Livio, Ab urbe condita: Libro 32; 21 - 40, pag 6

Livio, Ab urbe condita: Libro 32; 21 - 40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 32; 21 - 40

Philocles praeterquam quod iam veniebat cum munere adicit, ad pignus futurae regi cum tyranno amicitiae, filias suas regem Nabidis filiis matrimonio coniungere velle

Tyrannus primo negare aliter urbem eam se accepturum nisi Argivorum ipsorum decreto accersitus ad auxilium urbis esset, deinde, ut frequenti contione non aspernatos modo sed abominatos etiam nomen tyranni audivit, causam se spoliandi eos nactum ratus, tradere ubi vellet urbem Philoclen iussit

Nocte ignaris omnibus acceptus in urbem est tyrannus: prima luce occupata omnia superiora loca portaeque clausae

Paucis principum inter primum tumultum elapsis, eorum absentium direptae fortunae; praesentibus aurum atque argentum ablatum, pecuniae imperatae ingentes
Scrisse quindi a Filocle, che comandava Argo e Corinto, di recarsi personalmente dal tiranno, Filocle al regalo che veniva ad annunziare aggiunse, come pegno della futura amicizia tra il re e il tiranno, che il re voleva unire in matrimonio le sue figlie con i figli di Nabide

Il tiranno sulle prime rifiutò di ricevere quella città, a meno che gli Argivi non avessero deciso di chiamarlo in aiuto della loro città, poi, quando seppe che in una affollata assemblea non solo avevano mostrato disprezzo per il nome del tiranno ma l'avevano anche maledetto, credendo di avere trovato una occasione per depredarli, disse a Filocle di consegnargli la città quando volesse

Di notte, all'insaputa di tutti, il tiranno venne fatto entrare in città; all'alba furono occupati tutti i punti dominanti e chiuse le porte

Pochi tra i capi fuggirono al primo tumulto e in loro assenza furono saccheggiati i loro beni; ai presenti vennero portati via gli oggetti d'oro e d'argento e imposto il versamento di ingenti somme di denaro
Qui non cunctanter contulere, sine contumelia et laceratione corporum dimissi; quos occulere aut retrahere aliquid suspicio fuit, in servilem modum lacerati atque extorti

Contione inde advocata rogationes promulgavit, unam de tabulis novis, alteram de agro viritim dividendo, duas faces novantibus res ad plebem in optimates accendendam

[39] Postquam in potestate Argivorum civitas erat, nihil eius memor tyrannus a quo eam civitatem et in quam condicionem accepisset, legatos Elatiam ad Quinctium et Attalum Aeginae hibernantem mittit qui nuntiarent Argos in potestate sua esse: eo si veniret Quinctius ad conloquium, non diffidere sibi omnia cum eo conventura
Quelli che le portarono senza esitazioni vennero rimandati senza oltraggi né pene corporali; coloro che furono sospettati di nascondere o trattenere qualcosa vennero battuti a sangue e torturati come schiavi

Convocò poi un'assemblea e presentò due progetti di legge, uno su una nuova disciplina dei debiti, l'altro sulla distribuzione delle terre a tutti i cittadini: le due torce di cui si servono i rivoluzionari per infiammare la plebe contro gli ottimati

[39] Dopo di essere entrato in possesso della città degli Argivi, senza più ricordare da chi e a quali condizioni aveva ricevuto quella città, il tiranno mandò dei messi a Quinzio ad Elazia e ad' Attalo che svernava ad Egina per annunciare che Argo era in suo potere: se Quinzio vi si fosse recato per un colloquio, nutriva fiducia di poter raggiungere un accordo su tutti i punti
Quinctius ut eo quoque praesidio Philippum nudaret cum adnuisset se venturum, mittit ad Attalum ut ab Aegina Sicyonem sibi occurreret; ipse ab Anticyra decem quinqueremibus quas iis forte ipsis diebus L Quinctius frater eius adduxerat ex hibernis Corcyrae Sicyonem tramisit

Iam ibi Attalus erat; qui cum tyranno ad Romanum imperatorem, non Romano ad tyrannum eundum diceret, in sententiam suam Quinctium traduxit ne in urbem ipsam Argos iret

Haud procul urbe Mycenica vocatur: in eo loco ut congrederentur convenit

Quinctius cum fratre et tribunis militum paucis, Attalus cum regio comitatu, Nicostratus Achaeorum praetor cum auxiliaribus paucis venit

Tyrannum ibi cum omnibus copiis opperientem invenerunt
Quinzio, per privare Filippo anche di quel sostegno, dopo aver accettato l'invito mandò a dire ad Attalo di venirgli incontro da Egina a Sicione, egli stesso andò da Anticira a Sicione con dieci quinqueremi che per caso proprio in quei giorni suo fratello Lucio Quinzio aveva portato dal suo quartiere d'inverno di Corcira

Attalo era già là; egli, sostenendo che doveva essere il tiranno a recarsi dal comandante romano, e non viceversa, convinse Quinzio a non entrare nella città vera e propria di Argo

Non lontano dalla città c'è un luogo chiamato Micenica: ci si accordò di incontrarsi colà

Quinzio vi giunse col fratello e pochi tribuni militari, Attalo col suo séguito regale, Nicostrato, pretore degli Achei, con pochi aiutanti

Vi trovarono il tiranno che attendeva con tutte le sue truppe

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Livio, Ab urbe condita: Libro 45; 23 - 44
Livio, Ab urbe condita: Libro 45; 23 - 44

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 45; 23 - 44

Progressus armatus cum satellitibus armatis est in medium fere interiacentis campi: inermis Quinctius cum fratre et duobus tribunis militum, inermi item regi praetor Achaeorum et unus ex purpuratis latus cingebant

