[ I ] Quum multa divinitus, pontificies, a maioribus nostris inventa atque instituta sunt;tum nihil praeclarius, quam quod eosdem, et religionibus deorum immortalium, et summae reipublicae praeessw voluerunt: ut amplissimi et clarissimi cives rem publicam bene gerendo, pontifices religiones sapienter interpretando, rempublicam conservarent Quod si ullo tempore magna causa in sacerdotum populi Romani iudicio ac potestate versata est, haec profecto tanta est ut omnis reipublicae dignitas, omnium civium salus, vita, libertas, arae, foci, dii penates, bona, fortunae, domicilia, vestrae sapientiae fidei, potestatique commissa creditaque esse videantur |
[I] O pontefici, molte sono le istituzioni che, per ispirazione divina, sono state trovate e stabilite dai nostri antenati, ma nessuna di loro è più illuminante di quella in cui essi vollero che gli uomini stessi fossero a capo sia del culto religioso agli Dei immortali sia dei supremi interessi della repubblica, affinché i cittadini più illustri e più autorevoli amministrando saggiamente lo Stato e il culto e interpretando con sapienza le cose divine, potessero assicurare il benessere della repubblica Infatti se in nessun tempo qualche causa importante è stata demandata al giudizio e alla potestà dei sacerdoti del popolo romano, certamente è perché essa è talmente autorevole che tutta la dignità dello Stato, la sicurezza di tutti i cittadini, la loro vita, la libertà, i luoghi sacri, i focolari domestici, i penati, le sostanze, il benessere, le abitazioni sembrano essere affidati e demandati alla vostra sapienza, alla fede, al vostro potere |
Vobis hodierno die constituendum est,utrum posthac amentes ac perditos magistratus improborum ac sceleratorum civium praesidio nudare, an etiam deorum immortalium religione armare malitis Nam si illa labes ac flamma reipublicae suum illum pestiferum et funestum tribunatum, quem aequitate humana tueri non potest, divina religione defenderit; aliae caeriminiae nobis erunt, alii antistites deorum immortalium,alii interpretes religionum requirendi Sin autem vestra auctoritate sapientiaque, pontifices, ea, quae furore improborum in republica, ab aliis oppressa, ab aliis deserta, ab aliis prodita, gesta sunt, rescinduntur; erit causa, cur consilium maiorum, in amplissimis viris ad sacerdotis deligendis, iure ac merito laudare possumus |
Oggi voi dovete stabilire se dora in poi preferite privare i magistrati folli del sostegno dei cittadini disonesti e scellerati o invece fortificarli con la religione degli Dei immortali Infatti se quel flagello e rovina dello Stato, che non si può vigilare con la giustizia umana, difenderà il suo pestifero e funesto tribunato con la religione divina, noi dovremo ricercare altre cerimonie, altri sacerdoti degli Dei immortali, altri interpreti delle religioni Se invece con la vostra autorità e saggezza, o pontefici, si annullano quelle cose che vengono gestite con la follia dei disonesti nella repubblica, da alcuni oppressa, da alcuni abbandonata, da alcuni tradita, ciò sarà il motivo per cui possiamo a buon diritto e meritatamente lodare il consiglio dei maggiori nelleleggere allufficio sacerdotale gli uomini migliori |
Sed quondam ille demens, si ea, quae ego per hos dies in senatu de repubblica sensi, vituperasset, aliquem ac aditum ad aures vestras esse habiturum putavit; omittam ordinem dicendi meum; respondebo hominis furiosi non orationi, qua ille uti non potest, sed convicio, cuius exercitationem quum intolerabili petulantia, tum etiam diuturna impunitate munivit [ II ] Ac primum illud a te homine vesano ac furioso requiro, quae te tanta poena tuorum scelerum flagitorumque vexet, ut hos tales viros, qui non solum consiliis tuis, sed etiam specie ipsa dignitate reipublicae sustinet, quod ego in sententia dicenda salutem civium cum honore Cn Pompeii coniuxerim, mihi esse iratos, et alid de summa hoc tempore religione sensuros, ac me absente senserint, arbitrere |
