Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 08 - Parte 01, pag 4

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 08 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 08 - Parte 01
quin etiam in ipso diutissime actae uitae fine disertissimi oratoris Galbae accusationi defensionem suam pro Hispania opposuit

idem Graecis litteris erudiri concupiuit, quam sero, inde aestimemus, quod etiam Latinas paene iam senex didicit, cumque eloquentia magnam gloriam partam haberet, id egit, ut iuris ciuilis quoque esset peritissimus

Cuius mirifica proles propior aetati nostrae Cato ita doctrinae cupiditate flagrauit, ut ne in curia quidem, dum senatus cogitur, temperaret sibi quo minus Graecos libros lectitaret

qua quidem industria ostendit aliis tempora deesse, alios superesse temporibus

Terentius autem Varro humanae uitae expleto spatio non annis, quibus saeculi tempus aequauit, quam stilo uiuacior fuit: in eodem enim lectulo et spiritus eius et egregiorum operum cursus extinctus est
Anzi, sul finire della sua vita longeva rispose all'accusa dell'eloquentissimo Galba con l'orazione in difesa della Spagna

Volle vivamente apprendere anche la lingua greca: quanto tardi, si può capire dal fatto che si diede agli studi del Latino ch'era ormai quasi vecchio: pur avendo raggiunto grande gloria nell'eloquenza, volle far ciò per approfondire le sue conoscenze anche nel diritto civile

() Il suo meraviglioso discendente, vissuto non molto prima di noi, arse a tal punto dal desiderio di sapere, che nemmeno nella Curia, in attesa che si adunasse il senato, si tratteneva dal leggere testi greci

Con questo suo zelo operoso egli dimostrava che ad alcuni manca il tempo, ma che altri se lo lasciano sfuggire

() Terenzio Varrone raggiunse gli estremi limiti concessi alla vita umana, ma fu longevo non più di età visse cento anni che di penna la morte ne troncò lo spirito, mentre giaceva nel letto, intento a continuare la serie delle sue illustri opere letterarie
Consimilis perseuerantiae Liuius Drusus, qui aetatis uiribus et acie oculorum defectus ius ciuile populo benignissime interpretatus est utilissimaque discere id cupientibus monumenta conposuit: nam ut senem illum natura, caecum fortuna facere potuit, ita neutra interpellare ualuit ne non animo et uideret et uigeret

Publilius uero senator et Lupus Pontius eques Romanus suis temporibus celebres causarum actores luminibus capti eadem industria forensia stipendia executi sunt

itaque frequentius etiam audiebantur, concurrentibus aliis, quia ingenio eorum delectabantur, aliis, quia constantiam admirabantur: nam, qui tali inconmodo perculsi secessum petunt, duplicant tenebras fortuitis uoluntarias adicientes
() Di uguale perseveranza fu Livio Druso, il quale, perdute le forze e la vista, illustrò tuttavia assai generosamente al popolo il diritto civile e compose opere utilissime per chi volesse apprenderlo: come la natura poté renderlo vecchio e la fortuna cieco, così né l'una né l'altra valsero ad impedirgli di vedere e di' essere vegeto con la mente

() Il senatore Publilio e il cavaliere romano Lupo Ponzio, celebri avvocati ai loro tempi, pur colpiti da cecità continuarono ad esercitare con immutato impegno l'avvocatura nel Foro

E il loro pubblico di ascoltatori aumentò, perché gli uni andavano a sentirli per il diletto che ne provavano, gli altri per l'ammirazione di fronte a così perseverante coraggio: ché, quanti colpiti da tale disgrazia decidono di mettersi in disparte, raddoppiano le proprie tenebre, aggiungendone di volontarie a quelle provocate della sorte
Iam P Crassus, cum in Asiam ad Aristonicum regem debellandum consul uenisset, tanta cura Graecae linguae notitiam animo conprehendit, ut eam in quinque diuisam genera per omnes partes ac numeros penitus cognosceret

quae res maximum ei sociorum amorem conciliauit, qua quis eorum lingua apud tribunal illius postulauerat, eadem decreta reddenti

Ne Roscius quidem subtrahatur, scaenicae industriae notissimum exemplum, qui nullum umquam spectante populo gestum, nisi quem domi meditatus fuerat, promere ausus est

quapropter non ludicra ars Roscium, sed Roscius ludicram artem conmendauit, nec uulgi tantum fauorem, uerum etiam principum familiaritates amplexus est

haec sunt attenti et anxii et numquam cessantis studii praemia, propter quae tantorum uirorum laudibus non inpudenter se persona histrionis inseruit
() E ancora: Publio Crasso, venuto console in Asia a concludere la guerra col re Aristonico , diventò padrone della lingua greca così perfettamente, da conoscerne assai bene cinque dialetti in tutte le loro particolarità

