Tacito, Annales: Libro 03 - Parte 01, pag 2

Tacito, Annales: Libro 03 - Parte 01

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 03 - Parte 01
ille dimissa eius causae delatione, ut priorem vitam accusaret obtinuit, petitumque est a principe cognitionem exciperet

quod ne reus quidem abnuebat, studia populi et patrum metuens: contra Tiberium spernendis rumoribus validum et conscientiae matris innexum esse; veraque aut in deterius credita indice ab uno facilius discerni, odium et invidiam apud multos valere

haud fallebat Tiberium moles cognitionis quaque ipse fama distraheretur

igitur paucis familiarium adhibitis minas accusantium et hinc preces audit integramque causam ad senatum remittit

[11] Atque interim Drusus rediens Illyrico, quamquam patres censuissent ob receptum Maroboduum et res priore aestate gestas ut ovans iniret, prolato honore urbem intravit
Trione rinunciò all'accusa in quella causa, ma ottenne di mettere sotto accusa Pisone per la sua precedente condotta, e fu chiesto a Tiberio di istruire il processo

Del che non si mostrava contrario neppure l'accusato, preoccupato degli umori del popolo e dei senatori: per converso, sapeva che Tiberio era capace di fronteggiare l'opinione pubblica ed era legato alla complicità della madre; pensava che per un giudice unico è più facile distinguere il vero dai fatti deformati dalla credulità, mentre di fronte a molti prevalgono l'odio e i rancori

Tiberio non sottovalutava la gravità dell'inchiesta, né ignorava i sospetti di cui era bersaglio

Perciò, dopo aver ascoltato, alla presenza di pochi fidati collaboratori, i minacciosi attacchi degli accusatori da una parte e le suppliche dell'accusato dall'altra, rimanda la causa al senato senza aver preso decisioni

11 Frattanto Druso, di ritorno dall'Illirico, benché i senatori gli avessero decretato l'ovazione per la resa di Maroboduo e le operazioni dell'estate precedente, rientrò a Roma, preferendo rimandare la cerimonia
post quae reo L Arruntium, P Vinicium, Asinium Gallum, Aeserninum Marcellum, Sex Pompeium patronos petenti iisque diversa excusantibus M Lepidus et L Piso et Livineius Regulus adfuere, arrecta omni civitate, quanta fides amicis Germanici, quae fiducia reo; satin cohiberet ac premeret sensus suos Tiberius

haud alias intentior populus plus sibi in principem occultae vocis aut suspicacis silentii permisit

[12] Die senatus Caesar orationem habuit meditato temperamento

patris sui legatum atque amicum Pisonem fuisse adiutoremque Germanico datum a se auctore senatu rebus apud Orientem administrandis

illic contumacia et certaminibus asperasset iuvenem exituque eius laetatus esset an scelere extinxisset, integris animis diiudicandum
Dopo di che, avendo Pisone chiesto come difensori Lucio Arrunzio, Publio Vinicio, Asinio Gallo, Esernino Marcello e Sesto Pompeo, al loro rifiuto, diversamente motivato, si dissero disponibili Marco Lepido, Lucio Pisone e Livineio Regolo, mentre tutta la città era tesa a misurare il grado di lealtà esistente tra gli amici di Germanico e la fiduciosa sicurezza espressa da Pisone, e ancora se Tiberio fosse riuscito a controllare e reprimere i propri sentimenti

In nessun'altra circostanza il popolo fu più vigile, né mai più si permise tante segrete mormorazioni o silenzi pieni di sospetto nei riguardi dell'imperatore

12 Il giorno dell'udienza in senato, Tiberio tenne un discorso calibratissimo

Pisone, disse, era stato legato e amico di suo padre ed egli, su proposta del senato, l'aveva assegnato a Germanico come collaboratore per l'amministrazione dell'Oriente

