Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 03 - Parte 02, pag 3

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 03 - Parte 02

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 03 - Parte 02
apud quem cum quereretur quod eo triduo non ultra tres uersus maximo inpenso labore deducere potuisset, atque is se centum perfacile scripsisse gloriaretur, sed hoc inquit interest, quod tui in triduum tantum modo, mei uero in omne tempus sufficient: alterius enim fecundi cursus scripta intra primas memoriae metas conruerunt, alterius cunctante stilo elucubratum opus per omne aeui tempus plenis gloriae uelis feretur

Ext Adiciam scaenae eiusdem exemplum

Antigenidas tibicen discipulo suo magni profectus, sed parum feliciter populo se adprobanti cunctis audientibus dixit mihi cane et Musis, quia uidelicet perfecta ars fortunae lenocinio defecta iusta fiducia non exuitur, quamque se scit laudem mereri, eam si eam ab aliis non impetrat, domestico tamen acceptam iudicio refert
Questi lamentava un giorno con lui di non essere stato capace, pur a costo di grandissime fatiche, di comporre più di tre versi in tre giorni; laltro si gloriava di averne assai agevolmente composti nello stesso spazio di tempo cento, al che Euripide: Ma la differenza, disse, sta nel fatto che i tuoi versi dureranno tre giorni, i miei per sempre : e in realtà i versi del prolifico Alcestide scomparvero quasi subito, quelli di Euripide, elaborati e meditati lungamente, supereranno a gonfie vele i marosi del tempo

() Farò ora seguire un esempio ricavato dallo stesso ambiente teatrale

Il flautista Antigenida ad un suo discepolo destinato a un brillante avvenire, ma che aveva scarso successo tra il pubblico, disse così da farsi udire da tutti: Suona per me e per le Muse , senzaltro perché leccellenza raggiunta nel campo dellarte, pur se viene abbandonata per il lenocinio della fortuna, non resta priva della fiducia in sé, e quella lode che sa di meritare, se non lottiene dagli altri, la conserva, tuttavia, in coerenza con la favorevole critica ricevuta in privato
Ext Zeuxis autem, cum Helenam pinxisset, quid de eo opere homines sensuri essent expectandum non putauit, sed protinus se ad hos uersus adiecit: Ou nemesis Troas kai euknemidas Akaious toide amfi gunaiki polun kronon algea paskein

adeone dextrae suae multum pictor adrogauit, ut ea tantum formae conprehensum crederet, quantum aut Leda caelesti partu edere aut Homerus diuino ingenio exprimere potuit

ext Phidias quoque Homeri uersibus egregio dicto adlusit: simulacro enim Iouis Olympii perfecto, quo nullum praestantius aut admirabilius humanae fabricae manus, interrogatus ab amico quonam mentem suam dirigens uultum Iouis propemodum ex ipso caelo petitum eboris liniamentis esset amplexus, illis se uersibus quasi magistro usum respondit, e kai kuanesin epofusi veuse Kronion ambrosiai dara kaitai eperrosanto anaktos kratos apatavatoio, megan delelezen Olumpon
Zeusi, dopo aver dipinto Elena, credette di non dover attendere il giudizio della critica, ma tosto scrisse sulla tela: non è vergogna che i Troiani e gli Achei dai bei schinieri per una simile donna soffrano a lungo dolori

Attribuì forse il pittore alla sua mano troppo merito, così da credere di aver colto e reso tanta bellezza, quanta poterono o crearne col celeste suo parto Leda o col suo divino talento Omero

() Anche Fidia alluse con uneccellente battuta ai versi di Omero, compiuta la statua di Zeus Olimpio, della quale nulla di più nobile e di più meraviglioso le mani delluomo hanno creato, ad un amico che gli chiedeva con quale intendimento avesse voluto rendere nellavorio la suprema, celeste bellezza di Giove, rispose citando di Omero, quasi che ne fosse un discepolo, i celebri versi: Disse, e con le scure sopracciglie acconsentì il Cronide e le chiome immortali ondeggiarono del siredal capo immortale: ne tremò il grande Olimpo
ext Non patiuntur me tenuioribus exemplis diutius insistere fortissimi duces

si quidem Epaminondas, cum ei ciues irati sternendarum in oppido uiarum contumeliae causa curam mandarent, erat enim illud ministerium apud eos sordidissimum sine ulla cunctatione id recepit daturumque se operam ut breui speciosissimum fieret adseuerauit

