Cicerone, De Finibus: Libro 02; 11-15, pag 2

Cicerone, De Finibus: Libro 02; 11-15

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Finibus parte Libro 02; 11-15
[44] Cum Epicuro autem hoc plus est negotii, quod e duplici genere voluptatis coniunctus est, quodque et ipse et amici eius et multi postea defensores eius sententiae fuerunt, et nescio quo modo, is qui auctoritatem minimam habet, maximam vim, populus cum illis facit

Quos nisi redarguimus, omnis virtus, omne decus, omnis vera laus deserenda est

Ita ceterorum sententiis semotis relinquitur non mihi cum Torquato, sed virtuti cum voluptate certatio

Quam quidem certationem homo et acutus et diligens, Chrysippus, non contemnit totumque discrimen summi boni in earum comparatione positum putat

Ego autem existimo, si honestum esse aliquid ostendero, quod sit ipsum vi sua propter seque expetendum, iacere vestra omnia
[44] Con Epicuro invece la faccenda si fa più seria, sia perché risulta legato ad una duplice specie di piacere sia perché, oltre a lui e ai suoi amici, vi furono ìn séguito molti difensori di tale teoria, e, non so come, la gente, che ha pochissima competenza ma grandissimo peso, sta dalla loro parte

Se non riusciamo a confutarli, bisogna rinunciare ad ogni virtù, ad ogni decoro, ad ogni vero merito

Così, rimosse tutte le altre teorie, la contesa rimane non fra me e Torquato, ma fra la virtù e il piacere

Limportanza ditale contesa non è sottovalutata da Crisippo, uomo dingegno acuto e meticoloso: egli ritiene che il loro confronto rappresenti il punto decisivo di tutta la questione relativa al sommo bene

Per conto mio, sono davviso che, se riuscirò a dimostrare che lonesto è qualche cosa che va ricercato di per sé per la sua propria essenza, tutte le vostre teorie restano abbattute
Itaque eo, quale sit, breviter, ut tempus postulat, constituto accedam ad omnia tua, Torquate, nisi memoria forte defecerit

[45] Honestum igitur id intellegimus, quod tale est, ut detracta omni utilitate sine ullis praemiis fructibusve per se ipsum possit iure laudari

Quod quale sit, non tam definitione, qua sum usus, intellegi potest, quamquam aliquantum potest, quam communi omnium iudicio et optimi cuiusque studiis atque factis, qui permulta ob eam unam causam faciunt, quia decet, quia rectum, quia honestum est, etsi nullum consecuturum emolumentum vident
Pertanto, dopo aver stabilito in breve, come la circostanza richiede, la natura dellonesto, passerò a tutte le tue argomentazioni, o Torquato, a meno che non mi faccia difetto la memoria

[45] Noi intendiamo per onesto ciò che è tale da poter essere a ragione lodato di per se stesso, indipendentemente da ogni utilità, senza alcun premio o guadagno

Quale esso sia si può comprendere non tanto dalla definizione che ne ho dato, per quanto fino ad un certo punto sia possibile, quanto piuttosto dal comune giudizio universale e dallattività spirituale e materiale di tutti i migliori, i quali compiono moltissime azioni per questo solo motivo, perché è decoroso, perché è retto, perché è onesto far così, anche se vedono che non ne seguirà alcun vantaggio
Homines enim, etsi aliis multis, tamen hoc uno plurimum a bestiis differunt, quod rationem habent a natura datam mentemque acrem et vigentem celerrimeque multa simul agitantem et, ut ita dicam, sagacem, quae et causas rerum et consecutiones videat et similitudines transferat et disiuncta coniungat et cum praesentibus futura copulet omnemque complectatur vitae consequentis statum

Eademque ratio fecit hominem hominum adpetentem cumque iis natura et sermone et usu congruentem, ut profectus a caritate domesticorum ac suorum serpat longius et se implicet primum civium, deinde omnium mortalium societate atque, ut ad Archytam scripsit Plato, non sibi se soli natum meminerit, sed patriae, sed suis, ut perexigua pars ipsi relinquatur
Gli uomini infatti, oltre che per molte altre doti, specialmente per questa sola differiscono dalle bestie: hanno la ragione, ad essi concessa da natura, e una mente acuta e viva, capace di considerare contemporaneamente molte cose con la massima rapidità e, per così dire, sagace, tanto da vedere le cause e le conseguenze delle cose, rilevarne con il confronto le rassomiglianze, procedere alla congiunzione di ciò che è separato, unire al presente il futuro e abbracciare ogni situazione ulteriore nella vita

