Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 21-30

Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 21-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 25; 21-30
(21)Circa Herdoneam Romanae legiones et praetor Fuluius erat

quo ubi allatum est hostes aduentare, prope est factum ut iniussu praetoris signis conuolsis in aciem exirent; nec res magis ulla tenuit quam spes haud dubia suo id arbitrio ubi uellent facturos

nocte insequenti Hannibal, cum tumultuatum in castris et plerosque ferociter, signum ut daret, institisse duci ad arma uocantes sciret, haud dubius prosperae pugnae occasionem dari, tria milia expeditorum militum in uillis circa uepribusque et siluis disponit, qui signo dato simul omnes e latebris exsisterent, et Magonem ac duo ferme milia equitum qua fugam inclinaturam credebat omnia itinera insidere iubet
21 Le legioni romane col pretore Fulvio stavano intorno ad Erdonea

Quando giunse la notizia che i nemici si avvicinavano, mancò poco che i soldati, strappate le insegne, uscissero in campo senza il comando del pretore; né null'altro li trattenne, se non la certezza che, qualora lo avessero voluto, l'avrebbero potuto fare a loro piacimento

La notte seguente Annibale, avendo saputo che negli accampamenti romani vi erano stati tumulti e che la maggior parte dei soldati gridando alle armi aveva con aspre minacce insistito presso il comandante perché desse il segnale del combattimento, nella certezza che si presentava a lui l'occasione favorevole di dare battaglia, collocò tremila soldati armati alla leggera nelle fattorie, nelle macchie e nei boschi dei dintorni; comandò che costoro, a un dato segnale, tutti contemporaneamente uscissero dai loro nascondigli; ordinò poi a Magone di bloccare con circa duemila cavalieri quei passaggi attraverso i quali si poteva supporre che i nemici tentassero di fuggire
his nocte praeparatis, prima luce in aciem copias educit; nec Fuluius est cunctatus, non tam sua ulla spe quam militum impetu fortuito tractus

itaque eadem temeritate qua processum in aciem est instruitur ipsa acies ad libidinem militum forte procurrentium consistentiumque quo loco ipsorum tulisset animus, deinde per libidinem aut metum deserentium locum

prima legio et sinistra ala in primo instructae et in longitudinem porrecta acies

clamantibus tribunis nihil introrsus roboris ac uirium esse et quacumque impetum fecissent hostes perrupturos, nihil quod salutare esset non modo ad animum sed ne ad aures quidem admittebat

et Hannibal haudquaquam similis dux neque simili exercitu neque ita instructo aderat
Compiuti durante la notte questi preparativi, all'alba Annibale condusse l'esercito in campo; neppure Fulvio esitò a combattere, non tanto indotto da qualche speranza di successo, quanto trascinato dall'impeto improvviso dei suoi soldati

Pertanto, con la stessa cieca sconsideratezza con la quale si era affrontata la battaglia, le schiere dei Romani si disposero secondo il capriccio dei soldati che, come capitava, si precipitavano avanti e si fermavano nel punto in cui il loro impeto li aveva portati per poi abbandonare la posizione per paura o per cieco impulso

La prima legione e l'ala sinistra si disposero in prima linea, in modo che il fronte si schierasse tutto in ordine di lunghezza

Nonostante i tribuni protestassero che con tale schieramento non vi poteva essere nelle retrovie alcuna forza di resistenza, poiché in qualunque punto i nemici avessero assalito avrebbero sfondato, i soldati non solo non accoglievano nel loro animo, ma neppure nelle loro orecchie, alcun suggerimento che fosse utile

Eppure era li presente Annibale capitano ben dissimile da Fulvio, con un esercito ben diverso e ben altrimenti organizzato
ergo ne clamorem quidem atque impetum primum eorum Romani sustinuere

dux stultitia et temeritate Centenio par, animo haudquaquam comparandus, ubi rem inclinatam ac trepidantes suos uidet, equo arrepto cum ducentis ferme equitibus effugit; cetera a fronte pulsa, inde a tergo atque alis circumuenta acies eo usque est caesa ut ex duodeuiginti milibus hominum duo milia haud amplius euaserint

castris hostes potiti sunt

(22) Hae clades, super aliam alia, Romam cum essent nuntiatae, ingens quidem et luctus et pauor ciuitatem cepit; sed tamen quia consules, ubi summa rerum esset, ad id locorum prospere rem gererent, minus his cladibus commouebantur
Di conseguenza i romani non furono in grado dì sostenere neppure le grida dei nemici, né il loro primo assalto

