Quidquid in me potest iniuriam pati hoc est in hoc obnoxio domicilio animus liber habitat Numquam me caro ista compellet ad metum, numquam ad indignam bono simulationem; numquam in honorem huius corpusculi mentiar Cum visum erit, distraham cum illo societatem; et nunc tamen, dum haeremus, non erimus aequis partibus socii: animus ad se omne ius ducet Contemptus corporis sui certa libertas est Ut ad propositum revertar, huic libertati multum conferet et illa de qua modo loquebamur inspectio; nempe universa ex materia et ex deo constant Deus ista temperat quae circumfusa rectorem sequuntur et ducem Potentius autem est ac pretiosius quod facit, quod est deus, quam materia patiens dei Quem in hoc mundo locum deus obtinet, hunc in homine animus; quod est illic materia, id in nobis corpus est |
Il corpo è la sola parte di me che può subire danno: in questa fragile dimora risiede un'anima libera Mai questa carne mi indurrà alla paura, mai alla simulazione, indegna di un uomo onesto; non mentirò mai per riguardo a questo corpiciattolo Quando mi sembrerà opportuno, romperò ogni rapporto con esso; ma anche ora, finché siamo uniti, non saremo soci alla pari: l'anima reclamerà per sé ogni diritto Il disprezzo del proprio corpo è garanzia di libertà Per ritornare al nostro tema, a questa libertà servirà molto anche quella osservazione della natura di cui parlavamo or ora; tutto è formato appunto di materia e di dio Dio regola gli esseri che, sparsi tutt'intorno, seguono colui che li governa e li guida Chi agisce, cioè dio, è più potente e prezioso della materia, la quale subisce l'azione di dio La posizione che dio occupa nell'universo, l'anima la occupa nell'uomo; in noi il corpo rappresenta quello che là rappresenta la materia |
Serviant ergo deteriora melioribus; fortes simus adversus fortuita; non contremescamus iniurias, non vulnera, non vincula, non egestatem Mors quid est aut finis aut transitus Nec desinere timeo - idem est enim quod non coepisse -, nec transire, quia nusquam tam anguste ero Vale Claranum condiscipulum meum vidi post multos annos: non, puto, exspectas ut adiciam senem, sed mehercules viridem animo ac vigentem et cum corpusculo suo colluctantem Inique enim se natura gessit et talem animum male collocavit; aut fortasse voluit hoc ipsum nobis ostendere, posse ingenium fortissimum ac beatissimum sub qualibet cute latere Vicit tamen omnia impedimenta et ad cetera contemnenda a contemptu sui venit Errare mihi visus est qui dixit gratior et pulchro veniens e corpore virtus Non enim ullo honestamento eget: ipsa magnum sui decus est et corpus suum consecrat |
Le cose inferiori siano sottomesse a quelle superiori; siamo forti contro la sorte; non temiamo le offese, le ferite, il carcere, la povertà Cos'è la morte O la fine o un passaggio E io non temo di finire è lo stesso che non aver cominciato e nemmeno di passare; in nessun luogo avrò confini tanto ristretti Stammi bene Ho rivisto dopo molti anni un mio compagno di scuola, Clarano: vecchio, è superfluo aggiungerlo, ma energico e vigoroso di spirito e in perpetua lotta col suo fragile corpo La natura è stata ingiusta e ha alloggiato male un'anima come la sua; o forse ci ha voluto dimostrare proprio questo: che sotto qualsiasi spoglia può nascondersi un ingegno straordinariamente forte e fecondo Lui comunque ha superato ogni ostacolo e dal disprezzo di sé è arrivato a disprezzare tutto il resto Secondo me Virgilio sbaglia quando scrive:La virtù è più gradita se proviene da un bel corpo Alla virtù non servono ornamenti: è bella di per sé e rende sacro il corpo in cui risiede |
Aliter certe Claranum nostrum coepi intueri: formosus mihi videtur et tam rectus corpore quam est animo Potest ex casa vir magnus exire, potest et ex deformi humilique corpusculo formosus animus ac magnus Quosdam itaque mihi videtur in hoc tales natura generare, ut approbet virtutem omni loco nasci Si posset per se nudos edere animos, fecisset; nunc quod amplius est facit: quosdam enim edit corporibus impeditos, sed nihilominus perrumpentis obstantia Claranus mihi videtur in exemplar editus, ut scire possemus non deformitate corporis foedari animum, sed pulchritudine animi corpus ornari Quamvis autem paucissimos una fecerimus dies, tamen multi nobis sermones fuerunt, quos subinde egeram et ad te permittam Hoc primo die quaesitum est, quomodo possint paria bona esse, si triplex eorum condicio est |
