Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 03 - Parte 02, pag 4

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 03 - Parte 02

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 03 - Parte 02
quo quidem tam absciso responso consulatum Palicano prius quam illum adipisceretur eripuit

multa et terribilia Piso contempsit, dum speciosum mentis suae flecti non uolt rigorem

Metellus autem Numidicus propter consimile perseuerantiae genus excepit quoque indignam maiestate ac moribus suis procellam: cum enim animaduerteret quo tenderent Saturnini tribuni pl funesti conatus quantoque malo rei publicae, nisi his occurreretur, erupturi essent, in exilium quam in legem eius ire maluit

potest aliquis hoc uiro dici constantior, qui, ne sententia sua pelleretur, patria, in qua summum dignitatis gradum obtinebat, carere sustinuit

Ceterum ut neminem ei praetulerim, ita Q Scaeuolam augurem merito conparauerim
Con questa risposta così secca egli strappò il consolato a Palicano prima ancora che lo avesse ottenuto legalmente

Pisone ebbe in dispregio molti e gravissimi rischi, ad momento stesso in cui non voleva che il nobile rigore della sua mente venisse piegato

Metello Numidico per un simile genere di perseveranza passò anche momenti tempestosi, indegni della sua maestà e della sua indole: poiché capiva a che mirassero i funesti tentativi: del tribuno della plebe Saturnino e la gravità del danno che ne sarebbe derivato alla repubblica ove non vi si ponesse rimedio, preferì andare in esilio che approvarne la legge

Si può qualcuno chiamare più perseverante di lui che, per non vedere respinto il suo punto di vista, ebbe il coraggio di rinunziare a vivere in patria, dove pur esercitava il più alto degli onori

Ma, come non potrei preferirgli nessuno, così non gli farei torto a porlo alla stessa stregua dellaugure Quinto Scevola
dispulsis prostratisque inimicorum partibus Sulla occupata urbe senatum armatus coegerat ac summa cupiditate ferebatur ut C Marius quam celerrime hostis iudicaretur

cuius uoluntati nullo obuiam ire audente solus Scaeuola de hac re interrogatus sententiam dicere noluit

quin etiam truculentius sibi instanti Sullae licet inquit mihi agmina militum, quibus curiam circumsedisti, ostentes, licet mortem identidem miniteris, numquam tamen efficies ut propter exiguum senilemque sanguinem meum Marium, a quo urbs et Italia conseruata est, hostem iudicem

Quid feminae cum contione

si patrius mos seruetur, nihil: sed ubi domestica quies seditionum agitata fluctibus est, priscae consuetudinis auctoritas conuellitur, plusque ualet quod uiolentia cogit quam quod suadet et praecipit uerecundia
Dispersa e abbattuta la fazione a lui contraria, Silla aveva occupato Roma, aveva costretto con le armi a riunirsi in assemblea il senato e voleva a tutti i costi che Caio Mario fosse giudicato al più presto nemico della repubblica

E non osando alcuno opporglisi, solo Scevola, richiesto di un suo parere in merito, non volle esprimerlo

Anzi a Silla che più aspramente insisteva: Anche se mi mostri , disse, a i tuoi soldati, con i quali hai occupato militarmente la Curia, anche se mi minacci continuamente di morte, non riuscirai mai, contando sulla mia debolezza di vecchio, a farmi giudicare nemico della repubblica quel Caio Mario che più volte ha salvato Roma e lItalia

() Che hanno da vedere le donne con la politica

Nulla, se si vuol conservare la tradizione antica: ma quando la pace è messa in pericolo dai morsi delle rivolte civili, lautorità del costume avito viene divelta dalle sue fondamenta e la costrizione della violenza è più forte di quel che suggeriscano la persuasione e il pudore
itaque te, Sempronia, Ti et C Gracchorum soror, uxor Scipionis Aemiliani, non ut absurde te grauissimis uirorum operibus inserentem, maligna relatione conprehendam, sed quia ab tribuno plebei producta ad populum in maxima confusione nihil a tuorum amplitudine degenerasti, honorata memoria prosequar

coacta es eo loci consistere, ubi principum ciuitatis perturbari frons solebat, instabat tibi toruo uultu minas profundens amplissima potestas, clamore imperitae multitudinis obstrepens totum forum acer rimo studio nitebatur ut Equitio, cui Semproniae gentis falsum ius quaerebatur, tamquam filio Tiberii fratris tui osculum dares

tu tamen illum, nescio quibus tenebris protractum portentum, execrabili audacia ad usurpandam alienam propinquitatem tendentem reppulisti
Pertanto, o Sempronia, sorella di Tiberio e Caio Gracco e moglie di Scipione Emiliano, non parlerò di te grettamente, come di colei che volle in manera inopportuna intrufolarsi nelle gravi responsabilità che spettano agli uomini, ma tanto farò a tuo onore, perché, presentata da un tribuno della plebe allassemblea del popolo tra la confusione generale, non tralignasti dalla nobiltà dei tuoi avi

