Nullae, quod sciam, ille, sed hic piscari nulli solent;Itaque heri mirabar quid accidisset Stomachari Canius, sed quid faceret Nondum enim C Aquilius, collega et familiaris meus, protulerat de dolo malo formulas; in quibus ipsis, cum ex eo quaereretur, quid esset dolus malus, respondebat, cum esset aliud simulatum, aliud actum Hoc quidem sane luculente, ut ab homine perito definiendi Ergo et Pythius et omnes aliud agentes, aliud simulantes perfidi, improbi, malitiosi Nullum igitur eorum factum potest utile esse, cum sit tot vitiis inquinatum Quod si Aquiliana definitio vera est, ex omni vita simulatio dissimulatioque tollenda est:ita nec ut emat melius nec ut vendat quicquam simulabit aut dissimulabit vir bonus |
A quanto ne so io, no risponde quello ma qui, di solito, non viene a pescare nessuno; perciò ieri mi stupivo di quanto fosse accaduto Canio montò in bestia, ma che avrebbe potuto fare A quel tempo Gaio Aquilio, mio amico e collega, non aveva ancora proposto le norme relative alla frode, in cui, essendogli chiesto che cosa fosse la frode, rispondeva che essa si verifica quando si finge una cosa e se ne fa un'altra Una definizione magnifica, com'è naturale in un uomo esperto in definizioni Così sia Pizio che tutti coloro, i quali fanno una cosa e ne simulano un'altra, sono perfidi, malvagi, maligni Nessuna loro azione può risultare utile dal momento che è viziata da tanti difetti Se è vera la definizione di Aquilio, bisogna bandire dalla vita intera la simulazione e la dissimulazione; di conseguenza il galantuomo non simulerà o dissimulerà nulla né per comprare né per vendere meglio |
Atque iste dolus malus et legibus erat vindicatus, ut tutela duodecim tabulis, circumscriptio adulescentium lege Plaetoria et sine lege iudiciis, in quibus additur ex fide bona Reliquorum autem iudiciorum haec verba maxime excellunt: in arbitrio rei uxoriae melivs aeqvivs, in fiducia vt inter bonos bene agier Quid ergo aut in eo, qvod melivs aeqvivs, potest ulla pars inesse fraudis aut cum dicitur inter bonos bene agier, quicquam agi dolose aut malitiose potest Dolus autem malus in simulatione, ut ait Aquilius, continetur : Tollendum est igitur ex rebus contrahendis omne mendacium Non inlicitatorem venditor, non qui contra se liceatur emptor apponet Uterque si ad eloquendum venerit, non plus quam semel eloquetur |
Ma questa frode cadeva anche sotto le sanzioni delle leggi ad esempio la tutela incorreva nelle sanzioni delle dodici tavole, la circonvenzione dei minorenni in quelle della legge Pletoria e dei processi su reati non menzionati dalle leggi, in cui si aggiunge la formula secondo coscienza Degli altri processi sono notevoli, in modo particolare, queste formule: in questioni relative alla dote della moglie più buono più equo in materia concernente la cessione fiduciaria come si dave agire tra uomini onesti E che, dunque Forse nella formula ciò che più buono più equo può esserci frode Oppure quando si dice come si deve agire tra uomini onesti, si può, compiere qualche cosa con l'inganno o la malizia La frode, come dice Aquilio, consiste nella simulazione; bisogna, quindi, eliminare ogni menzogna nel contrarre impegni; il venditore non farà intervenire un finto offerente che giuochi al rialzo né il compratore uno che giuochi al ribasso Entrambi, se si giungerà alla dichiarazione del prezzo, non lo dovranno dichiarare più d'una volta |
Quintus quidem Scaevola, Publi filius, cum postulasset, ut sibi fundus, cuius emptor erat, semel indicaretur idque venditor ita fecisset, dixit se pluris aestumare; addidit centum milia Nemo est, qui hoc viri boni fuisse neget; sapientis negant, ut si minoris quam potuisset vendidisset Haec igitur est illa pernicies, quod alios bonos alios sapientes existimant Ex quo Ennius nequiquam sapere sapientem, qui ipse sibi prodesse non quiret Vere id quidem, si, quid esset prodesse mihi cum Ennio conveniret Hecatonem quidem Rhodium, discipulum Panaetii, video in iis libris, quos de officio scripsit Q Tuberoni, dicere, sapientis esse nihil contra mores, leges, instituta facientem habere rationem rei familiaris Neque enim solum nobis divites esse volumus, sed liberis, propinquis, amicis maximeque rei publicae |
