Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 03-04 Parte 01

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 03-04 Parte 01

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 03-04 Parte 01
Iam intellegis educendum esse te ex istis occupationibus speciosis et malis, sed quomodo id consequi possis quaeris

Quaedam non nisi a praesente monstrantur; non potest medicus per epistulas cibi aut balinei tempus eligere: vena tangenda est

Vetus proverbium est gladiatorem in harena capere consilium: aliquid adversarii vultus, aliquid manus mota, aliquid ipsa inclinatio corporis intuentem monet

Quid fieri soleat, quid oporteat, in universum et mandari potest et scribi; tale consilium non tantum absentibus, etiam posteris datur: illud alterum, quando fieri debeat aut quemadmodum, ex longinquo nemo suadebit, cum rebus ipsis deliberandum est

Non tantum praesentis sed vigilantis est occasionem observare properantem; itaque hanc circumspice, hanc si videris prende, et toto impetu, totis viribus id age ut te istis officiis exuas
Tu ormai capisci che devi tirarti fuori da queste occupazioni belle e nocive; ma chiedi come puoi farlo

Certi suggerimenti li si può dare solo di persona; il medico non può scegliere per lettera l'ora del pranzo o del bagno: deve tastare il polso

Dice un vecchio proverbio che il gladiatore decide le sue mosse nell'arena: gliele suggeriscono il volto dell'avversario, i movimenti delle mani, l'inclinazione stessa del corpo, che egli studia attentamente

Sulle consuetudini e le regole di condotta si possono rivolgere raccomandazioni sul piano generale per mezzo di qualcuno o per iscritto; consigli simili non si dànno solo agli assenti, ma addirittura ai posteri; ma sul tempo o sulle modalità delle azioni nessuno può consigliare da lontano: bisogna decidere sul posto

Non basta essere presenti, bisogna avere gli occhi aperti per scorgere l'occasione propizia e fugace; devi cercare di scovarla, e se la vedi, devi coglierla al volo e mettere ogni slancio, ogni tua forza per liberarti di questi tuoi impegni
Et quidem quam sententiam feram attende: censeo aut ex ista vita tibi aut e vita exeundum

Sed idem illud existimo, leni eundum via, ut quod male implicuisti solvas potius quam abrumpas, dummodo, si alia solvendi ratio non erit, vel abrumpas

Nemo tam timidus est ut malit semper pendere quam semel cadere

Interim, quod primum est, impedire te noli; contentus esto negotiis in quae descendisti, vel, quod videri mavis, incidisti

Non est quod ad ulteriora nitaris, aut perdes excusationem et apparebit te non incidisse

Ista enim quae dici solent falsa sunt: 'non potui aliter

Quid si nollem

necesse erat

' Nulli necesse est felicitatem cursu sequi: est aliquid, etiam si non repugnare, subsistere nec instare fortunae ferenti
E ora ascolta bene il mio giudizio: io penso che da una vita come questa devi uscire, oppure uscire addirittura dalla vita

Ma penso anche che non devi farlo in maniera brusca: sciogli più che spezzare quei nodi in cui ti sei malamente impigliato, e tuttavia, se non ci sarà altro modo di scioglierli, spezzali

Nessuno è tanto pavido da preferire di stare sempre in bilico, piuttosto che di cadere una volta per tutte

Frattanto, per prima cosa, non crearti altri impedimenti: bastano questi affari in cui ti sei cacciato o, come vorresti far credere, sei finito

Non devi cercartene altri o non avrai più scusanti: sarà chiaro che te li sei voluti

Le scuse che in genere si accampano sono pretestuose: Non ho potuto fare diversamente

Che sarebbe accaduto se mi fossi rifiutato

Era necessario

Inseguire il successo non è indispensabile per nessuno: ma, se anche non vogliamo opporci, possiamo esercitare una resistenza passiva senza incalzare la fortuna che ci porta avanti
Numquid offenderis si in consilium non venio tantum sed advoco, et quidem prudentiores quam ipse sum, ad quos soleo deferre si quid delibero

Epicuri epistulam ad hanc rem pertinentem lege, Idomeneo quae inscribitur, quem rogat ut quantum potest fugiat et properet, antequam aliqua vis maior interveniat et auferat libertatem recedendi

Idem tamen subicit nihil esse temptandum nisi cum apte poterit tempestiveque temptari; sed cum illud tempus captatum diu venerit, exsiliendum ait

Dormitare de fuga cogitantem vetat et sperat salutarem etiam ex difficillimis exitum, si nec properemus ante tempus nec cessemus in tempore

Puto, nunc et Stoicam sententiam quaeris

Non est quod quisquam illos apud te temeritatis infamet: cautiores quam fortiores sunt

