Tacito, Annales: Libro 01 - Parte 01, pag 5

Tacito, Annales: Libro 01 - Parte 01

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 01 - Parte 01
[26] Responsum est a contione mandata Clementi centurioni quae perferret

is orditur de missione a sedecim annis, de praemiis finitae militiae, ut denarius diurnum stipendium foret, ne veterani sub vexillo haberentur

ad ea Drusus cum arbitrium senatus et patris obtenderet, clamore turbatur

cur venisset neque augendis militum stipendiis neque adlevandis laboribus, denique nulla bene faciendi licentia

at hercule verbera et necem cunctis permitti

Tiberium olim nomine Augusti desideria legionum frustrari solitum: easdem artis Drusum rettulisse

numquamne ad se nisi filios familiarum venturos

novum id plane quod imperator sola militis commoda ad senatum reiciat
26 L'assemblea rispose che la presentazione delle richieste era affidata al centurione Clemente

Costui cominciò a parlare del congedo dopo sedici anni, del premio al termine del servizio, e poi chiese che la paga giornaliera fosse di un denario e che ai veterani non venisse prolungata la ferma

All'obiezione avanzata da Druso che la decisione spettava al senato e al padre, lo interrompono con grida

che era allora venuto a fare, se non aveva il potere né di aumentare la paga ai soldati, né di alleviare le loro fatiche, insomma di non fare niente di buono per loro

Ma il permesso di dare bastonate e di uccidere era però concesso a tutti

In passato Tiberio era stato solito vanificare le richieste delle legioni in nome di Augusto; Druso riproponeva lo stesso sistema

Ma com'era possibile che da loro venissero solo figli di nobili

Era davvero strano che solo gli interessi dei soldati si rimettessero al senato
eundem ergo senatum consulendum quotiens supplicia aut proelia indicantur: an praemia sub dominis, poenas sine arbitro esse

[27] Postremo deserunt tribunal, ut quis praetorianorum militum amicorumve Caesaris occurreret, manus intentantes, causam discordiae et initium armorum, maxime infensi Cn Lentulo, quod is ante alios aetate et gloria belli firmare Drusum credebatur et illa militiae flagitia primus aspernari

nec multo post digredientem cum Caesare ac provisu periculi hiberna castra repetentem circumsistunt, rogitantes quo pergeret, ad imperatorem an ad patres, ut illic quoque commodis legionum adversaretur; simul ingruunt, saxa iaciunt

iamque lapidis ictu cruentus et exitii certus adcursu multitudinis quae cum Druso advenerat protectus est
Allora bisognava interpellare il senato quando si comminavano loro pene o li si mandava a combattere: a meno che le ricompense le decidessero i loro padroni, mentre per le punizioni non serviva autorizzazione alcuna

27 Abbandonano infine la tribuna, e a ogni pretoriano o amico di Cesare Druso in cui si imbattono, mostrano i pugni per provocare la rissa e venire alle armi, accanendosi in particolare contro Gneo Lentulo, perché questi, superiore agli altri per età e gloria militare, era ritenuto il responsabile della fermezza ispirata a Druso e il più severo censore di quello sconcio di disciplina militare

E poco dopo, mentre si allontana da Cesare, per recarsi, in previsione del pericolo, al campo invernale, gli si fanno attorno e gli chiedono dove sia diretto, se dall'imperatore o dal senato, per opporsi, anche là, all'interesse delle legioni; e intanto gli si serrano addosso e lo bersagliano di sassi

Colpito da una pietra e grondante sangue, ormai senza scampo, viene protetto dall'intervento delle truppe venute con Druso
[28] Noctem minacem et in scelus erupturam fors lenivit: nam luna claro repente caelo visa languescere

id miles rationis ignarus omen praesentium accepit, suis laboribus defectionem sideris adsimulans, prospereque cessura qua pergerent si fulgor et claritudo deae redderetur

igitur aeris sono, tubarum cornuumque concentu strepere; prout splendidior obscuriorve laetari aut maerere; et postquam ortae nubes offecere visui creditumque conditam tenebris, ut sunt mobiles ad superstitionem perculsae semel mentes, sibi aeternum laborem portendi, sua facinora aversari deos lamentantur
28 Quella notte, carica di tensione e vicina a esplodere in fatti di sangue, passò, solo per puro caso, tranquilla, si vide infatti la luna appannarsi d'improvviso nel cielo sereno

