Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 08 , Parte 01, pag 2

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 08 , Parte 01

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 08 , Parte 01
At in Achaia somniavit initium sibi suisque felicitates futurum, simul ac dens Neroni exemptus esset; evenitque ut sequenti die progressus in atrium medicus dentem ei ostenderet, tantumque quod exemptum

Apud Iudaeam Carmeli dei oraculum consulentem ita confirmavere sortes, ut quidquid cogitaret volveretque animo, quamlibet magnum, id esse proventurum pollicerentur; et unus ex nobilibus captivis Iosephus, cum coiceretur in vincula, constantissime asseveravit fore ut ab eodem brevi solveretur, verum iam imperatore
D'altra parte, in Acaia, Vespasiano sognò che un tempo di prosperità sarebbe cominciato per lui e per i suoi dopo che fosse stato tolto un dente a Nerone; il giorno dopo il medico dell'imperatore, avanzandosi nell'atrio gli fece vedere un dente che gli aveva appena tolto

In Giudea consultò l'oracolo del dio Carmelo e il responso delle sorti fu rassicurante, giacché gli promettevano la realizzazione di tutti i suoi progetti, di tutti i suoi disegni concepiti nella mente, per vasti che fossero Per di più un nobile prigioniero, di nome Giuseppe, affermò nella maniera più sicura, proprio mentre lo portavano in prigione, che sarebbe stato presto liberato dallo stesso Vespasiano, divenuto ormai imperatore
Nuntiabantur et ex urbe praesagia, Neronem diebus ultimis monitum per quietem, ut tensam Iovis Optimi Maximi e sacrario in domus Vespasiani et inde in circum deduceret; ac non multo post, comitia secundi consulatus ineunte Galba, statuam Divi Iulii ad Orientem sponte conversam; acieque Betriacensi, prius quam committeretur, duas aquilas in conspectu omnium conflixisse, victaque altera supervenisse tertiam ab solis exortum ac victricem abegisse

VI Nec tamen quicquam ante temptavit, promptissimis atque etiam instantibus suis, quam sollicitatus quorundam et ignotorum et absentium fortuito favore
Da Roma si annunciavano ancora altri presagi: Nerone, durante i suoi ultimi giorni, era stato avvertito in sogno di portar fuori dal suo santuario il carro di Giove Ottimo Massimo per condurlo alla casa di Vespasiano e di là nel circo; poco tempo dopo, mentre Galba inaugurava i comizi del suo secondo consolato, una statua del divino Giulio si era girata da sola verso, Oriente; per di più, sul campo di Bedriaco, prima che si attaccasse battaglia, due aquile erano venute a lotta sotto gli occhi di tutti i soldati e qvella che era uscita vincitrice fu messa in fuga da una terza sopraggiunta da levante

6 Ciò nonostante, sebbene i suoi amici fossero tutti pronti e perfino insistessero, non intraprese nulla prima di essere sollecitato da una testimonianza di simpatia che gli diedero casualmente alcuni soldati, a lui sconosciuti e lontani
Moesiaci exercitus bina e tribus legionibus milia, missa auxilio Othoni, postquam ingressis iter nuntiatum est victum eum ac vim vitae suae attulisse, nihilo setius Aquileiam usque perseveraverunt, quasi rumori minus crederent

Ibi per occasionem ac licentiam omni rapinarum genere grassati, cum timerent ne sibi reversis reddenda ratio ac subeunda poena esset, consilium inierunt eligendi creandique imperatoris; neque enim deteriores esse aut Hispaniensi exercitu qui Galbam, aut praetoriano qui Othonem, aut Germaniciano qui Vitellium fecissent
I duemila soldati che ciascuna delle tre legioni dell'armata della Mesia aveva inviato in soccorso di Otone, pur avendo appreso, durante la marcia, la notizia della sua disfatta e del suo suicidio, tuttavia prosegvirono fino alla città di Aquileia, come se non credessero a questa diceria

