Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 41-49, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 41-49

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 23; 41-49
Claudius cum ea uia longe perequitasset quia nullo obuio hoste in campum rursus euectus, increpans ignauiam hostis, cum magno gaudio et gratulatione uictor in castra redit

Huic pugnae equestri rem, quam uera sit communis existimatio est, mirabilem certe adiciunt quidam annales: cum refugientem ad urbem Tauream Claudius sequeretur, patenti hostium portae inuectum per alteram, stupentibus miraculo hostibus, intactum euasisse

(48) Quieta inde statiua fuere ac retro etiam consul mouit castra ut sementem Campani facerent, nec ante uiolauit agrum Campanum quam iam altae in segetibus herbae pabulum praebere poterant

Id conuexit in Claudiana castra super Suessulam ibique hiberna aedificauit
Claudio, avendo a lungo cavalcato qua e là per quella via, ritornò di nuovo in campo aperto senza incontrare alcun nemico e, beffeggiando la viltà dell'avversario, rientrò nell'accampamento con gran gioia e rallegramenti di tutti

Alcuni scrittori di annali, nel narrare questo combattimento, aggiungono un fatto certamente straordinario, che tutti comunemente giudicano vero; raccontano, infatti, che Claudio mentre inseguiva Taurea che fuggiva verso la città, essendo entrato per una porta aperta entro le mura nemiche, era uscito incolume per la porta del lato opposto, in mezzo ai nemici stupefatti del miracolo

48 In seguito, gli alloggiamenti se ne stettero tranquilli; anzi il console Fabio mosse il campo arretrando, per lasciare ai Campani la possibilità di fare le semine e non devastò prima l'agro Campano, se non quando nei seminati l'erba più alta potesse già fornire il foraggio

Egli lo trasportò negli accampamenti di Claudio sopra Suessula e qui costruì i quartieri invernali
M Claudio proconsuli imperauit, ut retento Nolae necessario ad tuendam urbem praesidio ceteros milites dimitteret Romam ne oneri sociis et sumptui rei publicae essent

Et Ti Gracchus a Cumis Luceriam in Apuliam legiones cum duxisset, M Valerium inde praetorem Brundisium cum eo quem Luceriae habuerat exercitu misit tuerique oram agri Sallentini et prouidere quod ad Philippum bellumque Macedonicum attineret iussit

Exitu aestatis eius qua haec gesta perscripsimus litterae a P et Cn Scipionibus uenerunt quantas quamque prosperas in Hispania res gessissent; sed pecuniam in stipendium uestimentaque et frumentum exercitui et sociis naualibus omnia deesse
Comandò poi al proconsole M Claudio che trattenuta a Nola solo una guarnigione necessaria a difendere la città, lasciasse andare a Roma gli altri soldati perché le spese non gravassero troppo sugli alleati e sullo stato

Tiberio Gracco, avendo condotto le legioni da Cuma a Luceria nell'Apulia, mandò di qui il pretore M Valerio a Brindisi con quell'esercito che aveva avuto a Luceria e lo incaricò di difendere le coste dell'agro Salentino e di sorvegliare tutto quanto riguardasse Filippo e la guerra di Macedonia

Alla fine di quell'estate, nella quale accaddero i fatti che abbiamo narrato, giunse da Publio e Cneo Scipione una lettera che descriveva le felici imprese da loro condotte a termine in Spagna; si aggiungeva, inoltre, che mancava il denaro per le paghe ai soldati e che mancavano vestiti e grano per l'esercito ed i marinai alleati
Quod ad stipendium attineat, si aerarium inops sit, se aliquam rationem inituros quomodo ab Hispanis sumatur; cetera utique ab Roma mittenda esse, nec aliter aut exercitum aut prouinciam teneri posse

Litteris recitatis nemo omnium erat quin et uera scribi et postulari aequa fateretur

sed occurrebat animis quantos exercitus terrestres naualesque tuerentur quantaque noua classis mox paranda esset si bellum Macedonicum moueretur

