Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 41-51, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 41-51

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 26; 41-51

ab intimo sinu paeneinsula excurrit, tumulus is ipse in quo condita urbs est, ab ortu solis et a meridie cincta mari: ab occasu stagnum claudit paulum etiam ad septentrionem fusum, incertae altitudinis utcumque exaestuat aut deficit mare

continenti urbem iugum ducentos fere et quinquaginta passus patens coniungit

unde cum tam parui operis munitio esset, non obiecit uallum imperator Romanus, seu fiduciam hosti superbe ostentans siue ut subeunti saepe ad moenia urbis recursus pateret
Dalla profonda insenatura sporge una penisola, che è poi l'altura stessa sulla quale è sorta la città, da oriente e da mezzogiorno cinta dal mare; a occidente è chiusa da uno stagno, che si distende un po' anche verso settentrione, variando di profondità secondo l'alzarsi o l'abbassarsi delle acque del mare a causa della marea

Una collina larga quasi duecentocinquanta passi unisce la città al continente

Da questo lato, benché una fortificazione richiedesse ben poco lavoro, il generale romano non oppose alcuno steccato, sia per ostentare orgogliosamente dinanzi al nemico la propria sicurezza, sia per conservare aperta la via del ritorno, a lui che spesso intendeva avvicinarsi alle mura della città per assalirla
(43) Cetera quae munienda erant cum perfecisset, naues etiam in portu uelut maritimam quoque ostentans obsidionem instruxit; circumuectusque classem cum monuisset praefectos nauium ut uigilias nocturnas intenti seruarent, omnia ubique primo obsessum hostem conari, regressus in castra ut consilii sui rationem quod ab urbe potissimum oppugnanda bellum orsus esset militibus ostenderet et spem potiundae cohortando faceret, contione aduocata ita disseruit: ad urbem unam oppugnandam si quis uos adductos credit, is magis operis uestri quam emolumenti rationem exactam, milites, habet; oppugnabitis enim uere moenia unius urbis, sed in una urbe uniuersam ceperitis Hispaniam 43 Scipione, avendo condotto a termine le altre fortificazioni che erano necessarie, dispose le navi nel porto come se volesse minacciare un assedio anche dalla parte del mare; ispezionata la flotta ed avendo esortato i comandanti delle navi a fare attentamente la guardia durante la notte, avvertendoli che il nemico assediato avrebbe tentato da principio ogni sforzo in tutte le direzioni, ritornò nell'accampamento per informare i soldati intorno al suo piano e rivelare ad essi per quale ragione egli proprio con l'assalto della città aveva progettato di cominciare la guerra; per infondere con le sue esortazioni nei soldati la speranza di impadronirsi della città, convocata l'assemblea così parlò: Se qualcuno pensasse che io vi ho qui condotto soltanto per assalire una città, costui terrebbe conto più della vostra fatica che del vantaggio che ne potrebbe derivare; infatti, in realtà, voi assalirete le mura di una sola città, ma con quella sola città voi vi sarete impadroniti di tutta quanta la Spagna
hic sunt obsides omnium nobilium regum populorumque, qui simul in potestate uestra erunt, extemplo omnia quae nunc sub Carthaginiensibus sunt in dicionem tradent; hic pecunia omnis hostium, sine qua neque illi gerere bellum possunt, quippe qui mercennarios exercitus alant, et quae nobis maximo usui ad conciliandos animos barbarorum erit; hic tormenta arma omnis apparatus belli est, qui simul et uos instruet et hostes nudabit

potiemur praeterea cum pulcherrima opulentissimaque urbe tum opportunissima portu egregio unde terra marique quae belli usus poscunt suppeditentur; quae cum magna ipsi habebimus tum dempserimus hostibus multo maiora
A Cartagena sono racchiusi gli ostaggi di tutti i re e i popoli di stirpe illustre; tosto che saranno in vostro potere, essi consegneranno subito nelle vostre mani tutto quanto è ora in mano dei Cartaginesi; nella città è custodito tutto il tesoro dei nemici, senza il quale essi non possono fare la guerra, dal momento che devono mantenere eserciti mercenari; quel denaro sarà a noi di grandissima utilità per conciliarci le simpatie dei barbari; a Cartagena vi sono macchine da guerra, armi ed ogni specie di materiale bellico, che rifornirà voi, lasciando senza risorse il nemico

