Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 34, Paragrafi 66-97, pag 2

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 34, Paragrafi 66-97

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 34, Paragrafi 66-97
[86] Nunc percensebo eos, qui eiusdem generis opera fecerunt, ut Apollodorus, Androbulus, Asclepiodorus, Aleuas philosophos, Apellas et adornantes se feminas, Antignotus et perixyomenum tyrannicidasque supra dictos, Antimachus, Athenodorus feminas nobiles, Aristodemus et luctatores bigasque cum auriga, philosophos, anus, Seleucum regem

habet gratiam suam huius quoque doryphorus

[87] Cephisodoti duo fuere: prioris est Mercurius Liberum patrem in infantia nutriens; fecit et contionantem manu elata, persona in incerto est; sequens philosophus fecit

Colotes, qui cum Phidia Iovem Olympium fecerat, philosophos, item Cleon et Cenchramis et Callicles et Cepis, Chacosthenes et comoedos et athletas, Daippus perixyomenon, Daiphron et Damocritus et Daemon philosophos

[88] Epigonus omnia fere praedicta imitatus praecessit in tubicine et matri interfectae infante miserabiliter blandiente
[86] Ora esaminerò quelli, che fecero opere dello stesso tipo, come Apollodoro, Androbulo, Asclepiodoro, Aleva filosofi, Apella anche donne che si ornano, Antignoto anche uno che si deterge e i tirannicidi sopra detti, Antimaco, Atenodoro, donne famose, Aristodemo anche lottatori e bighe con auriga, filosofi, vecchie, il re Seleuco

Anche un dorifero di costui riscuote il suo successo

[87] Ci furono due Cefisodoti: del primo è un Mercurio che nutre il padre Libero nell'infanzia; fece anche un conferenziere con la mano alzata, è in dubbio la persona; il successivo fece filosofi

Colote, che aveva fatto con Fidia Giove Olimpico, filosofi, anche Cleone e Cencrami e Callicle e Cepi, Cacostene anche comici ed atleti, Daippo uno che si deterge, Daifrone e Damocrito e Demone filosofi

[88] Epigono che aveva imitato quasi tutti i soggetti citati si distinse in un trombettiere e un bambino che accarezza dolcemente la madre uccisa
Eubuli mulier admirans laudatur, Eubulidis digitis computans

Micon athletis spectatur, Menogenes quadrigis

Nec minus Niceratus omnia, quae ceteri, adgressus repraesentavit Alcibiaden lampadumque accensum matrem eius Demaraten sacrificantem

[89] Tisicratis bigae Piston mulierem inposuit, idem fecit Martem et Mercurium, qui sunt in Concordiae templo Romae

Perillum nemo laudet saeviorem Phalaride tyranno, cui taurum fecit mugitus inclusi hominis pollicitus igni subdito et primus expertus cruciatum eum iustiore saevitia

huc a simulacris deorum hominumque devocaverat humanissimam artem

ideo tot conditores eius laboraverant, ut ex ea tormenta fierent

itaque una de causa servantur opera eius, ut quisquis illa videat, oderit manus
Di Eubulo è lodata una donna che si meraviglia, di Eubulide uno che conta con le dita

Micone è ammirato per gli atleti, Menogene per le quadrighe

Non di meno Nicerato che aveva trattato tutti i soggetti, che (avevano trattato) gli altri rappresentò Alcibiade e sua madre Demarate che dedica una lampada accesa

[89] Pistone forgiò una donna per la biga di Tisicrate, lo stesso fece un Marte e un Mercurio, che sono nel tempio della Concordia a Roma

Nessuno lodi Perillo più crudele del tiranno Falaride, per il quale fece un toro assicurando, messo un fuoco sotto, i muggiti di un uomo rinchiuso dentro e che aveva sperimentato per primo quella tortura con una più giusta crudeltà

A questo dai simulacri degli dei e degli uomini egli aveva degradato l'arte più umana

Perciò tanti suoi iniziatori avevano lavorato, affinché si ricavassero tormenti da essa

