Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 34, Paragrafi 01-18

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 34, Paragrafi 01-18

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 34, Paragrafi 01-18

[1] Proxime dicuntur aeris metalla, cui et in usu proximum est pretium, immo vero ante argentum ac paene etiam ante aurum Corinthio, stipis quoque auctoritas, ut diximus

hinc aera militum, tribuni aerarii et aerarium, obaerati, aere diruti

docuimus quamdiu populus Romanus aere tantum signato usus esset: et alia re vetustas aequalem urbi auctoritatem eius declarat, a rege Numa collegio tertio aerarium fabrum instituto

[2] Vena quo dictum est modo foditur ignique perficitur

fit et e lapide aeroso, quem vocant cadmean, celebri trans maria et quondam in Campania, nunc et in Bergomatium agro extrema parte Italiae; ferunt nuper etiam in Germania provincia repertum
[1] Subito dopo sono riportate le miniere di rame, per il quale anche nell'uso c'è un prezzo molto vicino, anzi per il corinzio prima dell'argento e quasi anche prima dell'oro, anche il pregio del guadagno, come abbiamo detto

Da qui (deriva) il soldo dei militari, i tribuni erari e l'erario, i debitori, i soldati penalizzati nella paga

Abbiamo spiegato quanto a lungo il popolo Romano avesse usato solo il rame contrassegnato: anche in un'altra cosa la tradizione dimostra il suo prestigio simile alla città, un terzo collegio di fabbri ramai istituito dal re Numa

[2] Il filone si scava nel modo in cui si è detto e si depura col fuoco

Si ricava anche da una pietra piena di rame, che chiamano cadmia, famosa oltremare e un tempo in Campania, ora anche nel territorio di Bergamo nell'estrema parte dell'Italia; dicono trovato di recente anche in Germania
fit et ex alio lapide, quem chalcitim appellant in Cypro, ubi prima aeris inventio, mox vilitas praecipua reperto in aliis terris praestantiore maximeque aurichalco, quod praecipuam bonitatem admirationemque diu optinuit nec reperitur longo iam tempore effeta tellure

[3] proximum bonitate fuit Sallustianum in Ceutronum Alpino tractu, non longi et ipsum aevi, successitque ei Livianum in Gallia

utrumque a metallorum dominis appellatum, illud ab amico divi Augusti, hoc a coniuge

[4] velocis defectus Livianum quoque; certe admodum exiguum invenitur

summa gloriae nunc in Marianum conversa, quod et Cordubense dicitur

hoc a Liviano cadmean maxime sorbet et aurichalci bonitatem imitatur in sestertiis dupondiariisque, Cyprio suo assibus contentis

et hactenus nobilitas in aere naturalis se habet
Si ricava anche da un'altra pietra, che a Cipro chiamano calcite, qui la prima scoperta del rame, presto un particolare deprezzamento essendo stato trovato in altre terre uno più prezioso e soprattutto l'oricalco, che conservò a lungo un particolare pregio e apprezzamento e non si trova da lungo tempo per il terreno ormai esaurito

[3] Successivo per qualità fu il sallustiano nella zona alpina dei Centroni, anch'esso non di lunga durata, e gli subentrò il liviano nella Gallia

Entrambi denominati dai proprietari delle miniere, quello da un amico del divino Augusto, questo dalla moglie

[4] Anche il liviano di veloce sparizione; certo si trova alquanto scarso

Ora il masimo pregio rivolto al mariano, che è detto anche cordovese

Dopo il liviano questo soprattutto assorbe la cadmia e ricorda la qualità dell'oricalco nei sesterzi e nei due assi, per gli assi soddisfatti con quello proprio di Cipro

E fin qui si considera la qualità naturale nel rame
[5] Reliqua genera cura constant, quae suis locis reddentur, summa claritate ante omnia indicata

quondam aes confusum auro argentoque miscebatur, et tamen ars pretiosior erat; nunc incertum est, peior haec sit an materia, mirumque, cum ad infinitum operum pretia creverint, auctoritas artis extincta est

quaestus enim causa, ut omnia, exerceri coepta est quae gloriae solebat ideo etiam deorum adscripta operi, cum proceres gentium claritatem et hac via quaererent , adeoque exolevit fundendi aeris pretiosi ratio, ut iam diu ne fortuna quidem in ea re ius artis habeat

[6] Ex illa autem antiqua gloria Corinthium maxime laudatur

hoc casus miscuit Corintho, cum caperetur, incensa, mireque circa id multorum adfectatio furit, quippe cum tradatur non alia de causa Verrem, quem M
[5] Risultano artificiali i restanti tipi, che tratteremo a suo luogo, con la massima fama indicata prima di tutto