Exspectas forsitan ut tibi haec dicant: 'turpe est cedere oneri; luctare cum officio quod semel recepisti
Non avertela a male se i consigli non te li do io solo, ma ricorro anche ad altri, certo più saggi di me, ai quali di solito mi rivolgo, quando devo prendere una decisione

Leggi a questo proposito la lettera che Epicuro scrisse a Idomeneo: lo prega di fuggire il più in fretta possibile, prima che intervenga una forza maggiore e gli tolga la libertà di ritirarsi

Occorre, però agire solo quando si potrà farlo in maniera adeguata, aggiunge, e al momento opportuno; ma quando si presenta l'occasione a lungo attesa, bisogna balzare su prontamente

Egli non ammette che sonnecchi chi pensa alla fuga, e pronostica un esito positivo anche nelle situazioni più difficili: basta non affrettarsi prima del tempo, e non ritirarsi al momento dell'azione

A questo punto, credo, vorrai sentire anche l'opinione degli Stoici

Nessuno può accusarli di temerità: sono più cauti che coraggiosi

Ti aspetti forse che ti dicano: vergognoso cedere al peso; lotta con l'impegno che hai assunto

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Non est vir fortis ac strenuus qui laborem fugit, nisi crescit illi animus ipsa rerum difficultate

' Dicentur tibi ista, si operae pretium habebit perseverantia, si nihil indignum bono viro faciendum patiendumve erit; alioqui sordido se et contumelioso labore non conteret nec in negotiis erit negotii causa

Ne illud quidem quod existimas facturum eum faciet, ut ambitiosis rebus implicitus semper aestus earum ferat; sed cum viderit gravia in quibus volutatur, incerta, ancipitia, referet pedem, non vertet terga, sed sensim recedet in tutum

Facile est autem, mi Lucili, occupationes evadere, si occupationum pretia contempseris; illa sunt quae nos morantur et detinent

'Quid ergo

tam magnas spes relinquam

ab ipsa messe discedam

nudum erit latus, incomitata lectica, atrium vacuum
L'uomo che fugge la fatica e non dimostra un coraggio crescente di fronte alle difficoltà non è forte e valoroso

Ti diranno così, se vale la pena di perseverare, se non si devono compiere o sopportare azioni indegne di un uomo onesto; altrimenti egli non si logorerà in fatiche spregevoli e infamanti, né vorrà mantenere delle occupazioni solo per essere occupato

L'uomo onesto non agirà neppure come pensi tu, disposto a sopportare, impelagato nelle ambizioni, gli affanni che ne derivano, Quando vedrà che la situazione in cui si dibatte è grave, incerta e ambigua, si ritirerà senza volgere le spalle, retrocedendo a poco a poco fino a mettersi al sicuro

facile, caro Lucilio, sbarazzarsi degli impegni, se ne disprezzi gli utili: sono proprio questi che ci fanno indugiare e ci trattengono

E allora

Devo abbandonare tante grandi speranze

Rinunciare proprio al momento di raccogliere i frutti

Nessuno più al mio fianco, la mia lettiga senza accompagnatori, l'atrio della mia casa deserto
' Ab his ergo inviti homines recedunt et mercedem miseriarum amant, ipsas exsecrantur

Sic de ambitione quo modo de amica queruntur, id est, si verum affectum eorum inspicias, non oderunt sed litigant

Excute istos qui quae cupiere deplorant et de earum rerum loquuntur fuga quibus carere non possunt, videbis voluntariam esse illis in eo moram quod aegre ferre ipsos et misere loquuntur

Ita est, Lucili: paucos servitus, plures servitutem tenent

Sed si deponere illam in animo est et libertas bona fide placuit, in hoc autem unum advocationem petis, ut sine perpetua sollicitudine id tibi facere contingat, quidni tota te cohors Stoicorum probatura sit

omnes Zenones et Chrysippi moderata, honesta, tua suadebunt
A queste miserie gli uomini rinunciano malvolentieri e mentre le disprezzano si compiacciono delle gratificazioni che danno

Si lamentano dell'ambizione come dell'amante: se guardi ai loro veri sentimenti, capisci che non lo fanno per odio, ma solo per attaccare briga

Esamina a fondo queste persone che deplorano quanto hanno desiderato e parlano di fuggire da quei beni per loro indispensabili; vedrai: indugiano volontariamente in quella situazione che dicono di sopportare a stento e con dolore

proprio così, Lucilio: pochi sono costretti alla schiavitù, la maggior parte si vincola da sé

Ma se hai intenzione di uscirne e cerchi davvero la libertà e chiedi un rinvio solo per mettere in atto le tue decisioni serenamente, perché non dovrebbe approvarti tutta la schiera degli Stoici

Tutti, da Zenone a Crisippo, ti esorteranno alla moderazione e all'onestà

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Sed si propter hoc tergiversaris, ut circumaspicias quantum feras tecum et quam magna pecunia instruas otium, numquam exitum invenies: nemo cum sarcinis enatat

