Lucrezio, De rerum natura: Libro 04 Parte 02, pag 2

Lucrezio, De rerum natura: Libro 04 Parte 02

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 04 Parte 02
semina cum porro distent, differre necessest intervalla viasque, foramina quae perhibemus, omnibus in membris et in ore ipsoque palato

esse minora igitur quaedam maioraque debent, esse triquetra aliis, aliis quadrata necessest, multa rutunda, modis multis multangula quaedam

namque figurarum ratio ut motusque reposcunt, proinde foraminibus debent differe figurae et variare viae proinde ac textura coërcet

hoc ubi quod suave est aliis aliis fit amarum, illi, cui suave est, levissima corpora debent contractabiliter caulas intrare palati, at contra quibus est eadem res intus acerba, aspera ni mirum penetrant hamataque fauces

nunc facile est ex his rebus cognoscere quaeque
E poiché sono differenti i semi, devono differire gl'intervalli e i canali, che chiamiamo meati, in tutte le membra e nella bocca e nello stesso palato

Più piccoli devono dunque essere alcuni, più grandi altri; per alcune specie devono essere triangolari, per altre quadrati, molti rotondi, alcuni con molti angoli disposti in molti modi

Infatti, come esigono la combinazione delle forme e i movimenti, così devono differire le forme dei meati e variare i canali secondo il tessuto che li racchiude

Per questo, quando ciò che è dolce per gli uni, agli altri diventa amaro, a quello per cui è dolce atomi sommamente lisci devono carezzevolmente entrare nei condotti del palato, mentre, d'altronde, a quelli cui la stessa cosa è dentro acerba, certo atomi ruvidi e uncinati penetrano le fauci

Ora è facile in base a questi fatti intendere ogni cosa
quippe ubi cui febris bili superante coorta est aut alia ratione aliquast vis excita morbi, perturbatur ibi iam totum corpus et omnes commutantur ibi positurae principiorum; fit prius ad sensum [ut] quae corpora conveniebant nunc non conveniant, et cetera sint magis apta, quae penetrata queunt sensum progignere acerbum

utraque enim sunt in mellis commixta sapore; id quod iam supera tibi saepe ostendimus ante

Nunc age, quo pacto naris adiectus odoris

tangat agam

primum res multas esse necessest unde fluens volvat varius se fluctus odorum, et fluere et mitti volgo spargique putandumst; verum aliis alius magis est animantibus aptus, dissimilis propter formas
Così, quando qualcuno è stato assalito dalla febbre per eccesso di bile, o da un'altra causa è stata suscitata qualche violenza di malattia, allora l'intero corpo è turbato, allora tutte sono alterate le positure degli atomi; avviene che corpi che prima si confacevano al senso, ora non si confacciano, e siano più congrui altri, che posson penetrare e produrre una sensazione acerba

Ambedue le specie sono infatti commiste nel sapore del miele; ciò che già sopra ti abbiamo dimostrato spesso prima d'ora

E ora dirò come l'odore s'accosti e tocchi le nari

Anzitutto, devono esserci molte cose da cui fluendo si svolge il vario flutto degli odori, e bisogna credere che ovunque fluisca e si lanci e si sparga; ma ad alcuni esseri viventi è più congruo un odore, ad altri un altro, per la diversità delle forme

E così attraverso l'aria le api sono attirate dall'odore del miele, benché sia lontano, e gli avvoltoi dai cadaveri
ideoque per auras mellis apes quamvis longe ducuntur odore, volturiique cadaveribus

tum fissa ferarum ungula quo tulerit gressum promissa canum vis ducit, et humanum longe praesentit odorem Romulidarum arcis servator, candidus anser

sic aliis alius nidor datus ad sua quemque pabula ducit et a taetro resilire veneno cogit, eoque modo servantur saecla ferarum
E ovunque il biforcuto zoccolo delle bestie selvagge abbia volto il passo, l'impeto dei cani sguinzagliati ci conduce; e di lontano l'odore dell'uomo è colto col fiuto dalla candida oca, salvatrice della rocca dei figli di Romolo

Così i vari odori assegnati ai vari corpi conducono ognuno al proprio cibo e lo costringono a tirarsi indietro per fuggire il repellente veleno, e in tal modo si conservano le specie delle fiere

Di questi stessi odori, dunque, che stimolano le nostre nari, taluno può propagarsi più lontano di un altro; ma tuttavia nessun odore va tanto lontano quanto il suono, quanto la voce, e tralascio di dire: quanto i corpi che feriscono le pupille e provocano il vedere

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Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 05 Parte 06

