Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 39 - 47, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 39 - 47

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02; 39 - 47

[45] Consules quoque Romani nihil praeterea aliud quam suas vires, sua arma horrebant; memoria pessimi proximo bello exempli terrebat ne rem committerent eo ubi duae simul acies timendae essent

Itaque castris se tenebant, tam ancipiti periculo aversi: diem tempusque forsitan ipsum leniturum iras sanitatemque animis allaturum

Veiens hostis Etruscique eo magis praepropere agere; lacessere ad pugnam primo obequitando castris provocandoque, postremo ut nihil movebant, qua consules ipsos, qua exercitum increpando: simulationem intestinae discordiae remedium timoris inventum, et consules magis non confidere quam non credere suis militibus; novum seditionis genus, silentium otiumque inter armatos
45 I consoli romani, a loro volta, non temevano nulla quanto le proprie forze e le proprie truppe; memori del deplorevole incidente occorso nell'ultima guerra, eran terrorizzati all'idea di scendere in campo per affrontare contemporaneamente la minaccia di due eserciti

Così stazionavano all'interno dell'accampamento, paralizzati dall'imminenza di quel doppio pericolo; non era escluso che il tempo e i casi della vita avrebbero ridotto la tensione degli uomini e riportato il buon senso

Ma proprio per questo i loro nemici, Etruschi e Veienti, stavano accelerando al massimo le operazioni: sulle prime li provocarono a scendere in campo cavalcando nei pressi dell'accampamento e sfidandoli a uscire; poi, visto il nulla di fatto, presero a insultare a turno i consoli e la truppa; dicevano che la storia della lotta di classe era un pretesto per coprire la paura e che il dubbio più grande dei consoli non era rappresentato tanto dalla lealtà quanto dal valore dei loro uomini; che razza di ammutinamento poteva essere una rivolta di soldati di leva tutti buoni e silenziosi
Ad haec in novitatem generis originisque qua falsa, qua vera iacere

Haec cum sub ipso vallo portisque streperent, haud aegre consules pati; at imperitae multitudini nunc indignatio, nunc pudor pectora versare et ab intestinis auertere malis; nolle inultos hostes, nolle successum non patribus, non consulibus; externa et domestica odia certare in animis

Tandem superant externa; adeo superbe insolenterque hostis eludebat

Frequentes in praetorium conveniunt; poscunt pugnam, postulant ut signum detur

Consules velut deliberabundi capita conferunt, diu conloquuntur

Pugnare cupiebant, sed retro revocanda et abdenda cupiditas erat, ut adversando remorandoque incitato semel militi adderent impetum
A Queste frecciate ne aggiungevano altre, più o meno fondate, circa le recenti origini della loro razza

I consoli non reagivano a questi insulti provenienti proprio da sotto il fossato e le porte; la moltitudine, invece, meno portata a simulare, passava dall'indignazione all'umiliazione più profonda e si dimenticava degli attriti sociali: voleva farla pagare ai nemici e nel contempo non voleva che i consoli e il patriziato potessero vantare una vittoria; il conflitto psicologico era tra l'odio per la classe avversaria e quello per il nemico

Alla fin fine ebbe la meglio il secondo, tanto insolente e arrogante era diventato lo scherno dei nemici

Si accalcano davanti al pretorio, reclamano la battaglia, chiedono che si dia il segnale

I consoli confabulano, come se fossero in piena riunione di consiglio; la discussione dura a lungo

Il loro desiderio era combattere; nel contempo, però, frenavano e dissimulavano il desiderio stesso in odo tale che crescesse l'impeto dei soldati ostacolati e trattenuti
Redditur responsum immaturam rem agi; nondum tempus pugnae esse; castris se tenerent

Edicunt inde ut abstineant pugna; si quis iniussu pugnaverit, ut in hostem animadversuros

Ita dimissis, quo minus consules velle credunt, crescit ardor pugnandi

Accendunt insuper hostes ferocius multo, ut statuisse non pugnare consules cognitum est: quippe impune se insultaturos; non credi militi arma; rem ad ultimum seditionis erupturam, finemque venisse Romano imperio

His freti occursant portis, ingerunt probra; aegre abstinent quin castra oppugnent
Gli uomini si sentirono rispondere che attaccare sarebbe stato prematuro perché gli sviluppi della situazione non erano ancora arrivati al punto giusto; quindi che rimanessero nell'accampamento

Seguì l'ordine di astenersi dal combattere: se qualcuno, violando la consegna, avesse combattuto sarebbe stato trattato come un nemico