Là, approfittando dell'occasione e della loro libertà, si diedero ad ogni genere di rapine; poi, quasi temessero di dover render conto e subire castighi al loro ritorno, decisero di scegliere e di nominare un imperatore, convinti di non essere da meno dell'armata di Spagna, dei pretoriani, delle truppe di Germania che di volta in volta avevano eletto Galba, Otone e Vitellio

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 06, Par 31 - 57
Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 06, Par 31 - 57

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 06, Par 31 - 57

Propositis itaque nominibus legatorum consularium, quot ubique tunc erant, cum ceteros alium alia de causa improbarent, et quidam e legione tertia, quae sub exitu Neronis translata ex Syria in Moesiam fverat, Vespasianum laudibus ferrent, assensere cuncti nomenque eius vexillis omnibus sine mora inscripserunt

Et tunc qvidem compressa res est, revocatis ad officium numeris parumper Ceterum divulgato facto, Tiberius Alexander praefectus Aegypti primus in verba Vespasiani legiones adegit Kal Iul, qui principatus dies in posterum observatus est Iudaicus deinde exercitus V Idus Iul apud ipsum iuravit
Messi dunque in fila i nomi di tutti i legati consolari che allora si trovavano presso le varie armate, li scartarono l'uno dopo l'altro per motivi diversi, ma quando alcuni soldati della terza legione che, sul finire del principato di Nerone, erano stati trasferiti dalla Siria in Mesia, fecero gli elogi di Vespasiano, tutti acconsentirono a questa scelta, e senza indugio, iscrissero il suo nome sui loro stendardi

Sul momento la cosa rimase circoscritta, giacché le truppe, per qualche tempo, furono ricondotte all'obbedienza, ma quando la voce cominciò a diffondersi, Tiberio Alessandro, prefetto d'Egitto, prese l'iniziativa di far giurare alle sue legioni fedeltà a Vespasiano il giorno delle calende di luglio, data che in seguito venne celebrata come qvella dell'inizio del suo principato; più tardi, il quinto giorno prima delle idi di luglio, gli prestò giuramento l'armata di Giudea
Plurimum coeptis contulerunt iactatum exemplar epistulae verae sive falsae defuncti Othonis ad Vespasianum, extrema obtestatione ultionem mandatus et ut rei P subveniret optantis; simul rumor dissipatus, destinasse victorem Vitellium permutate hiberna legionum et Germanicas transferre in Orientem ad securiorem mollioremque militiam, praeterea ex praesidibus provinciarum Licinius Mucianus et e regibus Vologaesus Parthus; ille deposita simultate, quam in id tempus ex aemulatione non obscure gerebat, Syriacum promisit exercitum, hic quadraginta milia sagittariorum

VII Suscepto igitur civili bello ac ducibus copiisque in Italiam praemissis, interim Alexandriam transiit, ut claustra Aegypti optineret
Moltissimo giovò ai progetti di Vespasiano la pubblicità data ad una lettera, autentica o apocrifa, con la quale Otone, l'imperatore defunto, in un'estrema supplica, gli affidava la missione della vendetta e lo pregava di venire in soccorso dello Stato; contemporaneamente gli giovò la propagazione di una voce secondo la quale Vitellio, dopo la vittoria, aveva intenzione di cambiare i quartieri invernali delle legioni e di trasportare qvelle della Germania in Oriente dove avrebbero avuto un servizio meno pericoloso e meno duro; infine gli fu utile il contributo di un governatore di provincia, Licinio Muciano, e di un re, Vologeso dei Parti Il primo, deposto l'odio, ispirato dalla gelosia che fino a qvel momento aveva apertamente manifestato nei confronti di Vespasiano, gli promise l'appoggio dell'armata di Siria, e il secondo quarantamila arcieri

7 Intrapresa dunque la gverra civile, Vespasiano, dopo essersi fatto precedere in Italia da alcuni generali e da alcune truppe, per il momento si trasferì ad Alessandria, allo scopo di tenere le chiavi dell'Egitto

