Iam consules erant C Plautius iterum L Aemilius Mamercus, cum Setini Norbanique Romam nuntii defectionis Priuernatium cum querimoniis acceptae cladis venerunt Volscorum item exercitum duce Antiati populo consedisse ad Satricum allatum est utrumque bellum Plautio sorte evenit prius ad Priuernum profectus extemplo acie conflixit; haud magno certamine devicti hostes; oppidum captum redditumque Priuernatibus praesidio valido imposito; agri partes duae ademptae inde victor exercitus Satricum contra Antiates ductus ibi magna utrimque caede atrox proelium fuit; et cum tempestas eos neutro inclinata spe dimicantes diremisset, Romani nihil eo certamine tam ambiguo fessi in posterum diem proelium parant |
Erano già consoli Gaio Plauzio (per la seconda volta) e Lucio Emilio Mamerco, quando gli abitanti di Sezia e di Norba vennero a Roma per riferire che i Privernati si erano ribellati, e per lamentarsi delle devastazioni subite Si apprese anche che un esercito di Volsci, alla cui testa erano gli Anziati, si era accampato nei pressi di Satrico Entrambe le guerre toccarono in sorte a Plauzio Come prima cosa marciò contro Priverno, venendo immediatamente allo scontro armatoSconfitti i nemici senza eccessivi sforzi, catturò la città, cui impose una massiccia guarnigione, e la restituì agli abitanti, privandola però di due terzi della terra Di lì l'esercito vincitore venne condotto a Satrico per affrontare gli Anziati La battaglia combattuta nei pressi di quella città fu tremenda e costò a entrambe le parti ingenti perdite; un temporale la interruppe quando non era ancora chiaro a quale dei due schieramenti sarebbe andata la vittoria, e i Romani, per nulla scoraggiati da uno scontro così incerto, si prepararono a gettarsi di nuovo nella mischia il giorno successivo |
Volscis recensentibus quos uiros in acie amisissent haudquaquam idem animus ad iterandum periculum fuit; nocte pro victis Antium agmine trepido sauciis ac parte impedimentorum relicta abierunt armorum magna uis cum inter caesa hostium corpora tum in castris inventa est ea Luae Matri dare se consul dixit finesque hostium usque ad oram maritimam est depopulatus alteri consuli Aemilio ingresso Sabellum agrum non castra Samnitium, non legiones usquam oppositae; ferro ignique vastantem agros legati Samnitium pacem orantes adeunt |
Ma i Volsci, una volta passati in rassegna gli uomini per calcolare il numero dei caduti, non avevano più alcuna intenzione di esporsi una seconda volta allo stesso pericoloLa notte, come fossero stati sconfitti, abbandonarono sul posto i feriti e parte dei bagagli, e marciarono impauriti alla volta di Anzio Una grande quantità di armi venne allora rinvenuta, non soltanto in mezzo ai corpi dei caduti, ma anche nell'accampamento nemico Dopo aver dichiarato che avrebbe consegnato quelle spoglie alla Madre Lua, il console devastò il territorio nemico fino alla costa L'altro console, Emilio, entrò nel territorio sabellico, ma non trovò né l'accampamento dei Sanniti né tracce del nemicoMentre era impegnato a devastare le campagne, fu raggiunto da inviati dei Sanniti che recavano richieste di pace |
a quo reiecti ad senatum, potestate facta dicendi, positis ferocibus animis pacem sibi ab Romanis bellique ius adversus Sidicinos petierunt: quae se eo iustius petere, quod et in amicitiam populi Romani secundis suis rebus, non aduersis ut Campani, venissent, et adversus Sidicinos sumerent arma, suos semper hostes, populi Romani nunquam amicos, qui nec ut Samnites in pace amicitiam nec ut Campani auxilium in bello petissent, nec in fide populi Romani nec in dicione essentcum de postulatis Samnitium | Inviati dal console al senato, essi ottennero la possibilità di parlare: abbandonata l'arroganza di sempre, pregarono i Romani di concedere loro la pace e il diritto di portare guerra ai Sidicini; queste richieste parevano loro più che giustificate, in quanto erano diventati amici dei Romani in un periodo più favorevole (e non, come i Campani, nel pieno dei rovesci), e inoltre avevano preso le armi contro i Sidicini, loro nemici di sempre, e mai amici dei Romani; infatti i Sidicini non avevano mai, come i Sanniti, richiesto l'amicizia in tempo di pace, né, come i Campani, assistenza in tempo di guerra, e tantomeno si trovavano sotto la protezione del popolo romano cui non erano sottomessi |
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T Aemilius praetor senatum consuluisset reddendumque iis foedus patres censuissent, praetor Samnitibus respondit nec, quo minus perpetua cum eis amicitia esset, per populum Romanum stetisse nec contradici quin, quoniam ipsos belli culpa sua contracti taedium ceperit, amicitia de integro reconcilietur; quod ad Sidicinos attineat, nihil intercedi quo minus Samniti populo pacis bellique liberum arbitrium sit foedere icto cum domum reuertissent extemplo inde exercitus Romanus deductus annuo stipendio et trium mensum frumento accepto, quod pepigerat consul ut tempus indutiis daret quoad legati redissent |