Ma poichè quel folle, se avesse biasimato i sentimenti politici che io ebbi in quei giorni, credette di poter avere in seguito un qualche ascolto presso di voi, tralascerò il mio solito ordine di arringa; risponderò non allorazione di quel folle uomo, orazione di cui egli non può disporre, ma allo schiamazzo, il cui uso egli rafforzò sia con intollerabile arroganza, ma anche con lunghissima impunità [II] E soprattutto chiedo a te, uomo folle e furioso, quale grande rimorso delle tue scelleratezze ti affligga, per ritenere che questi uomini, che non solo con la loro saggezza, ma anche con la loro stessa dignità sostengono la Repubblica, poichè io nellesporre la mia opinione ho congiunto il benessere dei cittadini con lonore di Gneo Pompeo, siano irati con me, ed ora abbiamo sulla venerabilissima religione un sentimento diverso da quello che ebbero quando io ero assente |
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Fuisti tu, inquit, apud pontifices superior; sed iam, quoniam te ad populum contulisti, sis inferior, necesse est Itane vero Quod in imperitia multitudine est vitiosissimum, varietas et inconstantia, et crebra, tamquam tempestatum, sic sententiarum commutatio, hoc tu ad hos transferas, quos ab inconstantia gravitas, a libidinosa sententia certum et definitum ius religionum, vetustas exemplorum, auctoritas litterarum monumentorumque deterret Tunc es ille, inquit, quo senatus carere non potuit quem boni luxerunt quem republica desideravit quo restituto, senatus auctoritatem restitutam putabamus quam primum adveniens prodidisti Nondum de mea sententia dico; impudentiae primum respondebo tuae |
Tu fosti, dice, superiore presso i pontefici; ma ormai, poichè ti sei rivolto al popolo, è ineluttabile che tu sia inferiore E mai possibile Ciò che in una inesperta moltitudine è molto vizioso, la varietà e lincostanza, e la frequente mutevolezza, il cambiamento dei tempi così come delle opinioni, vorresti tu trasferire a costoro che la dignità tiene lontani dallincostanza, il diritto certo e stabilito della religione( tiene lontani ) da una capricciosa sentenza, ed anche la vetustà degli esempi e lautorità delle lettere e dei monumenti Tu sei quello, dice, di cui il senato non ha potuto fare a meno colui che gli onesti hanno rimpianto colui che la repubblica ha desiderato colui con il cui ritorno pensavamo di ripristinare lautorità del senato autorità che hai tradito appena sei arrivato Non dico ancora niente sulla mia opinione; risponderò prima alla tua arroganza |
[III] Hunc igitur, funesta reipublicae pestis, hunc tu civem ferro, et armis, et exercitus terrore, et consulum scelere, et audacissimorum hominum minis, servorum dilectu, obsessione templorum, occupatione fori, oppressione curae, domo et patria, ne cum improbis boni ferro dimicaverent, cedere curasti, quem a senatu, quem a bonis omnibus, quem a cuncta Italia desideratum, arcessitum, revocatum, conservandae reipublicae causa, confiteris At enim in senatum venire, in Capitolium intrare turbolento illo die non debuisti Ego vero neque veni, et domo me tenui, quamdiu turbulentum tempus fuit : quum servos tuos ad rapinam, ad bonorum caedem paratos, cum illa tua consceleratorum ac perditorum manu, armatos in Capitolium tecum venisse constabat |
[ III ]Dunque tu, peste funesta della repubblica, cercasti di allontanare dalla casa e dalla patria questo cittadino, col ferro e con le armi, e col terrore dellesercito, e con lempietà dei consoli, e con le minacce degli uomini più temerari, con il ruolo dei servi, con lassedio dei pempli, con loccupazione del foro, con loppressione della curia, affinchè gli onesti non combattessero contro i malvagi, proprio questo citadino che tu confessi essere stato desiderato, richiesto, richiamato da tutti gli onesti, da tutta lItalia, per salvare la repubblica Ma infatti in quel giorno turbolento tu non dovevi venire in senato, entrare in Campigoglio Io in verità non venni, e rimasi a casa, fin quando durò quel tempo burrascoso: quando era chiaro che i tuoi servi, addestrati alla rapina, alla strage degli onesti, armati insieme a quel tuo manipolo di scellerati e di corrotti erano venuti con te in Campidoglio |