Il che gli procurò l'aperta simpatia degli alleati, poiché lo metteva in grado di dar sentenze nella lingua parlata da chiunque di loro si fosse rivolto al suo tribunale

() Non taceremo nemmeno di Roscio, famosissimo rappresentante dell'arte scenica, il quale non osò mai fare, in presenza del popolo, un solo gesto che non avesse prima attentamente studiato a casa sua

Perciò non l'arte scenica esaltò Roscio, ma Roscio l'arte scenica, né egli ebbe solo il favore del popolo, ma anche la familiarità dei più nobili cittadini

Queste sono le ricompense che toccano alla passione attenta, premurosa e mai interrotta, per le quali un attore poté senza vergogna avere le lodi di si alti personaggi

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 07 - Parte 01

ext Graeca quoque industria, quoniam nostrae multum profuit, quem meretur fructum Latina lingua recipiat

Demosthenes, cuius commemorato nomine maximae eloquentiae consummatio audientis animo oboritur, cum inter initia iuuentae artis, quam adfectabat, primam litteram dicere non posset, oris sui uitium tanto studio expugnauit, ut ea a nullo expressius referretur

deinde propter nimiam exilitatem acerbam auditu uocem suam exercitatione continua ad maturum et gratum auribus sonum perduxit

lateris etiam firmitate defectus, quas corporis habitus uires negauerat, a labore mutuatus est: multos enim uersus uno impetu spiritus conplectebatur eosque aduersa loca celeri gradu scandens pronuntiabat ac uadosis litoribus insistens declamationes fluctuum fragoribus obluctantibus edebat, ut ad fremitus concitatarum contionum patientia duratis auribus uteretur
Anche l'operosità greca, poiché molto giovò alla nostra, riceva in lingua latina il premio che merita

Demostene, al solo ricordare il nome del quale appare alla mente di chi ascolta l'immagine della perfetta eloquenza, non riusciva in gioventù a pronunziare la prima lettera del nome di quell'arte, la retorica, nella quale desiderava primeggiare : eppure vinse quel suo difetto con tanto impegno, che nessuno riusciva a pronunciarla con più chiarezza di lui

Poi, per ovviare al falsetto della sua voce, tanto si esercitò, finché le fece assumere una tonalità pienamente sviluppata e gradita agli orecchi

Affetto per natura da debolezza di polmoni, seppe acquistare con le fatiche quante forze la sua costituzione fisica gli aveva negato: egli, infatti, recitava in un sol respiro molti versi e li pronunziava salendo di corsa per un'erta, e fermandosi sulle spiagge ricche di bassifondi declamava, cercando di vincere il fragore dei marosi per avere gli orecchi ben allenati a sopportare gli strepiti delle agitate concioni popolari
fertur quoque ori insertis calculis multum ac diu loqui solitus, quo uacuum promptius esset et solutius

proeliatus est cum rerum natura et quidem uictor abiit malignitatem eius pertinacissimo animi robore superando

itaque alterum Demosthenen mater, alterum industria enixa est

ext Atque ut ad uetustiorem industriae actum transgrediar, Pythagoras, perfectissimum opus sapientiae a iuuenta pariter et omnis honestatis percipiendae cupiditate ingressus,nihil enim, quod ad ultimum sui peruenturum est finem, non et mature et alacriter incipit,Aegyptum petiit, ubi litteris gentis eius adsuefactus, praeteriti aeui sacerdotum commentarios scrutatus innumerabilium saeculorum obseruationes cognouit
Si dice pure che fosse solito parlare molto e a lungo, tenendo in bocca dei sassolini, onde questa, una volta liberata, fosse più pronta e più sciolta

Combatté con la natura e ne uscì vincitore, superandone l'avarizia nei suoi confronti con coraggiosa tenacia

Fu così che un Demostene partorì sua madre, un altro la sua operosità

() Per passare ora ad un più antico esempio di operosità, Pitagora, che fin dalla giovinezza pose mano all'edificazione di una perfetta teoria filosofica, spinto a un tempo dal desiderio di abbracciarvi ogni aspetto della morale ogni cosa, infatti, che sia destinata a completarsi, ha inizio per tempo e alacremente, si recò in Egitto, dove, presa dimestichezza con la cultura di quel popolo e studiati attentamente gli scritti degli antichi sacerdoti, venne a conoscenza del frutto delle osservazioni di innumerevoli generazioni