Il pretore Tito Emilio consultò il senato riguardo le richieste dei Sanniti, e avendo i senatori deciso di rinnovare il trattato di alleanza con loro, il pretore rispose agli inviati che non era colpa del popolo romano se i rapporti di amicizia si erano interrotti, e che siccome erano stati i Sanniti stessi a pentirsi di una guerra iniziata per colpa loro, non c'erano ostacoli a una ripresa delle relazioni amichevoliQuanto ai Sidicini, i Romani non intendevano interferire nell'autonomia che il popolo sannita aveva in fatto di pace e di guerra Quando gli inviati sanniti rientrarono in patria a séguito della ratifica del trattato, l'esercito romano venne immediatamente richiamato da quella zona, dopo aver ricevuto lo stipendio di un anno e razioni di viveri per tre mesi (il console aveva stabilito che questo fosse il prezzo giusto di una tregua, almeno fino al rientro degli ambasciatori) |
Samnites copiis iisdem, quibus usi adversus Romanum bellum fuerant, contra Sidicinos profecti haud in dubia spe erant mature urbis hostium potiundae, cum ab Sidicinis deditio prius ad Romanos coepta fieri est dein, postquam patres ut seram eam ultimaque tandem necessitate expressam aspernabantur, ad Latinos iam sua sponte in arma motos facta est ne Campani qvidem adeo iniuriae Samnitium quam beneficii Romanorum memoria praesentior erat his se armis abstinuere ex his tot populis unus ingens exercitus duce Latino fines Samnitium ingressus plus populationibus quam proeliis cladium fecit; et quamquam superiores certaminibus Latini erant, haud inuiti, ne saepius dimicandum foret, agro hostium excessere |
I Sanniti marciarono contro i Sidicini con le stesse truppe che avevano utilizzato nella guerra con Roma, ed erano convinti di impossessarsi della città nemica in breve tempo: ma i Sidicini tentarono di anticiparli arrendendosi ai Romani Quando però i senatori ebbero rifiutato la loro resa giudicandola troppo tardiva e frutto solo della più disperata necessità, si rivolsero ai Latini che si erano già preparati a muovere guerra di loro spontanea volontà Ma neppure i Campani - tanto più vivo era in loro il ricordo dell'affronto subito dai Sanniti che del beneficio ricevuto dai Romani - si astennero dall'unirsi alla spedizione Un grande esercito formato da quei popoli e agli ordini di un comandante latino invase il territorio dei Sanniti, causando più danni con le sue razzie che in campo di battagliaE sebbene i Latini avessero la meglio in ogni scontro, non furono affatto contrari all'idea di abbandonare il territorio nemico, per evitare di dover combattere così spesso |
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id spatium Samnitibus datum est Romam legatos mittendi; qui cum adissent senatum, conquesti eadem se foederatos pati quae hostes essent passi, precibus infimis petiere ut satis ducerent Romani victoriam quam Samnitibus ex Campano Sidicinoque hoste eripuissent; ne uinci etiam se ab ignauissimis populis sinerent; Latinos Campanosque, si sub dicione populi Romani essent, pro imperio arcerent Samniti agro: sin imperium abnuerent, armis coercerent | I Sanniti ebbero perciò tempo di inviare degli ambasciatori a RomaUna volta ammessi al cospetto del senato, essi si lamentarono di ricevere, in qualità di alleati, lo stesso trattamento che era stato loro riservato quando erano nemici, e implorarono umilmente i Romani di accontentarsi di strappare ai Sanniti la vittoria conquistata su Campani e Sidicini, non permettendo però che essi fossero vinti dai più codardi dei popoli ,Se Latini e Campani erano sottomessi ai Romani, che allora i Romani li costringessero con l'autorità ad astenersi dall'invadere il territorio sannita; se invece rifiutavano tale autorità, li convincessero allora con la forza |
adversus haec responsum anceps datum, quia fateri pigebat in potestate sua Latinos iam non esse timebantque ne arguendo abalienarent: Campanorum aliam condicionem esse, qui non foedere sed per deditionem in fidem venissent; itaque Campanos, seu uelint seu nolint, quieturos; in foedere Latinos nihil esse quod bellare cum quibus ipsi uelint prohibeant Quod responsum sicut dubios Samnites quidnam facturum Romanum censerent dimisit, ita Campanos metu abalienauit, Latinos velut nihil iam non concedentibus Romanis ferociores fecit itaque per speciem adversus Samnites belli parandi crebra concilia indicentes omnibus consultationibus inter se principes occulte Romanum coquebant bellum huic quoque adversus servatores suos bello Campanos aderat |
