Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 01 - 30

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 01 - 30

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 03, Par 01 - 30
[1] Patricia gens Claudia--fuit enim et alia plebeia, nec potentia minor nec dignitate--orta est ex Regillis oppido Sabinorum

Inde Romam recens conditam cum magna clientium manu conmigravit auctore Tito Tatio consorte Romuli, uel, quod magis constat, Atta Claudio gentis principe, post reges exactos sexto fere anno; atque in patricias cooptata agrum insuper trans Anienem clientibus locumque sibi ad sepulturam sub Capitolio publice accepit

Deinceps procedente tempore duodetriginta consulatus, dictaturas quinque, censuras septem, triumphos sex, duas ouationes adepta est

Cum praenominibus cognominibusque uariis distingueretur, Luci praenomen consensu repudiauit, postquam e duobus gentilibus praeditis eo alter latrocinii, caedis alter conuictus est

Inter cognomina autem et Neronis assumpsit, quo[d] significatur lingua Sabina fortis ac strenuus
1 La famiglia patrizia dei Claudi (ce ne fu infatti anche una plebea, non certo inferiore per potenza e dignità) era originaria di Regillo, in Sabinia

Di là si trasferì a Roma, con un grande seguito di clienti, poco dopo la fondazione della città, su invito di Tito Tazio, il collega di Romolo, o, come è meglio documentato, circa cinque anni dopo la cacciata dei re, per iniziativa di Attio Claudio, il capo della famiglia Accolta tra le famiglie patrizie, ricevette dallo Stato terre per i suoi clienti oltre il fiume Aniene e per sé un luogo di sepoltura ai piedi del Campidoglio

In seguito, con il passare del tempo, ottenne ventotto consolati, cinque dittature, sette censure, sei trionfi e due ovazioni

Si distingueva per l'uso di vari prenomi e soprannomi, ma per accordo unanime rifiutò il prenome Lucio dopo che due suoi membri che lo portavano furono dimostrati colpevoli uno di brigantaggio, l'altro di assassinio

Tra i vari soprannomi adottò anche quello di Nerone che in lingua sabina vuol dire forte e valoroso
[2] Multa multorum Claudiorum egregia merita, multa etiam sequius admissa in rem Publicam Extant

Sed ut praecipua commemorem, Appius Caecus societatem cum rege Pyrro ut parum salubrem iniri dissuasit Claudius Caudex primus freto classe traiecto Poenos Sicilia expulit, Tiberius Nero aduenientem ex Hispania cum ingentibus copiis Hasdrubalem, prius quam Hannibali fratri coniungeretur, oppressit

Contra Claudius Regillianus, decemvir legibus scribendis, virginem ingenuam per uim libidinis gratia in seruitutem asserere conatus causa plebi fuit secedendi rursus a patribus

Claudius [Russus] statua sibi diademata ad Appi Forum posita Italiam per clientelas occupare temptauit
2 Dei membri della famiglia Claudia si ricordano molte azioni meritorie, ma anche molti crimini commessi contro lo Stato Ricorderò soltanto i fatti principali

Appio Cieco sconsigliò di stringere un'alleanza con il re Pirro, perché la considerava poco vantaggiosa; Claudio Caudex passò per primo lo stretto di Messina con una flotta e scacciò i Cartaginesi dalla Sicilia; Nerone sconfisse Asdrubale che veniva dalla Spagna con un forte contingente di truppe, prima che riuscisse a congiungersi con il fratello Annibale

Al contrario Claudio Regilliano, decemviro incaricato della redazione delle leggi, tentò, per soddisfare la sua insana passione, di prendere con la forza una giovane vergine libera di nascita come sua schiava e provocò nuovamente una secessione della plebe dai patrizi

Claudio Druso, dopo essersi fatto erigere presso il foro di Appio una statua coronata di diadema, cercò di divenire padrone dell'Italia per mezzo dei suoi clienti
Claudius Pulcher apud Siciliam non pascentibus in auspicando pullis ac per contemptum religionis mari demersis, quasi ut biberent quando esse nollent, proelium navale iniit; superatusque, cum dictatorem dicere a senatu iuberetur, velut iterum inludens discrimini publico Glycian uiatorem suum dixit