Fosti costretta a fermarti là, dove il volto dei più noti cittadini non sapeva solitamente nascondere il proprio turbamento, la più alta autorità della repubblica ti urgeva con un atteggiamento che non prometteva nulla di buono e pieno di minacce, tutto il foro rumoreggiava di plebe ignorante che ti chiedeva furiosamente di baciare, come fosse Figlio di tuo fratello Tiberio, quellEquizio, cui si voleva dare falsamente il diritto di appartenenza alla famiglia Sempronia

malgrado tutto, come una visione apparsa allo squarciarsi di non so quali nubi, tu respingesti sdegnosamente colui che con esecrabile audacia tendeva ad impadronirsi, senza averne il diritto, di una parentela che gli era estranea

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 07 - Parte 01

Non indignabuntur lumina nostrae urbis, si inter eorum eximium fulgorem centurionum quoque uirtus spectandam se obtulerit: nam ut humilitas amplitudinem uenerari debet, ita nobilitati fouenda magis quam spernenda bonae indolis nouitas est

an abigi debet Titius ab horum exemplorum contextu

qui pro Caesaris partibus excubans, Scipionis praesidio interceptus, cum uno modo salus ab eo daretur, si se futurum Cn Pompei generi ipsius militem adfirmasset, ita respondere non dubitauit: tibi quidem, Scipio, gratias ago, sed mihi uti ista condicione uitae non est opus

sine ullis imaginibus nobilem animum
() Gli astri fulgenti della nostra Roma non si sdegneranno, se tra il loro brillio si offrirà allammirazione anche il valore dei centurioni: perché, come chi è umile deve reverenza a chi è in alto, così la nobiltà del sangue deve incoraggiare più che tenere in scarso conto la fresca nobiltà del buon carattere

Si può forse scacciare dal contesto di questi esempi quello di Tizio

Egli stava allerta nel campo di Cesare, quando fu catturato da un drappello di soldati di Scipione, gli si offriva una sola possibilità di salvezza, cioè dichiarare che sarebbe passato dalla parte del genero di Cesare Cneo Pompeo; ma egli non esitò a rispondere: Ti ringrazio di certo, o Scipione, ma non voglio vivere a questa condizione

O animo nobile, pur senza il vanto di nobili avi
Idem constantiae propositum secutus Maeuius centurio diui Augusti, cum Antoniano bello saepe numero excellentes pugnas edidisset, inprouisis hostium insidiis circumuentus et ad Antonium Alexandriam perductus interrogatusque quidnam de eo statui deberet, iugulari me inquit iube, quia non salutis beneficio neque mortis supplicio adduci possum ut aut Caesaris miles esse desinam aut tuus incipiam

ceterum quo constantius uitam contempsit, eo facilius impetrauit: Antonius enim uirtuti eius incolumitatem tribuit

ext Conplura huiusce notae Romana exempla supersunt, sed satietas modo uitanda est

itaque stilo meo ad externa iam delabi permittam
() Con ugualmente coraggiosa determinazione Mevio, centurione del divo Augusto, dopo aver dato numerosi saggi di valore durante la guerra contro Antonio, caduto in unimboscata nemica e da ogni parte circondato, fu condotto davanti ad Antonio ln Alessandria, e richiesto che mai credesse si dovesse far di lui, e Dà ordine , disse, di strangolarmi, dal momento che né il beneficio della vita né il supplizio della morte potrebbero indurmi o a smettere di essere soldato di Cesare o a cominciare ad esser tuo

Del resto, quanto più coraggiosamente disprezzò la vita, tanto più facilmente lottenne: difatti Antonio ne volle premiare il coraggio, lasciandolo incolume

Di simili esempi di valore romano parecchi se ne contano, ma occorre evitarne la sazietà