Ora si trattava di giudicare con scrupolosa imparzialità se, in quella sede, avesse esasperato il giovane Germanico con la sua ostinazione e con atteggiamenti conflittuali e se si fosse allietato della sua morte, oppure se l'avesse provocata col delitto
'nam si legatus officii terminos, obsequium erga imperatorem exuit eiusdemque morte et luctu meo laetatus est, odero seponamque a domo mea et privatas inimicitias non vi principis ulciscar: sin facinus in cuiuscumque mortalium nece vindicandum detegitur, vos vero et liberos Germanici et nos parentes iustis solaciis adficite

simulque illud reputate, turbide et seditiose tractaverit exercitus Piso, quaesita sint per ambitionem studia militum, armis repetita provincia, an falsa haec in maius vulgaverint accusatores, quorum ego nimiis studiis iure suscenseo

nam quo pertinuit nudare corpus et contrectandum vulgi oculis permittere differrique etiam per externos tamquam veneno interceptus esset, si incerta adhuc ista et scrutanda sunt
Se infatti come legato ha violato i limiti della sua carica e la deferenza dovuta al suo comandante e se si è compiaciuto della sua morte e del mio dolore, lo odierò, lo allontanerò dalla mia casa, ma non sfogherò la mia avversione privata col mio potere di principe; se, invece, si scopre un delitto da punirsi con la morte, qualunque sia la vittima, allora sarete voi a dare la giusta consolazione ai figli di Germanico e a me, suo padre

E ancora tocca a voi valutare se Pisone abbia provocato disordini e ribellioni nell'esercito, se abbia cercato popolarità tra i soldati con mezzi illeciti, se abbia tentato di riavere la provincia con le armi, o se invece si tratta di esagerazioni false divulgate dai suoi accusatori, del cui eccesso di zelo non posso non essere giustamente irritato

Infatti a quale scopo esibire il suo corpo nudo ed esporlo agli occhi della folla, perché lo potesse toccare, e quale lo scopo di far correre la voce, anche fra popoli stranieri, che doveva essere vittima di un avvelenamento, se tutto è ancora in dubbio e oggetto di inchiesta

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Tacito, Annales: Libro 14, 01-19
Tacito, Annales: Libro 14, 01-19

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 14, 01-19

defleo equidem filium meum semperque deflebo: sed neque reum prohibeo quo minus cuncta proferat, quibus innocentia eius sublevari aut, si qua fuit iniquitas Germanici, coargui possit, vosque oro ne, quia dolori meo causa conexa est, obiecta crimina pro adprobatis accipiatis

si quos propinquus sanguis aut fides sua patronos dedit, quantum quisque eloquentia et cura valet, iuvate periclitantem: ad eundem laborem, eandem constantiam accusatores hortor

id solum Germanico super leges praestiterimus, quod in curia potius quam in foro, apud senatum quam apud iudices de morte eius anquiritur: cetera pari modestia tractentur

nemo Drusi lacrimas, nemo maestitiam meam spectet, nec si qua in nos adversa finguntur'
Sì, io piango mio figlio e sempre lo piangerò, ma non impedisco certo all'accusato di produrre tutte le prove, che servano a far valere la sua innocenza o anche a mettere in chiaro i torti di Germanico, se mai vi furono; vi chiedo di non prendere come fondate le accuse riversategli addosso, per il solo fatto che questa causa è connessa al mio dolore

E se i legami di sangue e i doveri dell'amicizia gli hanno dato dei difensori, voi difensori, con tutta l'eloquenza e la passione di cui siete capaci, aiutate quest'uomo in pericolo: Richiamo gli accusatori allo stesso impegno e alla stessa coerente fermezza

Solo in una cosa daremo a Germanico un privilegio al di sopra delle leggi, nell'aprire l'indagine sulla sua morte nella curia invece che nel foro, davanti al senato e non davanti ai giudici comuni: per il resto ogni cosa deve essere all'insegna dello stesso senso della misura

Nessuno tenga conto delle lacrime di Druso, nessuno del mio sconforto, neppure se si imbastiscono maldicenze contro di noi
[13] Exim biduum criminibus obiciendis statuitur utque sex dierum spatio interiecto reus per triduum defenderetur

tum Fulcinius vetera et inania orditur, ambitiose avareque habitam Hispaniam; quod neque convictum noxae reo si recentia purgaret, neque defensum absolutioni erat si teneretur maioribus flagitiis
13 Si fissarono quindi due giorni per la formulazione delle accuse e, dopo un intervallo di sei giorni, altri tre per la difesa dell'accusato