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inde ad Persas profectus magorum exactissimae prudentiae se formandum tradidit, a quibus siderum motus cursusque stellarum et unius cuiusque uim, proprietatem, effectum benignissime demonstratum docili animo sorpsit

Cretam deinde et Lacedaemona nauigauit, quarum legibus ac moribus inspectis ad Olympicum certamen descendit, cumque multiplicis scientiae maximam inter totius Graeciae admirationem specimen exhibuisset, quo cognomine censeretur interrogatus, non se sapientem,iam enim illud vii excellentes uiri occupauerantsed amatorem sapientiae, id est Graece filsofon edidit

in Italiae etiam partem, quae tunc maior Graecia appellabatur, perrexit, in qua plurimis et opulentissimis urbibus effectus studiorum suorum adprobauit
Quindi, partito alla volta della Persia, affidò la propria istruzione all'infallibile sapienza di quei sacerdoti, dai quali assimilò facilmente le teorie relative ai movimenti orbitali delle stelle e delle costellazioni e alla loro essenza, proprietà ed influssi, già copiosamente documentate

Da lì attraversò il mare per giungere a Creta e a Sparta e, dopo averne studiati leggi e costumi, gareggiò in Olimpia, dove, data prova tra l'ammirazione generale dei Greci tutti della sua proteiforme sapienza, allorché fu richiesto con quale nome dovesse essere qualificato, si proclamò non sapiente questo appellativo era già stato dei Sette, ma amante della sapienza, cioè in greco e filosofo

Proseguì, poi, verso quella parte d'Italia eh era detta allora Magna Grecia, e qui sperimentò felicemente in numerose ed opulente città gli effetti dei suoi studi
cuius ardentem rogum plenis uenerationis oculis Metapontus aspexit oppidum, Pythagorae quam suorum cinerum nobilius clariusque monumentum

ext Platon autem patriam Athenas, praeceptorem Socratem sortitus, et locum et hominem doctrinae fertilissimum, ingenii quoque diuina instructus abundantia, cum omnium iam mortalium sapientissimus haberetur, eo quidem usque, ut, si ipse Iuppiter caelo descendisset, nec elegantiore nec beatiore facundia usurus uideretur, Aegyptum peragrauit, dum a sacerdotibus eius gentis geometriae multiplices numeros et caelestium obseruationum rationem percipit

quoque tempore a studiosis iuuenibus certatim Athenae Platonem doctorem quaerentibus petebantur, ipse Nili fluminis inexplicabiles ripas uastissimosque campos, effusam barbariam et flexuosos fossarum ambitus Aegyptiorum senum discipulus lustrabat
Alla cremazione del suo cadavere sul rogo presenziò, con occhi pieni di devozione, la città di Metaponto, rimasta monumento più illustre e più chiaro dell'opera di Pitagora vivo che delle sue ceneri

() Platone, cui la sorte diede come patria Atene e come maestro Socrate città e precettore ricchissimi di dottrina , fornito anche di esuberante e divino talento, quando era già ritenuto il più sapiente di tutti i mortali al punto che, se Giove stesso fosse sceso dal cielo, non sarebbe riuscito ad esprimersi con maggiore eleganza e felicità, percorse l'Egitto fin quando non ebbe appreso dai sacerdoti di quel popolo molte nozioni geometriche ed astronomiche

E nello stesso tempo in cui giovani studiosi si recavano ad Atene per il desiderio di avere Platone come maestro, egli esplorava, quale discepolo dei vecchioni egizi, le impenetrabili rive e le immense pianure del Nilo, ampie zone vergini e tortuosi canali

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quo minus miror in Italiam transgressum, ut ab Archyta Tarenti, a Timaeo et Arione et Echecrate Locris Pythagorae praecepta et instituta acciperet: tanta enim uis, tanta copia litterarum undique colligenda erat, ut inuicem per totum terrarum orbem dispergi et dilatari posset

altero etiam et octogesimo anno decedens sub capite Sophronis mimos habuisse fertur

sic ne extrema quidem eius hora agitatione studii uacua fuit

ext At Democritus, cum diuitiis censeri posset, quae tantae fuerunt, ut pater eius Xerxis exercitui epulum dare ex facili potuerit, quo magis uacuo animo studiis litterarum esset operatus, parua admodum summa retenta patrimonium suum patriae donauit

Athenis autem compluribus annis moratus omnia temporum momenta ad percipiendam et exercendam doctrinam conferens ignotus illi urbi uixit, quod ipse quodam uolumine testatur
Tanto meno mi meraviglio che da lì egli sia passato in Italia, per apprendervi da Archita in Taranto, da Timeo, Arione ed Echecrate in Locri la filosofia e le istituzioni pitagoriche: c'era tanto da apprendere e da raccogliere, d'ogni parte, da riempirne addirittura il mondo intero