Extant et feminarum exempla diversa aeque, siqvidem gentis eiusdem utraque Claudia fuit, et quae nauem cum sacris Matris deum Idaeae obhaerentem Tiberino uado extraxit, precata propalam, ut ita demum se sequeretur, si sibi pudicitia constaret; et quae nouo more iudicium maiestatis apud populum mulier subiit, quod in conferta multitudine aegre procedente carpento palam optauerat, ut frater suus Pulcher reuivisceret atque iterum classem amitteret, quo minor turba Romae foret
Claudio Pulcher, in Sicilia, vedendo, mentre prendeva gli auspici che i polli sacri rifiutavano il cibo, li fece gettare in mare, con disprezzo delle cose sacre, adducendo il pretesto che dovevano bere, dal momento che non volevano mangiare, quindi ingaggiò una battaglia navale, Fu battuto, ma quando ricevette dal Senato l'ordine di nominare un dittatore, quasi per portare nuovo insulto alla pubblica crisi, designò Glicia, un suo usciere

Per quanto concerne le donne, si ricordano esempi totalmente diversi Infatti a questa famiglia appartennero le due Claudie, quella che liberò dalle sabbie del Tevere, dove si era arenata, la nave che portava la statua della madre degli dei, la dea dell'Ida, pregandola davanti a tutti di segvirla, ma solo se la sua virtù era irreprensibile, e quella che, fatto assolutamente insolito, fu portata, nonostante fosse donna, davanti al popolo per lesa maestà, perché, vedendo che la sua vettura procedeva faticosamente in mezzo ad una folla compatta, aveva detto apertamente che se suo fratello Pulcher fosse vivo e perdesse un'altra flotta, a Roma ci sarebbe stata meno gente

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 01, Par 41 - 61
Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 01, Par 41 - 61

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 01, Par 41 - 61

Praeterea notatissimum est, Claudios omnis, excepto dum taxat P Clodio, qui ob expellendum urbe Ciceronem plebeio homini atque etiam natu minori in adoptionem se dedit, optimates adsertoresque unicos dignitatis ac potentiae patriciorum semper fuisse atque adversus plebem adeo uiolentos et contumaces, ut ne capitis qvidem qvisquam reus apud populum mutare uestem aut deprecari sustinuerit; nonnulli in altercatione et iurgio tribunos plebi pulsauerint

Etiam virgo Vestalis fratrem iniussu populi triumphantem ascenso simul curru usque in Capitolium prosecuta est, ne uetare aut intercedere fas cuiquam tribunorum esset

[3] Ex hac stirpe Tiberius Caesar genus trahit, e[t] qvidem utrumque: paternum a Tiberio Nerone, maternum ab Appio Pulchro, qui ambo Appi Caeci filii fuerunt
Inoltre è assai noto che tutti i Claudi, ad eccezione del solo P Clodio fattosi adottare da un plebeo molto più giovane di lui per bandire Cicerone da Roma, furono sempre aristocratici, difensori accaniti del prestigio e della potenza dei patrizi Al contrario furono così violenti e insolenti nei confronti della plebe che nessuno di loro, anche se colpevole di crimine capitale davanti al popolo, si abbassò a prendere la veste del supplice o ad indirizzargli preghiere Alcuni dei Claudi arrivarono perfino, nel carso di un dibattito o di una contestazione, a picchiare i tribuni della plebe

Una Claudia, Vergine Vestale, salì personalmente sul carro di suo fratello, che riportava il trionfo contro la volontà del popolo, e lo accompagnò fino al Campidoglio, proprio perché nessun tribuno, con il suo veto, glielo impedisse

3 Tiberio Cesare trae origine da questa stirpe sia per padre sia per madre: attraverso il primo discendeva da Fiberio Nerone, per la seconda da Appio Pulcher, tutti e due figli di Appio Cieco
Insertus est et Liuiorum familiae adoptato in eam materno auo

Quae familia, quanquam plebeia, tamen et ipsa admodum floruit octo consulatibus, censuris duabus, triumphis tribus, dictatura etiam ac magisterio equitum honorata; clara et insignibus viris ac maxime Salinatore Drusisque

Salinator universas tribus in censura notauit leuitatis nomine, quod, cum se post Priorem consulatum multa inrogata condemnassent, consulem iterum censoremque fecissent

Drusus hostium duce Drauso comminus trucidato sibi posterisque suis cognomen invenit

Traditur etiam pro praetore ex provincia Gallia ret[t]ulisse aurum Senonibus olim in obsidione Capitolii datum nec, ut fama est, extortum a Camillo
Era imparentato anche con la famiglia dei Livii, dalla qvale il nonno materno era stato adottato