Siciliam ac Sardiniam, quae ante bellum uectigales fuissent, uix praesides prouinciarum exercitus alere; tributo sumptus suppeditari; eum ipsum tributum conferentium numerum tantis exercituum stragibus et ad Trasumennum lacum et ad Cannas imminutum

qui superessent pauci, si multiplici grauarentur stipendio, alia perituros peste
Per quanto riguardava gli stipendi, se l'erario era impoverito, essi avrebbero trovato un mezzo per farsi dare il denaro dagli Spagnoli; le altre cose, comunque, dovevano essere mandate senz'altro da Roma, perché, altrimenti, non si sarebbero potuti mantenere né l'esercito né la provincia

Letta pubblicamente la lettera, nessuno osò affermare che le cose scritte non erano vere e che non erano giuste le richieste fatte

Tuttavia nessuno ignorava anche quanti eserciti di terra e di mare si dovevano mantenere e quante nuove flotte si sarebbero dovute apprestare se si fosse mossa guerra alla Macedonia

La Sicilia e la Sardegna, che prima del complotto erano redditizie, a stento ora potevano rifornire gli eserciti posti a difesa delle province; con i soli contributi dei cittadini si sopperiva alle spese; d'altra parte il numero dei contribuenti era diminuito per le numerose stragi degli eserciti al lago Trasimeno e a Canne

I pochi superstiti, se fossero stati troppo gravati dalle molte tasse, sarebbero periti d'altra morte

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Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 51-61
Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 51-61

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 22; 51-61

Itaque nisi fide staretur, rem publicam opibus non staturam

Prodeundum in contionem Fuluio praetori esse, indicandas populo publicas necessitates cohortandosque qui redempturis auxissent patrimonia, ut rei publicae, ex qua creuissent, tempus commodarent, conducerentque ea lege praebenda quae ad exercitum Hispaniensem opus essent, ut, cum pecunia in aerario esset, iis primis solueretur

Haec praetor in contione; diemque edixit quo uestimenta frumentum Hispaniensi exercitui praebenda quaeque alia opus essent naualibus sociis esset locaturus
Pertanto se lo stato non si sosteneva col credito, non si sarebbe potuto sostenere con le sue stesse risorse

Il pretore Fulvio avrebbe dovuto presentarsi dinanzi all'assemblea del popolo e là denunciare le necessità della repubblica ed esortare coloro che avevano accresciuto i loro patrimoni con gli appalti a concedere allo stato, a spese del quale si erano arricchiti, una proroga ai pagamenti a prendere in appalto le forniture necessarie all'esercito di Spagna col patto che fossero i primi ad essere pagati quando il pubblico erario avesse avuto il denaro

Il propretore comunicò tutto questo al popolo adunato e stabili in che giorno avrebbe dato in appalto le forniture di vesti e di grano per l'esercito di Spagna e per tutte le necessità della marina
(49) Vbi ea dies uenit, ad conducendum tres societates aderant hominum undeuiginti, quorum duo postulata fuere, unum ut militia uacarent dum in eo publico essent, alterum ut quae in naues imposuissent ab hostium tempestatisque ui publico periculo essent

Vtroque impetrato conduxerunt priuataque pecunia res publica administrata est

Ii mores eaque caritas patriae per omnes ordines uelut tenore uno pertinebat

Quemadmodum conducta omnia magno animo sunt, sic summa fide praebita, nec quicquam parcius milites quam si ex opulento aerario, ut quondam, alerentur

Cum hi commeatus uenerunt, Iliturgi oppidum ab Hasdrubale ac Magone et Hannibale Bomilcaris filio ob defectionem ad Romanos oppugnabatur
49 Allorché giunse il giorno fissato, tre compagnie di diciannove persone ciascuna si presentarono a chiedere l'appalto, ponendo due condizioni: la prima, che fossero liberi dal servizio militare finché erano impegnati in quella funzione pubblica; la seconda, che le forniture, che essi avrebbero caricato sulle navi, fossero a rischio dello stato per cause dipendenti dalla violenza del nemico o da quella del mare