mirifica deinde procuratione abiectissimum negotium pro amplissimo ornamento expetendum Thebis reddidit

ext Hannibal uero, cum apud regem Prusiam exularet auctorque ei conmittendi proelii esset, atque is non idem sibi extis portendi diceret, ain tu

inquit, uitulinae carunculae quam imperatori ueteri mauis credere
() Gli esempi offertici da valorosissimi condottieri non mi permettono dinsistere più a lungo su altre figure di minor rilievo

se è vero che Epaminonda, incaricato per spregio dai suoi concittadini, con lui adirati, di provvedere a lastricare le vie della loro città questo era per i Tebani il più umiliante dei compiti, senza alcuna esitazione si sobbarcò a quel lavoro e assicurò che si sarebbe dato da fare perché in breve tempo riuscisse magnifico

Quindi con la meravigliosa sua cura rese quella mortificante incombenza desiderabile in Tebe, quasi fosse il più alto dei riconoscimenti

() Dal canto suo Annibale, esule alla corte del re Prusia, suggerendogli di attaccar battaglia, quando si sentì rispondere che ben altro suggerivano le vittime dei sacrifici

Dimmi , gli chiese, e preferisci credere a pezzi di carne di vitello che ad un vecchio generale

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 07 - Parte 01

si uerba numeres, breuiter et abscise, si sensum aestimes, copiose et ualenter: Hispanias enim dereptas populo Romano et Galliarum ac Liguriae uires in suam redactas potestatem et nouo transitu Alpium iuga patefacta et Trasimennum lacum dira inustum memoria et Cannas, Punicae uictoriae clarissimum monumentum, et Capuam possessam et Italiam laceratam ante pedes hominis effudit uniusque hostiae iocineri longo experimento testatam gloriam suam postponi aequo animo non tulit

et sane, quod ad exploranda bellica artificia aestimandosque militaris ductus adtinebat, omnis foculos, omnis aras Bithyniae Marte ipso iudice pectus Hannibalis praegrauasset

ext Capax generosi spiritus illud quoque dictum regis Cotyis: ut enim ab Atheniensibus ciuitatem sibi datam cognouit, et ego inquit illis meae gentis ius dabo
Fu una risposta breve e laconica quanto al numero delle parole, ampia ed efficace se si guardi al significato: perché così Annibale gli gettò ai piedi le immagini delle Spagne strappate al popolo romano, delle Gallie e della Liguria ridotte in suo potere, della via delle Alpi da lui aperta per la prima volta, del Trasimeno dal ricordo bruciante segnato nella memoria dei Romani, di Canne che era la testimonianza più illustre di vittoria cartaginese, di Capua conquistata, dellItalia devastata e divisa, e non tollerò di buon animo che la sua gloria, testimoniata da lunghe prove, fosse posposta al fegato di una vittima

E certamente, per quel che attenne ai trucchi di guerra e alla perizia nel condurla, egli avrebbe, pure a giudizio di Marte, eclissato col suo genio superiore ogni sacro focolare, ogni altare della Bitinia

() Ricco di generosi spiriti è anche il celebrato detto del re Coti: quando, infatti, venne a sapere che gli Ateniesi gli avevano concesso il diritto di cittadinanza, Anchio, disse, concederò loro quello del mio popolo
aequauit Athenis Thraciam, ne uicissitudini talis beneficii imparem iudicando humilius de origine sua sentire existimaretur

Ext Nobiliter etiam uterque Spartanus, et qui increpitus a quodam, quod in aciem claudus descenderet, pugnare, non sibi fugere propositum esse respondit, et qui referente quodam sagittis Persarum solem obscurari solere, bene narras inquit: in umbra enim proeliabimur

eiusdem uir urbis atque animi hospiti suo patriae muros excelsos latosque ostendenti dixit, si mulieribus istos conparastis, recte, si uiris, turpiter
Egli con questo pareggiò la Tracia ad Atene, per non far pensare che, giudicando il suo paese indegno di dare a sua volta quel beneficio, si vergognasse della propria origine

() Nobilmente si comportarono anche ambedue quegli Spartani, sia colui che, rimproverato da un tale di andare a combattere zoppicando, gli rispose che si proponeva di far questo e non di scappare , sia laltro che, sentendo dire da un tale che i Persiani solevano oscurare il sole con le loro saette, disse: Benissimo, combatteremo allombra