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Quod quum mihi nuntiaretur, scio me domi mansisse, et tibi, et gladiatoribus tuis instaurandae caedis potestatem non fecisse Posteaquam mihi nuntiatum est, populum Romanum in Capitolium, propter metum atque inopiam rei frumentariae, convenisse ; ministros autem scelerum tuorum perterritos, partim amissis gladiis, partim ereptis, diffugisse ; veni non solum sine copiis ac manu, verum etiam cum paucis amicis An ego, quum P Lentulus consul, optime de me ac de republica meritu, quum Q Metellus, qui, quum meus inimicus esset, frater tuus, et dimissioni nostrae, et precibus tuis, salutem ac dignitatem meam petulisset, me arcesserent in senatum; quum tanta moltitudo civium, tam recenti beneficio suo, me ad referendam gratiam nominatim vocarent, non venirem; quum praesertim te iam illinc cum tua fugitivorum manu discessisse constaret |
Poichè cio mi fu riferito, io so che rimasi a casa e che non diedi possibilità a te e ai tuoi seguaci di rinnovare la strage Dopo che mi fu detto che il popolo romano si era radunato in Campidoglio, per la paura e per la mancanza di grano; e che i tuoi seguaci, spaventati dalla tua scelleratezza, in parte perchè avevano perso le armi, in parte perchè gli erano state strappate, si erano dati alla fuga, ci venni non solo senza alcun seguito e uomini armati, ma solo con pochi amici E forse non sarei dovuto venire io, quando mi reclamavano in senato il console Publio Lentulo, benemerito verso di me e verso la repubblica, quando Quinto Metello, il quale pur essendo tuo fratello e mio nemico, aveva anteposto al nostro dissenso e alle tue preghiere, la salvezza e la mia dgnità; quando una così grande moltitudine di cittadini, per sua così nuova benevolenza, mi chiamava anche per nome a riportare la conciliazione, quando soprattutto si sapeva che tu e quel tuo manipolo di fuggitivi vi eravate ormai allontanati |
Hic tu me etiam custodem defensoremque Capitolii, templorumque omnium, hostem Capitolinum appellare ausus es, quod, quum in Capitolio senatum duo consules haberent, eo venirem Utrumne est tempus aliquod, quo in senatum venisse turpe sit an res illa talis erat, de qua agebatur, ut rem ipsam repudiare, et eos, qui agebant, condemnare deberem [IV] Primum dico senatoris esse boni semper in senatum venire,nec cum his sentio, qui statuunt minus bonis temporibus in senatum ipsi non venire, non intellegentes, hanc suam nimiam perseverantiam vehementer iis, quorum animum offendere voluerunt, gratam et iucundam fuisse At enim nonnulli, propter timorem, quod in senatu tuto non esse arbitrabantur, descesserunt Non reprehendo; nec quaero, fueritne aliquid pertimescendum Puto, suo quemque arbitratu timere oportere Cur ego non timuerim, quaeris |
Qui tu hai osato chiamare nemico del Campidoglio me, che ero anche custode e difensore del Campidoglio e di tutti i templi, poichè, avendo i due consoli tenuto senato in Campidoglio, io ero venuto lì Cè forse qualche tempo in cui è vergognoso essere andati in senato o forse la questione di cui si trattava era tale che io avrei dovuto rifiutarla e condannare coloro che la trattavano [IV ]Dico che per prima cosa è dovere di un buon senatore venire sempre in senato, nè sono daccordo con coloro che decidono di non venire in tempi meno buoni, non comprendendo essi che questa loro eccessiva ostinazione sia gradita e favorevole a coloro il cui animo hanno voluto offendere Ma certamente alcuni, per paura, poichè ritenevano di non essere al sicuro in senato, si allontanarono Non recrimino; nè cerco di sapere se ci fosse stato un qualcosa da temere Credo che a chiunque sia lecito temere secondo il proprio giudizio Chiedi perchè io non abbia temuto |
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quia te illinc abiisse constabat Cur, quum viri boni nonnulli putarint, tuto se in senatu esse non posse, ego non idem senserim Cur, quum ego me existimassem tuto omnino in civitate esse non posse, illi non item An aliis licet, in meo metu sibi nihil timere ; mihi uni necesse erit et meam, et aliorum vicem pertimescere An quia non condemnavi sententia mea duos consules, sum reprehendus Eos igitur ego potissimum damnare debui, quorum lege perfectum est, ne ego indemnatus, atque optime de republica meritus, damnatorum poenam sustinerem Quorum etiam delicta, propter eorum egregiam in me conservandum voluntatem, non modo me, sed omnes bonos ferre oportet, eorum optimum consilium ego potissimum, per eos in meam pristinam dignitatem restitutus, consilio repudiarem meo At quam sententiam dixi |