Ottenuto il consenso ad ambedue le richieste, presero in appalto le forniture; col denaro privato fu così rifornito lo stato

Quei costumi e quell'amore di patria si estendevano a tutti gli ordini di cittadini

Così l'intera fornitura assunta con tanta generosità, fu con altrettanto scrupolo condotta al termine; ai soldati non mancò nulla, e fu provveduto al loro mantenimento come un tempo quando l'erario era ricco

Quando questi vettovagliamenti giunsero, la città di Iliturai, per essere passata dalla parte dei Romani, era assalita da Asdrubale, da Magone e da Annibale figlio di Bomilcare

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 45; 01 - 22

Inter haec trina castra hostium Scipiones cum in urbem sociorum magno certamine ac strage obsistentium peruenissent, frumentum, cuius inopia erat, aduexerunt, cohortatique oppidanos, ut eodem animo moenia tutarentur quo pro se pugnantem Romanum exercitum uidissent, ad castra maxima oppugnanda, quibus Hasdrubal praeerat, ducunt

Eodem et duo duces et duo exercitus Carthaginiensium, ibi rem summam agi cernentes, conuenerunt

Itaque eruptione e castris pugnatum est

Sexaginta hostium milia eo die in pugna fuerunt, sedecim circa ab Romanis
Gli Scipioni allora passarono attraverso questi tre accampamenti nemici, combattendo e facendo grande strage di assalitori e giunsero alla città alleata Portando del grano di cui v'era grande carestia; esortarono i cittadini di Iliturgi a difendere le mura con lo stesso coraggio, col quale avevano visto combattere per lorol'esercito romano; condussero poi i soldati ad assalire l'accampamento maggiore dei Cartaginesi, che era comandato da Asdrubale

Sopraggiunsero allora anche gli altri due comandanti e gli altri due eserciti cartaginesi, là dove appariva chiaro che si decideva la sorte della guerra

La battaglia si accese quando i Cartaginesi fecero una sortita dagli accampamenti

In essa sessantamila nemici combatterono contro circa sedicimila Romani
tamen adeo haud dubia uictoria fuit, ut plures numero quam ipsi erant Romani hostium occiderint, ceperint amplius tria milia hominum, paulo minus mille equorum, undesexaginta militaria signa, septem elephantos, quinque in proelio occisis, trinisque eo die castris potiti sint

Iliturgi obsidione liberato ad Intibili oppugnandum Punici exercitus traducti suppletis copiis ex prouincia, ut quae maxime omnium belli auida, modo praeda aut merces esset, et tum iuuentute abundante

Iterum signis conlatis eadem fortuna utriusque partis pugnatum

Supra tredecim milia hostium caesa, supra duo milia capta cum signis duobus et quadraginta et nouem elephantis

Tum uero omnes prope Hispaniae populi ad Romanos defecerunt, multoque maiores ea aestate in Hispania quam in Italia res gestae
Tuttavia, sicura fu la vittoria dei Romani che uccisero più nemici di quanti essi stessi non fossero; fecero, inoltre, prigionieri più di tremila Cartaginesi, si impadronirono di poco più di mille cavalli, di cinquantanove insegne militari, di sette elefanti, dei quali cinque uccisi in battaglia, occuparono in quel giorno anche tre accampamenti

Liberata dall'assedio Iliturgi per mano dei Romani, l'esercito cartaginese fu portato ad assalire Intibili, con truppe di rinforzo giunte da quella provincia, che più di tutte era bramosa di guerra sol che ci fosse da predare o da trarre guadagni e che allora era ricca di gioventù

Per la seconda volta gli eserciti si scontrarono; da ambedue le parti si combatté con lo stesso esito

Più di tredicimila nemici furono uccisi, più di duemila fatti prigionieri con due insegne e quarantanove elefanti

Allora quasi tutte le popolazioni della Spagna passarono ai Romani; in Spagna quell'estate furono condotte a termine imprese molto più importanti che in Italia

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