Così per un solo motivo sono conservate le sue opere, affinché chiunque le veda, possa odi le mani
[90] Sthennis Cererem, Iovem, Minervam fecit, qui sunt Romae in Concordiae templo, idem flentes matronas et adorantes sacrificantesque

Simon canem et sagittarium fecit, Stratonicus caelator ille philosophos, Scopas uterque; [91] athletas autem et armatos et venatores sacrificantesque Baton, Euchir, Glaucides, Heliodorus, Hicanus, Iophon, Lyson, Leon, Menodorus, Myagrus, Polycrates, Polyidus, Pythocritus, Protogenes, idem pictor e clarissimis, ut dicemus, Patrocles, Pollis, Posidonius, qui et argentum caelavit nobiliter, natione Ephesius, Periclymenus, Philon, Symenus, Timotheus, Theomnestus, Timarchides, Timon, Tisias, Thrason

[92] Ex omnibus autem maxime cognomine insignis est Callimachus, semper calumniator sui nec finem habentis diligentiae, ob id catatexitechnus appellatus, memorabili exemplo adhibendi et curae modum
[90] Stenni fece una Cerere, un Giove, una Minerva, che sono a Roma nel tempio della Concordia, lo stesso matrone piangenti e adoranti e sacrificanti

Simone fece un cane e un sagittario, Stratonico quel cesellatore filosofi, i due Scopa, [91] atleti poi e armati e cacciatori e sacrificanti (fecero) Batone, Euchir, Glaucide, Eliodoro, Icano, Iofonte, Lisone, Leone, Menodoro, Miagro, Policrate, Polyido, Pitocrito, Protogene, lo stesso pittore fra i più famosi, come diremo, Patrocle, Polli, Posidonio, che cesellò egregiamente anche l'argento, efesio per origine, Periclimeno, Filone, Symeno, Timoteo, Teomnesto, Timarchide, Timone, Tisia, Trasone

[92] Fra tutti poi è famoso soprattutto per il soprannome Callimaco, sempre biasimatore di se stesso e di una scrupolosità che non ha fine, per ciò detto colui che estenua l'arte, con memorabile esempio di utilizzare la misura anche della precisione

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 01-71
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 01-71

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 35, Paragrafi 01-71

huius sunt saltantes Lacaenae, emendatum opus, sed in quo gratiam omnem diligentia abstulerit

hunc quidem et pictorem fuisse tradunt

non aere captus nec arte, unam tantum Zenonis statuam Cypria expeditione non vendidit Cato, sed quia philosophi erat, ut obiter hoc quoque noscatur tam insigne exemplum

[93] In mentione statuarum est et una non praetereunda, quamquam auctoris incerti, iuxta rostra, Hercules tunicati, sola eo habitu Romae, torva facie sentiensque suprema tunicae

in hac tres sunt tituli: L

Luculli imperatoris de manubiis, alter: pupillum Luculli filium ex S C dedicasse, tertius: T

Septimium Sabinum aed cur ex privato in publicem restituisse

tot certaminum tantaeque dignationis simulacrum id fuit

[94] Nunc praevertemur ad differentias aeris et mixturas
Di costui ci sono le Spartane danzanti, opera rifinita, ma in cui lo scrupolo aveva cancellato tutta la grazia

Alcuni tramandano che egli sia stato anche pittore

Non catturato dal bronzo né dall'arte, Catone nella spedizione a Cipro non vendette solo una statua di Zenone, ma perché era di un filosofo, affinchè non si tralasci incidentalmente anche questo così insigne esempio

[93] Nel riferimento delle statue c'è anche una da non trascurare, sebbene di autore incerto, presso i rostri, un Ercole con la tunica, l'unica a Roma con questo abito, con un viso cupo e che esprime l'agonia della tunica

Su essa ci sono tre epigrafi: dai bottini del comandante L

Lucullo, l'altra: il figlio minorenne di Lucullo aver dedicato da un senato consulto, la terza: T