Initium sermonis ab excusatione tyranni ortum quod armatus ipse armatisque saeptus, cum inermes Romanum imperatorem regemque cerneret, in conloquium venisset: neque enim se illos timere dixit sed exules Argivorum

Inde ubi de condicionibus amicitiae coeptum agi est, Romanus duas postulare res, unam ut bellum cum Achaeis finiret, alteram ut adversus Philippum mitteret secum auxilia

Ea se missurum dixit; pro pace cum Achaeis indutiae impetratae, donec bellum cum Philippo finiretur

[40] De Argis quoque disceptatio ab Attalo rege est mota, cum fraude Philoclis proditam urbem ui ab eo teneri argueret, ille ab ipsis Argiuis se defenderet accitum
Si fece avanti armato, con guardie del corpo armate, fin quasi a metà della pianura che li separava; senza armi era Quinzio con il fratello e due tribuni militari, parimenti senza armi il re affiancato dal pretore degli Achei e da un ufficiale con la porpora

Il colloquio cominciò con le scuse del tiranno per esservi venuto armato e circondato di armati, mentre vedeva senza armi il comandante romano e il re: disse che non loro temeva, ma gli Argivi esuli

Poi quando si cominciò a parlare delle condizioni per una alleanza il Romano chiese due cose: che ponesse termine alla guerra contro gli Achei e che gli inviasse degli ausiliari per la guerra contro Filippo

Gli ausiliari disse che li avrebbe mandati; invece della pace con gli Achei si ottenne una tregua finché fosse conclusa la guerra con Filippo

[40] Il re Attalo introdusse anche una discussione su Argo, accusando Nabide di averla avuta da un tradimento di Filocle e di tenerla con la forza, mentre Nabide si difendeva sostenendo che erano stati gli Argivi stessi a chiamarlo
Contionem rex Argivorum postulabat ut id sciri posset, nec tyrannus abnuere; sed deductis ex urbe praesidiis liberam contionem non immixtis Lacedaemoniis declaraturam quid Argivi vellent praeberi debere dicebat rex: tyrannus negavit deducturum

Haec disceptatio sine exitu fuit

De conloquio discessum sescentis Cretensibus ab tyranno datis Romano indutiisque inter Nicostratum praetorem Achaeorum et Lacedaemoniorum tyrannum in quattuor menses factis

Inde Quinctius Corinthum est profectus et ad portam cum Cretensium cohorte accessit, ut Philocli praefecto urbis appareret tyrannum a Philippo descissehilocles et ipse ad imperatorem Romanum in conloquium venit hortantique ut extemplo transiret urbemque traderet ita respondit ut distulisse rem magis quam negasse videretur
Il re chiedeva la convocazione dell'assemblea degli Argivi per potere saperlo e il tiranno non rifiutava, ma il re diceva che un'assemblea libera, dopo il ritiro delle truppe dalla città, senza che in essa fossero presenti degli Spartani, doveva adunarsi per dichiarare che cosa gli Argivi volessero; il tiranno rifiutò di ritirare le truppe

Tale discussione restò senza risultato

Ci si separò con l'intesa che seicento Cretesi sarebbero stati forniti dal tiranno al Romano e con la conclusione di una tregua di quattro mesi tra Nicostrato, pretore degli Achei, e il tiranno di Sparta

Di là Quinzio si diresse a Corinto e si avvicinò ad una porta con la coorte di Cretesi, per mostrare al prefetto della città Filocle che il tiranno aveva abbandonato Filippo anche Filocle venne a colloquio col comandante romano e alle sue esortazioni affinché passasse sùbito dalla sua parte e consegnasse la città rispose in modo che parve voler rimandare più che rifiutare

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A Corintho Quinctius Anticyram traiecit, inde fratrem ad temptandam Acarnanum gentem misit

Attalus ab Argis Sicyonem est profectus

Ibi et civitas novis honoribus veteres regis honores auxit et rex ad id quod sacrum Apollinis agrum grandi quondam pecunia redemerat iis, tum quoque ne sine aliqua munificentia praeteriret civitatem sociam atque amicam, decem talenta argenti dono dedit et decem milia medimnum frumenti; atque ita Cenchreas ad naves redit

Et Nabis firmato praesidio Argis Lacedaemonem regressus, cum ipse viros spoliasset, ad feminas spoliandas uxorem Argos remisit

Ea nunc singulas inlustres, nunc simul plures genere inter se iunctas domum accersendo blandiendoque ac minando non aurum modo iis sed postremo vestem quoque mundumque omnem muliebrem ademit
Da Corinto Quinzio passò ad Anticira; di qui mandò il fratello a sondare gli animi degli Acarnani

Attalo da Argo si diresse a Sicione

Qui la cittadinanza aggiunse nuovi onori a quelli già tributati al re in passato, e il re, che in precedenza aveva già riscattato a gran prezzo, per i cittadini, un terreno consacrato ad Apollo, per non passare da una città alleata ed amica senza lasciare un segno della sua munificenza anche allora donò dieci talenti d'argento e diecimila medimni di frumento; poi tornò alla sua flotta a Cencree

Anche Nabide, dopo aver rinforzato la guarnigione di Argo, tornò a Sparta, e come aveva depredato lui gli uomini, così mandò ad Argo la moglie a depredare le donne

Facendo venire da lei le donne di nobile famiglia ora singolarmente ora diverse insieme, parenti tra loro, con lusinghe e con minacce ella le spogliò non soltanto dell'oro ma anche dei vestiti e di tutti gli ornamenti femminili

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