perchè si sapeva che tu ti eri allontanato di lì Perchè, dal momento che alcuni uomini onesti non ritenevano di poter essere al sicuro in senato, io non sia stato dello stesso parere Perchè, dal momento che io non ritenevo di poter essere del tutto al sicuro in città, quelli non la pensassero così Forse ad altri è concesso, nel mio timore invece non aver paura di nulla per sè; dovrò soltanto io essere atterrito dalla sorte mia e degli altri Forse sono da biasimare perchè non ho condannato con la mia sentenza i due consoli Soprattutto dovevo condannare loro, per la cui legge è stato fatto in modo che io, non essendo condannato, ed essendo benemerito della repubblica, non fossi soggetto alla pena dei condannati E bisognava che non solo io ma anche tutti gli onesti sopportassimo anche i delitti di questi, per la loro buona volontà di salvarmi, io avrei (dovuto) rigettare col mio parere, lottimo parere di coloro per i quali soprattutto fui restituito alla mia antica dignità Ma quale fu la mia sentenza |
Primum eam, quam populi sermo in animis nostris iam ante defixerat; deinde eam, quam senatus frequens, tum, quum mihi est assensus, secutus est : ut neque allata sit a me res inopinata ac recens, nec, si quod in sententia vitium est, magis sit eius, qui dixert, quam omnium, qui probarint At enim liberum senatus iudicium, propter metum, non fuit Si timuisse eos fecis, qui discesserunt; concede, non timuisse eos, qui remanserunt Sin autem sine iis, qui tum abfuerunt, nihil decerni libere potuit; quum omnes adessent, coeptum est referri de inducendo senatusconsulto : ab universo senatu reclamatum est [ V ] Sed quaero, in ipsa sententia, quoniam princeps ego sum eius atque auctor, quid reprehendatur Utrum causa capiendi novi consilii non fuit an meae partes in ea causa non praecipuae fuerunt |
Prima di tutto quella che il discorso del popolo già prima aveva impresso nei nostri animi; poi quella che tutto il senato seguì, allor quando mi fu espresso lassenso : in modo che nè fu proposta da me cosa non pensata e nuova, nè, se nella sentenza vi fu qualche difetto, questo fu maggiore per colui che la pronunziò rispetto a tutti quelli che lapprovarono Ebbene infatti il giudizio del senato, a causa della paura, non fu libero Se stimi che abbiano avuto timore coloro che si allontanarono, concedi che coloro che rimasero non abbiano avuto timore Se poi senza coloro che si allontanarono, non si potè allora decidere niente liberamente; quando tutti furono presenti si iniziò a proporre di cancellare la sentenza: si oppose tutto il senato Ma chiedo, poichè per quella sentenza io fui capo ed autore, che cosa cè da biasimare Non fu forse per prendere una nuova decisione oppure in quella causa le mie parti non furono primarie |
an alio potius confugiendum fuit Quae vis, quae causa maior esse, quam fames potuit quam seditio quam consilia tua, tuorumque; qui, facultate oblata, ad imperitorum animos incitandos, renovatorum te tua illa funesta latrocinia ob annonae causam putarunt Frumentum provinciae frumentariae partim non habebant ; partim in alia terras, credo, propter varietatem venditorum, miserant ; partim, quo gratius esset, tum, quum in ipsa fame subvenisset, custodiis suis clausum continebant, ut subito novum mitterent Res erat non in opinione dubia, sed in praesenti atque ante oculos proposito periculo: neque id coniectura prospiciebamus, sed iam experti videbamus |
oppure piuttosto si dovè ricorrere ad altro Quale causa, quale forza potè essere maggiore della fame della rivolta delle decisioni tue e dei tuoi ; i quali ritenevano che tu, essendosi presentata la possibilità, per incitare gli animi degli sprovveduti, avresti rinnovato quelle tue funeste rapine, a causa della mancanza di grano In parte le province frumentarie non avevano grano; in parte, credo, a causa della deifferenza dei prezzi, lavevano mandato in altre terre ; in parte, affinchè fosse più gradito, allor quando lavessero dato in periodo di fame, lo tenevano chiuso e custodito, per mandarlo allimprovviso come nuovo La cosa non era in dubbio nellopinione, ma davanti agli occhi e in imminente pericolo : nè vedevamo ciò come una congettura, ma lo vedevamo chiaro |