La medesima ragione fece delluomo un animale socievole in armonia con i suoi simili per indole, linguaggio ed esigenze pratiche; cosicché, partito dallaffetto per la sua casa ed i suoi cari, se ne allontana insensibilmente e si lega con vincoli sociali prima ai suoi concittadini, poi a tutti i mortali e, come scrisse Platone in una lettera ad Archita , ricorda di non essere nato solo per se stesso ma per la patria, per i suoi, tanto che una minima parte resta a lui stesso

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[46] Et quoniam eadem natura cupiditatem ingenuit homini veri videndi, quod facillime apparet, cum vacui curis etiam quid in caelo fiat scire avemus, his initiis inducti omnia vera diligimus, id est fidelia, simplicia, constantia, tum vana, falsa, fallentia odimus, ut fraudem, periurium, malitiam, iniuriam

Eadem ratio habet in se quiddam amplum atque magnificum, ad imperandum magis quam ad parendum accommodatum, omnia humana non tolerabilia solum, sed etiam levia ducens, altum quiddam et excelsum, nihil timens, nemini cedens, semper invictum

[47] Atque his tribus generibus honestorum notatis quartum sequitur et in eadem pulchritudine et aptum ex illis tribus, in quo inest ordo et moderatio

Cuius similitudine perspecta in formarum specie ac dignitate transitum est ad honestatem dictorum atque factorum
[46] La medesima natura ingenerò nelluomo il desiderio di vedere il vero, che appare con la massima facilità quando liberi dalle preoccupazioni bramiamo sapere anche cosa avvenga in cielo; quindi, seguendo gli impulsi fondamentali, amiamo tutto ciò che è vero, vale a dire leale, semplice, costante, e odiamo ciò che è vano, falso, ingannevole, come la frode, lo spergiuro, la malignità, lingiustizia

La medesima ragione ha in sé un qualcosa di grandioso e di magnifico, idoneo a comandare più che ad obbedire, uso a stimare tutti i casi umani non solo tollerabili ma anche di poco conto, un qualche cosa di elevato ed eccelso, che nulla teme, a nessuno cede ed è sempre invitto

[47] E a queste tre specie di onesto ora indicate segue una quarta, dotata della stessa bellezza e collegata a quelle tre, che comprende lordine e la moderazione

Avendo notato una somiglianza con questultima nellaspetto e nello splendore del mondo esterno, si passò allonestà delle parole e delle azioni
Nam ex his tribus laudibus, quas ante dixi, et temeritatem reformidat et non audet cuiquam aut dicto protervo aut facto nocere vereturque quicquam aut facere aut eloqui, quod parum virile videatur

[15, 48] Habes undique expletam et perfectam, Torquate, formam honestatis, quae tota quattuor his virtutibus, quae a te quoque commemoratae sunt, continetur

Hanc se tuus Epicurus omnino ignorare dicit quam aut qualem esse velint qui honestate summum bonum metiantur

Si enim ad honestatem omnia referant neque in ea voluptatem dicant inesse, ait eos voce inani sonare his enim ipsis verbis utiturneque intellegere nec videre sub hanc vocem honestatis quae sit subicienda sententia

Ut enim consuetudo loquitur, id solum dicitur honestum, quod est populari fama gloriosum
Infatti, in séguito ai tre meriti che ho detto prima, essa teme lavventatezza e non osa nuocere ad alcuno con parola od azione insolente ed ha ritegno a fare o dire alcunché che sembri poco degno di un uomo

[15, 48] Eccoti, o Torquato, completa e definita in ogni sua parte la descrizione dellonestà, che è tutta compresa in queste quattro virtù che tu pure hai ricordato

Il tuo Epicuro dice di ignorare senzaltro che cosa intendano per onestà o quale la intendano coloro che se ne servono per misurare il sommo bene