Un altro Spartano, ugualmente coraggioso, ad un ospite che gli mostrava con orgoglio le alte e potenti mura erette a difesa della sua città, disse: Bene, se le avete costruite a difesa delle donne, male, se a difesa degli uomini

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 04 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 04 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 04 - Parte 01

init Apertum et animosum bonae fiduciae pectus emenso quasi debitum opus superest constantiae repraesentatio: natura enim sic conparatum est ut, quisquis se aliquid ordine ac recte mente complexum confidit, uel iam gestum, si obtrectetur, acriter tueatur, uel nondum editum, si interpelletur, sine ulla cunctatione ad effectum perducat

Sed dum exempla propositae rei persequor, latius mihi circumspicienti ante omnia se Fului Flacci constantia offert

Capuam fallacibus Hannibalis promissis Italiae regnum nefaria defectione pacisci persuasam armis occupauerat

tam deinde culpae hostium iustus aestimator quam speciosus uictor Campanum senatum impii decreti auctorem funditus delere constituit
() A chi, come me, ha già svolto il tema della leale e coraggiosa fiducia, restano da rievocare, quasi fosse un debito, gli esempi della perseveranza: giacché la natura ha provveduto in modo che quanti confidano di aver concepito nellanimo un progetto giusto e meditato lo difendano con coraggio dalle critiche, nel caso che lo abbiano compiuto, o lo portino a termine senza esitazione alcuna, se non labbiano ancora fatto perché ostacolati

Ma, mentre cerco di trovare esempi dellargomento proposto, ad un ampio sguardo panoramico mi si offre, prima degli altri, quello della perseveranza di Fulvio Flacco

Questi aveva occupato con le armi Capua, cui con false promesse Annibale aveva garantito di dare, in cambio di un nefando tradimento, il dominio sullItalia

Quindi, tanto giusto estimatore della colpa dei nemici quanto glorioso vincitore, decise di ucciderne tutti i senatori fino allultimo come i responsabili e i promotori dellempia decisione
itaque catenis onustum in duas custodias, Teanam Calenamque diuisit consilium executurus, cum ea peregisset, quorum administrandorum citerior esse necessitas uidebatur

rumore autem de senatus mitiore sententia orto, ne debitam poenam scelerati effugerent, nocte admisso equo Teanum contendit interfectisque qui ibi adseruabantur e uestigio Cales est transgressus perseuerantiae suae opus executurus et iam deligatis ad palum hostibus litteras a patribus conscriptis nequiquam salutaris Campanis accepit: in sinistra enim eas manu, sicut erant traditae, reposuit ac iusso lictore lege agere tum demum aperuit, postquam illis obtemperari non poterat
Così, arrestatili, li divise in due gruppi, che fece trasferire nelle carceri di Teano e di Cales con lintenzione di eseguire il suo piano dopo aver risolto altri impegni che gli parevano, prioritari

Ma quando si sparse la voce che a Roma il senato pensava di mitigare la pena, ad evitare che quegli scellerati sfuggissero alla giusta punizione, partì nella notte a spron battuto verso Teano e, fattevi eseguire le sentenze capitali, senza por tempo in mezzo si recò a Cales per compiere con perseveranza quanto credeva suo dovere; i condannati erano già legati al palo, quando egli ricevette dai Padri coscritti un messaggio, che non avrebbe contribuito alla salvezza dei Campani: difatti Fulvio lo ripose nella mano sinistra così come gli era stato consegnato e, fatto eseguire lordine dal littore, solo allora laprì, quando non avrebbe potuto più ottemperarvi

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Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 06 - Parte 01

qua constantia uictoriae quoque gloriam antecessit, quia, si eum intra se ipsam partita laude aestimes, maiorem punita Capua quam capta reperias

Atque ista quidem seueritatis, illa uero pietatis constantia admirabilis, quam Q Fabius Maximus infatigabilem patriae praestitit

pecuniam pro captiuis Hannibali numerauerat, fraudatus ea publice tacuit: dictatori ei magistrum equitum Minucium iure imperii senatus aequauerat, silentium egit: conpluribus praeterea iniuriis lacessitus in eodem animi habitu mansit nec umquam sibi rei publicae permisit irasci

tam perseuerans in amore ciuium: quid

in bello gerendo nonne par eius constantia

imperium Romanum Cannensi proelio paene destructum uix sufficere ad exercitus conparandos uidebatur
con questa incrollabile coerenza di comportamento egli superò persino la sua gloria di vincitore, perché, se lo si valuta sotto i due pur lodevoli profili di, punitore e di conquistatore di Capua, egli meritò più lode per aver punito che per aver conquistato Capua