Hic odor ipse igitur, naris qui cumque lacessit, est alio ut possit permitti longius alter; sed tamen haud quisquam tam longe fertur eorum quam sonitus, quam vox, mitto iam dicere quam res quae feriunt oculorum acies visumque lacessunt errabundus enim tarde venit ac perit ante paulatim facilis distractus in aëris auras; ex alto primum quia vix emittitur ex re; nam penitus fluere atque recedere rebus odores significat quod fracta magis redolere videntur omnia, quod contrita, quod igni conlabefacta deinde videre licet maioribus esse creatum principiis quam vox, quoniam per saxea saepta non penetrat, qua vox volgo sonitusque feruntur

quare etiam quod olet non tam facile esse videbis investigare in qua sit regione locatum

refrigescit enim cunctando plaga per auras nec calida ad sensum decurrunt nuntia rerum

errant saepe canes itaque et vestigia quaerunt
Vagando, infatti, l'odore viene lentamente e svanisce troppo presto, inconsistente dissolvendosi a poco a poco tra i venti; prima, perché, venendo dal profondo, è emesso a stento dalla cosa: infatti, che gli odori fluiscano e si stacchino dall'interno delle cose, lo dimostra il fatto che da tutte le cose il profumo ci giunge più forte quando esse sono spezzate, quando sono triturate, quando sono sciolte dal fuoco; e poi, si può vedere che l'odore è composto di elementi più grandi che quelli della voce, poiché non penetra attraverso le pareti di pietra, per cui la voce e il suono comunemente passano

Per questo anche vedrai che non è tanto facile scoprire in quale luogo sia posto l'oggetto che manda odore

Si raffredda infatti l'impulso indugiando per l'aria, né al senso accorrono caldi i messaggi dei corpi

Perciò i cani spesso errano e vanno in cerca delle tracce
Nec tamen hoc solis in odoribus atque saporum in generest, sed item species rerum atque colores non ita conveniunt ad sensus omnibus omnes, ut non sint aliis quaedam magis acria visu

quin etiam gallum noctem explaudentibus alis auroram clara consuetum voce vocare, noenu queunt rapidi contra constare leones inque tueri: ita continuo meminere fugai ni mirum quia sunt gallorum in corpore quaedam semina, quae cum sunt oculis inmissa leonum, pupillas interfodiunt acremque dolorem praebent, ut nequeant contra durare feroces

cum tamen haec nostras acies nil laedere possint, aut quia non penetrant aut quod penetrantibus illis exitus ex oculis liber datur, in remorando laedere ne possint ex ulla lumina parte

Nunc age, quae moveant animum res accipe, et unde quae veniunt veniant in mentem percipe paucis
Né tuttavia ciò avviene soltanto per gli odori e i sapori, ma ugualmente gli aspetti e i colori delle cose non si confanno tutti ai sensi di tutti, sì che alcuni non siano troppo aspri alla vista di certuni

Anzi, al gallo, che suole, sbattendo le ali per cacciar via la notte, chiamare l'aurora con voce squillante, i rabbiosi leoni non possono stare di fronte e fissarlo: tanto pensano immediatamente a fuggire, senza dubbio perché nel corpo dei galli ci sono certi semi, che, quando sono spinti dentro gli occhi dei leoni, trafiggono le pupille e provocano un dolore acuto, sì che questi, malgrado la ferocia, non possono resistervi

mentre tuttavia tali semi non possono ledere in nulla le nostre pupille, o perché non vi penetrano o perché, pur penetrandovi, è data ad essi una libera uscita dagli occhi, sì che non possono, nel trattenervisi, ledere in alcuna parte la vista

Ora ascolta, suvvia, quali cose muovano l'animo e apprendi in poche parole donde vengano le cose che vengono nella mente

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Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 03 Parte 04

principio hoc dico, rerum simulacra vagari multa modis multis in cunctas undique partis tenvia, quae facile inter se iunguntur in auris, obvia cum veniunt, ut aranea bratteaque auri

quippe etenim multo magis haec sunt tenvia textu quam quae percipiunt oculos visumque lacessunt, corporis haec quoniam penetrant per rara cientque tenvem animi naturam intus sensumque lacessunt

Anzitutto questo io dico, che molti simulacri di cose in molti modi vagano da ogni parte in tutte le direzioni, e son sottili, e facilmente si congiungono tra loro nell'aria, quando s'incontrano, come ragnatele e foglie d'oro

E infatti questi simulacri sono di tessuto molto più sottile, in confronto a quelli che occupano gli occhi e provocano il vedere, poiché questi penetrano per i pori del corpo e dentro destano la sottile natura dell'animo e ne provocano la sensibilità

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