorum bellorum, supplicationibus habitis iam et obsecratione circa omnia pulvinaria facta, ne quid praetermitteretur quod aliquando factum esset, ludos Iovi donumque vovere consulem cui provincia Macedonia evenisset iussit

Moram voto publico Licinius pontifex maximus attulit, qui negavit ex incerta pecunia voveri debere, quia pecunia non posset in bellum usui esse seponique statim deberet nec cum alia pecunia misceri: quod si factum esset, votum rite solui non posse

Quamquam et res et auctor movebat, tamen ad collegium pontificum referre consul iussus si posset recte votum incertae pecuniae suscipi

Posse rectiusque etiam esse pontifices decreverunt
Mentre i consoli arruolavano le truppe e preparavano il necessario per la guerra i cittadini, pieni di scrupoli religiosi specialmente allinizio di nuove guerre, dopo aver fatto le supplicazioni e innalzato preghiere in tutti i templi vollero che, come già talvolta era stato fatto, il console cui era toccata in sorte la Macedonia offrisse a Giove dei giochi votivi e un dono

Il pontefice massimo Licinio si oppose al pubblico desiderio sostenendo che non si poteva fare un voto senza determinare la somma occorrente; bisognava farlo in base ad una somma ben determinata i che non doveva servire per la guerra ma doveva essere subito accantonata e tenuta ben distinta da ogni altra; altrimenti il voto non avrebbe potuto essere validamente sciolto

Malgrado limportanza dellobiezione e del suo autore il console fu invitato ad appellarsi al collegio dei pontefici per sapere se era possibile fare un voto senza fissare la somma necessaria

I pontefici stabilirono che era possibile, ed anzi ancor più regolare

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