Esordisce quindi Fulcinio con accuse vecchie e inconsistenti, sostenendo che Pisone aveva governato la Spagna con pratiche dispotiche e con avidità; il che, quand'anche dimostrato, non poteva recare alcun danno all'accusato, qualora si fosse scrollato di dosso gli addebiti recenti; se invece fossero state controbattute, non gli garantivano l'assoluzione, quando lo si fosse ritenuto responsabile di ben più gravi reati

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Tacito, Annales: libro 14, 40-65
Tacito, Annales: libro 14, 40-65

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte libro 14, 40-65

post quem Servaeus et Veranius et Vitellius consimili studio et multa eloquentia Vitellius obiecere odio Germanici et rerum novarum studio Pisonem vulgus militum per licentiam et sociorum iniurias eo usque conrupisse ut parens legionum a deterrimis appellaretur; contra in optimum quemque, maxime in comites et amicos Germanici saevisse; postremo ipsum devotionibus et veneno peremisse; sacra hinc et immolationes nefandas ipsius atque Plancinae, peritam armis rem publicam, utque reus agi posset, acie victum Dopo di lui Serveo e Veranio e Vitellio, con pari impegno (e con molta eloquenza Vitellio), misero in campo l'accusa, secondo cui Pisone, per odio verso Germanico e con mire sovversive, aveva corrotto la truppa, consentendo l'indisciplina e attraverso prevaricazioni nei confronti degli alleati, al punto da farsi chiamare padre delle legioni dalla peggiore soldataglia; mentre, per converso, avrebbe infierito contro i migliori e, in particolare, contro i compagni e gli amici di Germanico; alla fine era giunto a sopprimerlo con sortilegi e col veleno; quindi illustravano i sacrifici e le offerte sacrileghe di vittime compiuti da lui e da Plancia; Gli imputavano, infine, d'aver rivolto le armi contro lo stato tanto che, per sottoporlo a giudizio, era stato necessario vincerlo in battaglia
[14] Defensio in ceteris trepidavit; nam neque ambitionem militarem neque provinciam pessimo cuique obnoxiam, ne contumelias quidem adversum imperatorem infitiari poterat: solum veneni crimen visus est diluisse, quod ne accusatores quidem satis firmabant, in convivio Germanici, cum super eum Piso discumberet, infectos manibus eius cibos arguentes

quippe absurdum videbatur inter aliena servitia et tot adstantium visu, ipso Germanico coram, id ausum; offerebatque familiam reus et ministros in tormenta flagitabat

sed iudices per diversa implacabiles erant, Caesar ob bellum provinciae inlatum, senatus numquam satis credito sine fraude Germanicum interisse

scripsissent expostulantes, quod haud minus Tiberius quam Piso abnuere
14 La difesa ebbe difficoltà su quasi tutti i punti; Non era infatti possibile smentire né la sua pratica di intrighi presso l'esercito né che avesse messo la provincia in mano ai peggiori elementi, né le offese rivolte a Germanico; Solo l'accusa di veneficio parve non reggere, perché neppure gli accusatori le davano un solido fondamento, quando sostenevano che, nel corso di un banchetto in casa di Germanico, stando Pisone nel posto superiore al suo, gli aveva avvelenato il cibo con le sue mani

Appariva infatti incredibile che, in mezzo a servitori non suoi, osservato da tante persone presenti e sotto gli occhi dello stesso Germanico, avesse osato tanto; L'accusato chiamava a testimoni gli schiavi e insisteva perché se ne raccogliessero le dichiarazioni rese sotto tortura

Ma i giudici erano implacabili per motivi diversi: Tiberio per la guerra portata in una provincia; il senato perché non aveva mai creduto davvero che Germanico fosse morto senza una trama delittuosa

chiedendo cosa avessero scritto, ma rifiutarono Tiberio non meno di Pisone

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simul populi ante curiam voces audiebantur: non temperaturos manibus si patrum sententias evasisset

effigiesque Pisonis traxerant in Gemonias ac divellebant, ni iussu principis protectae repositaeque forent

igitur inditus lecticae et a tribuno praetoriae cohortis deductus est vario rumore custos saluti an mortis exactor sequeretur

