[86] secundus hic fuit ab Aegypto labyrinthus, tertius in Lemno, quartus in Italia, omnes lapide polito fornicibus tecti, Aegyptius, quod miror equidem, introitu lapidis e Paro columnisque, reliqua e syenite molibus compositis, quas dissolvere ne saecula quidem possint, adiuvantibus Heracleopolitis, quod opus invisum mire spectavere [87] Positionem operis eius singulasque partes enarrare non est, cum sit in regiones divisum atque praefecturas, quas vocant nomos, XXI nominibus eorum totidem vastis domibus adtributis, praeterea templa omnium Aegypti deorum contineat superque Nemesis XL aediculis incluserit pyramides complures quadragenarum ulnarum senas radice ἀρουρας optinentes |
[86] Questo fu il secondo labirinto dopo quello dell'Egitto, il terzo a Lemno, il quarto in Italia, tutti i tetti con archi in pietra levigata, l'egiziano, cosa che certo ammiro, con un ingresso di pietra di Paro e colonne, il resto con blocchi formati di sienite, che nemmeno i secoli possono dissolvere, pur contribuendo gli Eracleopolitani, lavoro che considerarono stranamente odioso [87] Non occorre esporre la posizione di quest'opera e le singole parti, essendo divisa in zone e settori, che chiamano distretti, con 21 loro nomi attribuiti ad altrettanti vasti ambienti, inoltre contiene i templi di tutti gli dei dell'Egitto e per di più Nemesi aveva incluso in 40 edicole diverse piramidi di quaranta braccia contenenti con la base sei aree |
fessi iam eundo perveniunt ad viarum illum inexplicabilem errorem, [88] quin et cenacula clivis excelsa, porticusque descenduntur nonagenis gradibus; intus columnae porphyrite lapide, deorum simulacra, regum statuae, monstrificae effigies quarundam domuum talis est situs, ut adaperientibus fores tonitrum intus terribile existat, maiore autem in parte transitus est per tenebras aliae rursus extra murum labyrinthi aedificiorum moles; pteron appellant inde aliae perfossis cuniculis subterranea domus [89] refecit unus omnino pauca ibi Chaeremon, spado Necthebis regis, D ante Alexandrum Magnum annis id quoque traditur, fulsisse trabibus spinae oleo incoctae, dum in fornices quadrati lapides adsurgerent [90] Et de Cretico labyrintho satis dictum est |
Già stanchi nel camminare arrivano a quell'inesplicabile groviglio di strade, [88] anzi anche sale elevate nei clivi, e vengono discesi portici con novanta gradini; dentro colonne in pietra di porfido, immagini degli dei, statue di re, figure mostruose La condizione di alcuni appartamenti è tale, che a quelli che aprono le porte riecheggia dentro un terribile tuono, nella maggior parte poi il percorso avviene attraverso il buio Oltre il muro del labirinto ancora altre strutture di edifici; li chiamano ali Poi altri ambienti con cunicoli scavati nel sottosuolo [89] Completamente l'unico rifece poche cose qui Cheremone, eunuco del re Nectebi, 500 anni prima di Alessandro Magno Si tramanda anche ciò, aver sostenuto con travi di arbusto spinoso bollito con l'olio, mentre innalzavano le pietre quadrate in volte [90] E sul labirinto di Creta si è detto abbastanza |
Lemnius similis illi columnis tantum CL memorabilior fuit, quarum in officina turbines ita librati pependerunt, ut puero circumagente tornarentur architecti fecere Zmilis et Rhoecus et Theodorus indigenae exstantque adhuc reliquiae eius, cum Cretici Italicique nulla vestigia exstent [91] namque et Italicum dici convenit, quem fecit sibi Porsina, rex Etruriae, sepulchri causa, simul ut externorum regum vanitas quoque Italis superetur sed cum excedat omnia fabulositas, utemur ipsius M Varronis in expositione ea verbis: Sepultus sub urbe Clusio, in quo loco monimentum reliquit lapide quadrato quadratum, singula latera pedum tricenum, alta quinquagenum in qua basi quadrata intus labyrinthum inextricabile, quo si quis introierit sine glomere lini, exitum invenire nequeat |