Il nostro Clarano ho cominciato a guardarlo con occhi diversi: mi sembra bello e perfetto di corpo come lo è di anima Un grand'uomo può sbucare da una capanna e un'anima bella e generosa da un corpiciattolo deforme e debole La natura, ritengo, vuol dimostrare che la virtù nasce dovunque e perciò genera degli individui come questi Potendolo, avrebbe creato anime senza corpo; ma fa di più: crea uomini menomati nel fisico, eppure capaci di abbattere ogni ostacolo Per me Clarano è stato generato come esempio: possiamo così capire che non è la deformità del corpo a rendere brutta l'anima, ma la bellezza dell'anima a far bello il corpo Siamo stati insieme solo pochissimi giorni, e tuttavia abbiamo parlato di molti argomenti: a mano a mano li trascriverò per mandarteli Ecco la discussione del primo giorno: come possono i beni essere sullo stesso piano se si distinguono in tre categorie |
Quaedam, ut nostris videtur, prima bona sunt, tamquam gaudium, pax, salus patriae; quaedam secunda, in materia infelici expressa, tamquam tormentorum patientia et in morbo gravi temperantia Illa bona derecto optabimus nobis, haec, si necesse erit Sunt adhuc tertia, tamquam modestus incessus et compositus ac probus vultus et conveniens prudenti viro gestus Quomodo ista inter se paria esse possunt, cum alia optanda sint, alia aversanda Si volumus ista distinguere, ad primum bonum revertamur et consideremus id quale sit |
Alcuni, secondo gli Stoici, appartengono alla prima categoria, come la gioia, la pace, la salvezza della patria; altri alla seconda e si manifestano in situazioni difficili, come la capacità di sopportare i supplizi e un sereno equilibrio nelle malattie gravi Ai primi aspireremo senz'altro, ai secondi solo in caso di necessità Vi è poi la terza categoria: come la compostezza del portamento, una faccia serena e onesta, un modo di muoversi adatto al saggio Se alcuni di questi beni si devono desiderare e altri respingere, come possono essere sullo stesso piano Se vogliamo distinguerli, ritorniamo al bene primo ed esaminiamo quale sia |
Animus intuens vera, peritus fugiendorum ac petendorum, non ex opinione sed ex natura pretia rebus imponens, toti se inserens mundo et in omnis eius actus contemplationem suam mittens, cogitationibus actionibusque intentus ex aequo, magnus ac vehemens, asperis blandisque pariter invictus, neutri se fortunae summittens, supra omnia quae contingunt acciduntque eminens, pulcherrimus, ordinatissimus cum decore tum viribus, sanus ac siccus, imperturbatus intrepidus, quem nulla vis frangat, quem nec attollant fortuita nec deprimant - talis animus virtus est Haec eius est facies, si sub unum veniat aspectum et semel tota se ostendat Ceterum multae eius species sunt, quae pro vitae varietate et pro actionibus explicantur: nec minor fit aut maior ipsa |
Un'anima rivolta alla verità, consapevole di ciò che va fuggito e di ciò che va cercato, capace di valutare le cose non in base a pregiudizi, ma in base alla natura, un'anima che s'inserisce nella totalità dell'universo, che ne scruta ogni manifestazione, ugualmente attenta ai pensieri e alle opere, grande e impetuosa, non domata né da minacce, né da lusinghe e neanche schiava della buona o della cattiva sorte, al di sopra del contingente e dell'accidentale, un'anima di straordinaria bellezza, con un perfetto equilibrio di dignità e di forza, sana e vigorosa, imperturbabile e intrepida, che nessuna forza riesce a spezzare, che non si lascia esaltare né deprimere dagli imprevisti: un'anima così, ecco la virtù Questo sarebbe il suo aspetto, se mai potesse assumere un'unica figura e mostrarsi una volta in tutto il suo insieme E invece molte sono le sembianze della virtù, determinate dalle azioni e dai molteplici casi della vita: di per sé non diventa più grande o più piccola |