[15] Eadem Plancinae invidia, maior gratia; eoque ambiguum habebatur quantum Caesari in eam liceret

atque ipsa, donec mediae Pisoni spes, sociam se cuiuscumque fortunae et si ita ferret comitem exitii promittebat: ut secretis Augustae precibus veniam obtinuit, paulatim segregari a marito, dividere defensionem coepit
Intanto davanti alla curia si udivano le grida della folla: l'avrebbero fatto a pezzi loro, se fosse sfuggito alla condanna del senato

E avevano già trascinato la statua di Pisone sulle Gemonie, pronti a farla a pezzi, se, per ordine dell'imperatore, non fosse stata loro sottratta e rimessa al suo posto

Pisone fu quindi fatto salire su una lettiga e condotto via da un tribuno della coorte pretoria, fra commenti contrastanti: lo accompagnava a custodia della sua incolumità o per eseguire la condanna a morte

15 Egualmente odiata era Plancina, ma più protetta, sicché non appariva ben chiaro quanto potere avesse su di lei Tiberio

Costei, finché Pisone ebbe discrete speranze, prometteva che sarebbe rimasta al suo fianco di fronte a qualsiasi evenienza e che, se doveva succedere, gli sarebbe stata compagna nella morte; ma quando, per le segrete intercessioni di Augusta, fu certa di salvarsi, cominciò a staccarsi, poco alla volta, dal marito e a condurre una propria linea di difesa
quod reus postquam sibi exitiabile intellegit, an adhuc experiretur dubitans, hortantibus filiis durat mentem senatumque rursum ingreditur; redintegratamque accusationem, infensas patrum voces, adversa et saeva cuncta perpessus, nullo magis exterritus est quam quod Tiberium sine miseratione, sine ira, obstinatum clausumque vidit, ne quo adfectu perrumperetur

relatus domum, tamquam defensionem in posterum meditaretur, pauca conscribit obsignatque et liberto tradit; tum solita curando corpori exequitur

dein multam post noctem, egressa cubiculo uxore, operiri foris iussit; et coepta luce perfosso iugulo, iacente humi gladio, repertus est
Pisone capì, da ciò, che per lui era finita ed era in dubbio se continuare a lottare, ma, su pressione dei figli, si fa forza e si presenta di nuovo in senato; Là ebbe a subire la ripresa dell'accusa, le espressioni di ostilità dai senatori, una atmosfera satura di spietata avversione, ma nulla lo paralizzò tanto quanto il vedere Tiberio senza pietà, senza collera, fermo e impenetrabile, senza ombra di emozioni

Ricondotto a casa, quasi preparasse la difesa per il giorno dopo, scrive poche righe, le sigilla e le consegna a un liberto; poi attende alle solite cure della propria persona

A notte tarda, quando la moglie fu uscita dalla camera, ordinò di chiudere la porta; all'alba lo trovarono con la gola trapassata e la spada sul pavimento

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[16] Audire me memini ex senioribus visum saepius inter manus Pisonis libellum quem ipse non vulgaverit; sed amicos eius dictitavisse, litteras Tiberii et mandata in Germanicum contineri, ac destinatum promere apud patres principemque arguere, ni elusus a Seiano per vana promissa foret; nec illum sponte extinctum verum immisso percussore

quorum neutrum adseveraverim: neque tamen occulere debui narratum ab iis qui nostram ad iuventam duraverunt

Caesar flexo in maestitiam ore suam invidiam tali morte quaesitam apud senatum

crebrisque interrogationibus exquirit qualem Piso diem supremum noctemque exegisset
16 Mi ricordo d'aver sentito raccontare dai vecchi che Pisone fu visto molto spesso con un libretto, tra le mani, da lui però non divulgato, ma che i suoi amici insistevano nell'asserire che contenesse una lettera di Tiberio e le istruzioni contro Germanico e che Pisone era deciso a produrle in senato e mettere sotto accusa il principe, se non lo avesse distolto Seiano con vane promesse; e si diceva che la sua morte non fu suicidio, bensì opera di un sicario fatto entrare nella sua stanza

Non mi pronuncio per nessuna delle due ipotesi; tuttavia non potevo stendere il silenzio su un fatto raccontato da uomini vissuti fino agli anni della mia giovinezza

Tiberio, col volto improntato a mestizia, lamentò in senato che con tale morte si mirava a farlo apparire odioso

convocato Marco Pisone, gli rivolse molte domande su come il padre avesse trascorso l'ultimo giorno e l'ultima notte

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