Un tempo il rame si univa misto all'oro e all'argento, e tuttavia l'arte era più preziosa; ora è incerto, se sia peggiore questa o la materia, e cosa strana, mentre sono aumentati all'infinito i prezzi delle opere, il prestigio dell'arte si è perduto

Infatti a causa del guadagno, come tutte le cose, cominciò ad essere esercitato ciò che era solito per la gloria perciò inserita anche per l'attività degli dei, mentre i notabili delle genti cercavano la fama anche per questa strada, pertanto il sistema del fondere del bronzo prezioso decadde, cosicché ormai da tempo nemmeno il caso ha il quest'elemento la facoltà dell'arte

[6] Fra quell'antica fama poi è soprattutto apprezzato il corinzio

Il caso si mescolò con questo a Corinto incendiata, mentre veniva presa, e stranamente si diffuse la passione di molti verso esso, tramandandosi quindi che non per altra causa Verre, che M

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 01-71
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 01-71

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 35, Paragrafi 01-71

Cicero damnaverat, proscriptum cum eo ab Antonio, quoniam Corinthiis cessurum se ei negavisset

ac mihi maior pars eorum simulare eam scientiam videtur ad segregandos sese a ceteris magis quam intellegere aliquid ibi suptilius; et hoc paucis docebo

[7] Corinthus capta est olympiadis CLVIII anno tertio, nostris urbis DCVIII, cum ante haec saecula fictores nobiles esse desissent, quorum isti omnia signa hodie Corinthia appellant

quapropter ad coarguendos eos ponemus artificum aetates; nam urbis nostrae annos ex supra dicta comparatione olympiadum colligere facile erit

sunt ergo vasa tantum Corinthia, quae isti elegantiores modo ad esculenta transferunt, modo in lucernas aut trulleos nullo munditiarum dispectu
Cicerone aveva condannato, fu proscritto con lui da Antonio, perché aveva detto che non gli avrebbe dato i bronzi corinzi

E la maggior parte di essi mi sembra imitare quella scienza per allontanarsi da tutto il resto più che capirvi qualcosa più specificatamente; e dirò poche cose su ciò

[7] Corinto fu presa nel terzo anno della 158° olimpiade, il 608 della nostra città, avendo smesso di esserci prima di questi secoli celebri artisti, coloro di cui tutte le statue oggi chiamano corinzie

Quindi per smentirli faremo la cronologia degli artefici; infatti sarà facile calcolare gli anni della nostra città con la suddetta corrispondenza delle olimpiadi

Sono dunque vasi solo corinzi, quelli che coloro più raffinati adibiscono ora a piatti, ora a lucerne o a catini senza alcun rispetto delle raffinatezze
[8] eius tria genera: candidum argento nitore quam proxime accedens, in quo illa mixtura praevaluit; alterum, in quo auri fulva natura; tertium, in quo aequalis omnium temperies fuit

praeter haec est cuius ratio non potest reddi, quamquam hominis manu est; at fortuna temperatur in simulacris signisque illud suo colore pretiosum ad iocineris imaginem vergens, quod ideo hepatizon appellant, procul a Corinthio, longe tamen ante Aegineticum atque Deliacum, quae diu optinuere principatum

[9] Antiquissima aeris gloria Deliaco fuit, mercatus in Delo celebrante toto orbe, et ideo cura officinis

tricliniorum pedibus fulcrisque ibi prima aeris nobilitas, perventi deinde et ad deum simulacra effigiemque hominum et aliorum animalium

[10] Proxima laus Aeginetico fuit, insula et ipsa eo, nec quod ibi gigneretur, sed officinarum temperatura, nobilitata
[8] Tre i suoi generi: il bianco che si avvicina quanto più all'argento per lucentezza, in cui è prevalsa quella mescolanza; l'altro, in cui la caratteristica fulva dell'oro; il terzo, in cui ci fu un'uguale mescolanza di tutti

Inoltre c'è questo il cui metodo non piò essere spiegato, sebbene avvenga per mano dell'uomo; ma è stemperato a caso su statue e simulacri e quello prezioso per il suo colore che tende alla somiglianza del fegato, lo chiamano perciò hepatizon, lontano dal corinzio, ma di molto davanti a quello di Egina e di Deli, che a lungo ottennero il primato

[9] Antichissima fu la gloria del bronzo per quello di Delo, poiché tutto il mondo frequentava i mercati a Delo, e perciò con sollecitudine nei laboratori

Qui la prima fama del bronzo con i piedi ed i sostegni dei triclini, poi giunto anche alle statue degli dei e all'immagine degli uomini e degli altri animali

[10] La successiva lode fu per quello di Egina, isola anch'essa famosa per esso, non perché qui era prodotto, ma dalla lega delle officine

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 34 - 50
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 34 - 50

