Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 39 - 47, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 39 - 47

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02; 39 - 47

Invenio apud quosdam, idque propius fidem est, a quaestoribus Caesone Fabio et L Valerio diem dictam perdvellionis, damnatumque populi iudicio, dirutas publice aedes

Ea est area ante Telluris aedem

Ceterum sive illud domesticum sive publicum fuit iudicium, damnatur Servio Cornelio Q Fabio consulibus

[42] Haud diuturna ira populi in Cassium fuit

Dulcedo agrariae legis ipsa per se, dempto auctore, subibat animos, accensaque ea cupiditas est malignitate patrum, qui devictis eo anno Volscis Aequisque, militem praeda fraudavere

Quidquid captum ex hostibus est, vendidit Fabius consul ac redegit in publicum

Invisum erat Fabium nomen plebi propter novissimum consulem; tenuere tamen patres ut cum L Aemilio Caeso Fabius consul crearetur
Presso alcuni autori ho trovato una versione diversa ma più aderente alla realtà: i questori Cesone Fabio e Lucio Valerio lo avrebbero accusato di alto tradimento, il popolo lo avrebbe riconosciuto colpevole e lo Stato avrebbe fatto radere al suolo la casa

la zona antistante al tempio della Terra

Sta di fatto che la condanna, frutto di un processo pubblico o privato, fu pronunciata durante il consolato di Servio Cornelio e Quinto Fabio

42 Il risentimento popolare nei confronti di Cassio non durò a lungo

La legge agraria, già allettante di per se stessa, ora che era scomparso il suo promulgatore, affascinava tutti e il desiderio che se ne provava fu accresciuto dalla meschinità dei senatori, i quali, quell'anno, dopo una vittoria sui Volsci e sugli Ernici, privarono i soldati del bottino

Tutto ciò che fu tolto al nemico il console Fabio lo mise all'incanto e ne trasferì i proventi nelle casse dello Stato

Il nome dei Fabi era impopolarissimo proprio a causa di quest'ultimo console; ciò nonostante, i consoli riuscirono a ottenere che insieme a Lucio Emilio venisse eletto console Cesone Fabio
Eo infestior facta plebes seditione domestica bellum externum excivit

Bello deinde civiles discordiae intermissae; uno animo patres ac plebs rebellantes Volscos et Aequos duce Aemilio prospera pugna vicere

Plus tamen hostium fuga quam proelium absumpsit; adeo pertinaciter fusos insecuti sunt equites

Castoris aedis eodem anno idibus Quintilibus dedicata est; vota erat Latino bello a Postumio dictatore: filius eius duumvir ad id ipsum creatus dedicavit

Sollicitati et eo anno sunt dulcedine agrariae legis animi plebis

Tribuni plebi popularem potestatem lege populari celebrabant: patres, satis superque gratuiti furoris in multitudine credentes esse, largitiones temeritatisque invitamenta horrebant

Acerrimi patribus duces ad resistendum consules fuere
Questo incrementò il rancore dei plebei che, a séguito dei disordini causati in patria, fecero scoppiare un conflitto all'estero

E con la guerra le discordie civili conobbero una tregua: patrizi e plebei uniti, agli ordini di Emilio con una brillante vittoria sedarono una ribellione dei Volsci e degli Equi

I nemici, tuttavia, ebbero più perdite durante la ritirata che durante lo scontro, tanta fu l'ostinazione con la quale i cavalieri li inseguirono mentre fuggivano sparpagliati

Il quindici luglio di quello stesso anno venne consacrato a Castore il tempio promesso dal dittatore Postumio durante la guerra latina: lo dedicò suo figlio, eletto duumviro espressamente per questo ufficio

Anche quell'anno la plebe cedette al richiamo allettante della legge agraria

I tribuni della plebe cercavano di rinforzare la loro autorità popolare con una legge popolare: i senatori, trovando che era già sufficiente la violenza spontanea della plebe, vedevano le donazioni come un rischioso stimolo alla temerarietà