Quello di Lemnio simile a quello solo fu più memorabile per le 150 colonne, i cui tamburi nel laboratorio pendettero così equilibrati, che erano roteati da un fanciullo che spingeva Lo fecero gli architetti Smili e Reco e Teodoro nativi del luogo E restano ancora le sue tracce, non restando invece nessuna traccia di quello cretese ed italico [91] Infatti conviene che sia citato anche quello italico, che fece per sé Porsenna, re dell'Etruria, a scopo di sepolcro, insieme affinchè la vanità dei re stranieri superasse anche quelli italici Ma poiché l'immaginazione supera tutto, useremo in questa descrizione le parole dello stesso M Varrone: Sepolto sotto la città di Chiusi, nel luogo in cui lasciò un monumento quadrato in pietra squadrata, i singoli lati di 300 piedi, alti cinquanta Sulla quale base quadrata dentro un labirinto inestricabile, dove se qualcuno sarà entrato senza un gomitolo di filo, non possa trovare l'uscita |
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 15, Paragrafi 71-81
[92] supra id quadratum pyramides stant quinque, quattuor in angulis et in medio una, imae latae pedum quinum septuagenum, altae centenum quinquagenum, ita fastigatae, ut in summo orbis aeneus et petasus unus omnibus sit inpositus, ex quo pendeant exapta catenis tintinabula, quae vento agitata longe sonitus referant, ut Dodonae olim factum [93] supra quem orbem quattuor pyramides insuper singulae stant altae pedum centenum supra quas uno solo quinque pyramides quarum altitudinem Varronem puduit adicere; fabulae Etruscae tradunt eandem fuisse quam totius operis ad eas, vesana dementia, quaesisse gloriam inpendio nulli profuturo, praeterea fatigasse regni vires, ut tamen laus maior artificis esset |
[92] Sopra questo quadrato stanno cinque piramidi, quattro negli angoli e una nel mezzo, lunghe 75 piedi di lato, alte 150, appuntite così, che sulla cima sia posto un disco di bronzo e una cupola su tutto,da cui pendono sonagli attaccati con catene, che agitati dal vento emettomo suoni da lontano, come accaduto un tempo a Dodona [93] Sopra questo disco stanno al di sopra quattro piramidi alte ciascuna cento piedi Sopra queste su una base cinque piramidi La cui altezza Varrone si vergognò di aggiungere; le leggende etrusche tramandano che questa fosse quella di tutta l'opera riguardo ad esse, folle stoltezza, aver cercato la gloria con uno spreco non vantaggioso a nessuno, inoltre aver logorato le risorse del regno, affinché tuttavia la lode maggiore fosse dell'artefice |
[94] Legitur et pensilis hortus, immo vero totum oppidum Aegyptiae Thebae, exercitus armatos subter educere solitis regibus nullo oppidanorum sentiente; etiamnum hoc minus mirum quam quod flumine medium oppidum interfluente quae si fuissent, non dubium est Homerum dicturum fuisse, cum centum portas ibi praedicaret [95] Graece magnificentiae vera admiratio exstat templum Ephesiae Dianae CXX annis factum a tota Asia in solo id palustri fecere, ne terrae motus sentiret aut hiatus timeret rursus ne in lubrico atque instabili fundamenta tantae molis locarentur, calcatis ea substravere carbonibus, dein velleribus lanae universo templo longitudo est CCCCXXV pedum, latitudo CCXXV, columnae CXXVII a singulis regibus factae LX pedum altitudine, ex iis XXXVI caelatae, una a Scopa operi praefuit Chersiphron architectus |
[94] Si legge anche un giardino pensile, anzi tutta una città di Tebe d'Egitto, essendo soliti i re portare fuori di nascosto eserciti armati senza che alcuno dei cittadini sentisse; questo ancora meno strano di un fiume che attraversa la città nelle viscere Se queste cose ci fossero state, non c'è dubbio che Omero avrebbe parlato, esaltando qui le cento porte [95] Vera gloria della magnificenza greca resta il tempio di Diana Efesia fatto in 120 anni da tutta l'Asia Lo fecero su un suolo paludoso, affinché non sentisse il movimento della terra o ancora temesse le frane affinchè non si mettessero le fondamenta di tanta mole su un (suolo) viscido e instabile, le ricoprirono con carboni pressati, poi con pelli di lana Per l'intero tempio c'è una lunghezza di 425 piedi, una larghezza di 225, 127 colonne fatte da singoli re con l'altezza di 60 piedi, fra esse 36 cesellate, una da Scopa L'architetto Chersifrone presiedette al lavoro |