Quinto Scevola, figlio di Publio, avendo chiesto che di un fondo, che voleva acquistare, gli fosse indicato il prezzo definitivo e avendo ciò fatto il venditore, affermò di valutarlo di più ed aggiunse centomila sesterzi Non c'è nessuno che dica che questo comportamento non sia stato proprio d'un galantuomo; negano, però, che sia stato proprio d'un uomo saggio, come se avesse venduto a meno di quanto avrebbe potuto La rovina è proprio questa, il fatto che si fa distinzione tra i buoni e i saggi Donde Ennio:Invano è saggio quel saggio incapace di giovare a se stesso Questo sarebbe pure vero, se fossi d'accordo con Ennio sul significato del giovare Vedo che Ecatone di Rodi, discepolo di Panezio, nei libri scritti Sul dovere e da lui dedicati a Quinto Tuberone, dice: è proprio del sapiente curare il proprio patrimonio senza far nulla contro la morale, le leggi e le istituzioni Non vogliamo, difatti essere ricchi solo per noi, ma per i figli, i parenti, gli amici e soprattutto per lo Stato |
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Singulorum enim facultates et copiae divitiae sunt civitatis Huic Scaevolae factum, de quo paulo ante dixi, placere nullo modo potest;etenim omnino tantum se negat facturum compendii sui causa, quod non liceat Huic nec laus magna tribuenda nec gratia est Sed sive et simulatio et dissimulatio dolus malus est, perpaucae res sunt, in quibus non dolus malus iste versetur, sive vir bonus est is, qui prodest quibus potest, nocet nemini, certe istum virum bonum non facile reperimus Numquam igitur est utile peccare, quia semper est turpe, et, quia semper est honestum virum bonum esse, semper est utile Ac de iure quidem praediorum sanctum apud nos est iure civili, ut in iis vendendis vitia dicerentur, quae nota essent venditori |
I beni e gli averi dei singoli costituiscono, infatti, le ricchezze della città A costui non può assolutamente piacere il gesto di Scevola, che ho citato poco fa; difatti egli dice che non farebbe per suo profitto soltanto quello che non è permesso A costui non bisogna concedere né lode né riconoscenza Comunque, sia che la simulazione e la dissimulazione costituiscano frode, pochissime sono le azioni in cui non entri la frode; sia che uomo onesto sia colui che giova a chi può e non nuoce a nessuno, è certo che non possiamo trovare facilmente questo uomo onesto Non è mai utile, dunque, cadere in fallo, perché è sempre disonesto, e, poiché è sempre onesto essere probi, è sempre utile Per quel che riguarda la regolamentazione dei beni immobili, il nostro diritto civile sancisce che all'atto della vendita si dichiarino i difetti noti al venditore |
Nam cum ex duodecim tabulis satis esset ea praestari, quae essent lingua nuncupata, quae qui infitiatus esset, dupli poena subiret, a iuris consultis etiam reticentiae poena est constituta; quicdquid enim esset in praedio vitii, id statuerunt, si venditor sciret, nisi nominatim dictum esset, praestari oportere Ut, cum in arce augurium augures acturi essent iussissentque Ti Claudium Centumalum, qui aedes in Caelio monte habebat, demoliri ea, quorum altitudo officeret auspiciis, Claudius proscripsit insulam vendidit, emit P Calpurnius Lanarius Huic ab auguribus illud idem denuntiatum est Itaque Calpurnius cum demolitus esset cognossetque Claudium aedes postea proscripsisse, quam esset ab auguribus demoliri iussus, arbitrum illum adegit QUICQUID SIBI DARE FACERE OPORTERET EX FIDE BONA |
Difatti, mentre per le XII tavole era sufficiente rispondere delle cose esplicitamente dichiarate, e chi rinnegava la parola data era condannato a pagare una multa del doppio, i giureconsulti stabilirono una pena anche per la reticenza; stabilirono, infatti, che il venditore deve rispondere di qualsiasi difetto si trovi in un bene immobile, se a lui è noto e non è stato espressamente dichiarato Ad esempio, poiché gli àuguri dovevano trarre gli auspici sulla rocca ed avevano ordinato a Tiberio Claudio Centumalo, che aveva una casa sul Celio, di abbattere quelle parti che, con la loro altezza, erano di ostacolo agli auspici, Claudio mise in vendita il caseggiato, che fu acquistato da Publio Calpurnio Lanario Gli àuguri fecero a costui la stessa intimazione Calpurnio la demolì e venne a sapere che Claudio aveva messo in vendita la casa dopo che gli àuguri gli avevano intimato di abbatterla; lo costrinse, pertanto, a presentarsi davanti ad un arbitro che decidesse che cosa in buona coscienza gli si dovesse pagare o fare |