Infatti, se tutto riferiscono allonestà e non fanno consistere in essa il piacere, dice che fan risuonare termini vuoti di senso (sono proprio queste le sue parole) e che non capiscono nè vedono quale concetto si deve intendere con il termine onestà

Giacché, come è dimostrato dalla consuetudine, si dice onesto soltanto ciò che è glorioso per opinione popolare

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'Quod', inquit, 'quamquam voluptatibus quibusdam est saepe iucundius, tamen expetitur propter voluptatem

' [49] Videsne quam sit magna dissensio

Philosophus nobilis, a quo non solum Graecia et Italia, sed etiam omnis barbaria commota est, honestum quid sit, si id non sit in voluptate, negat se intellegere, nisi forte illud, quod multitudinis rumore laudetur

Ego autem hoc etiam turpe esse saepe iudico et, si quando turpe non sit, tum esse non turpe, cum id a multitudine laudetur, quod sit ipsum per se rectum atque laudabile, non ob eam causam tamen illud dici esse honestum, quia laudetur a multis, sed quia tale sit, ut, vel si ignorarent id homines, vel si obmutuissent, sua tamen pulchritudine esset specieque laudabile

Itaque idem natura victus, cui obsisti non potest, dicit alio loco id, quod a te etiam paulo ante dictum est, non posse iucunde vivi nisi etiam honeste
Dice: Esso, benché spesso dia una sensazione più piacevole di certi piaceri, tuttavia vien ricercato per il piacere

[49] Vedi come è grande il contrasto

Lillustre filosofo, che impressionò non solo Grecia e Italia ma persino tutte le nazioni barbare, afferma di non capire che cosa è lonesto se non consiste nel piacere, a meno che non sia ciò che vien lodato dalle chiacchiere della gente

Per conto mio, ritengo che ciò spesso è anche vergognoso e, se talvolta non è vergognoso, non lo è in quanto la gente loda ciò che è di per se stesso retto e lodevole; e non pertanto si dice che ciò è onesto perché è lodato da molti, ma perché è tale che, anche se gli uomini lo ignorassero o fossero rimasti muti, sarebbe nondimeno lodevole per la sua bellezza e il suo aspetto

Perciò lo stesso filosofo, vinto dalla natura a cui non è possibile opporsi, dice in un altro punto quel che anche tu hai detto pocanzi : non può esservi vita piacevole, se non è onesta
[50] Quid nunc 'honeste' dicit

Idemne, quod iucunde

Ergo ita: non posse honeste vivi, nisi honeste vivatur

An nisi populari fama

Sine ea igitur iucunde negat posse vivere

Quid turpius quam sapientis vitam ex insipientium sermone pendere

Quid ergo hoc loco intellegit honestum

Certe nihil nisi quod possit ipsum propter se iure laudari

Nam si propter voluptatem, quae est ista laus, quae possit e macello peti

Non is vir est, ut, cum honestatem eo loco habeat, ut sine ea iucunde neget posse vivi, illud honestum, quod populare sit, sentiat et sine eo neget iucunde vivi posse, aut quicquam aliud honestum intellegat, nisi quod sit rectum ipsumque per se sua vi, sua natura, sua sponte laudabile
[50] Ma che cosa intende ora con onesto

E un equivalente di piacevole

dunque così: non vi può essere vita onesta, se non si vive onestamente

O forse, se non si vive secondo lopinione popolare

Dunque egli afferma di non poter vivere piacevolmente senza di questa

Che cè di più vergognoso che far dipendere la vita del sapiente dalle dicerie degli ignoranti

Che intende quindi per onesto in questo passo

Certamente nullaltro se non ciò che a buon diritto può essere lodato per se stesso

Se infatti si potesse lodare per il piacere, che razza di lode è mai questa di cui si può far provvista al mercato

Dato che tiene lonestà in tanta considerazione da affermare che senza di essa non si può vivere piacevolmente, non è uomo da considerare come onesto ciò che riesce gradito alla gente, affermando che senza di esso non si può vivere piacevolmente, oppure da intendere per onesto qualche cosa altro se non ciò che sia retto e di per se stesso lodevole, per la sua essenza, per la sua natura, per sé solo

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