Quando morì a ottantuo anni, si dice che avesse sotto il guanciale i mimi di Sofrone

Così nemmeno l'ultima sua ora vide allentarsi l'ansia del sapere

() Per altro Democrito, pur possedendo tante ricchezze che suo padre poté agevolmente apparecchiare un convito all'esercito di Serse, per potersi più liberamente dedicare ai suoi studi, trattenne solo una piccola parte del suo patrimonio e fece dono del resto alla patria

Fermatosi parecchi anni ad Atene ed impiegando tutto il tempo a sua disposizione per apprendere ed insegnare filosofia, visse sconosciuto a quella città, com'egli attesta in una sua opera
stupet mens admiratione tantae industriae et iam transit alio

ext Carneades laboriosus et diuturnus sapientiae miles, si quidem xc expletis annis idem illi uiuendi ac philosophandi finis fuit, ita se mirifice doctrinae operibus addixerat, ut, cum cibi capiendi causa recubuisset, cogitationibus inhaerens manum ad mensam porrigere obliuisceretur

sed ei Melissa, quam uxoris loco habebat, temperato inter studia non interpellandi et inediae succurrendi officio dexteram suam necessariis usibus aptabat

ergo animo tantum modo uita fruebatur, corpore uero quasi alieno et superuacuo circumdatus erat

idem cum Chrysippo disputaturus elleboro se ante purgabat ad expromendum ingenium suum adtentius et illius refellendum acrius

quas potiones industria solidae laudis cupidis adpetendas effecit

ext Quali porro studio Anaxagoran flagrasse credimus
La mente resta stupita di ammirazione per tanta operosità à e subito si volge ad un altro esempio

Carneade, laborioso e diuturno soldato del sapere, se è vero che a novant'anni chiuse a un tempo la vita e la pratica del filosofare, si era dedicato così straordinariamente alle attività del sapere che, quando sedeva a tavola per mangiare, immerso nei suoi pensieri dimenticava di stendere la mano verso la mensa

Ma Melissa, che teneva come moglie, destreggiandosi tra il non disturbarlo e il non farlo restare digiuno, lo imboccava con la sua mano

Egli, dunque, viveva solo con lo spirito, e il corpo che lo circondava era per lui come un involucro estraneo e superfluo

Sul punto di dare inizio a una disputa filosofica con Crisippo, si purgava con l'elleboro per poter manifestare con maggior lucidità i propri punti di vista e confutare in modo più serrato quelli dell'altro

Quanto egli non rese desiderate queste bevande a coloro che aspirano alla vera gloria

() E ancora, di quale passione del sapere non crediamo che sia arso Anassagora

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qui cum e diutina peregrinatione patriam repetisset possessionesque desertas uidisset, non essem inquit ego saluus, nisi istae perissent

uocem petitae sapientiae compotem

nam si praediorum potius quam ingenii culturae uacasset, dominus rei familiaris intra penates mansisset, non tantus Anaxagoras ad eos redisset

ext Archimedis quoque fructuosam industriam fuisse dicerem, nisi eadem illi et dedisset uitam et abstulisset: captis enim Syracusis Marcellus, etsi machinationibus eius multum ac diu uictoriam suam inhibitam senserat, eximia tamen hominis prudentia delectatus ut capiti illius parceretur edixit, paene tantum gloriae in Archimede seruato quantum in oppressis Syracusis reponens
Ritornato in patria dopo un lungo viaggio in terre straniere e visti i suoi beni abbandonati, Non sarei salvo io , disse, a se questi non fossero andati perduti

Oh voce di una raggiunta saggezza

poiché, se si fosse dedicato alla cura dei suoi poderi piuttosto che a quella della sua mente, egli sarebbe rimasto un padrone qualsiasi di beni entro la sua casa e non vi sarebbe tornato come quell'Anassagora così grande che fu

Direi che fruttuosa fu anche l'operosità di Archimede, se non fosse stata proprio questa ad avergli risparmiato e tolto la vita: difatti Marcello, poiché ebbe espugnata Siracusa, pur rendendosi conto che la sua vittoria era stata molto e a lungo ostacolata dai suoi ordigni difensivi, affascinato tuttavia dall'eccezionale genio di Archimede, dispose pubblicamente che se ne risparmiasse la vita, riponendo quasi tanta gloria nel salvarlo, quanta nell'avere conquistato Siracusa

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