Decrescere enim summum bonum non potest nec virtuti ire retro licet; sed in alias atque alias qualitates convertitur, ad rerum quas actura est habitum figurata Quidquid attigit in similitudinem sui adducit et tinguit; actiones, amicitias, interdum domos totas quas intravit disposuitque condecorat; quidquid tractavit, id amabile, conspicuum, mirabile facit Itaque vis eius et magnitudo ultra non potest surgere, quando incrementum maximo non est: nihil invenies rectius recto, non magis quam verius vero, quam temperato temperatius Omnis in modo est virtus; modo certa mensura est; constantia non habet quo procedat, non magis quam fiducia aut veritas aut fides Quid accedere perfecto potest nihil, aut perfectum non erat cui accessit; ergo ne virtuti quidem, cui si quid adici potest, defuit |
Il sommo bene non può decrescere e la virtù non può retrocedere; le sue caratteristiche le muta di volta in volta, adeguandosi al tipo di azioni che deve compiere Trasforma a propria somiglianza e colora di sé tutto ciò che tocca; adorna azioni, amicizie, talvolta le case in cui è penetrata e nelle quali ha riportato l'armonia; tutto ciò che tocca lo rende piacevole, stupendo, straordinario Perciò la sua forza e la sua grandezza non possono aumentare: il massimo non comporta crescita; non puoi trovare nulla di più giusto della giustizia, di più vero della verità, di più moderato della moderazione Ogni virtù consiste nella misura; e la misura ha una sua grandezza ben definita; la costanza non può andare oltre se stessa, come la fiducia o la verità o la fede Che cosa può aggiungersi a ciò che è perfetto Niente, O non sarebbe perfetto se comportasse una qualche aggiunta; lo stesso è per la virtù: se le si può aggiungere qualcosa, vuol dire che le mancava |
Honestum quoque nullam accessionem recipit; honestum est enim propter ista quae rettuli Quid porro decorum et iustum et legitimum non eiusdem esse formae putas, certis terminis comprehensum Crescere posse imperfectae rei signum est Bonum omne in easdem cadit leges: iuncta est privata et publica utilitas, tam mehercules quam inseparabile est laudandum petendumque Ergo virtutes inter se pares sunt et opera virtutis et omnes homines quibus illae contigere Satorum vero animaliumque virtutes, cum mortales sint, fragiles quoque caducaeque sunt et incertae; exsiliunt residuntque et ideo non eodem pretio aestimantur Una inducitur humanis virtutibus regula; una enim est ratio recta simplexque Nihil est divino divinius, caelesti caelestius |
Anche l'onestà non comporta aggiunte; è onestà per i motivi che ho detto E allora Non pensi che dignità, giustizia, legittimità, abbiano la stessa caratteristica, siano, cioè, comprese entro precisi limiti Essere suscettibile di crescita è indizio di una cosa imperfetta Ogni bene obbedisce alle stesse leggi: utile pubblico e utile privato sono uniti, per dio, come è inseparabile ciò che è lodevole da ciò cui bisogna aspirare Quindi le virtù sono tutte sullo stesso piano, come le azioni dettate dalla virtù e tutti gli uomini che esercitano la virtù Le virtù delle piante e degli animali sono mortali e perciò sono fragili, caduche e incerte, conoscono impennate e flessioni, perciò ne oscilla il valore Una sola è la regola che si applica alle virtù umane: una sola, difatti, è la ragione retta e semplice Niente è più divino del divino, più celeste del celeste |
Mortalia minuuntur cadunt, deteruntur crescunt, exhauriuntur implentur; itaque illis in tam incerta sorte inaequalitas est: divinorum una natura est Ratio autem nihil aliud est quam in corpus humanum pars divini spiritus mersa; si ratio divina est, nullum autem bonum sine ratione est, bonum omne divinum est Nullum porro inter divina discrimen est; ergo nec inter bona Paria itaque sunt et gaudium et fortis atque obstinata tormentorum perpessio; in utroque enim eadem est animi magnitudo, in altero remissa et laxa, in altero pugnat et intenta Quid tu non putas parem esse virtutem eius qui fortiter hostium moenia expugnat, et eius qui obsidionem patientissime sustinet |