Noi ci impadroniremo così di una bellissima e ricchissima città, utilissima per un eccellente porto, per mezzo del quale potremo procurarci tutto quanto è necessario per le operazioni militari; noi acquisteremo questi grandi vantaggi, ma molto più grandi saranno quelli che ci verranno dal fatto che il nemico ne sarà privato

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Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 46-60
Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 46-60

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 46-60

haec illis arx, hoc horreum aerarium armamentarium, hoc omnium rerum receptaculum est; huc rectus ex Africa cursus est; haec una inter Pyrenaeum et Gades statio; hinc omni Hispaniae imminet Africa

(44) armauerat

cum terra marique instrui oppugnationem uideret et ipse copias ita disponit

oppidanorum duo milia ab ea parte qua castra Romana erant opponit: quingentis militibus arcem insidit, quingentos tumulo urbis in orientem uerso imponit: multitudinem aliam quo clamor, quo subita uocasset res intentam ad omnia occurrere iubet

patefacta deinde porta eos quos in uia ferente ad castra hostium instruxerat emittit

Romani duce ipso praecipiente parumper cessere, ut propiores subsidiis in certamine ipso summittendis essent
Questa città è per lui fortezza, granaio, erano, arsenale; qui è per lui il rifugio di tutte queste cose; dall'Africa a questo porto la navigazione è diretta; questo è l'unico approdo tra i Pirenei e Gades; di qui l'Africa minaccia tutta la Spagna

44 (Magone) era pronto acombattere

Come vide che si preparava l'assalto perterra e per mare, così distribuì le sue forze

oppose duemila cittadini dalla parte dove era l'accampamento romano collocò nella rocca cinquecento soldati ed altri cinquecento sull'altura della città che guarda verso oriente; diede ordine al resto degli abitanti di essere vigile in ogni cosa e di accorrere là dove potevano essere richiamati da un grido o da un fatto improvviso

Aperta poi la porta, fece uscir fuori sulla via che conduceva all'accampamento nemico quei cittadini che aveva preparato in ordine di battaglia

I Romani per comando di Scipione arretrarono un po', per essere più vicini a quei rinforzi che dovevano essere mandati durante il combattimento stesso
et primo haud impares stetere acies; subsidia deinde identidem summissa e castris non auerterunt solum in fugam hostes, sed adeo effusis institerunt ut nisi receptui cecinisset permixti fugientibus inrupturi fuisse in urbem uiderentur

trepidatio uero non in proelio maior quam tota urbe fuit; multae stationes pauore atque fuga desertae sunt relictique muri cum qua cuique erat proximum desiluissent

quod ubi egressus Scipio in tumulum quem Mercuri uocant animaduertit multis partibus nudata defensoribus moenia esse, omnes e castris excitos ire ad oppugnandam urbem et ferre scalas iubet
In un primo tempo le schiere si fronteggiarono con eguali forze; ma poi i rinforzi ripetutamente inviati dal campo romano non solo fecero volgere in fuga il nemico, ma lo incalzarono talmente mentre fuggiva in disordine che, se non fosse stato dato il segnale di ritirata, sembrava che i Romani dovessero fare irruzione nella città mescolati a coloro che fuggivano

La confusione, in verità, non fu maggiore sul campo di battaglia che in tutta la città; molti posti di guardia furono disertati per lo spavento e per la fuga, e le mura furono abbandonate, essendosi i difensori precipitati giù nel punto a ciascuno più vicino

