(41) In Hispania principio ueris P Scipio nauibus deductis euocatisque edicto Tarraconem sociorum auxiliis classem onerariasque ostium inde Hiberi fluminis petere iubet eodem legiones ex hibernis conuenire cum iussisset, ipse cum quinque milibus sociorum ab Tarracone profectus ad exercitum est |
41 In Spagna, al principio della primavera, P Scipione, messe in mare le navi e convocati con un editto a Tarragona i contingenti alleati, comandò che la flotta e le navi da carico si portassero alle foci dell'Ebro ordinò, inoltre che le legioni, venendo dai quartieri d'inverno, si concentrassero anch'esse alla foce del fiume; egli poi, partito con cinquemila alleati da Tarragona, raggiunse l'esercito |
quo cum uenisset adloquendos maxime ueteres milites qui tantis superfuerunt cladibus ratus, contione aduocata ita disseruit: nemo ante me nouus imperator militibus suis priusquam opera eorum usus esset gratias agere iure ac merito potuit: me uobis priusquam prouinciam aut castra uiderem obligauit fortuna, primum quod ea pietate erga patrem patruumque meum uiuos mortuosque fuistis, deinde quod amissam tanta clade prouinciae possessionem integram et populo Romano et successori mihi uirtute uestra obtinuistis | Qui giunto, convocata l'assemblea con l'intenzione soprattutto di rivolgere un discorso ai veterani superstiti di tante sconfitte, così parlò: Nessuno prima di me, appena nominato generale, ebbe la possibilità di ringraziare per un giusto merito i suoi soldati prima di essersi servito dell'opera loro; la sorte, invece, ha fatto si che io, ancor prima di vedere la provincia o gli accampamenti, debba avere obblighi di gratitudine per voi: prima, perché siete stati devoti verso mio padre e mio zio vivi o morti, poi, perché col vostro valore, per il popolo romano e per me successore dei generali caduti, avete conservato integro il possesso di questa provincia, che pareva perduto per una sì grave disfatta |
sed cum iam benignitate deum id paremus atque agamus non ut ipsi maneamus in Hispania sed ne Poeni maneant, nec ut pro ripa Hiberi stantes arceamus transitu hostes sed ut ultro transeamus transferamusque bellum, uereor ne cui uestrum maius id audaciusque consilium quam aut pro memoria cladium nuper acceptarum aut pro aetate mea uideatur aduersae pugnae in Hispania nullius in animo quam meo minus oblitterari possunt, quippe cui pater et patruus intra triginta dierum spatium ut aliud super aliud cumularetur familiae nostrae funus interfecti sunt; sed ut familiaris paene orbitas ac solitudo frangit animum, ita publica cum fortuna tum uirtus desperare de summa rerum prohibet ea fato quodam data nobis sors est ut magnis omnibus bellis uicti uicerimus |
Tuttavia, dal momento che con la benevolenza degli dei ci prepariamo ormai a fare in modo, non di rimanere tuoi in Spagna, ma di cacciarne i Cartaginesi; non di impedire al nemico di passare il fiume, stando fermi alla riva dell'Ebro, ma di passare noi oltre l'Ebro e di portare al di là la guerra, temo che un tale piano non sembri a qualcuno di voi troppo vasto e troppo audace rispetto al ricordo delle sconfitte testé subite, o rispetto alla mia giovane età Le battaglie perdute in Spagna nella memoria di nessuno possono essere cancellate meno che nella mia memoria, poiché a me nello spazio di trenta giorni furono uccisi il padre e lo zio ed un lutto sopra l'altro si riversò sulla nostra famiglia; tuttavia, benché il fatto di essere rimasto quasi unico della mia stirpe e la solitudine che ne è venuta mi spezzino il cuore, pure, sia le sorti dello stato sia il valore mi vietano di disperare dell'esito degli eventi Un fato ha concesso a noi Romani che, vinti in tutte le grandi guerre, alla fine siamo stati noi i vincitori |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 01 - 02
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 01 - 02