Il comandante romano pari in stoltezza ed in avventatezza a Centenio, ma non certo paragonabile a lui per coraggio, allorché vide che le sorti del combattimento volgevano al peggio e che i suoi perdevano la testa, afferrato un cavallo, fuggì con circa duecento cavalieri; il resto dello schieramento, respinto di fronte ed accerchiato alle spalle ed alle ali, fu fatto talmente a pezzi che di diciottomila soldati non scamparono alla strage più di duemila

I nemici, poi, si impadronirono degli accampamenti

22 Quando a Roma giunse notizia di quelle disfatte che erano seguite l'una dopo l'altra, grande costernazione e paura si diffusero per tutta la cittadinanza, tuttavia, poiché i consoli, ai quali erano toccate le operazioni più importanti, sino a quel momento avevano condotto felicemente le loro imprese, i cittadini erano meno impressionati da quelle sconfitte

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Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 32 - 34
Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 32 - 34

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 28; 32 - 34

legatos ad consules mittunt C Laetorium M Metilium qui nuntiarent, ut reliquias duorum exercituum cum cura colligerent, darentque operam ne per metum ac desperationem hosti se dederent, id quod post Cannensem accidisset cladem, et ut desertores de exercitu uolonum conquirerent

idem negotii P Cornelio datum, cui et dilectus mandatus erat; isque per fora conciliabulaque edixit ut conquisitio uolonum fieret iique ad signa reducerentur

haec omnia intentissima cura acta

Ap Claudius consul D Iunio ad ostium Uolturni, M Aurelio Cotta Puteolis praeposito qui, ut quaeque naues ex Etruria ac Sardinia accessissent, extemplo in castra mitterent frumentum, ipse ad Capuam regressus Q Fuluium collegam inuenit Casilino omnia deportantem molientemque ad oppugnandam Capuam
Furono mandati ai consoli come ambasciatori C Letorio e M Metilio ad avvertirli che raccogliessero con cura i resti dei due eserciti e facessero in modo che questi, per paura o disperazione, non si consegnassero ad Annibale, come era avvenuto dopo la disfatta di Canne e si recuperassero anche i disertori dell'esercito degli schiavi volontari

Lo stesso incarico fu dato a P Cornelio, al quale era stata affidata anche la leva; costui sulle piazze e sui mercati diffuse un bando perché si organizzasse la ricerca degli schiavi soldati per ricondurli sotto le insegne

tutte queste cose furono compiute con la massima diligenza

Il console Appio Claudio affidò a Decio lunio il presidio alle foci del Volturno, a M Aurelio quello di Pozzuoli, perché, appena qualche nave si fosse avvicinata dall'Etruria e dalla Sardegna, mandassero subito il grano negli accampamenti; egli stesso ritornato nei pressi di Capua vi trovò il collega Q Fulvio che trasportava ogni cosa da Casilino e faceva preparativi per assalire Capua
tum ambo circumsederunt urbem et Claudium Neronem praetorem ab Suessula ex Claudianis castris exciuerunt

is quoque modico ibi praesidio ad tenendum locum relicto ceteris omnibus copiis ad Capuam descendit

ita tria praetoria circa Capuam erecta; tres exercitus diuersis partibus opus adgressi fossa ualloque circumdare urbem parant et castella excitant modicis interuallis, multisque simul locis cum prohibentibus opera Campanis eo euentu pugnant ut postremo portis muroque se contineret Campanus

prius tamen quam haec continuarentur opera, legati ad Hannibalem missi qui quererentur desertam ab eo Capuam ac prope redditam Romanis obtestarenturque ut tunc saltem opem non circumsessis modo sed etiam circumuallatis ferret
Allora ambedue si apprestarono ad assediare la città, dopo aver chiamato il pretore Claudio Nerone dai campi di Claudio a Suessula

Questi, lasciato qui un modesto presidio per tenere la posizione, col resto dell'esercito si avviò verso Capua

