Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 06 - 11
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Vovit in eadem verba consul praeeunte maximo pontifice quibus antea quinquennalia vota suscipi solita erant, praeterquam quod tanta pecunia quantam tum cum solueretur senatus censuisset ludos donaque facturum vovit Octiens ante ludi magni de certa pecunia voti erant, hi primi de incerta [10] Omnium animis in bellum Macedonicum versis repente, nihil minus eo tempore timentibus, Gallici tumultus fama exorta Insubres Cenomanique et Boii excitis Celinibus Ilvatibusque et ceteris Ligustinis populis, Hamilcare Poeno duce, qui in iis locis de Hasdrubalis exercitu substiterat, Placentiam invaserant; et direpta urbe ac per iram magna ex parte incensa, vix duobus milibus hominum inter incendia ruinasque relictis, traiecto Pado ad Cremonam diripiendam pergunt |
Il console pronunziò il giuramento negli stessi termini (che il pontefice massimo gli veniva dettando) con i quali in precedenza si pronunciavano i voti quinquennali, con lunica differenza che promise di impegnare per i giochi e per lofferta tanto denaro quanto il senato avesse stabilito al momento di sciogliere il voto Otto volte in precedenza si era fatto voto di grandi giochi sulla base di una somma prefissata; questi furono i primi (offerti) su (somma) incerta [10] Lattenzione di tutti era rivolta alla guerra con la Macedonia quando allimprovviso, mentre non si aveva alcun timore di tal genere, si diffuse la notizia di un attacco dei Galli Insubri, Cenomani e Boi, dopo aver sollevato i Celini, gli Ilvati e gli altri popoli liguri, si erano lanciati contro Piacenza sotto la guida del cartaginese Amilcare, che aveva fatto parte dellesercito dì Asdrubale ed era poi rimasto in quella regione; dopo aver messo a sacco la città ed averla in gran parte incendiata trasportati dal furore, lasciativi neppure duemila uomini in mezzo agli incendi e alle rovine, passarono il Po e marciarono velocemente su Cremona per saccheggiarla |
Vicinae urbis audita clades spatium colonis dedit ad claudendas portas praesidiaque per muros disponenda, ut obsiderentur tamen prius quam expugnarentur nuntiosque mitterent ad praetorem Romanum Lucius Furius Purpurio tum provinciae praeerat, cetero ex senatus consulto exercitu dimisso praeter quinque milia socium ac Latini nominis; cum iis copiis in proxima regione provinciae circa Ariminum substiterat |
La notizia del disastro della città vicina diede ai coloni il tempo di chiudere le porte e di collocare truppe armate sulle mura, per costringere almeno il nemico ad un assedio prima della conquista e poter cusì inviare dei messi al pretore romano Aveva allora il comando nella provincia Lucio Furio Purpurione che in base al decreto del senato aveva congedato tutto lesercito ad eccezione di cinquemila tra alleati e latini: con queste truppe aveva preso posizione nella zona della provincia più vicina al nemico, nei dintorni di Rimini |
Is tum senatui scripsit quo in tumultu provincia esset: duarum coloniarum quae ingentem illam tempestatem Punici belli subterfugissent alteram captam ac direptam ab hostibus, alteram oppugnari; nec in exercitu suo satis praesidii colonis laborantibus fore nisi quinque milia socium quadraginta milibus hostiumtot enim in armis essetrucidanda obicere velit et tanta sua clade iam inflatos excidio coloniae Romanae augeri hostium animos | Scrisse allora al senato sulla difficile situazione della provincia: delle due colonie che erano scampate al terribile pericolo della guerra punica una era stata conquistata e saccheggiata dai nemici, laltra era assediata; il suo esercito non avrebbe potuto costituire una valida difesa per i coloni, a meno che non avesse voluto mandare cinquemila alleati a farsi sgozzare da quarantamila nemici (tanti difatti avevano preso le armi) ed accrescere con tanta strage dei suoi il coraggio dei nemici, già esaltati dalla distruzione di una colonia romana |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 16-30
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 16-30
[11] His litteris recitatis decreverunt ut C Aurelius consul exercitum, cui in Etruriam ad conveniendum diem edixerat, Arimini eadem die adesse iuberet et aut ipse, si per commodum rei publicae posset, ad opprimendum Gallicum tumultum proficisceretur aut Q Minucio praetori scriberet ut, cum ad eum legiones ex Etruria venissent, missis in vicem earum quinque milibus sociorum quae interim Etruriae praesidio essent, proficisceretur ipse ad coloniam liberandam obsidione Legatos item mittendos in Africam censuerunt, eosdem Carthaginem, eosdem in Numidiam ad Masinissam: Carthaginem ut nuntiarent civem eorum Hamilcarem relictum in Galliahaud satis scire ex Hasdrubalis prius an ex Magonis postea exercitubellum contra foedus facere, exercitus Gallorum Ligurumque excivisse ad arma contra populum Romanum; eum, si pax placeret, revocandum illis et dedendum populo Romano esse |