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M Cato sententiam dixit, huius nostri Catonis pater ut enim ceteri ex patribus, sic hic, qui illud lumen progenuit, ex filio est nominandus is igitur iudex ita pronuntiavit, cum in vendundo rem eam scisset et non pronuntiasset, emptori damnum praestari oportere Ergo ad fidem bonam statuit pertinere notum esse emptori vitium, quod nosset venditor Quod si recte iudicavit, non recte frumentarius ille, non recte aedium pestilentium venditor tacuit Sed huiusmodi reticentiae iure civili comprehendi non possunt; quae autem possunt diligenter tenentur M Marius Gratidianus, propinquus noster, C Sergio Oratae vendiderat aedes eas, quas ab eodem ipse paucis ante annis emerat Eae serviebant, sed hoc in mancipio Marius non dixerat; adducta res in iudicium est Oratam Crassus, Gratidianum defendebat Antonius |
Pronunziò la sentenza Marco Catone, padre del nostro Catone come gli altri dai padri, così questi, che generò quell'insigne personaggio, deve essere designato dal nome del figlio; quel giudice, dunque, emise questa sentenza: poiché nel vendere conosceva i difetti e li aveva celati, doveva rispondere del danno presso il compratore Ritenne, pertanto, che appartenesse alla buona coscienza,la conoscenza, da parte dell'acquirente, dei difetti noti al venditore Se il suo giudizio è stato giusto, hanno avuto torto a tacere sia il mercante di grano che il venditore di quella casa malsana Ma reticenze di tale specie non possono essere abbracciate dal diritto civile; quante lo possono, sono perseguite rigorosamente Marco Mario Gratidiano, nostro parente, aveva venduto a Gaio Sergio Orata la stessa casa che aveva acquistato da lui pochi anni prima Essa era gravata di una servitù, ma nel contratto Mario non l'aveva dichiarato; la questione fu portata in tribunale Crasso difendeva Orata, Gratidiano era difeso da Antonio |
Ius Crassus urgebat, quod vitii venditor non dixisset sciens, id oportere praestari, aequitatem Antonius, quoniam id vitium ignotum Sergio non fuisset, qui illas aedes vendidisset, nihil fuisse necesse dici nec eum esse deceptum, qui id, quod emerat, quo iure esset, teneret Quorsus haec Ut illud intellegas, non placuisse maioribus nostris astutos Sed aliter leges, aliter philosophi tollunt astutias; leges, quatenus manu tenere possunt, philosophi, quatenus ratione et intellegentia Ratio ergo hoc postulat, ne quid insidiose, ne quid simulate, ne quid fallaciter Suntne igitur insidiae tendere plagas, etiam si excitaturus non sis, nec agitaturus Ipsae enim ferae nullo insequente saepe incidunt |
Crasso invocail venditore deve rispondere di quei difetti che, pur essendo a lui noti, non sono stati da lui dichiarati, Antonio l'equità, poiché quel difetto non era ignoto a Sergio, che aveva già venduto quella casa, non era necessaria una dichiarazione, né era stato ingannato chi ben conosceva la situazione giuridica di ciò che comprava A quale scopo ti dico questo Perché tu capisca che ai nostri padri non piacevano i furbi Ma le leggi reprimono i raggiri in un modo, in un altro i filosofi: le leggi, nei limiti in cui possono perseguirle legalmente, i filosofi, nei limiti in cui possono farlo con la ragione e l'intelligenza Orbene, la ragione esige che non si faccia nulla con tranelli, nulla con simulazione, nulla con inganno Costituisce allora un'insidia tendere le reti, anche se non hai intenzione di metterti a scovare la selvaggina o a spingerla verso di esse Che le fiere vanno a cadervi spesso da sole, senza che nessuno le insegua |
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Sic tu aedes proscribas, tabulam tamquam plagam ponas, domum propter vitia vendas, in eam aliquis incurrat inprudens Hoc quamquam video propter depravationem consuetudinis neque more turpe haberi neque aut lege sanciri aut iure civili, tamen naturae lege sanctum est Societas est enim quod etsi saepe dictum est, dicendum est tamen saepius, latissime quidem quae pateat, omnium inter omnes, interior eorum, qui eiusdem gentis sint, propior eorum, qui eiusdem civitatis Itaque maiores aliud ius gentium, aliud ius civile esse voluerunt, quod civile, non idem continuo gentium, quod autem gentium, idem civile esse debet Sed nos veri iuris germanaeque iustitiae solidam et expressam effigiem nullam tenemus, umbra et imaginibus utimur :Eas ipsas utinam sequeremur |