I soldati, ignorando la causa del fenomeno, lo intesero come prodigio riferito alla situazione presente: videro nell'eclissi dell'astro un emblema dei propri travagli e si attendevano invece un successo della loro iniziativa, se fosse tornata a splendere luminosa la dea

Con strepito dunque di bronzi, con suoni di tube e di corni levavano un grande fracasso, entusiasti o angosciati secondo il farsi della luna più lucente o più scura; E quando delle nuvole, alzatesi, la sottrassero alla vista e la si poté credere inghiottita dalle tenebre - facili come sono le menti, una volta suggestionate, alla superstizione - gemono il preannunciarsi, per loro, di un travaglio interminabile e l'avversione degli dèi ai loro misfatti

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Tacito, Annales: Libro 11, 01-38
Tacito, Annales: Libro 11, 01-38

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 11, 01-38

utendum inclinatione ea Caesar et quae casus obtulerat in sapientiam vertenda ratus circumiri tentoria iubet; accitur centurio Clemens et si alii bonis artibus grati in vulgus

hi vigiliis, stationibus, custodiis portarum se inserunt, spem offerunt, metum intendunt

'quo usque filium imperatoris obsidebimus

quis certaminum finis

Percennione et Vibuleno sacramentum dicturi sumus

Percennius et Vibulenus stipendia militibus, agros emeritis largientur

denique pro Neronibus et Drusis imperium populi Romani capessent

quin potius, ut novissimi in culpam, ita primi ad paenitentiam sumus

tarda sunt quae in commune expostulantur: privatam gratiam statim mereare, statim recipias'

commotis per haec mentibus et inter se suspectis, tironem a veterano

legionem a legione dissociant
Volle sfruttare Cesare Druso il loro mutamento di spirito e utilizzare al meglio l'occasione offertagli dal caso, mandando fra le tende i suoi uomini: convoca il centurione Clemente e quant'altri erano graditi, per la loro condotta, ai soldati

Costoro si infiltrano tra le sentinelle, nei corpi di guardia, tra gli uomini che controllavano gli ingressi al campo: fanno balenare speranze ed esasperano la paura

Fino a quando terremo assediato il figlio dell'imperatore

Ci sarà una fine a questo conflitto

Dovremo giurare obbedienza a Percennio e a Vibuleno

Saranno loro a distribuire le paghe alla truppa e i campi ai congedati

Loro a reggere l'impero del popolo romano al posto dei Neroni e dei Drusi

Perché non essere, come gli ultimi nella colpa, i primi a pentirsi

Sono lente a venire le cose che si chiedono per le masse: sul piano personale invece un favore lo si può meritare subito e subito ricevere

Fecero colpo questi discorsi sugli animi già in sospetto reciproco: le reclute si staccarono dai veterani

una legione dall'altra
tum redire paulatim amor obsequii: omittunt portas, signa unum in locum principio seditionis congregata suas in sedes referunt

[29] Drusus orto die et vocata contione, quamquam rudis dicendi, nobilitate ingenita incusat priora, probat praesentia; negat se terrore et minis vinci: flexos ad modestiam si videat, si supplices audiat, scripturum patri ut placatus legionum preces exciperet

orantibus rursum idem Blaesus et L Aponius, eques Romanus e cohorte Drusi, Iustusque Catonius, primi ordinis centurio, ad Tiberium mittuntur
Riprende, poco alla volta, il senso della disciplina: sciolgono i blocchi disposti alle porte del campo e riportano alle loro sedi le insegne che, all'inizio della rivolta, avevano raccolto in un unico punto

29 Fattosi giorno e convocata la truppa in assemblea, Druso, sebbene non fosse un buon parlatore ma dotato di innata autorevolezza, denuncia il comportamento passato e loda quello presente; non è sua regola - dice - lasciarsi sopraffare da paura e minacce: se li vedrà piegati alla disciplina e li sentirà supplici, allora scriverà al padre di ascoltare, placato, le preghiere delle legioni

Su loro richiesta, a Tiberio vengono inviati Bleso, già scelto in precedenza, con Lucio Aponio, un cavaliere romano al seguito di Druso, e Giusto Catonio, centurione primipilo

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Tacito, Annales: Libro 14, 01-19
Tacito, Annales: Libro 14, 01-19