Con queste parole li congedarono: ma il loro apparente rifiuto fece crescere negli uomini l'impazienza di buttarsi all'assalto

Quando i nemici vennero a sapere che il console aveva interdetto ai suoi di scendere in campo, si accanirono ulteriormente nella provocazione, infiammando così ancora di più i soldati romani; era evidente che li potevano schernire senza correre rischi: godevano di così poca fiducia che venivano negate loro persino le armi; la conclusione sarebbe stato un ammutinamento generale con il conseguente crollo della potenza romana

Forti di queste convinzioni, vanno a lanciare grida di scherno davanti alle porte dell'accampamento e si trattengono a stento dall'assalirlo

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Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 16-30
Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 16-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 16-30

Enimuero non ultra contumeliam pati Romanus posse; totis castris undique ad consules curritur; non iam sensim, ut ante, per centurionum principes postulant, sed passim omnes clamoribus agunt

Matura res erat; tergiversantur tamen

Fabius deinde ad crescentem tumultum iam metu seditionis collega concedente, cum silentium classico fecisset: 'ego istos, Cn Manli, posse vincere scio: velle ne scirem, ipsi fecerunt

Itaque certum est non dare signum nisi victores se redituros ex hac pugna iurant

Consulem Romanum miles semel in acie fefellit: deos nunquam fallet'

Centurio erat M Flauoleius, inter primores pugnae flagitator

'Victor' inquit, 'M Fabi, revertar ex acie'; si fallat, Iovem patrem Gradiuumque Martem aliosque iratos invocat deos
A quel punto i Romani non poterono sopportare oltre gli insulti e da tutti i punti del campo si riversarono di corsa davanti ai consoli: le loro non erano più come prima richieste disciplinate e presentate per bocca dei primi centurioni, ma un coro di voci scomposte

La cosa era matura: tuttavia i consoli tergiversavano

Alla fine, Fabio, vedendo che il collega, di fronte a quel crescente tumulto, era sul punto di cedere per paura di una sommossa, chiamò un trombettiere per imporre il silenzio e poi disse: Questi uomini, Gneo Manlio, possono vincere, te lo assicuro; che lo vogliano, ho qualche dubbio, e per colpa loro

Quindi sono deciso a non dare il segnale di battaglia se prima non giurano di ritornare vincitori

Le truppe, durante le fasi di uno scontro, han tradito una volta il console romano: gli dèi non li tradiranno mai

A quel punto, un centurione di nome Marco Flavoleio, tra i più accaniti nel reclamare la battaglia

Disse: Tornerò vincitore, o Marco Fabio; augurò che l'ira del padre Giove, di Marte Gradivo e degli altri dèi potesse abbattersi su di lui in caso di fallimento
Idem deinceps omnis exercitus in se quisque iurat

Iuratis datur signum; arma capiunt; eunt in pugnam irarum speique pleni

Nunc iubent Etruscos probra iacere, nunc armati sibi quisque lingua promptum hostem offerri

Omnium illo die, qua plebis, qua patrum, eximia virtus fuit; Fabium nomen maxime enitvit; multis civilibus certaminibus infensos plebis animos illa pugna sibi reconciliare statuunt

[46] Instruitur acies, nec Veiens hostis Etruscaeque legiones detractant

Prope certa spes erat non magis secum pugnaturos quam cum Aequis; maius quoque aliquod in tam inritatis animis et occasione ancipiti haud desperandum esse facinus
A seguire giurarono tutti gli altri uomini, ripetendo ciascuno lo stesso augurio nei propri confronti

Finito il giuramento si sente il segnale e tutti corrono ad armarsi, pronti a scendere in campo con una carica di rabbioso ottimismo

Ora sfidano gli Etruschi a fare i gradassi, ora ognuno sfida quelle male lingue a farsi sotto, ad affrontare il nemico adesso che è armato di tutto punto

Quel giorno, patrizi e plebei senza differenze, brillarono tutti per il grande coraggio dimostrato; al di sopra di ogni altro, però, il nome dei Fabi: con quella battaglia essi riguadagnarono il favore popolare perso nel corso della lunga sequenza di lotte politiche a Roma

46 L'esercito viene schierato e né i Veienti né le legioni etrusche si tirano indietro

La loro certezza quasi assoluta era questa: i Romani non li avrebbero affrontati con maggiore determinazione di quanta ne avevano dimostrata con gli Equi; oltretutto, vista l'esasperazione degli animi e la totale incertezza dello scontro, non era escluso che commettessero qualche nuovo e imprevedibile errore