[11] Letto questo messaggio durante una seduta, stabilirono che il console Caio Aurelio comandasse al suo esercito di riunirsi a Rimini nel giorno in cui era stato stabilito dovesse riunirsi in Etruria, poi lui, se era possibile senza danno per lo stato, muovesse a reprimere la ribellione dei Galli, oppure scrivesse al pretore Quinto Minucio che, una volta arrivate a lui le legioni dallEtruria, muovesse lui stesso a liberare la colonia dallassedio dopo aver mandato, a sostituire quelle legioni nel presidio dellEtruria, i cinquemila alleati a sua disposizione Stabilirono anche di inviare in Africa degli ambasciatori, prima a Cartagine, poi in Numidia da Masinissa : a Cartagine per render noto che un Cartaginese, Amilcare, lasciato in Gallia non si sapeva bene se dallesercito di Asdrubale prima, o da quello di Magone poi, aveva iniziato, contro i patti, una guerra, sollevando contro il popolo romano un esercito di Galli e di Liguri: se volevano conservare la pace dovevano richiamano e consegnano al popolo romano |
Simul nuntiare iussi perfugas sibi non omnes redditos esse ac magnam partem eorum palam Carthagini obversari dici; quos comprehendi conquirique debere ut sibi ex foedere restituantur Haec ad Carthaginienses mandata Masinissae gratulari iussi quod non patrium modo reciperasset regnum sed parte florentissima Syphacis finium adiecta etiam auxisset Nuntiare praeterea iussi bellum cum rege Philippo susceptum, quod Carthaginienses auxiliis iuvisset iniuriasque inferendo sociis populi Romani flagrante bello Italia coegisset classes exercitusque in Graeciam mitti et distinendo copias causa in primis fuisset serius in Africam traiciendi; peterentque ut ad id bellum mitteret auxilia Numidarum equitum |
Inoltre gli ambasciatori dovevano notificare che non tutti i disertori erano stati restituiti e che, a quanto si diceva, gran parte di loro si faceva vedere in pubblico a Cartagine: dovevano essere ricercati, arrestati e poi restituiti, secondo le clausole del trattato di pace Questo doveva essere esposto ai Cartaginesi Con Masinissa dovevano congratularsi perché non solo aveva recuperato il regno paterno, ma laveva accresciuto con la parte più florida del territorio di Siface Dovevano inoltre annunziargii che si era intrapresa la guerra contro Filippo perché questi aveva inviato aiuti ai Cartaginesi e perché, facendo oltraggio agli alleati del popoio romano, mentre in tutta Italia infuriava la guerra aveva costretto Roma a mandare flotte ed eserciti in Grecia e distogliendo tali forze era stato una delle principali cause del ritardo nel portare la guerra in Africa; dovevano infine chiedere che per tale guerra inviasse un contingente ausiliario di cavalieri numidi |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 13 - 14
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 13 - 14
Dona ampla data quae ferrent regi, vasa aurea argenteaque, toga purpurea et palmata tunica cum eburneo scipione et toga praetexta cum curuli sella; iussique polliceri, si quid ei ad firmandum augendumque regnum opus esse indicasset, enixe id populum Romanum merito eius praestaturum Verminae quoque Syphacis filii legati per eos dies senatum adierunt excusantes errorem adulescentiamque et culpam omnem in fraudem Carthaginiensium avertentes: et Masinissam Romanis ex hoste amicum factum, Verminam quoque adnisurum ne officiis in populum Romanum aut a Masinissa aut ab ullo alio vincatur; petere ut rex sociusque et amicus ab senatu appellaretur |
Si diedero agli ambasciatori splendidi doni da consegnare al re: vasi doro e dargento, una toga di porpora ed una tunica palmata con uno scettro di avorio, una toga pretesta con una sedia curule :si ordinò anche agli ambasciatori di promettere che il popolo romano avrebbe fatto, per le benemerenze del re, ciò che questi avesse indicato come necessario per consolidare e accrescere il suo regno In quei giorni giunsero anche in senato ambasciatori da parte di Vermina , figlio di Siface, per scusare il suo comportamento come un errore di giovinezza ed attribuire tutta la colpa agli inganni dei Cartaginesi:anche Masinissa di nemico era divenuto amico di Roma; parimenti Vermina avrebbe fatto ogni sforzo per non essere superato né da Masinissa né da alcun altro nellossequio al popolo romano: chiedeva di essere chiamato re, alleato ed amico dal senato |
Responsum legatis est et patrem eius Syphacem sine causa ex socio et amico hostem repente populi Romani factum et eum ipsum rudimentum adulescentiae bello lacessentem Romanos posuisse; itaque pacem illi prius petendam ab populo Romano esse quam ut rex sociusque et amicus appelletur: nominis eius honorem pro magnis erga se regum meritis dare populum Romanum consuesse Legatos Romanos in Africa fore, quibus mandaturum senatum ut Verminae pacis dent leges, liberum arbitrium eius populo Romano permittendi: si quid ad eas addi, demi mutarive vellet, rursus ab senatu ei postulandum fore Legati cum iis mandatis in Africam missi C Terentius Varro Sp Lucretius Cn Octavius, quinqueremes singulis datae |
Fu risposto agli ambasciatori che il padre di Vermina, Siface, senza motivo era improvvisamente divenuto, da amico e alleato, nemico del popolo romano, e che lui stesso aveva iniziato la propria adolescenza portando ripetuti attacchi ai Romani;doveva dunque chiedere pace al popolo romano prima di poter essere chiamato re, alleato ed amico: il popolo romano era solito concedere lonore di un tale titolo per i grandi meriti dei re nei propri confronti Si sarebbero trovati in Africa degli ambasciatori ai quali il senato avrebbe affidato il mandato di comunicare le condizioni di pace a Vermina, con la piena libertà per il popolo romano di fissarle a proprio arbitrio; se il re avesse voluto aggiungere, togliere o cambiare qualche punto avrebbe dovuto rivolgersi di nuovo al senato Furono inviati quali ambasciatori in Africa con tale mandato Caio Terenzio Varrone, Spurio Lucrezio e Gneo Ottavio, con una quinquereme ciascuno |