Emerge ad meliorem vitam propitiis diis, sed non sic quomodo istis propitii sunt quibus bono ac benigno vultu mala magnifica tribuerunt, ob hoc unum excusati, quod ista quae urunt, quae excruciant, optantibus data sunt

Iam imprimebam epistulae signum: resolvenda est, ut cum sollemni ad te munusculo veniat et aliquam magnificam vocem ferat secum; et occurrit mihi ecce nescio utrum verior an eloquentior

'Cuius' inquis

Epicuri; adhuc enim alienas sarcinas adoro: 'nemo non ita exit e vita tamquam modo intraverit'

Quemcumque vis occupa, adulescentem, senem, medium: invenies aeque timidum mortis, aeque inscium vitae

Nemo quicquam habet facti; in futurum enim nostra distulimus
Ma se tergiversi per vedere quanto puoi portare con te e con quanto denaro puoi disporre convenientemente il tuo ritiro, non troverai mai una via d'uscita: nessuno può nuotare carico di bagagli

Elevati a una vita migliore col favore di dio, ma non quel favore che egli dimostra dispensando benignamente splendidi mali con una sola scusante: quei doni che bruciano, che tormentano, sono stati concessi su richiesta

Già mettevo il sigillo alla lettera: ma devo riaprirla, perché ti arrivi col consueto piccolo dono e porti con sé una bella massima; me ne viene in mente una, non so se più vera o più eloquente

Di chi è chiedi

Di Epicuro; ancora una volta faccio miei bagagli di altri: Tutti escono dalla vita come se vi fossero entrati da poco

Pensa a chi vuoi, giovani, vecchi, uomini maturi; li troverai ugualmente timorosi della morte, ugualmente ignari della vita

Nessuno ha concluso niente; rimandiamo sempre tutto al futuro
Nihil me magis in ista voce delectat quam quod exprobratur senibus infantia

'Nemo' inquit 'aliter quam quomodo natus est exit e vita

' Falsum est: peiores morimur quam nascimur

Nostrum istud, non naturae vitium est

Illa nobiscum queri debet et dicere, 'quid hoc est

sine cupiditatibus vos genui, sine timoribus, sine superstitione, sine perfidia ceterisque pestibus: quales intrastis exite'

Percepit sapientiam, si quis tam securus moritur quam nascitur; nunc vero trepidamus cum periculum accessit, non animus nobis, non color constat, lacrimae nihil profuturae cadunt

Quid est turpius quam in ipso limine securitatis esse sollicitum

Causa autem haec est, quod inanes omnium bonorum sumus, vitae laboramus

Non enim apud nos pars eius ulla subsedit: transmissa est et effluxit

Nemo quam bene vivat sed quam diu curat, cum omnibus possit contingere ut bene vivant, ut diu nulli

Vale
Quello che più mi piace di questa frase è che rimprovera ai vecchi di essere infantili

Nessuno, dice, muore diverso da come è nato

falso: moriamo peggiori di quando siamo nati

E la colpa è nostra, non della natura

Essa ha il diritto di lamentarsi con noi: E allora

dice, vi ho generato senza desider, senza paure, senza superstizioni, senza perfidie, senza altri mali: uscite dalla vita quali siete entrati

Chi muore sereno come è nato ha conquistato la saggezza; e invece, quando il pericolo ci è vicino, abbiamo paura, il coraggio se ne va, scoloriamo in volto, versiamo lacrime inutili

Che c'è di più vergognoso dell'essere turbati proprio alle soglie della serenità

Il motivo è che siamo privi di ogni bene e soffriamo di aver sprecato la vita

Non ce n'è rimasto niente: è passata, scivolata via

Nessuno si preoccupa di vivere bene, ma di vivere a lungo; eppure tutti possono fare in modo di vivere bene, nessuno di vivere a lungo

Stammi bene

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Putas me tibi scripturum quam humane nobiscum hiemps gerit, quae et remissa fuit et brevis, quam malignum ver sit, quam praeposterum frigus, et alias ineptias verba quaerentium

Ego vero aliquid quod et mihi et tibi prodesse possit scribam

Quid autem id erit nisi ut te exhorter ad bonam mentem

Huius fundamentum quod sit quaeris

ne gaudeas vanis

Fundamentum hoc esse dixi: culmen est

Ad summa pervenit qui scit quo gaudeat, qui felicitatem suam in aliena potestate non posuit; sollicitus est et incertus sui quem spes aliqua proritat, licet ad manum sit, licet non ex difficili petatur, licet numquam illum sperata deceperint