Le cose mortali decadono e si estinguono, si logorano, si sviluppano, si esauriscono, si colmano; sono diseguali perché hanno una sorte tanto incerta: la natura delle cose divine, invece, è una sola La ragione non è che una scintilla dello spirito divino che si trova nel corpo umano; se la ragione è divina, e non esiste bene senza ragione, ogni bene è divino Tra le cose divine, inoltre, non c'è nessuna differenza, quindi, non c'è neppure tra i beni Perciò la gioia e la sopportazione coraggiosa e ferma dei supplizi sono sullo stesso piano; in entrambe è insita la stessa grandezza d'animo, nell'una mite e pacata, nell'altra pugnace e veemente E allora Secondo te il soldato che espugna coraggiosamente le mura nemiche non è valoroso come il soldato che sostiene un assedio con incrollabile fermezza |
et Magnus Scipio, qui Numantiam cludit et comprimit cogitque invictas manus in exitium ipsas suum verti, magnus ille obsessorum animus, qui scit non esse clusum cui mors aperta est, et in complexu libertatis exspirat Aeque reliqua quoque inter se paria sunt, tranquillitas, simplicitas, liberalitas, constantia, aequanimitas, tolerantia; omnibus enim istis una virtus subest, quae animum rectum et indeclinabilem praestat 'Quid ergo nihil interest inter gaudium et dolorum inflexibilem patientiam ' Nihil, quantum ad ipsas virtutes: plurimum inter illa in quibus virtus utraque ostenditur; in altero enim naturalis est animi remissio ac laxitas, in altero contra naturam dolor Itaque media sunt haec quae plurimum intervalli recipiunt: virtus in utroque par est |
grande Scipione che stringe d'assedio Numanzia e ne obbliga i cittadini invitti a darsi la morte, ma è grande anche il coraggio degli assediati: sanno che se uno può darsi la morte ha una via d'uscita e spirano abbracciando la libertà Ugualmente anche le altre virtù sono sullo stesso piano, serenità, lealtà, liberalità, costanza, moderazione, tolleranza; hanno tutte come base la virtù, garanzia di un'anima onesta e incrollabile Ma come Non c'è nessuna differenza tra la gioia e la capacità di sopportare con fermezza il dolore Nessuna, quanto a virtù: moltissima nelle manifestazioni dei due tipi di virtù; in un caso c'è un naturale rilassamento e distensione dello spirito, nell'altro un dolore innaturale Perciò queste cose che sono agli antipodi risultano indifferenti: la virtù è uguale in entrambi i casi |
Virtutem materia non mutat: nec peiorem facit dura ac difficilis nec meliorem hilaris et laeta; necessest ergo par sit In utraque enim quod fit aeque recte fit, aeque prudenter, aeque honeste; ergo aequalia sunt bona, ultra quae nec hic potest se melius in hoc gaudio gerere nec ille melius in illis cruciatibus; duo autem quibus nihil fieri melius potest paria sunt Nam si quae extra virtutem posita sunt aut minuere illam aut augere possunt, desinit unum bonum esse quod honestum Si hoc concesseris, omne honestum Quare dicam: quia nihil honestum est quod ab invito, quod a coacto fit; omne honestum voluntarium est Admisce illi pigritiam, querelam, tergiversationem, metum: quod habet in se optimum perdidit, sibi placere Non potest honestum esse quod non est liberum; nam quod timet servit |
Non la cambiano le situazioni; quelle spiacevoli e difficili non la rendono peggiore, come non la rendono migliore quelle gioiose e liete; la virtù è, dunque, necessariamente uguale In entrambi i tipi di virtù le azioni che si compiono sono giuste, sagge, oneste allo stesso modo; i beni sono, quindi, uguali e al di là di essi non può comportarsi meglio né chi è nel pieno della gioia, né chi si trova nella sofferenza; e quando di due cose non c'è niente di meglio, queste sono sullo stesso piano Se c'è qualcosa al di fuori della virtù che può sminuirla o accrescerla, l'onestà cessa di essere l'unico bene Ammettendo questo, scomparirebbe la categoria di onesto Perché Te lo dico subito: perché non sono oneste le azioni compiute contro voglia o per costrizione; tutto ciò che è onesto parte dalla volontà Mischiaci pigrizia, querimonie, esitazioni, paura: perde la sua qualità migliore: l'essere contento di sé Non c'è onestà, se non c'è libertà; il timore genera la schiavitù |