Settimio Sabino edile curule aver restituito dal possesso privato al pubblico

Tanta rivalità e di tanta ammirazione fu questo simulacro

[94] Ora passeremo alle differenze del rame e alle leghe
in Cyprio [coronarium et regulare est utrumque ductile] coronarium tenuatur in lamnas, taurorumque felle tinctum speciem auri in coronis histrionum praebet, idemque in uncias additis auri scripulis senis praetenui pyropi brattea ignescit

regulare et in aliis fit metallis, itemque caldarium

differentia quod caldarium funditur tantum, malleis fragile, quibus regulare obsequitur ab aliis ductile appellatum, quale omne Cyprium est

sed et in ceteris metallis cura distat a caldario; omne enim diligentius purgatis igni vitiis excoctisque regulare est

[95] In reliquis generibus palma Campano perhibetur, utensilibus vasis probatissimo

pluribus fit modis
A Cipro [il coronario e quello in verga sono entrambi duttili] il coronario è assottigliato in lamine, e tinto col fiele dei tori mostra un'apparenza di oro sulle corone degli attori, e lo stesso con sei scrupoli d'oro aggiunti per once brucia in una sfoglia di piropo molto sottile

Quello in verga si produce anche in altre miniere, ed anche il caldario

Con la differenza che il caldario viene solo fuso, fragile ai martelli, a cui resiste quello in verga detto duttile da altri, quale è tutto quello di Cipro

Ma anche nelle restanti miniere la lavorazione distingue dal caldario; infatti tutto è rame in verga con scorie purificate e cotte col fuoco più accuratamente

[95] Nei restanti tipi il primato è assegnato al campano, molto apprezzato per vasi di uso comune

Si ottiene in diversi modi

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 07, Paragrafi 68 - 101

namque Capuae liquatur non carbonis ignibus, sed ligni, purgaturque robore cribro perfusum aqua frigida ac saepius simili modo coquitur, novissime additis plumbi argentarii Hispaniensis denis libris in centenas aeris

ita lentescit coloremque iucundum trahit, qualem in aliis generibus aeris adfectant oleo et sale

[96] fit Campano simile in multis partibus Italiae provinciisque, sed octonas plumbi libras addunt et carbone recocunt propter inopiam ligni

quantum ea res differentiae adferat, in Gallia maxime sentitur, ubi inter lapides candefactos funditur; exurente enim coctura nigrum atque fragile conficitur

praeterea semel recoquunt, quod saepius fecisse bonitati plurimum confert

id quoque notasse non ab re est, aes omne frigore magno melius fundi
Infatti a Capua è fuso non con fuochi di carbone, ma di legno, ed è raffiato con uno staccio di quercia bagnato con acqua fredda ed è cotto più volte in simile modo, in ultimo aggiunte dieci libbre spagnole di piombo d'argento ogni cento di rame

Così s'ammorbidisce e prende un piacevole colore, come ricavano negli altri generi di rame con olio e sale

[96] Simile al campano si ottiene in molte parti d'Italia e nelle province, ma aggiungono otto libbre di piombo e ricuociono col carbone a causa della scarsità del legno

Quanto di differenza procuri questa cosa, si avverte soprattutto in Gallia, dove si fonde fra le pietre roventi; infatti con una cottura bollente diventa nero e fragile

Inoltre lo cuociono una volta, aver fatto questo più spesso contribuisce moltissimo alla qualità

Non è senza ragione aver notato anche questo, che ogni rame viene fuso meglio con un freddo intenso
[97] Sequens temperatura statuaria est eademque tabularis hoc modo: massa proflatur in primis, mox in proflatum additur tertia portio aeris collectanei, hoc est ex usu coempti

peculiare in eo condimentum attritu domiti et consuetudine nitoris veluti mansuefacti

miscentur et plumbi argentarii pondo duodena ac selibrae centenis proflati
[97] La lega successiva è delle statue e la stessa delle tavole in questo modo: dapprima si fonda la massa, poi nel recupero è aggiunta la terza parte del rame raccolto, cioè ricavato dall'uso

Caratteristico in esso l'ornamento per l'attrito attenuato e come mitigato dall'usura della nitidezza

Sono mescolati anche dodici libbre e mezzo di piombo argentifero per cento di quello fuso

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