() Se certo meravigliosa è codesta perseveranza nella severità, non meno lo è quella nella devozione che Quinto Fabio Massimo offrì instancabilmente alla patria sua

Egli aveva versato in contanti la somma per il riscatto dei prigionieri ad Annibale: defraudatone, in pubblico ne tacque; il senato, creatolo dittatore, gli aveva posto al fianco con pieni poteri Minucio comandante della cavalleria : ed egli tacque; offeso inoltre più volte, conservò lo stesso stato danimo equilibrato, né mai si permise di prendersela con la repubblica

Così perseverante egli fu nella benevolenza verso i suoi concittadini

E che, nel far la guerra non fu forse di pari perseveranza

Pareva che Roma, il cui potere era stato pressoché distrutto nella battaglia di Canne, non avrebbe avuto la forza di preparare degli eserciti
itaque frustrari et eludere Poenorum impetus quam manum cum his tota acie conserere melius ratus, plurimis conminationibus Hannibalis inritatus, saepe etiam specie bene gerendae rei oblata numquam a consilii salubritate ne parui quidem certaminis discrimine recessit, quodque est difficillimum, ubique ira ac spe superior apparuit

ergo ut Scipio pugnando, ita hic non dimicando maxime ciuitati nostrae succurrisse uisus est: alter enim celeritate sua Karthaginem oppressit, alter cunctatione id egit, ne Roma opprimi posset

C etiam Pisonem mirifice et constanter turbulento rei publicae statu egisse consulem narratione insequenti patebit
Allora, pensando che sarebbe stato meglio frustrare ed eludere gli assalti dei Cartaginesi che affrontarli in battaglia campale, benché esasperato dalle continue minacce di Annibale e pur se più volte gli si era presentata la possibilità di riportare qualche successo, non abbandonò mai, neppure per una scaramuccia, la sua saggia e salutare tattica di guerra e, cosa difficilissima, apparve dovunque superiore allira e alla speranza

Di conseguenza, come Scipione combattendo, così lui non combattendo, parvero ambedue aver dato un altissimo contributo alla salvezza della nostra città: perché luno con la sua fulminea azione sorprese e distrusse Cartagine, laltro indugiando fece in modo che Roma non fosse distrutta

() Dal racconto che segue si vedrà chiaramente che anche Caio Pisone fu un console meravigliosamente coraggioso in un momento di turbolenze civili

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M Palicani seditiosissimi hominis pestiferis blanditiis praereptus populi fauor consularibus comitiis summum dedecus admittere conabatur amplissimum ei deferre imperium cupiens, cuius taeterrimis actis exquisitum potius supplicium quam ullus honos debebatur

nec deerat consternatae multitudini furialis fax tribunicia, quae temeritatem eius et ruentem comitaretur et languentem actionibus suis inflammaret

in hoc miserando pariter atque erubescendo statu ciuitatis tantum non manibus tribunorum pro rostris Piso conlocatus, cum hinc atque illinc ambissent ac Palicanum num suffragiis populi consulem creatum renuntiaturus esset interrogaretur, primo respondit non existimare se tantis tenebris offusam esse rem publicam, ut huc indignitatis ueniretur

deinde, cum perseueranter instarent ac dicerent age, si uentum fuerit

non renuntiabo inquit
Il popolo, trascinato dalle lusinghe del sediziosissimo Marco Palicano, tentava durante i comizi consolari di far commettere col suo favore lultima delle vergogne desiderando ardentemente affidare la più alta delle magistrature a chi, come Palicano, si sarebbe meritato per le sue scelleraggini più un raffinato supplizio che qualsiasi carica pubblica

Non mancava alla plebe frastornata linfiammato appoggio dei tribuni, buoni ad assecondare la temerarietà dellazione e ad accenderla nei momenti in cui si placava con i propri interventi

In questa miseranda e a un tempo vergognosa situazione politica, Pisone, quasi portato di peso davanti ai estri dai tribuni, da ogni parte premuto e sollecitato e richiesto se intendesse annunziare ufficialmente lelezione popolare di Palicano a console, in un primo tempo rispose di non edere che la repubblica fosse così ottenebrata di mente da giungere a tal punto di indegnità

quindi a chi insistendo gli chiedeva, Suvvia, e se ci si fosse giunti

rispose: Non annunzierò un bel niente

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