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Livio, Ab urbe condita: Libro 33; 26 - 49
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 33; 26 - 49

Res aliter longe evenit; nam non alio ante bello infestior Romanus-adeo hinc contumeliis hostes, hinc consules mora exacerbaverant-proelium iniit

Vix explicandi ordinis spatium Etruscis fuit, cum pilis inter primam trepidationem abiectis temere magis quam emissis, pugna iam in manus, iam ad gladios, ubi Mars est atrocissimus, venerat

Inter primores genus Fabium insigne spectaculo exemploque civibus erat

Ex his Q Fabium-tertio hic anno ante consul fuerat-principem in confertos Veientes euntem ferox viribus et armorum arte Tuscus, incautum inter multas versantem hostium manus, gladio per pectus transfigit; telo extracto praeceps Fabius in volnus abiit
Ma le cose andarono in tutt'altra maniera: in nessuna delle guerre del passato i Romani si erano prodotti in un attacco così violento, tanto li avevano esasperati sia gli insulti del nemico sia gli indugi dei consoli

Gli Etruschi avevano appena avuto il tempo di spiegare il proprio schieramento che i Romani, nel pieno della concitazione iniziale, prima avevano lanciato a caso le aste più che prendendo la mira, e poi erano arrivati al corpo a corpo con la spada, cioè proprio il tipo più pericoloso di dvello

Nelle prime file le prodezze straordinarie dei Fabi erano un esempio per i concittadini

Uno di essi, quel Quinto Fabio che era stato console due anni prima, stava gvidando l'attacco contro un gruppo compatto di Veienti, quando un etrusco fortissimo e particolarmente esperto nel maneggiare le armi lo sorprese mentre incautamente si spingeva tra un nugolo di nemici e lo passò da parte a parte in pieno petto; e una volta estratta la spada, Fabio crollò a terra riverso sulla ferita
Sensit utraque acies unius viri casum, cedebatque inde Romanus cum M Fabius consul transiluit iacentis corpus obiectaque parma, 'hoc iurastis' inquit, 'milites, fugientes vos in castra redituros

Adeo ignavissimos hostes magis timetis quam Iovem Martemque per quos iurastis

At ego iniuratus aut victor revertar aut prope te hic, Q Fabi, dimicans cadam'

Consuli tum Caeso Fabius, prioris anni consul: 'verbisne istis, frater, ut pugnent, te impetraturum credis

Di impetrabunt per quos iuravere; et nos, ut decet proceres, ut Fabio nomine est dignum, pugnando potius quam adhortando accendamus militum animos'

Sic in primum infensis hastis provolant duo Fabii, totamque moverunt secum aciem
Anche se si trattava di un uomo solo, la notizia della sua morte fece scalpore in entrambi gli schieramenti e i Romani stavano già per cedere, quando il console Marco Fabio, scavalcandone il cadavere e proteggendosi con lo scudo, gridò: questo che avete giurato, soldati; fuggire e ritornare al campo

Allora vuol dire che temete quei gran codardi dei nemici più di Giove o Marte, in nome dei quali avete giurato

Benissimo: io non ho giurato, eppure o tornerò indietro vincitore o cadrò battendomi qui accanto a te, Quinto Fabio

Alle parole del console replicò allora Cesone Fabio, console l'anno precedente: Credi, fratello, che diano retta alle tue parole e tornino a combattere

Daranno retta agli dèi, è su di loro che han giurato; quanto a noi, per il rango sociale che occupiamo e per il nome che portiamo (siamo o non siamo dei Fabi), è nostro dovere infiammare l'animo dei soldati più con l'esempio concreto che con tanti discorsi

Detto questo, i due Fabi volarono in prima linea con le lance in resta e si trascinarono dietro tutto l'esercito

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 28; 45 - 46

[47] Proelio ex parte una restituto, nihilo segnius in cornu altero Cn Manlius consul pugnam ciebat, ubi prope similis fortuna est versata

Nam ut altero in cornu Q Fabium, sic in hoc ipsum consulem Manlium iam velut fusos agentem hostes et impigre milites secuti sunt et, ut ille gravi volnere ictus ex acie cessit, interfectum rati gradum rettulere; cessissentque loco, ni consul alter cum aliquot turmis equitum in eam partem citato equo aduectus, vivere clamitans collegam, se victorem fuso altero cornu adesse, rem inclinatam sustinvisset