Hoc ante omnia fac, mi Lucili: disce gaudere

Existimas nunc me detrahere tibi multas voluptates qui fortuita summoveo, qui spes, dulcissima oblectamenta, devitandas existimo

immo contra nolo tibi umquam deesse laetitiam
Pensi che ti scriva quanto è stato benevolo con noi l'inverno, così mite e breve, quanto sia maligna la primavera, quanto fuori stagione il freddo e altre sciocchezze tipiche di chi non ha argomenti

Ti scriverò invece, qualcosa che possa essere utile a entrambi

E che altro se non esortarti alla saggezza

Chiedi quale ne sia il fondamento

Non compiacersi delle vanità

Ho detto il fondamento: dovevo dire il culmine

E lo raggiunge chi sa di che cosa gioire, chi non mette la sua felicità nelle mani d'altri; è preoccupato e insicuro l'uomo che si lascia sedurre da una qualche speranza, anche se l'ha a portata di mano, anche se non è difficile a realizzarsi, anche se non è mai stato deluso nelle sue attese

Impara innanzi tutto a gioire, Lucilio mio

Pensi davvero che ti voglia privare di molti piaceri perché allontano i beni fortuiti e ritengo che si debba evitare il dolce conforto della speranza

Anzi, al contrario, non voglio che ti manchi mai la gioia
Volo illam tibi domi nasci: nascitur si modo intra te ipsum fit

Ceterae hilaritates non implent pectus; frontem remittunt, leves sunt, nisi forte tu iudicas eum gaudere qui ridet: animus esse debet alacer et fidens et supra omnia erectus

Mihi crede, verum gaudium res severa est

An tu existimas quemquam soluto vultu et, ut isti delicati loquuntur, hilariculo mortem contemnere, paupertati domum aperire, voluptates tenere sub freno, meditari dolorum patientiam

Haec qui apud se versat in magno gaudio est, sed parum blando

In huius gaudii possessione esse te volo: numquam deficiet, cum semel unde petatur inveneris

Levium metallorum fructus in summo est: illa opulentissima sunt quorum in alto latet vena assidue plenius responsura fodienti
Voglio, però che ti nasca in casa: e nasce, purché scaturisca dall'intimo

Le altre forme di contentezza non riempiono il cuore; rasserenano il volto, ma sono fugaci, a meno che tu non giudichi felice uno che ride: l'animo deve essere allegro e fiducioso ed ergersi al di sopra di tutto

Credimi, la vera gioia è austera

Oppure ritieni che l'uomo sereno e, come dicono questi sdolcinati, gaio in volto, disprezzi la morte, apra la sua casa alla povertà, tenga a freno i piaceri, si prepari a sopportare i dolori

Chi medita su questi pensieri prova una grande gioia, anche se poco seducente

Questa gioia voglio che tu la possieda: non verrà mai meno, una volta che tu sappia da dove derivi

I metalli vili si trovano in superficie: i più preziosi sono nascosti, invece, nelle viscere della terra, e procurano un compenso maggiore a chi ha la costanza di scavare

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Haec quibus delectatur vulgus tenuem habent ac perfusoriam voluptatem, et quodcumque invecticium gaudium est fundamento caret: hoc de quo loquor, ad quod te conor perducere, solidum est et quod plus pateat introrsus

Fac, oro te, Lucili carissime, quod unum potest praestare felicem: dissice et conculca ista quae extrinsecus splendent, quae tibi promittuntur ab alio vel ex alio; ad verum bonum specta et de tuo gaude

Quid est autem hoc 'de tuo'

te ipso et tui optima parte

Quod sit istud interrogas, aut unde subeat

Dicam: ex bona conscientia, ex honestis consiliis, ex rectis actionibus, ex contemptu fortuitorum, ex placido vitae et continuo tenore unam prementis viam

Nam illi qui ex aliis propositis in alia transiliunt aut ne transiliunt quidem sed casu quodam transmittuntur, quomodo habere quicquam certum mansurumve possunt suspensi et vagi
Quei beni di cui si compiace la massa dànno un piacere inconsistente e superficiale: ogni gioia che viene dall'esterno manca di fondamenta: questa, di cui ti parlo e alla quale cerco di condurti, è reale e si spiega più intensamente nell'intimo

Ti prego, carissimo, fa' la sola cosa che può renderti felice: distruggi e calpesta questi beni splendidi solo esteriormente, che uno ti promette o che speri da un altro; aspira al vero bene e godi del tuo

Ma che cosa è il tuo

Te stesso e la parte migliore di te

Vuoi sapere che cosa sia il vero bene o da dove venga

Te lo dirò: dalla buona coscienza, dagli onesti propositi, dalle rette azioni, dal disprezzo del caso, dal tranquillo e costante tenore di vita di chi segue sempre lo stesso cammino

Quegli uomini che passano da un proposito all'altro o neppure passano, ma si lasciano portare dal caso, come possono avere sicurezza e stabilità se sono incerti e instabili

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