Così intorno alla città furono erette tre tende pretorie; tre eserciti, avendo iniziato da tre diverse parti le loro opere di guerra, si prepararono a circondare la città di Capua con un fossato ed una trincea, innalzando a brevi intervalli dei baluardi e combattendo contemporaneamente in molti punti mentre i Campani tentavano di impedire i loro preparativi; ne venne di conseguenza che i Campani alla fine si ritirarono entro le porte e le mura

Tuttavia, prima che queste operazioni di guerra procedessero, furono dai Campani mandati messi ad Annibale, per protestare contro l'abbandono di Capua da lui quasi consegnata ai Romani e per supplicarlo di aiutarli almeno in quel momento in cui essi erano non solo stretti da assedio, ma anche bloccati

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 22; 41-50

consulibus litterae a P Cornelio praetore missae ut, priusquam clauderent Capuam operibus, potestatem Campanis facerent ut qui eorum uellent exirent a Capua suasque res secum ferrent: liberos fore suaque omnia habituros qui ante idus Martias exissent; post eam diem quique exissent quique ibi mansissent hostium futuros numero

Ea pronuntiata Campanis atque ita spreta ut ultro contumelias dicerent minarenturque

Hannibal ab Herdonea Tarentum duxerat legiones, spe aut ui aut dolo arcis Tarentinae potiundae; quod ubi parum processit, ad Brundisium flexit iter, prodi id oppidum ratus
Il pretore P Cornelio inviò una lettera ai consoli chiedendo che, prima di bloccare Capua con le opere di guerra, dessero ai Campani la facoltà, per coloro che lo volevano, di uscire da Capua portando con sé le proprie cose; coloro che fossero usciti dalla città prima delle Idi di marzo, sarebbero stati così liberi ed avrebbero potuto conservare il possesso dei loro averi; coloro, invece, che fossero usciti dopo quel giorno o che fossero rimasti in città, avrebbero dovuto essere considerati come nemici

Questa proposta, riferita ai Campani, fu accolta con gran disdegno e fu accompagnata da ingiurie e da minacce

Annibale aveva condotto le legioni da Erdonea a Taranto con la speranza di impadronirsi o con la forza o con la frode della rocca di Taranto; poiché l'impresa procedeva a passi lenti, ripiegò verso Brindisi pensando che questa città si sarebbe consegnata a lui
ibi quoque cum frustra tereret tempus, legati Campani ad eum uenerunt querentes simul orantesque; quibus Hannibal magnifice respondit et antea se soluisse obsidionem et nunc aduentum suum consules non laturos

cum hac spe dimissi legati uix regredi Capuam iam duplici fossa ualloque cinctam potuerunt

(23) Cum maxime Capua circumuallaretur, Syracusarum oppugnatio ad finem uenit, praeterquam ui ac uirtute ducis exercitusque, intestina etiam proditione adiuta
Mentre anche qui il tempo passava senza che nulla si concludesse, vennero ad Annibale messi dei Campani a rivolgergli lamenti e preghiere; a costoro Annibale rispose con alterigia che, come precedentemente egli li aveva liberati dall'assedio, così anche in questo momento, quando egli fosse arrivato, i consoli non gli avrebbero opposto alcuna resistenza

I messi, congedati con questa speranza, poterono a stento ritornare a Capua, ormai circondata da un duplice fossato e da una trincea

23 Mentre Capua era sempre più strettamente bloccata, giunse al suo termine l'assedio di Siracusa, in virtù dell'energia e del valore del comandante romano e del suo esercito, che furono anche aiutati da un tradimento perpetrato dalla cittadinanza siracusana

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namque Marcellus initio ueris incertus utrum Agrigentum ad Himilconem et Hippocraten uerteret bellum an obsidione Syracusas premeret, quamquam nec ui capi uidebat posse inexpugnabilem terrestri ac maritimo situ urbem nec fame, ut quam prope liberi a Carthagine commeatus alerent, tamen, ne quid inexpertum relinqueret, transfugas Syracusanos, erant autem apud Romanos aliqui nobilissimi uiri, inter defectionem ab Romanis, quia ab nouis consiliis abhorrebant, pulsi, conloquiis suae partis temptare hominum animos iussit et fidem dare, si traditae forent Syracusae, liberos eos ac suis legibus uicturos esse