Così tu potresti mettere in vendita una casa, esporre un cartello, come se fosse una rete, vendere la casa per i suoi difetti, e qualcuno potrebbe incapparvi inavvertitamente Sebbene io veda che questo modo d'agire a causa della decadenza dei costumi non è considerato immorale né è proibito dalla legge o dal diritto civile, tuttavia esso è stato vietato dalla legge di natura Difatti la società più ampia anche se lo abbiamo detto spesso, lo si deve, tuttavia, ripetere ancor più spesso è quella che unisce tutti gli uomini fra loro, più ristretta quella tra uomini della stessa nazione, ancor più limitata quella tra uomini della stessa città Perciò gli antichi vollero che il diritto delle genti e quello civile fossero differenti; il diritto civile non s'identifica senz'altro con quello delle genti, ma quello delle genti deve essere anche civile Noi non possediamo, però, alcuna immagine concretamente scolpita del vero diritto e della giustizia, sua sorella germana; usufriamo di un'ombra e di una parvenza; volesse il cielo che almeno queste seguissimo |
feruntur enim ex optimis naturae et veritatis exemplis Nam quanti verba illa: UTI NE PROPTER TE FIDEMVE TUAM CAPTUS FRAUDATUSVE SIM quam illa aurea: UT INTER BONOS BENE AGIER OPORTET ET SINE FRAUDATIONE Sed, qui sint boni et quid sit bene agi, magna quaestio est Q quidem Scaevola, pontifex maximus, summam vim esse dicebat in omnibus iis arbitriis, in quibus adderetur EX FIDE BONA, fideique bonae nomen existimabat manare latissime, idque versari in tutelis, societatibus, fiduciis, mandatis, rebus emptis, venditis, conductis, locatis, quibus vitae societas contineretur; in iis magni esse iudicis statuere, praesertim cum in plerisque essent iudicia contraria, quid quemque cuique praestare oporteret |
Provengono, infatti, dai migliori esempi della natura e della verità Quanto valgono quelle parole che io non sia preso e ingannato per causa tua e della fiducia in te riposta Quanto quell'aureo detto come tra persone dabbene conviene agire bene e senza inganno Ma è grossa questione definire quali siano i buoni e che cosa significhi agire bene Quinto Scevola, pontefice massimo, diceva che hanno grandissima importanza tutti quei giudizi arbitrali, in cui s'aggiunge la clausola in buona coscienza, e credeva che il significato della buona coscienza avesse una grandissima estensione, e riguardasse le tutele, le associazioni, le procure, i mandati, le compravendita, gli appalti, le locazioni, in cui consiste la vita sociale; in essi riteneva che fosse compito di un giudice valente stabilire di che cosa ciascuno deve rispondere verso ciascuno, specialmente perché in parecchi casi vi sono delle controquerele |
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Quocirca astutiae tollendae sunt eaque malitia, quae vult illa quidem videri se esse prudentiam, sed abest ab ea distatque plurimum; prudentia est enim locata in dilectu bonorum et malorum, malitia, si omnia quae turpia sunt, mala sunt, mala bonis ponit ante Nec vero in praediis solum ius civile ductum a natura malitiam fraudemque vindicat, sed etiam in mancipiorum venditione venditoris fraus omnis excluditur Qui enim scire debuit de sanitate, de fuga, de furtis, praestat edicto aedilium Heredum alia causa est Ex quo intellegitur, quoniam iuris natura fons sit, hoc secundum naturam esse, neminem id agere, ut ex alterius praedetur inscitia Nec ulla pernicies vitae maior inveniri potest quam in malitia simulatio intellegentiae, ex quo ista innumerabilia nascuntur, ut utilia cum honestis pugnare videantur |
Bisogna, perciò, eliminare le furberie e quella malizia che vorrebbe sembrare prudenza, ma lontana da essa in modo enorme: la prudenza è, difatti, fondata sulla scelta dei beni e dei mali; la malizia antepone il male al bene, se è vero che è male tutto ciò che è immorale E non solo nel caso dei beni immobili il diritto civile, che deriva dalla natura, punisce la malafede e la frode, ma anche nella vendita degli schiavi è esclusa ogni frode da parte del venditore Chi, infatti, dovesse essere al corrente della salute, di una fuga, di ruberie, ne risponde in base all'editto degli edili Diverso è il caso degli schiavi ottenuti per eredità Da questo si capisce che, essendo la natura fonte del diritto, è secondo natura che nessuno si comporti in modo da ricavare un bottino dall'ignoranza altrui Non si può trovare alcun danno per la vita maggiore della simulazione della malizia; da ciò derivano i casi innumerevoli, in cui l'utile sembra essere in conflitto con l'onesto |