uetera omitto, Porsennam Gallos Samnites: a Punicis bellis incipiam quot classes, quot duces, quot exercitus priore bello amissi sunt iam quid hoc bello memorem omnibus aut ipse adfui cladibus aut quibus afui, maxime unus omnium eas sensi Trebia Trasumennus Cannae quid aliud sunt quam monumenta occisorum exercituum consulumque Romanorum adde defectionem Italiae, Siciliae maioris partis, Sardiniae; adde ultimum terrorem ac pauorem, castra Punica inter Anienem ac moenia Romana posita et uisum prope in portis uictorem Hannibalem in hac ruina rerum stetit una integra atque immobilis uirtus populi Romani; haec omnia strata humi erexit ac sustulit |
Lascio da parte gli antichi esempi: Porsenna, i Galli, i Sanniti; comincerò dalle guerre cartaginesi Quante flotte, quanti capitani, quanti eserciti sono stati perduti nella prima guerra Quali avvenimenti dovrei poi ricordare di questa seconda guerra A tutte le sconfitte io stesso o fui presente o fra tutti io solo ho subito le conseguenze di quelle alle quali non partecipai La Trebbia, il Trasimeno, Canne, che cosa altro sono se non testimonianze di eserciti romani trucidati o di consoli uccisi Aggiungi la defezione di maggior parte dell'Italia, della Sicilia, della Sardegna; aggiungi l'ultimo terrore e sgomento: l'accampamento cartaginese tra l'Aniene e le mura di Roma e,quasi sulle porte della città, l'apparizione dello stesso Annibale vincitore Nel crollo di ogni cosa, sola intatta ed irremovibile stette la virtù del popolo romano; essa rialzò e sostenne tutto quanto giaceva in terra abbattuto |
uos omnium primi, milites, post Cannensem cladem uadenti Hasdrubali ad Alpes Italiamque, qui si se cum fratre coniunxisset nullum iam nomen esset populi Romani, ductu auspicioque patris mei obstitistis; et hae secundae res illas aduersas sustinuerunt nunc benignitate deum omnia secunda prospera in dies laetiora ac meliora in Italia Siciliaque geruntur in Sicilia Syracusae, Agrigentum captum, pulsi tota insula hostes, receptaque prouincia in dicionem populi Romani est: in Italia Arpi recepti, Capua capta iter omne ab urbe Roma trepida fuga emensus Hannibal, in extremum angulum agri Bruttii compulsus nihil iam maius precatur deos quam ut incolumi cedere atque abire ex hostium terra liceat |
Voi, primi fra tutti, o soldati, dopo la sconfitta di Canne, avete tenuto testa sotto la guida e gli auspici di mio padre ad Asdrubale che avanzava verso le Alpi e l'Italia; se si fosse congiunto col fratello, il nome del popolo romano sarebbe ormai annientato; questi eventi favorevoli ci permisero di sopportare quelle avversità Oggi, con la protezione degli dei, la situazione ci è favorevole e propizia, le operazioni militari in Italia ed in Sicilia hanno ogni giorno più esito felice in Sicilia sono state prese Siracusa ed Agrigento; i nemici sono stati cacciati da tutta l'isola e la provincia riconquistata è in potere del popolo romano; in Italia fu ripresa Arpi e presa Capua Annibale, dopo aver corso per tutto il cammino fuggendo affannosamente dalla città di Roma, ricacciato nell'estremo angolo delle terre del Bruzzio, nessun favore più grande implora dagli dei se non che gli sia concesso di uscire e di allontanarsi incolume dal territorio nemico |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 46-60
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 46-60
quid igitur minus conueniat, milites, quam cum aliae super alias clades cumularentur ac di prope ipsi cum Hannibale starent, uos hic cum parentibus meis aequentur enim etiam honore nominis sustinuisse labantem fortunam populi Romani, nunc eosdem quia illic omnia secunda laetaque sunt animis deficere nuper quoque quae acciderunt, utinam tam sine meo luctu quam nunc di immortales imperii Romani praesides qui centuriis omnibus ut mihi imperium iuberent dari fuere auctores, iidem auguriis auspiciisque et per nocturnos etiam uisus omnia laeta ac prospera portendunt animus quoque meus, maximus mihi ad hoc tempus uates, praesagit nostram Hispaniam esse, breui extorre hinc omne Punicum nomen maria terrasque foeda fuga impleturum |