non erat conloquii copia, quia multorum animi suspecti omnium curam oculosque eo uerterant ne quid falleret tale admissum
Infatti Marcello all'inizio della primavera era incerto se volgere le armi ad Agrigento contro Imilcone ed Ippocrate, oppure stringere da vicino con un assedio Siracusa, per quanto non vedesse come prendere con la forza o con la fame una città inespugnabile a causa della sua posizione terrestre e marittima, dal momento che poteva essere liberamente rifornita di vettovaglie da Cartagine; tuttavia, per non lasciare nulla di intentato, poiché vi erano presso i Romani alcuni nobilissimi siracusani cacciati dalla città durante la ribellione contro Roma perché non volevano accettare il nuovo stato di cose diede incarico ad alcuni di essi di saggiare in colloqui le intenzioni di uomini della loro parte, assicurandoli che se Siracusa si fosse consegnata ai Romani, essi sarebbero vissuti liberamente con le proprie leggi

Non vi era la possibilità di un incontro, poiché gli animi di molti avevano rivolto sopra di loro l'attenzione e lo sguardo di tutti, e ciò impediva che passasse inosservato un fatto di tal genere
seruus unus exsulum, pro transfuga intromissus in urbem, conuentis paucis initium conloquendi de tali re fecit

deinde in piscatoria quidam naue retibus operti circumuectique ita ad castra Romana conlocutique cum transfugis et iidem saepius eodem modo et alii atque alii; postremo ad octoginta facti

et cum iam composita omnia ad proditionem essent, indicio delato ad Epicyden per Attalum quendam indignantem sibi rem creditam non esse, necati omnes cum cruciatu sunt

Alia subinde spes, postquam haec uana euaserat, excepit

Damippus quidam Lacedaemonius, missus ab Syracusis ad Philippum regem, captus ab Romanis nauibus erat

huius utique redimendi et Epicydae cura erat ingens, nec abnuit Marcellus iam tum Aetolorum, quibus socii Lacedaemonii erant, amicitiam adfectantibus Romanis
Un solo schiavo degli esuli in veste di disertore si introdusse nella città ed incontratosi con un piccolo gruppo di cittadini diede principio a discorsi su questo argomento

Successivamente, alcuni Siracusani nascosti in mezzo alle reti di una barca di pescatori furono così condotti agli accampamenti romani ed ebbero un colloquio coi fuorusciti; gli stessi vennero più volte di nuovo ad un abboccamento, poi altri ed altri ancora; alla fine il gruppo salì ad ottanta persone

Pertanto, quando ormai ogni cosa era pronta per il tradimento, un certo Attalo, sdegnato per non essere stato fatto partecipe del disegno, denunciò ogni cosa ad Epicide; perciò tutti i congiurati furono torturati ed uccisi

Subito dopo, essendo riuscita vana questa speranza, ne apparve un'altra

Un certo Damippo spartano, mandato dai Siracusani al re Filippo, era stato catturato dalle navi romane

Epicide ci teneva moltissimo a riscattare a qualunque prezzo Damippo; Marcello non si rifiutò di farlo, poiché fin da allora i Romani miravano a conservare l'amicizia con gli Etoli, che erano alleati degli Spartani

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ad conloquium de redemptione eius missis medius maxime atque utrisque opportunus locus ad portum Trogilorum propter turrim, quam uocant Galeagram, est uisus

quo cum saepius commearent, unus ex Romanis, ex propinquo murum contemplans, numerando lapides aestimandoque ipse secum quid in fronte paterent singuli, altitudinem muri quantum proxime coniectura poterat permensus humilioremque aliquanto pristina opinione sua et ceterorum omnium ratus esse et uel mediocribus scalis superabilem, ad Marcellum rem deferì; haud spernenda uisa
A quelli che erano stati mandati per trattare in un colloquio quel riscatto, parve adatto un luogo che era a mezza strada fra gli uni e gli altri e si trovava nei pressi dell'insenatura Trogilo vicino alla torre chiamata Galeagra

Poiché molto spesso andavano e venivano di là, uno dei Romani esaminando da vicino il muro, contando le pietre e calcolando tra sé e sé l'ampiezza di ogni singola pietra, misurando così l'altezza del muro con la maggiore approssimazione possibile, si accorse che il muro era alquanto più basso di quello che egli e tutti gli altri avevano prima giudicato e vide che lo si poteva superare con scale non molto alte; riferì, perciò, la cosa a Marcello che giudicò la circostanza niente affatto trascurabile

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