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Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 05, Par 31 - 46

Hic cum de firmitate imperii capturus auspicium aedem Serapidis summotis omnibus solus intrasset, ac propitiato multum deo tandem se convertisset, verbenas coronasque et panificia, ut illic assolet, Basilides libertus obtulisse ei visus est; quem neque admissum a quoquam et iam pridem propter nervorum valitudinem vix ingredi longeque abesse constabat

Ac statim advenere litterae, fusas apud Cremonam Vitelli copias, ipsum in urbe interemptum nuntiantes

Auctoritas et quasi maiestas quaedam, ut scilicet inopinato et adhuc novo principi, deerat: haec quoque accessit
Qui, volendo chiedere a Serapide se il suo potere era ben saldo, entrò nel tempio di qvel dio tutto solo, dopo aver allontanato il suo seguito, e quando alla fine ritornò dalla lunga supplicazione al dio, gli parve di vedere che il liberto Basilide gli offriva, secondo l'usanza del paese, verbene, corone e focacce; ed è assodato che nessuno aveva introdotto quest'uomo che, per altro, da lungo tempo, a causa dei reumatismi, poteva a malapena camminare e si trovava lontano da qvel posto

Subito dopo arrivò una lettera con la notizia che le truppe di Vitellio erano state sbaragliate presso Cremona e che lo stesso imperatore era stato ucciso a Roma

Il prestigio e una specie di maestà mancavano a Vespasiano perché la sua elezione era inattesa e ancora recente, ma anche questi gli vennero dati
E plebe quidam luminibus orbatus, item alius debili crure sedentem pro tribunali pariter adierunt, orantes opem valitudini demonstratam a Serapide per quietem: restituturum oculos, si inspuisset; confirmaturum crus, si dignaretur calce contingere

Cum vix fides esset ullo modo successuram, ideoque ne experiri qvidem auderet, extremo hortantibus amicis palam pro contione utrumque temptavit, nec eventus vaticinantium effossa sunt sacrato loco vasa operis antiqui, atque in iis assimilis Vespasiano imago
Due uomini del popolo, uno cieco e l'altro infermo di gambe, vennero a trovarlo contemporaneamente, mentre sedeva nel suo tribunale e lo supplicarono di fare, per guarirli, ciò che Serapide aveva loro indicato in sogno: avrebbe reso al cieco l'uso degli occhi se glieli avesse inumiditi con la saliva, alle gambe inferme avrebbe dato il loro vigore se si fosse degnato di toccarle con il piede

Poiché era quasi incredibile che questa cura avesse la minima possibilità di riuscire, Vespasiano non osò neppure tentarla, ma alla fine, per le esortazioni degli amici, provò pubblicamente, davanti all'assemblea, questa duplice esperienza che fu coronata dal successo Quasi nello stesso periodo a Tega, in Arcadia, su indicazione degli indovini, furono estratti da un luogo consacrato alcuni vasi di antica fattura sui quali era rappresentata una figura molto simile a qvella di Vespasiano

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VIII Talis tantaque cum fama in urbem reversus, acto de Iudaeis triumpho, consulatus octo veteri addidit; suscepit et censuram, ac per totum imperii tempus nihil habuit antiquius quam prope afflictam nutantemque rem P stabilire primo, deinde et ornare

Milites pars victoriae fiducia, pars ignominiae dolore ad omnes licentiam audaciamque processerant; sed et provinciae civitatesque liberae, nec non et regna quaedam tumultuosius inter se agebant

Quare Vitellianorum qvidem et exauctoravit plurimos et coercuit, participibus autem victoriae adeo nihil extra ordinem indulsit ut etiam legitima praemia sero persolverit
8 Così, accompagnato da una fama tanto grande, Vespasiano tornò a Roma dove celebrò il suo trionfo sui Giudei, aggiunse otto consolati a qvello di un tempo e prese anche l'incarico della censura, mentre per tutta ladurata del suo principato la sua principale preoccupazione fu qvella di consolidare lo Stato, quasi umiliato e vacillante e poi di abbellirlo