Che cosa, dunque, sarebbe meno degno di voi, o soldati, che il lasciarvi scoraggiare proprio oggi, quando tutto per noi in Italia è favorevole e propizio, voi, che insieme coi miei genitori, che io eguaglio anche nell'onore del nome, avete sostenuto in Spagna la vacillante fortuna di Roma, nel momento in cui le sconfitte si accumulavano alle sconfitte e sembrava che persino gli dei stessero dalla parte di Annibale Avesse voluto il cielo che i recenti tristi fatti fossero avvenuti non tanto senza il mio, quanto senza il vostro danno Ora gli dei immortali protettori del dominio di Roma, che indussero tutte le centurie a votare perché fosse dato a me il supremo comando, quegli stessi dei, con segni augurali, con auspici e con notturne visioni, promettono a noi prosperi e lieti successi Anche nel mio animo, che fino ad oggi mi ha sempre predetto il vero, è il presagio che la Spagna sarà nostra e che in breve tempo tutto ciò che è cartaginese sarà bandito di qui e riempirà le terre e i mari di una fuga vergognosa |
quod mens sua sponte diuinat, idem subicit ratio haud fallax uexati ab iis socii nostram fidem per legatos implorant tres duces discordantes prope ut defecerint alii ab aliis, trifariam exercitum in diuersissimas regiones distraxere eadem in illos ingruit fortuna quae nuper nos adflixit; nam et deseruntur ab sociis, ut prius ab Celtiberis nos, et diduxere exercitus quae patri patruoque meo causa exitii fuit; nec discordia intestina coire eos in unum sinet neque singuli nobis resistere poterunt uos modo, milites, fauete nomini Scipionum, suboli imperatorum uestrorum uelut accisis recrescenti stirpibus agite, ueteres milites, nouum exercitum nouumque ducem traducite Hiberum, traducite in terras cum multis fortibus factis saepe a uobis peragratas |
Ciò che la mente spontaneamente presagisce è poi confermato dall'infallibile ragione Gli alleati, tormentati dai Cartaginesi, mandano messi ad implorare la nostra fedele protezione tre comandanti in dissidio fra loro, quasi che l'uno si sia ribellato all'altro, hanno diviso in tre parti l'esercito e lo hanno disperso in regioni molto lontane sta per piombare addosso a loro quella stessa sorte che recentemente si è abbattuta sopra di noi; infatti, sono abbandonati dai loro alleati come noi prima lo fummo dai Celtiberi; hanno separato i loro eserciti, ciò che fu causa di rovina a mio padre e a mio zio, poiché le discordie interne non permettono a loro di riunirsi in un solo esercito, così, separati, non potranno resistere a noi Voi, o soldati, date il vostro appoggio alla stirpe degli Scipioni; datelo a me che sono il discendente dei vostri generali, quasi germoglio che è rinato sui tronchi recisi Orsù, o veterani, portate aldilà dell'Ebro un nuovo esercito ed un nuovo comandante, guidateli per terre spesso da voi percorse nel compiere molte forti imprese |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 01 - 20
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 01 - 20
breui faciam ut, quemadmodum nunc noscitatis in me patris patruique similitudinem oris uoltusque et lineamenta corporis, ita ingenii fidei uirtutisque effigiem uobis reddam ut reuixisse aut renatum sibi quisque Scipionem imperatorem dicat (42) Hac oratione accensis militum animis relicto ad praesidium regionis eius M Silano cum tribus milibus peditum et trecentis equitibus ceteras omnes copias erant autem uiginti quinque milia peditum, duo milia quingenti equites Hiberum traiecit |