Così permetterò ormai alla mia penna di passare a saggi stranieri di codesta virtù

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Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 04 - Parte 01

quorum principatum teneat Blassius, cuius constantia nihil pertinacius: Salapiam enim patriam suam praesidio Punico occupatam Romanis cupiens restituere Dasium acerrimo studio secum in administratione rei publicae dissidentem et alioquin toto animo Hannibalis amicitiae uacantem, sine quo propositum consilium peragi non poterat, ad idem opus adgrediendum maiore cupiditate quam spe certiore temptare ausus est

qui protinus sermonem eius, adiectis quae et ipsum commendatiorem et inimicum inuisiorem factura uidebantur, Hannibali retulit

a quo adesse iussi sunt, ut alter crimen probaret, alter defenderet
A tenere il primo posto in questordine sia Blassio, del cui coraggio nulla si può ricordare di più pertinace: desiderando restituire ai Romani Salapia, sua patria, che era stata occucpata da un presidio cartaginese, più perché così voleva fare che in base ad una fondata speranza osò spingere a questa impresa Dasio, suo acerrimo nemico in politica e, oltre tutto, amico devoto di Annibale, senza il cui aiuto non avrebbe potuto portare a termine il suo proposito

Dasio riferì subito le sue parole ad Annibale, aggiungendone altre che sembravano destinate a rendere sé stesso più amico e il suo nemico più inviso

Annibale diede loro lordine di presentarglisi, luno perché provasse le sue accuse, laltro per scagionarsene
ceterum, cum pro tribunali res gereretur et quaestioni illi omnium oculi essent intenti, dum aliud forte citerioris curae negotium tractatur, Blassius uultu dissimulante ac uoce summissa monere Dasium coepit ut Romanorum potius quam Karthaginiensium partes foueret

enimuero tunc ille proclamat se in conspectu ducis aduersus eum sollicitari

quod quia et incredibile existimabatur et ad unius tantum auris penetrauerat et iactabatur ab inimico, ueritatis fide caruit

sed non ita multo post Blasii mira constantia Dasium ad se traxit Marcelloque et Salapiam et quingentos Numidas, qui in ea custodiae causa erant, tradidit
Ma, mentre la questione veniva discussa davanti al tribunale di Annibale e lattenzione generale era rivolta a quel procedimento, approfittando della circostanza che ad un certo punto si era venuti a discutere di unaltra cosa più pressante, Blassio, come fingendo nulla e sommessamente, cominciò ad esortare Dasio a prendere a cuore le parti dei Romani più che quelle dei Cartaginesi

A questo punto egli se ne uscì a proclamare che Blassio aveva osato eccitarlo contro Annibale al suo stesso cospetto

Ma poiché la cosa era ritenuta incredibile in quanto non testimoniata e probabilmente detta a scopo di calunnia da un avversario, nessuno gli credette

Non molto dopo Blassio riuscì a trarre con la sua meravigliosa costanza Dasio dalla propria parte e consegnò a Marcello Salapia e i cinquecento Numidi che vi si trovavano prigionieri

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Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 06 - Parte 01

ext Phocion uero, cum Athenienses rem aliter atque ipse suaserat prospere administrassent, adeo perseuerans sententiae suae propugnator extitit, ut in contione laetari quidem se successu eorum, sed consilium tamen suum aliquanto melius fuisse diceret: non enim damnauit quod recte uiderat, quia quod alius male consuluerat bene cesserat, felicius illud existimans, hoc sapientius

et sane blandum animum temeritati casus facit, ubi prauo consilio propitius aspirat, quoque uehementius noceat, insperatius prodest

placidi et misericordes et liberales omnique suauitate temperati mores Phocionis, quos optime profecto consensus omnium bonitatis cognomine decorandos censuit

itaque constantia, quae natura rigidior uidetur, lenis e mansueto pectore fluxit: ext
() Focione, sebbene gli Ateniesi avessero felicemente disposto a proposito di una questione politica in maniera diversa da come egli li aveva consigliati, difese il suo punto di vista con tanta perseveranza da dire in pubblica assemblea che egli, sì, era rallegrato dal loro successo, ma riteneva migliore il suo punto di vista: non condannò, infatti, quel che aveva intuito esattamente, per il fatto che quanto altri aveva mal consigliato aveva avuto buon esito, giudicando più fortunata la politica dei suoi avversari, ma più saggia la sua