I soldati, inorgogliti della loro vittoria o demoralizzati per la loro vergognosa disfatta, erano arrivati a prendersi tutte le libertà e a commettere tutte le audacie; inoltre alcune province e alcune città libere, ma anche alcuni reami si erano sollevati gli uni contro gli altri

Per queste ragioni Vespasiano congedò molti dei soldati di Vitellio e li tenne a freno; quanto alle truppe che avevano partecipato alla sua vittoria, non solo non accordò loro nessun favore straordinario, ma fece anche attendere a lungo le ricompense legittime
Ac ne quam occasionem corrigendi disciplinam praetermitteret, adulescentulum fragrantem unguento, cum sibi pro impetrata praefectura gratias ageret, nutu aspernatus voce etiam gravissima increpuit: 'Maluissem allium oboluisses,' litterasque revocavit; classiarios vero, qui ab Ostia et Puteolis Romam pedibus per vices commeant, petentes constitui aliquid sibi calciarii nomine, quasi parum esset sine responso abegisse, iussit post haec excalciatos cursitare; et ex eo ita cursitant

Achaiam, Lyciam, Rhodum, Byzantium, Samum, libertate adempta, item Thraciam, Ciliciam et Commagenen, ditionis regiae usque ad id tempus, in provinciarum formam redegit
Non si lasciò sfuggire nessuna occasione per restaurare la disciplina Un ragazzo molto giovane era venuto, tutto profumato, a ringraziarlo per una prefettura che gli aveva accordato ed egli, non contento di avergli fatto un cenno di disprezzo, gli rivolse questa osservazione molto severa: 'Avrei preferito che puzzassi di aglio' dopo di che revocò la nomina Poiché i marinai che a turno compiono a piedi il tragitto da Ostia e da Pozzuoli a Roma, gli chiedevano di assegnare loro un'indennità per il consumo delle scarpe, pensando non fosse sufficiente averli rimandati senza una risposta, diede ordine di camminare scalzi da allora in poi; ed è così che da qvel momento camminano

Ridusse allo stato di province romane l'Acaia, la Licia, Rodi, Bisanzio, Samo, cui tolse la libertà, e così pure la Tracia, la Cilicia, la Commagene, fino a qvel tempo sottomesse a regnanti

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Cappadociae propter adsiduos barbarorum incursus legiones addidit, consularemque rectorem imposuit pro eq R Deformis urbs veteribus incendiis ac ruinis erat; vacuas areas occupare et aedificare, si possessores cessarent, cuiusque permisist

Ipse restitutionem Capitolii adgressus, ruderibus purgandis manus primus admovit ac suo collo quaedam extulit; aerearumque tabulatum tria milia, quae simul conflagraverant, restituenda suscepit undique investigatis exemplaribus: instrumentum imperii pulcherrimum ac vetustissimum, quo continebantur paene ab exordio urbis senatus consulta, plebiscita de societate et foedere ac privilegio cuicumque concessis
In Cappadocia, per porre riparo alle continue incursioni dei barbari, aggiunse alcune legioni e pose come governatore un ex console al posto di un cavaliere romano Roma era sfigurata dalle tracce dei vecchi incendi e delle macerie Permise a chiunque lo volesse di occupare i terreni liberi e di farvi costruzioni, se i proprietari vi rinunciavano

Lui stesso, intrapresa la ricostruzione del Campidoglio, diede la prima mano alla rimozione delle macerie, portandone un carico sulle sue spalle Decise anche di far ricostrvire tremila tavole di bronzo andate distrutte nell'incendio del Campidoglio e ordinò di ricercarne dappertutto le copie: si trattava della più bella ed antica collezione d'archivio dell'Impero che conteneva, si può dire dalle origini di Rorna, i decreti del Senato e i plebisciti relativi alle alleanze, ai trattati e ai privilegi concessi a chicchessia

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