In breve tempo farò in modo che, come voi ora nelle fattezze, nell'espressione del volto e nella corporatura riconoscete in me una somiglianza con mio padre e con mio zio, così io possa rendere ai vostri occhi anche l'immagine del loro ingegno, della loro lealtà e del loro valore, in modo che ciascuno di voi possa dire a se stesso che è resuscitato o rinato per lui il suo comandante Scipione 42 Dopo aver acceso con questo discorso l'animo dei soldati Scipione lasciò M Silano con tremila fanti e trecento cavalieri a presidiare quella regione e fece passare l'Ebro a tutto il resto dell'esercito, formato da venticinquesima soldati di fanteria e da duemilacinquecento di cavalleria |
ibi quibusdam suadentibus ut quoniam in tres tam diuersas regiones discessissent Punici exercitus, proximum adgrederetur, periculum esse ratus ne eo facto in unum omnes contraheret nec par esset unus tot exercitibus, Carthaginem Nouam interim oppugnare statuit urbem cum ipsam opulentam suis opibus tum hostium omni bellico apparatu plenam ibi arma, ibi pecunia, ibi totius Hispaniae obsides erant sitam praeterea cum opportune ad traiciendum in Africam tum super portum satis amplum quantaeuis classi et nescio an unum in Hispaniae ora qua nostro adiacet mari nemo omnium quo iretur sciebat praeter C Laelium |
Qui, benché volessero indurlo ad assalire lesercito cartaginese più vicino, dal momento che i nemici avevano distribuito i moro contingenti in tre regioni tanto montane l'una dall'altra, Scipione, ritenendo la cosa pericolosa perché, se tale manovra avesse fatto riunire in uno solo gli eserciti avversari, egli con un solo esercito non avrebbe avuto forze pari per fronteggiarne tre, decise di assalire nel frattempo Cartagena, città già di per sé piena di ricchezze e per di più piena di ogni apparato bellico del nemico, poiché qui vi erano i depositi di arsi e di denaro, insieme con gli ostaggi di tutta la Spagna; la posizione di Cartagena era inoltre favorevole per passare in Africa; la città era fornita di un porto abbastanza ampio per qualunque flotta e, a mio parere, l'unico sul litorale spagnolo che s'affaccia al nostro mare Nessuno all'infuori di Caio Lelio, sapeva in che direzione si andasse |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 45 - 49
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 45 - 49
is classe circummissus ita moderari cursum nauium iussus erat ut eodem tempore Scipio ab terra exercitum ostenderet et classis portum intraret septimo die ab Hibero Carthaginem uentum est simul terra marique castra ab regione urbis qua in septentrionem uersa est posita; his ab tergo nam frons natura tuta erat uallum obiectum etenim sita Carthago sic est sinus est maris media fere Hispaniae ora, maxime Africo uento oppositus, ad duo milia et quingentos passus introrsus retractus, paululo plus passuum mille et ducentos in latitudinem patens huius in ostio sinus parua insula obiecta ab alto portum ab omnibus uentis praeterquam Africo tutum facit |
Questi aveva ricevuto l'ordine di fare con la flotta un ampio giro per mare e regolare il corso delle navi in modo che esse entrassero nel porto nello stesso momento in cui Scipione avrebbe schierato in vista l'esercito dalla parte di terra Sette giorni dopo i Romani giunsero a Cartagena contemporaneamente dalla terra e dal mare In quel settore della città che guarda a settentrione, posero gli accampamenti, che solo alle spalle furono fortificati da una doppiatrincea, poiché ma parte meridionale era difesa dalla natura stessa del luogo Questa, infatti, è la posizione di Cartagena vi è un golfo a metà della costa di Spagna, esposto soprattutto al vento Africo ; il golfo si ritrae in, dentro circa duemilacinquecento passi e si apre per un'ampiezza di poco più di milleduecento passi All'ingresso di questa insenatura una piccola isola, posta di fronte dalla parte dell'alto mare, protegge il porto da tutti i venti, fuorché dall'Africo |