Manlius quoque ad restituendam aciem se ipse coram offert

Duorum consulum cognita ora accendunt militum animos
47 Così furono risollevate le sorti della battaglia da quella parte; dall'altra ala dello schieramento il console Gneo Manlio stava impegnandosi con non meno ardore a sostenere il combattimento, quando accadde un episodio quasi del tutto analogo

Infatti, come prima Quinto Fabio all'ala opposta, così adesso da questa parte Manlio, mentre stava gvidando l'attacco impetvoso dei suoi soldati contro il nemico già quasi allo sbaraglio, fu ferito gravemente e dovette abbandonare la battaglia; la truppa, credendolo morto, cominciò a vacillare e avrebbe ceduto la posizione se l'altro console, arrivato al galoppo da quella parte con alcuni squadroni di cavalieri, gridando che il suo collega era vivo e che egli stesso aveva piegato e messo in fuga i nemici dall'altro versante dello schieramento, non avesse raddrizzato la situazione

Anche Manlio, facendosi vedere in mezzo a loro, contribuisce a rimettere in sesto la linea di battaglia

E il morale degli uomini riprende sùbito quota appena riconoscono i lineamenti dei due consoli
Simul et vanior iam erat hostium acies, dum abundante multitudine freti, subtracta subsidia mittunt ad castra oppugnanda

In quae haud magno certamine impetu facto cum praedae magis quam pugnae memores tererent tempus, triarii Romani qui primam inruptionem sustinere non potverant, missis ad consules nuntiis quo loco res essent, conglobati ad praetorium redeunt et sua sponte ipsi proelium renovant

Et Manlius consul revectus in castra, ad omnes portas milite opposito hostibus viam clauserat

Ea desperatio Tuscis rabiem magis quam audaciam accendit

Nam cum incursantes quacumque exitum ostenderet spes vano aliquotiens impetu issent, globus iuvenum unus in ipsum consulem insignem armis invadit
Nello stesso istante si riduce anche la pressione del nemico perché essi, contando sulla superiorità numerica, avevano ritirato le riserve e le avevano mandate ad attaccare l'accampamento romano

Lì la resistenza è di breve durata, nonostante la violenza relativamente modesta dell'urto; mentre però i nemici si davano da fare col bottino più che preoccuparsi degli sviluppi della battaglia, i triarii romani, che non erano stati capaci di sostenere l'impeto iniziale, mandarono dei messaggeri per riferire ai consoli come andavano le cose; quindi, riunitisi di nuovo nei pressi del pretorio, lanciarono un contrattacco senza aspettare i rinforzi e di loro spontanea volontà

Nel frattempo il console Manlio era rientrato nell'accampamento e, piazzando degli uomini in corrispondenza di tutte le porte, aveva tagliato al nemico ogni via d'uscita

Gli Etruschi allora, in quella situazione disperata, invece di dare una dimostrazione di coraggio, persero la testa

Infatti, dopo aver più volte tentato invano di sfondare dove speravano che fosse possibile una sortita, un gruppo compatto di giovani si lanciò dritto sul console, dopo averlo individuato per il tipo di armamento che aveva addosso

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 28 - 31

Prima excepta a circumstantibus tela; sustineri deinde vis nequit; consul mortifero volnere ictus cadit, fusique circa omnes

Tuscis crescit audacia; Romanos terror per tota castra trepidos agit, et ad extrema ventum foret ni legati rapto consulis corpore patefecissent una porta hostibus viam

Ea erumpunt; consternatoque agmine abeuntes in victorem alterum incidunt consulem; ibi iterum caesi fusique passim

Victoria egregia parta, tristis tamen duobus tam claris funeribus
I primi colpi furono parati dai soldati del suo séguito, ma l'urto era troppo violento per poterlo reggere più a lungo; e il console cadde, ferito a morte, mentre gli uomini del suo presidio personale fuggirono

Gli Etruschi ripresero allora coraggio e il panico si impadronì dei Romani che correvano all'impazzata per l'accampamento: la situazione sarebbe veramente precipitata, se alcuni ufficiali superiori, dopo essersi impadroniti del corpo del console, non avessero dato via libera ai nemici da una delle porte

Fu di lì che si lanciarono fuori, andando però a cozzare senza più nessun ordine nel console vincitore che li massacrò di nuovo e quindi li disperse

Fu una grande vittoria, anche se funestata dalla morte di due uomini di quella statura

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