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 07, Paragrafi 34 - 50

bos aereus inde captus in foro boario est Romae

hoc erit exemplar Aeginetici aeris, Deliaci autem Iuppiter in Capitolio in Iovis Tonantis aede

illo aere Myron usus est, hoc Polycletus, aequales atque condiscipuli; sic aemulatio et in materia fuit

[11] Privatim Aegina candelabrorum superficiem dumtaxat elaboravit, sicut Tarentum scapos

in iis ergo iuxta commendatio officinarum est

nec pudet tribunorum militarium salariis emere, cum ipsum nomen a candelarum lumine inpositum appareat

accessio candelabri talis fuit Theonis iussu praeconis Clesippus fullo gibber et praeterea et alio foedus aspectu, emente id Gegania HS L
Un bue bronzeo poi preso da lì si trova a Roma nel foro boario

Sarà questo un esemplare di bronzo di Egina, di Delo invece il Giove nel Campidoglio nel tempio di Giove Tonante

Mirone usò quel bronzo, Policleto questo, contemporanei e condiscepoli; così ci fu emulazione anche nel materiale

[11] In particolare Egina elaborò soltanto la superficie del candelabri, come Taranto i fusti

Su questi dunque consiste la fama congiunta dei laboratori

E non ci si vergogna di comprarlo ai prezzi dei tribuni militari, mostrando il nome stesso ricavato dal lume delle candele

Appendice di un certo candelabro per disposizione del banditore Teone fu il lavandaio gobbo Crisippo ed inoltre repellente anche nel restante aspetto, acquistatolo Gegania per 50000 sesterzi
[12] eadem ostentante in convivio empta ludibrii causa nudatus atque inpudentia libidinis receptus in torum, mox in testamentum, praedives numinum vice illud candelabrum coluit et hanc Corinthiis fabulam adiecit, vindicatis tamen moribus nobili sepulchro, per quod aeterna supra terras Geganiae dedecoris memoria duraret

sed cum esse nulla Corinthia candelabra constet, nomen id praecipue in his celebratur, quoniam Mummi victoria Corinthum quidem diruit, sed e compluribus Achaiae oppidis simul aera dispersit

[13] Prisci limina etiam ac valvas in templis ex aere factitavere

invenio et a Cn

Octavio, qui de Perseo rege navalem triumphum egit, factam porticum duplicem ad circum Flaminium, quae Corinthia sit appellata a capitulis aereis columnarum, Vestae quoque aedem ipsam Syracusana superficie tegi placuisse
[12] Mentre la stessa mostrava durante il banchetto le cose comprate, denudato a motivo di csherno e con la sfrontatezza della lussuria accolto nel letto, poi nel testamento, ricchissimo venerò quel candelabro come un dio ed aggiunse questo aneddoto ai bronzi di Corinto, con le abitudini tuttavia vendicate da un nobile sepolcro, attraverso cui la memoria della vergogna di Gegania durasse eterna sulle terre

Ma risultando non esserci caldelabri corinzi, questo nome è esaltato particolarmente verso questi, perché la vittoria di Mummio distrusse certo Corinto, ma disperse insieme i bronzi di diverse città dell'Acaia

[13] Gli antichi fecero di bronzo anche le soglie e i battenti per i templi

Trovo che da G

Ottavio, che riportò un trionfo navale sul re Perseo, fu fatto un doppio portico presso il circo Flaminio, che sia stato chiamato corinzio dai capitelli bronzei delle colonne, aver gradito che anche lo stesso tempio di Vesta fosse rivestito con una copertura siracusana

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 21, Paragrafi 31-35
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 21, Paragrafi 31-35

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 21, Paragrafi 31-35

Syracusana sunt in Pantheo capita columnarum a M

Agrippa posita

quin etiam privata opulentia eo modo usurpata est

Camillo inter crimina obiecit Spurius Carvilius quaestor, ostia quod aerata haberet in domo

[14] nam triclinia aerata abacosque et monopodia Cn

Manlium Asia devicta primum invexisse triumpho suo, quem duxit anno urbis DLXVII, L

Piso auctor est, Antias quidem heredes L

Crassi oratoris multa etiam triclinia aerata vendidisse

ex aere factitavere et cortinas tripodum, nomine et Delphicas, quoniam donis maxime Apollini Delphico dicabantur

placuere et lychnuchi pensiles in delubris aut arborum mala ferentium modo lucentes, quale est in templo Apollinis Palatini quod Alexander Magnus Thebarum expugnatione captum in Cyme dicaverat eidem deo

[15] Transiit deinde ars vulgo ubique ad effigies deorum
Siracusani sono i capitelli delle colonne messe da M