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 14, 01-19

certatum inde sententiis, cum alii opperiendos legatos atque interim comitate permulcendum militem censerent, alii fortioribus remediis agendum: nihil in vulgo modicum; terrere ni paveant, ubi pertimuerint inpune contemni: dum superstitio urgeat, adiciendos ex duce metus sublatis seditionis auctoribus

promptum ad asperiora ingenium Druso erat: vocatos Vibulenum et Percennium interfici iubet

tradunt plerique intra tabernaculum ducis obrutos, alii corpora extra vallum abiecta ostentui

[30] Tum ut quisque praecipuus turbator conquisiti, et pars, extra castra palantes, a centurionibus aut praetoriarum cohortium militibus caesi: quosdam ipsi manipuli documentum fidei tradidere
Si verificò poi un contrasto nel consiglio di guerra, perché alcuni proponevano di aspettare il ritorno della legazione e di mantenere nel frattempo calmi i soldati senza asprezze, mentre altri volevano ricorrere alle maniere forti: alle masse - dicevano - manca il senso della misura; si fanno minacciose, se non hanno paura; se atterrite, invece, si possono sprezzare senza problemi: finché dura, quindi, il disorientamento provocato dalla superstizione, il comandante deve accrescere la loro paura, togliendo di mezzo i promotori della rivolta

Era Druso, per sua natura, incline alla durezza: fa venire Vibuleno e Percennio e dà ordine di ucciderli

Secondo la versione più diffusa, i loro corpi sarebbero stati sepolti all'interno della tenda del comandante; per altri, invece, furono gettati oltre il recinto del campo, bene in mostra: un esempio per tutti

30 Si diede poi la caccia a tutti i principali responsabili della rivolta: alcuni, sbandati fuori dal campo, li uccisero i centurioni o i soldati delle coorti pretorie, altri vennero consegnati dai loro stessi compagni di reparto, a dimostrazione della loro lealtà
auxerat militum curas praematura hiems imbribus continuis adeoque saevis, ut non egredi tentoria, congregari inter se, vix tutari signa possent, quae turbine atque unda raptabantur

durabat et formido caelestis irae, nec frustra adversus impios hebescere sidera, ruere tempestates: non aliud malorum levamentum, quam si linquerent castra infausta temerataque et soluti piaculo suis quisque hibernis redderentur

primum octava, dein quinta decuma legio rediere: nonanus opperiendas Tiberii epistulas clamitaverat, mox desolatus aliorum discessione imminentem necessitatem sponte praevenit

et Drusus non exspectato legatorum regressu, quia praesentia satis conse derant, in urbem rediit
Aggravò la già difficile situazione dei soldati un inverno precoce con piogge continue e così violente, che essi non potevano uscire dalle tende, non radunarsi fra loro mentre solo a stento era possibile salvare le insegne, che le folate di vento e la violenza dell'acqua tendevano a trascinare via

Perdurava anche la paura dell'ira divina: non senza ragione - pensavano - contro la loro empietà impallidiva la luce degli astri e si scatenavano tempeste: non restava altro rimedio ai mali se non abbandonare quel campo maledetto e profanato e tornare, espiate le colpe, nelle sedi invernali

Rientrarono prima l'ottava, poi la quindicesima legione; i soldati della nona volevano attendere la risposta di Tiberio e avevano rumorosamente protestato, ma poi, lasciati soli per la partenza degli altri, prevenirono spontaneamente una conclusione ormai inevitabile

Anche Druso non attese il ritorno della legazione e, per essersi la situazione normalizzata in modo accettabile, fece ritorno a Roma

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Tacito, Annales: libro 14, 40-65
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Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte libro 14, 40-65

[31] Isdem ferme diebus isdem causis Germanicae legiones turbatae, quanto plures tanto violentius, et magna spe fore ut Germanicus Caesar imperium alterius pati nequiret daretque se legionibus vi sua cuncta tracturis

duo apud ripam Rheni exercitus erant: cui nomen superiori sub C Silio legato, inferiorem A Caecina curabat

regimen summae rei penes Germanicum agendo Galliarum censui tum intentum

sed quibus Silius moderabatur, mente ambigua fortunam seditionis alienae speculabantur: inferioris exercitus miles in rabiem prolapsus est, orto ab unetvicesimanis quintanisque initio, et tractis prima quoque ac vicesima legionibus: nam isdem aestivis in finibus Vbiorum habebantur per otium aut levia munia
31 Quasi negli stessi giorni e per identici motivi, si ribellarono le legioni di Germania, e i disordini furono tanto più violenti dato il loro maggior numero, e anche perché nutrivano viva speranza che Germanico Cesare rifiutasse di subire la supremazia di un altro e si affidasse alle sue legioni, pronte a travolgere, con la propria forza, ogni ostacolo