Questa famiglia, quantunque plebea, si distinse parecchio anche lei con otto consolati, due censure, tre trionfi, una dittatura e un magistero di cavalleria; fu inoltre onorata da personaggi illustri, soprattutto da Salinatore, figlio di Druso

Salinatore, durante la sua censura, accusò collettivamente le tribù di leggerezza, perché pur avendolo condannato ad una multa dopo il suo primo consolato, lo avevano eletto console una seconda volta e anche censore

Druso uccise in un duello il generale nemico Drauso, e ciò gli valse per sé e per i suoi discendenti il soprannome appunto di Druso

Si dice anche che quando era propretore in Gallia riportò da quella provincia l'oro che un tempo era stato consegnato ai Senoni, allorché assediavano il Campidoglio, e che, contrariamente alla tradizione, Camillo non aveva loro mai tolto

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 08 , Parte 01
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Eius abnepos ob eximiam adversus Gracchos operam patronus senatus dictus filium reliquit, quem in simili dissensione multa uarie molientem diversa factio per fraudem interemit

[4] Pater Tiberi, Nero, quaestor C Caesaris Alexandrino bello classi praepositus, plurimum ad uictoriam contulit

Quare et pontifex in locum P Scipionis substitutus et ad deducendas in Galliam colonias, in qvis Narbo et Arelate erant, missus est

Tamen Caesare occiso, cunctis turbarum metu abolitionem facti decernentibus, etiam de praemiis tyrannicidarum referendum censuit
Il figlio di un suo pronipote, chiamato protettore del Senato per averlo vigorosamente sostenuto contro i Gracchi, lasciò a sua volta un figlio il qvale, mentre preparava, in mezzo a tanto disaccordo, riforme di vario genere, fu proditoriamente ucciso dalla fazione avversaria

4 Il padre di Tiberio, Nerone questore di C Cesare, comandò la flotta durante la guerra di Alessandria e contribuì moltissimo alla vittoria

In compenso fu nominato pontefice al posto di P Scipione e poi inviato in Gallia per creare colonie, tra le quali Narbona e Arles

Tuttavia, dopo la morte di Cesare, quando tutti, per timore di agitazioni popolari, votavano l'impunità del crimine, egli arrivò perfino a chiedere che si facesse un rapporto sui premi dovuti ai tirannicidi
Praetura deinde functus, cum exitu anni discordia inter triumviros orta esset, retentis ultra iustum tempus insignibus L Antonium consulem triumviri fratrem ad Perusiam secutus, deditione a ceteris facta, solus permansit in partibus ac primo Praeneste, inde Neapolim evasit servisque ad pilleum frustra uocatis in Siciliam profugit

Sed indigne ferens nec statim se in conspectum Sexti Pompei admissum et fascium usu prohibitum, ad M Antonium traiecit in Achaiam

Cum quo breui reconciliata inter omnis pace Romam redit uxoremque Liviam Drusillam et tunc gravidam et ante iam apud se filium enixam petenti Augusto concessit

Nec multo post diem obiit, utroque liberorum superstite, Tiberio Drusoque Neronibus
Più tardi, alla fine dell'anno, mentre esercitava la pretura, era sorta discordia tra i triumviri ed egli conservò le insegne oltre il termine legale; seguì a Perugia L Antonio, il fratello del triumviro, e rimase solo a militare nel partito, mentre tutti gli altri si erano arresi Riuscì a fuggire prima a Preneste, poi a Napoli da dove, dopo aver chiamato alle armi, senza successo, gli schiavi, promettendo loro la libertà, si rifugiò in Sicilia

Indignato però di non aver potuto essere ammesso subito alla presenza di Sesto Pompeo e di vedersi vietato l'uso dei fasci, passò in Acaia, per unirsi a M Antonio

Con lui, grazie ad una pace generale di breve durata, tornò a Roma e cedette ad Augusto su sua richiesta la propria moglie che non solo in quel momento era incinta, ma gli aveva già dato un figlio

Poco dopo morì, lasciando due figli Tiberio Nerone e Druso Nerone

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Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 04, Par 24 - 33

[5] Tiberium quidam Fundis natum existimauerunt secuti leuem coniecturam, quod materna eius auia Fundana fuerit et quod mox simulacrum Felicitatis ex s C Publicatum ibi sit

Sed ut plures certioresque tradunt, natus est Romae in Palatio XVI Kal Dec M Aemilio Lepido iterum L Munatio Planco conss Per bellum Philippense