E certamente la fortuna invita alla temerarietà, quando assecondi benevolmente un cattivo progetto, e, quanto più gravemente nuoccia, tanto più insperatamente aiuta

Era Focione un uomo tranquillo, portato alla comprensione delle sventure altrui, generoso ed estremamente mite, al punto che lopinione pubblica ritenne di potergli dare lappellativo di Buono

Si vede, così, come la costanza, che sembra per natura una virtù troppo rigida, promanò con mitezza da un animo mansueto
Socratis autem uirilitatis robore uallatus animus aliquanto praefractius perseuerantiae exemplum edidit

Vniuersa ciuitas Atheniensium iniquissimo ac truculentissimo furore instincta de capite decem praetorum, qui apud Arginussas Lacedaemoniam classem deleuerant, tristem sententiam tulerat

forte tunc eius potestatis Socrates, cuius arbitrio plebei scita ordinarentur, indignum iudicans tot et tam bene meritos et indigna causa impetu inuidiae abripi, temeritati multitudinis constantiam suam obiecit maximoque contionis fragore et incitatissimis minis conpulsus non est ut se publicae dementiae auctorem ascriberet

quae oppositu eius legitima grassari uia prohibita iniusto praetorum cruore manus suas contaminare perseuerauit

nec timuit Socrates ne consternatae patriae undecimus furor mors ipsius existeret
lanimo di Socrate, invece, munito di forza danimo virile, diede un esempio di perseveranza alquanto più risoluto

() Tutti gli Ateniesi, in preda ad un ingiusto e violento furore, avevano pronunziato una funesta sentenza di morte per i dieci strateghi che pur avevano distrutto alle Arginuse li flotta spartana

Socrate, che per caso allora faceva parte della magistratura da cui dipendeva lesecuzione dei decreti del popolo, giudicando cosa indegna che tanti cittadini così benemeriti fossero indegnamente strappati alla vita per unaffrettata decisione che nasceva dallodio, oppose alla temerarietà della massa il suo atteggiamento coraggioso, né gli altissimi clamori dellassemblea e le sue esasperate minacce poterono indurlo a diventare con essa corresponsabile di un atto di pubblica follia

Ma lassemblea, impedita dallopposizione di Socrate dal compiere legittimamente questa violenza, tanto fece da contaminare le proprie mani con limmeritata esecuzione degli strateghi

Né Socrate temette di essere, con la sua stessa morte, lundecimo testimone di quella patria pazzia

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ext Proximum, etsi non eiusdem splendoris est, at aeque certum constantiae haberi potest experimentum

efficacis operae forensis, fidei non latentis Athenis Ephialtes accusare publice iussus et inter ceteros Demostrati nomen deferre coactus est, cuius filius erat Demochares excellentis formae puer, animo eius flagrantissimo inhaerens amore

itaque communis officii sorte truculentus accusator, priuati adfectus condicione miserabilis reus, puerum ad se exorandum quo parcius patris criminibus insisteret uenientem neque repellere neque supplicem genibus suis aduolutum intueri sustinuit, sed operto capite flens et gemens preces expromere passus est nihilominusque sincera fide accusatum Demostratum damnauit

uictoriam nescio laude an tormento maiore partam, quoniam prius quam sontem opprimeret se ipsum uicit Ephialtes
() Lesempio di costanza che seguirà può essere ritenuto, se non ugualmente splendido, almeno altrettanto incrollabile

Avvenne in Atene che Efialte, buon avvocato e persona di dubbia onestà, ricevesse lordine di accusare pubblicamente e di denunziare, tra gli altri, Demostrato, di cui era figlio Democare, giovinetto di eccezionale bellezza e da lui assai amato

E così, dovendo essere ad un tempo, in obbedienza al suo incarico, implacabile accusatore, ma misero accusato per laffetto che in privato gli portava, quando il giovinetto si recò da lui per pregarlo di accusare con minor violenza suo padre, non ebbe il coraggio né di scacciarlo né di vederlo supplice ai suoi ginocchi, ma velatasi la testa, tra pianti e gemiti, gli lasciò pronunziare le sue suppliche: e non di meno fece lealmente condannare laccusato Demostrato

O vittoria ottenuta non so se con più gloria o pena, perché Efialte, ancor prima di far condannare il colpevole, dovette vincere sé stesso

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