Presso la riva del Reno erano stanziati due eserciti: l'uno, detto superiore, sottoposto al comando del legato Gaio Silio; la responsabilità di quello inferiore spettava a Cecina

Il comando supremo dipendeva da Germanico, allora intento al censimento tributario delle Gallie

I reparti agli ordini di Silio stavano a guardare esitanti il corso della ribellione degli altri: perché furono i soldati dell'esercito inferiore ad abbandonarsi a una cieca rivolta, iniziata con la ventunesima e la quinta, ma che finì per coinvolgere anche la prima e la ventesima: Erano infatti alloggiate nello stesso campo estivo, in territorio degli Ubii, impegnate in nessuna o ben scarsa attività
igitur audito fine Augusti vernacula multitudo, nuper acto in urbe dilectu, lasciviae sueta, laborum intolerans, implere ceterorum rudes animos: venisse tempus quo veterani maturam missionem, iuvenes largiora stipendia, cuncti modum miseriarum exposcerent saevitiamque centurionum ulciscerentur

non unus haec, ut Pannonicas inter legiones Percennius, nec apud trepidas militum auris, alios validiores exercitus respicientium, sed multa seditionis ora vocesque: sua in manu sitam rem Romanam, suis victoriis augeri rem publicam, in suum cognomentum adscisci imperatores

[32] Nec legatus obviam ibat: quippe plurium vaecordia constantiam exemerat

repente lymphati destrictis gladiis in centuriones invadunt: ea vetustissima militaribus odiis materies et saeviendi principium
Dunque, alla notizia della morte di Augusto, la plebe cittadina arruolata di recente a Roma, avvezza a una vita dissoluta, insofferente di fatiche, influenzava le menti sprovvedute degli altri: era venuto il momento per i veterani di esigere un congedo ormai scaduto, per i giovani una paga più alta e per tutti un limite alle miserie patite e la vendetta della crudeltà dei centurioni

Queste cose non le diceva uno solo, come Percennio tra le legioni di Pannonia, ad orecchie trepide di soldati intenti a regolarsi su eserciti più forti, ma i volti e le voci della rivolta erano tanti: erano loro - dicevano - ad avere in mano le sorti di Roma; grazie alle loro vittorie lo stato si ingrandiva; era da loro che i condottieri derivavano il proprio nome

32 Il legato non li affrontava: la delirante esaltazione generale gli aveva tolto ogni fermezza

Usciti improvvisamente di senno, si gettano, spada alla mano, sui centurioni: eterno oggetto di odio per i soldati e primo bersaglio del loro furore

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prostratos verberibus mulcant, sexageni singulos, ut numerum centurionum adaequarent: tum convulsos laniatosque et partim exanimos ante vallum aut in amnem Rhenum proiciunt

Septimius cum perfugisset ad tribunal pedibusque Caecinae advolveretur, eo usque flagitatus est donec ad exitium dederetur

Cassius Chaerea, mox caede Gai Caesaris memoriam apud posteros adeptus, tum adulescens et animi ferox, inter obstantis et armatos ferro viam patefecit

non tribunus ultra, non castrorum praefectus ius obtinuit: vigilias, stationes, et si qua alia praesens usus indixerat, ipsi partiebantur
Li buttano a terra e li massacrano a bastonate, sessanta contro uno, per pareggiare il numero dei centurioni; poi, storpiati, straziati e, in alcuni casi, morti, li scaraventano fuori davanti al vallo o nelle acque del Reno

Uno di loro, Settimio, fuggì presso la tribuna del comando e si aggrappò alle gambe di Cecina: venne preteso dai soldati, finché non fu loro lasciato, per subire la morte

Cassio Cherea, guadagnatosi più tardi celebrità presso i posteri per l'uccisione di Gaio Cesare, allora giovane e ardimentoso, si aprì la via con la spada tra uomini armati che lo contrastavano

Nessun tribuno, né il prefetto del campo riuscirono più a esercitare la loro autorità: i turni, i posti di guardia e gli altri servizi imposti dalla necessità del momento, i soldati se li distribuivano da soli

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