Virgilio, Eneide: Libro 08 - ERCOLE E CACO, pag 2

Virgilio, Eneide: Libro 08 - ERCOLE E CACO

Latino: dall'autore Virgilio, opera Eneide parte Libro 08 - ERCOLE E CACO
hic vero Alcidae furiis exarserat atro felle dolor: rapit arma manu nodisque gravatum robur, et aerii cursu petit ardua montis Una delle vacche rispose al richiamo e sotto il vasto antromuggì e chiusa tradì la speranza di Caco
tum primum nostri Cacum videre timentem turbatumque oculis; fugit ilicet ocior Euro speluncamque petit, pedibus timor addidit alas Allora però il dolore era arso di nera bile per la rabbia ad Alcide:strappa con la mano le armi ed una quercia pesante di nodi e di corsa si dirige ai pendii dell'aereo monte, allora per la prima volta i nostri videro Caco che temeva e turbato negli occhi; subito fugge più forte di Euro e cerca la spelonca, ai piedi il timore aggiunse le ali
ut sese inclusit ruptisque immane catenis deiecit saxum, ferro quod et arte paterna pendebat, fultosque emuniit obice postis, ecce furens animis aderat Tirynthius omnemque accessum lustrans huc ora ferebat et illuc, dentibus infrendens Come si chiuse e rotte le catene abbassò un masso enorme, che pendeva grazie al ferro e l'arte paterna, con una sbarrà fortificò i battenti rafforzati, ecco il Tirinzio furente nel cuore era là e spiando ogni accesso portava gli sguardi qua e là, fremendo coi denti

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Latino: dall'autore Virgilio, opera Eneide parte LA TEMPESTA (01.81- 01.23)

ter totum fervidus ira lustrat Aventini montem, ter saxea temptat limina nequiquam, ter fessus valle resedit Tre volte perlustra, acceso d'ira, tutto il monte Aventino, tre volte invano tenta le soglie rocciose, trevolte, stanco, si sedette nella valle
stabat acuta silex praecisis undique saxis speluncae dorso insurgens, altissima visu, dirarum nidis domus opportuna volucrum Un'acuta roccia si alzava, ovunque su pietre scoscese, sorgendo sul dorso della spelonca, altissima a vedersi, dimora adatta ai nidi di uccelli rapaci

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Latino: dall'autore Virgilio, opera Eneide parte Libro 06 - IL DIVINO CESARE AUGUSTO

hanc, ut prona iugo laevum incumbebat ad amnem, dexter in adversum nitens concussit et imis avulsam solvit radicibus, inde repente impulit; impulsu quo maximus intonat aether, dissultant ripae refluitque exterritus amnis Questa, come dal giogo pendeva china a sinistra sul fiume, da destra spingendosi contro la scosse e la divelse strappata dalla profondità delle radici, poi subito la spinse; a quella spinta rimbomba l'altissimo cielo, sussultano le rive e rifluisce atterrito il torrente
at specus et Caci detecta apparuit ingens regia, et umbrosae penitus patuere cavernae, non secus ac si qua penitus vi terra dehiscens infernas reseret sedes et regna recludat pallida, dis invisa, superque immane barathrum cernatur, trepident immisso lumine Manes Ma la spelonca e l'immensa reggia di Caco apparve scoperta, e le ombrose caverne si aprirono completamente, non diversamente se per una qualche forza la terra spaccandosi completamente aprisse le sedi infernali e schiudesse i pallide regni, odiosi agli dei, e si vedesse dall'alto l'immenso baratro, trepiderebbero i Mani per la luce immessa

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Latino: dall'autore Virgilio, opera Eneide parte Libro 05 - CONSIGLI DI NAUTE

ergo insperata deprensum luce repente inclusumque cavo saxo atque insueta rudentem desuper Alcides telis premit, omniaque arma advocat et ramis vastisque molaribus instat Quindi sorpreso improvvisamente dalla luce inaspettata e chiuso nella cava roccia e ruggendo insolitamente dall'alto Alcide lo incalza di colpi, chiama tutte e armi sovrasta con rami e massi enormi
ille autem, neque enim fuga iam super ulla pericli, faucibus ingentem fumum mirabile dictu evomit involvitque domum caligine caeca prospectum eripiens oculis, glomeratque sub antro fumiferam noctem commixtis igne tenebris Quello però, infatti non c'è più alcuna fuga del pericolo, dalle fauci vomita un enorme, mirabile a dirsi, fumo ed avvolge la casa di cieca caliginetogliendo la vista agli occhi, accumula sotto l'antrouna fumosa notte, mescolate al fuoco le tenebre

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non tulit Alcides animis, seque ipse per ignem praecipiti iecit saltu, qua plurimus undam fumus agit nebulaque ingens specus aestuat atra Non sopportò in cuore l'Alcide, lui stesso si lanciò nel fuoco con un salto a capofitto, dove il maggior fumospinge l'onda e l'ingente spelonca bolle di nera nebbia

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