Agrippa nel Pantheon

Certo anche la ricchezza privata fu utilizzata in questo modo

Il questore Spurio Carvilio rinfacciò a Camillo fra i crimini, il fatto che avesse in casa porte bronzee

[14] Infatti L

Pisone è testimone che G

Manlio vinta l'Asia per primo aveva portato nel suo trionfo, che celebrò nell'anno 567 della città, triclini bronzei e tavoli e monopodi, Anziate inoltre che gli eredi dell'oratore L

Crasso avevano venduto anche molti triclini bronzei

Di bronzo fecero anche i vasi dei tripodi, di nome anche delfiche, perché erano offerte soprattutto nei doni ad Apollo Delfico

Piacquero anche le lampade pensili nei santuari o lucenti al modo degli alberi che portano frutti, come avviene nel tempio di Apollo Palatino che preso nell'assedio dei Tebani Alessandro Magno aveva offerto allo stesso dio a Cime

[15] L'arte poi passò comunemente e dovunque alle immagini degli dei
Romae simulacrum ex aere factum Cereri primum reperio ex peculio Sp

Cassi, quem regnum adfectantem pater ipsius interemerit

transiit et a diis ad hominum statuas atque imagines multis modis

bitumine antiqui tinguebant eas, quo magis mirum est placuisse auro integere

hoc nescio an Romanum fuerit inventum; certe etiam nomen non habet vetustum

[16] effigies hominum non solebant exprimi nisi aliqua inlustri causa perpetuitatem merentium, primo sacrorum certaminum victoria maximeque Olympiae, ubi omnium, qui vicissent, statuas dicari mos erat, eorum vero, qui ter ibi superavissent, ex membris ipsorum similitudine expressa, quas iconicas vocant

[17] Athenienses nescio an primis omnium Harmodio et Aristogitoni tyrannicidis publice posuerint statuas

hoc actum est eodem anno, quo et Romae reges pulsi
Trovo a Roma la prima statua di bronzo fatta a Cerere col denaro di Sp

Cassio, che aspirando al regno il padre suo stesso condannò

Passò anche dagli dei alle statue e alle effigi degli uomini in moli modi

Gli antichi le tingevano col bitume, quanto più è strano aver gradito ricoprirle d'oro

Non so se questa sia stata un'invenzione dei Romani; certo non ha neanche un nome antico

[16] Le immagini degli uomini non erano solite essere rappresentate se non di quelli che meritavano l'immortalità per qualche nobile motivo, all'inizio per la vittoria dei giochi sacri e soprattutto a Olimpia, dove, di tutti quelli che avevano vinto, era abitudine che fossero dedicate statue, di quelli invece, che avevano qui vinto tre volte, con somiglianza ricavata dalle fattezze degli stessi, che chiamano iconiche

[17] Non so se gli Ateniesi abbiano dedicato pubblicamente statue ad Armodio e Aristogitone i primi tirannicidi di tutti

Ciò fu fatto nello stesso anno, in cui cacciati i re anche a Roma

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 17, Paragrafi 212-218
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 17, Paragrafi 212-218

excepta deinde res est a toto orbe terrarum humanissima ambitione, et in omnium municipiorum foris statuae ornamentum esse coepere propagarique memoria hominum et honores legendi aevo basibus inscribi, ne in sepulcris tantum legerentur

mox forum et in domibus privatis factum atque in atriis: honos clientum instituit sic colere patronos

[18] Togatae effigies antiquitus ita dicabantur

placuere et nudae tenentes hastam ab epheborum e gymnasiis exemplaribus; quas Achilleas vocant

Graeca res nihil velare, at contra Romana ac militaris thoraces addere

Caesar quidem dictator loricatam sibi dicari in foro suo passus est

nam Lupercorum habitu tam noviciae sunt quam quae nuper prodiere paenulis indutae

Mancinus eo habitu sibi statuit, quo deditus fuerat

La cosa fu accolta poi da tutto il mondo con umanissima gara, e le statue cominciarono ad essere ornamento nei fori di tutti i municipi e il ricordo degli uomini ad essere diffuso e i titolo onorifici ad essere incisi sulle basi a memoria delle lettura, affinchè non fossero letti solo sui sepolcri

Poi fatto un foro nelle case private e negli atrii: l'onore dei clienti stabilì così di ossequiare i padroni

[18] Anticamente le immagini erano dedicate togate

Piacquero anche nude che reggevano l'asta dagli esempi degli efebi dei ginnasi; che chiamano Achillee

Concetto greco non nascondere nulla, ma al contrario quello romano e militare aggiungere le corazze

Certo il dittatore Cesare permise essergli dedicata nel suo foro una con la lorica

Infatti con il costume dei Luperci sono tanto nuove quanto quelle che da poco apparvero rivestite con mantelli

Mancino si collocò con quell'abito, con cui era stato consegnato

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