Allorché Scipione, trasferitosi sul colle chiamato Mercuri, vide che le mura in molti punti erano prive di difensori, diede ordine che tutti i suoi soldati fossero fatti uscire dall'accampamento portando scale per dare l'assalto alla città

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Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 01 - 20
Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 01 - 20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 01 - 20

ipse trium prae se iuuenum ualidorum scutis oppositis ingens enim iam uis omnis generis telorum e muris uolabat ad urbem succedit; hortatur imperat quae in rem sunt, quodque plurimum ad accendendos militum animos intererat, testis spectatorque uirtutis atque ignauiae cuiusque adest

itaque in uolnera ac tela ruunt; neque illos muri neque superstantes armati arcere queunt quin certatim adscendant

et ab nauibus eodem tempore ea quae mari adluitur pars urbis oppugnari coepta est

ceterum tumultus inde maior quam uis adhiberi poterat

dum applicant, dum raptim exponunt scalas militesque dum qua cuique proximum est in terram euadere properant, ipsa festinatione et certamine alii alios impediunt
Scipione stesso, fattosi proteggere con gli scudi da tre giovani vigorosi, poiché già una grande quantità di dardi volava dalle mura, si portò fin sotto alla città per incitare i soldati e comandare a loro di compiere tutto quanto era richiesto dalla situazione e, quel che più sarebbe servito ad accendere l'animo dei soldati, si fermò là come testimonio e spettatore del valore e della viltà di ciascuno

Pertanto, tutti si slanciarono incontro alle ferite e ai dardi: né l'altezza delle mura, né i soldati che stavano sulla rocca, poterono impedire ai Romani di gareggiare l'un l'altro per dare la scalata

Nello stesso momento, quella parte della città che è bagnata dal mare cominciò ad essere attaccata anche dalle navi

Peraltro, da questa parte si poteva più suscitare confusione che fare un assalto

Mentre le navi approdavano, mentre sbarcavano rapidamente scale e soldati che si affrettavano a balzare a terra nel punto più vicino, per la stessa fretta nel fare a gara fra di loro, finirono di essere di impaccio e di ostacolo l'uno all'altro
(45) Inter haec repleuerat iam Poenus armatis muros, et uis magna ex ingenti copia congesta telorum suppeditabat; sed neque uiri nec tela nec quicquam aliud aeque quam moenia ipsa sese defendebant

rarae enim scalae altitudini aequari poterant, et quo quaeque altiores, eo infirmiores erant

itaque cum summus quisque euadere non posset, subirent tamen alii, onere ipso frangebantur

quidam stantibus scalis cum altitudo caliginem oculis offudisset, ad terram delati sunt
45 Approfittò di questi indugi Magone che, frattanto, aveva riempito di armati le mura, dove, disponendo di una forte scorta accumulata, abbondava di una gran quantità di proiettili; tuttavia, né dagli uomini, né dai dardi, né da altro mezzo, i Cartaginesi erano difesi quanto dalle loro mura

Infatti, poche scale potevano eguagliare la loro altezza e, quanto più erano alte, tanto più erano deboli

Pertanto, non potendo quelli che erano sui gradini più alti salire sulle mura, mentre gli altri si facevano sotto, le scale si spezzavano per lo stesso peso

quando poi resistevano, capitava che alcuni soldati cadessero a terra colpiti dalle vertigini provocate dall'altezza

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 01 - 02

et cum passim homines scalaeque ruerent et ipso successu audacia atque alacritas hostium cresceret, signum receptui datum est; quod spem non praesentis modo ab tanto certamine ac labore quietis obsessis, sed etiam in posterum dedit scalis et corona capi urbem non posse: opera et difficilia esse et tempus datura ad ferendam opem imperatoribus suis

uix prior tumultus conticuerat cum Scipio ab defessis iam uolneratisque recentes integrosque alios accipere scalas iubet et ui maiore adgredi urbem