Sic enim in fastos actaque in publica relatum est

Nec tamen desunt, qui partim antecedente anno, Hirti ac Pansae, partim insequenti, Seruili Isaurici [L]que Antoni[i] consulatu, genitum eum scribant
5 Alcuni, seguendo una congettura infondata, credettero che Tiberio fosse nato a Fondi, perché la sua nonna materna era di quella città e perché, in seguito, lo Stato vi fece erigere una statua della Felicità

In realtà, come dicono i più e i meglio informati, egli nacque a Roma in una casa sul Palatino sedici giorni prima delle calende di dicembre, al tempo del secondo consolato di M Emilio Lepido, che aveva per collega L Munazio Planco, durante la guerra di Filippi

Così infatti si trova registrato nei fasti e negli atti pubblici

Con tutto questo non mancano alcuni che collocano la sua nascita nell'anno precedente, quando erano consoli Irzio e Pansa, altri nell'anno seguente, sotto il consolato di Servilio Isaurico e L Antonio
[6] Infantiam pueritiamque habuit laboriosam et exercitatam, comes usque quaque parentum fugae; quos qvidem apud Neapolim sub inruptionem hostis nauigium clam petentis uagitu suo paene bis prodidit, semel cum a nutricis ubere, ite[ru]m cum a sinu matris raptim auferretur ab iis, qui pro necessitate temporis mulierculas leuare onere temptabant

Per Siciliam quoque et per Achaiam circumductus ac Lacedaemoniis publice, quod in tutela Claudiorum erant, demandatus, digrediens inde itinere nocturno discrimen uitae adiit flamma repente e silvis undique exorta adeoque omnem comitatum circumplexa, ut Liviae pars uestis et capilli amburerentur

Munera, quibus a Pompeia Sex Pompei sorore in Sicilia donatus est, chlamys et fibula, item bullae aureae, durant ostendunturque adhuc Bais
6 La sua infanzia e la sua giovinezza furono sfortunate e movimentate, perché accompagnò sempre i suoi parenti nella loro fuga; a Napoli, mentre tentavano di imbarcarsi segretamente per sfuggire ai nemici, poco mancò che li facesse prendere, richiamando l'attenzione in due riprese con i suoi vagiti, una volta quando fu strappato dal petto della nutrice, un'altra quando fu tolto dalle braccia della madre da coloro che, in un momento così critico, intendevano alleggerire le donne del loro fardello

Portato in seguito attraverso la Sicilia e l'Acaia, poi affidato alla città di Sparta, che era sotto la protezione dei Claudi, corse il rischio di morire viaggiando di notte, quando se ne allontanò, perché un incendio scoppiato improvvisamente e da tutte le parti nei boschi, strinse così da vicino la comitiva che Livia si bruciò parte delle vesti e i capelli

Si sono conservati e si mostrano ancora oggi a Baia i regali che gli fece, in Sicilia, Pompeia, sorella di Sesto Pompeo: una clamide, un fermaglio e bottoni d'oro

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Post reditum in urbem a M Gallio senatore testamento adoptatus hereditate adita mox nomine abstinuit, quod Gallius adversarum Augusto partium fuerat

Nouem natus annos defunctum patrem pro rostris laudauit

Dehinc pubescens Actiaco triumpho currum Augusti comitatus est sinisteriore funali equo, cum Marcellus Octauiae filius dexteriore ueheretur

Praesedit et asticis ludis et Troiam circensibus [lusit] ductor turmae puerorum maiorum

[7] Virili toga sumpta adulescentiam omnem spatiumque insequentis aetatis usque ad principatus initia per haec fere transegit
Dopo il suo ritorno a Koma, il senatore M Gallio lo aveva adottato nel suo testamento ed egli raccolse la sua eredità, ma si guardo bene dal prendere il suo nome, perché Gallio aveva militato nel partito opposto a quello di Augusto

A nove anni perse il padre e pronunciò dall'alto dei rostri il suo elogio funebre

In seguito, all'inizio dell'adolescenza, in occasione del trionfo di Azio precedette il carro di Augusto su un cavallo legato alla corda, posto a sinistra del carro stesso, mentre Marcello, figlio di Augusto, montava quello di destra

Diresse anche i giochi urbani e prese parte a quelli troiani, dati nel circo, come capo dello squadrone dei fanciulli più grandi

7 Dopo che ebbe indossato la toga virile, passò tutta la sua adolescenza e il periodo successivo della sua vita, fino all'inizio del principato, più o meno in questo modo

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