A queste parole i Romani replicarono in termini ambigui: erano imbarazzati a dover ammettere che ormai i Latini non erano più sotto il loro controllo, e temevano, accusandoli, di provocarne il definitivo distaccoI Campani si trovavano invece in condizione diversa, essendo entrati nella loro sfera di influenza non con un trattato, ma a séguito di una resaPertanto i Campani avrebbero dovuto, volenti o nolenti, rimanere tranquilliNel trattato stretto con i Latini non c'era invece clausola che impedisse a quel popolo di combattere contro chi avesse voluto La risposta, se da una parte lasciò i Sanniti nel dubbio circa le intenzioni dei Romani, dall'altra allontanò da Roma i Campani, ora in preda alla paura, mentre rese ancora più baldanzosi i Latini, persuasi che i Romani fossero ormai pronti a qualsiasi concessione E perciò i loro capi, col pretesto di preparare la guerra contro i Sanniti, convocavano continue riunioni, e in ognuna tramavano in segreto la guerra contro Roma Anche i Campani prendevano parte a questa guerra contro i loro salvatori |
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sed quamquam omnia de industria celabantur priusquam moverentur Romani tolli ab tergo Samnitem hostem uolebant tamen per quosdam privatis hospitiis necessitudinibusque coniunctos indicia coniurationis eius Romam emanarunt; iussisque ante tempus consulibus abdicare se magistratu, quo maturius noui consules adversus tantam molem belli crearentur, religio incessit ab eis quorum imminutum imperium esset comitia haberi itaque interregnum initum duo interreges fuere, M Valerius ac M Fabiuscreavit consules T Manlium Torquatum tertium, P Decium Murem eo anno Alexandrum Epiri regem in Italiam classem appulisse constat; quod bellum, si prima satis prospera fuissent, haud dubie ad Romanos pervenisset |
Ma non ostante cercassero di tenere nascoste tutte le loro iniziative - volevano infatti scrollarsi di dosso i Sanniti prima che i Romani passassero all'azione -, tuttavia, tramite alcune persone legate da vincoli di parentela e di ospitalità privata, a Roma trapelarono indiscrezioni sulla congiuraEd essendo stato ordinato ai consoli di dimettersi prima del termine, per far sì che al più presto venissero nominati nuovi consoli destinati a fronteggiare quel minaccioso conflitto, subentrò lo scrupolo di permettere che presiedessero le elezioni magistrati il cui potere aveva subito una riduzione Fu così che si venne a un interregno Gli interré furono due: Marco Valerio e Marco Fabio, il primo dei quali nominò consoli Tito Manlio Torquato (al terzo mandato) e Publio Decio Mure Sappiamo che nel corso di quell'anno approdò in Italia una flotta di Alessandro, re dell'EpiroSe questa guerra avesse fatto sùbito registrare dei successi, non c'è dubbio che si sarebbe estesa ai Romani |
eadem aetas rerum magni Alexandri est, quem sorore huius ortum in alio tractu orbis, inuictum bellis, iuvenem fortuna morbo exstinxit ceterum Romani, etsi defectio sociorum nominisque Latini haud dubia erat, tamen tamquam de Samnitibus non de se curam agerent, decem principes Latinorum Romam evocauerunt, quibus imperarent quae uellent praetores tum duos Latium habebat, L Annium Setinum et L Numisium Circeiensem, ambo ex coloniis Romanis, per quos praeter Signiam Velitrasque et ipsas colonias Romanas Volsci etiam exciti ad arma erant; eos nominatim evocari placuit haud cuiquam dubium erat super qua re accirentur; itaque concilio prius habito praetores quam Romam proficiscerentur evocatos se ab senatu docent Romano et quae actum iri secum credant, quidnam ad ea responderi placeat, referunt |
A quel periodo risalgono anche le gesta di Alessandro Magno il quale, nato dalla sorella del re dell'Epiro, venne stroncato in tutt'altra parte del mondo da una malattia fatale, quando era ancora nel fiore della giovinezza e senza aver subito sconfitte in guerra Ma i Romani, non ostante la defezione degli alleati e di tutti i Latini fosse ormai quasi certa, quasi si preoccupassero per i Sanniti e non per se stessi, convocarono a Roma dieci comandanti latini, cui impartire disposizioni Il Lazio aveva in quel tempo due pretori, Lucio Annio di Sezia e Lucio Numisio di Circei, entrambi provenienti da colonie romane: con la loro istigazione avevano spinto a prendere le armi, oltre a Signia e a Velitra (anch'esse colonie romane), anche i VolsciSi decise di convocarli di personaA nessuno sfuggivano i motivi della loro chiamata Così, prima di partire per Roma, i pretori convocarono un'assemblea e dopo aver annunciato di essere stati chiamati dal senato, chiesero istruzioni sulla risposta da dare alle domande che supponevano sarebbero state loro rivolte |
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Cum aliud alii censerent, tum Annius: 'quamquam ipse ego rettuli quid responderi placeret, tamen magis ad summam rerum nostrarum pertinere arbitror quid agendum nobis quam quid loquendum sit facile erit explicatis consiliis accommodare rebus verba |
Le proposte furano quanto mai varie, e al termine Annio disse: Anche se sono stato proprio io a richiedere il vostro parere sulle nostre risposte al senato romano, ciò non ostante ritengo più importante per la nostra causa decidere che cosa dobbiamo fare piuttosto che dire Quando vi avremo esposto i nostri piani, non sarà difficile trovare parole adatte ai fatti |