ipse ut ei nuntiatum est aestum decedere, quod per piscatores Tarraconenses, nunc leuibus cumbis, nunc ubi eae siderent uadis peruagatos stagnum, compertum habebat facilem pedibus ad murum transitum dari, eo secum armatos quingentos duxit
Poiché uomini e scale qua e là precipitavano e l'audacia e l'ardore dei nemici erano accresciuti dallo stesso successo, Scipione fece dare il segnale della ritirata; ciò infuse negli assediati non solo la speranza di un riposo momentaneo dopo una lotta così faticosa, ma anche per l'avvenire la speranza che la città non potesse essere presa né con le scale, né con un assalto tutto intorno; per i Romani le opere militari per un assedio sarebbero state difficili ed avrebbero dato ai comandanti cartaginesi il tempo per accorrere in aiuto dei loro soldati

Era appena cessato lo strepito del primo assalto, quando Scipione ordinò che soldati ormai stanchi e feriti consegnassero le scale ad altri freschi e sani in modo che si potesse con maggior forza dare l'assalto alla città

Egli poi come seppe che la marea calava quando da pescatori terragonesi che si erano aggirati per lo stagno, ora con piccole barche, ora a guado, quando esse toccavano il fondo, fu informato che facilmente si poteva a piedi giungere al muro, là condusse con sé cinquecento soldati
medium ferme diei erat, et ad id, quod sua sponte cedente in mare aestu trahebatur aqua, acer etiam septentrio ortus inclinatum stagnum eodem quo aestus ferebat et adeo nudauerat uada ut alibi umbilico tenus aqua esset, alibi genua uix superaret

hoc cura ac ratione compertum in prodigium ac deos uertens Scipio qui ad transitum Romanis mare uerterent et stagna auferrent uiasque ante nunquam initas humano uestigio aperirent, Neptunum iubebat ducem itineris sequi ac medio stagno euadere ad moenia
Era quasi mezzogiorno ed oltre al fatto che per un movimento naturale la marea calava nel mare e quindi lacqua dello stagno si ritirava, accadde anche che si levò un forte vento di tramontana che trascinò lacqua dello stagno in modo che questa cominciò a discendere verso la stessa direzione della marea; di conseguenza i bassifondi si trovarono così poveri di acqua che in qualche punto essa arrivava fino ai fianchi in altri punti appena al ginocchio

Questo fatto naturale di cui Scipione aveva esatta nozione per averlo attentamente osservato fu da lui attribuito a prodigio degli dei i quali facevano ritirare il mare per far passare i Romani ed asciugavano gli stagni per aprire le loro vie che non erano mai state battute da piede umano; comandò poi ai soldati di seguire Nettuno come guida del loro viaggio in modo da arrivare attraverso lo stagno fino alle mura

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 45 - 49

(46) Ab terra ingens labor succedentibus erat; nec altitudine tantum moenium impediebantur, sed quod euntes ad ancipites utrimque ictus subiectos habebant Romanos, ut latera infestiora subeuntibus quam aduersa corpora essent

at parte in alia quingentis et per stagnum facilis transitus et in murum adscensus inde fuit; nam neque opere emunitus erat ut ubi ipsius loci ac stagni praesidio satis creditum foret, nec ulla armatorum statio aut custodia opposita intentis omnibus ad opem eo ferendam unde periculum ostendebatur
46 Per coloro che tentavano di scalare le mura dalla parte di terra, lo sforzo era notevole; infatti, non erano soltanto ostacolati dall'altezza delle mura, ma dal fatto che i Romani che avanzavano erano esposti a duplici colpi da ambedue le parti, in modo che coloro che salivano erano più molestati ai fianchi che di fronte

Al contrario, dalla parte dello stagno per i cinquecento soldati che Scipione vi aveva condotti, il passaggio, nonché la scalata al muro, furono facili; infatti, questo punto non era fortificato, poiché qui i nemici, facendo molto assegnamento sulledifese naturali del luogo e dello stagno, non avevano posto alcuna guarnigione o corpi di guardia, essendo tutti intenti a portare aiuto là dove pareva dovesse venire il pericolo

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