I fautori più accesi dell'opposizione senatoriale furono i consoli
Ea igitur pars rei publicae vicit, nec in praesens modo sed in venientem etiam annum M Fabium, Caesonis fratrem, et magis invisum alterum plebi accusatione Sp Cassi, L Valerium, consules dedit

Certatum eo quoque anno cum tribunis est

Vana lex vanique legis auctores iactando inritum munus facti

Fabium inde nomen ingens post tres continuos consulatus unoque velut tenore omnes expertos tribuniciis certaminibus habitum; itaque, ut bene locatus, mansit in ea familia aliquamdiu honos

Bellum inde Veiens initum, et Volsci rebellarunt; sed ad bella externa prope supererant vires, abutebanturque iis inter semet ipsos certando
Così la spuntarono proprio questi ultimi, e non solo nella circostanza presente: infatti, l'anno successivo, riuscirono anche a portare al consolato Marco Fabio, fratello di Cesone, e un personaggio ancora più impopolare, Lucio Valerio, l'uomo cioè che aveva accusato Spurio Cassio

Anche in quell'anno ci fu una grande battaglia coi tribuni

La legge subì uno scacco totale, così come lo subirono quanti l'avevano proposta promettendo cose immantenibili

La famiglia dei Fabi si conquistò una grande stima con quei tre consolati consecutivi, tutti caratterizzati da continvi conflitti coi tribuni; così, visto che era considerato in mani sicure, l'incarico rimase abbastanza a lungo presso quella famiglia

In séguito scoppiò una guerra con Veio e i Volsci si ribellarono; ma visto che per i conflitti esterni c'era un eccesso di forze, le si impiegò malamente in quelli interni

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Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 16-30
Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 16-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 16-30

Accessere ad aegras iam omnium mentes prodigia caelestia, prope cotidianas in urbe agrisque ostentantia minas; motique ita numinis causam nullam aliam uates canebant publice privatimque nunc extis, nunc per aues consulti, quam haud rite sacra fieri; qui terrores tamen eo evasere ut Oppia virgo Vestalis damnata incesti poenas dederit

[43] Q Fabius inde et C Iulius consules facti

Eo anno non segnior discordia domi et bellum foris atrocius fuit

Ab Aequis arma sumpta; Veientes agrum quoque Romanorum populantes inierunt

Quorum bellorum crescente cura, Caeso Fabius et Sp Furius consules fiunt

Ortonam, Latinam urbem, Aequi oppugnabant: Veientes, pleni iam populationum, Romam ipsam se oppugnaturos minabantur
Al malessere generale vennero anche ad aggiungersi dei prodigi divini che, quasi ogni giorno, si manifestavano a Roma e nelle campagne minacciando sventure; secondo le interpretazioni pubbliche e private, basate sulle viscere degli animali e sul volo degli uccelli, l'ira degli dèi aveva una sola spiegazione possibile: nelle cerimonie religiose non ci si era attenuti alle prescrizioni rituali; tutte queste paure non portarono ad altro che alla condanna della vestale Oppia, accusata di aver violato il voto di castità

43 Quinto Fabio e Caio Giulio furono in séguito eletti consoli

Quell'anno la lotta di classe che dilaniava la città non fu meno accanita e accesa della guerra combattuta al l'estero

Gli Equi presero le armi; le scorribande dei Veienti arrivarono fino all'agro romano

La crescente inquietudine dovuta a queste campagne è l'atmosfera in cui vengono eletti consoli Cesone Fabio e Spurio Furio

Gli Equi stavano assediando Ortona, una città latina; i Veienti, già carichi di bottino, minacciavano di attaccare Roma stessa
Qui terrores cum compescere deberent, auxere insuper animos plebis, redibatque non sua sponte plebi mos detractandi militiam, sed Sp Licinius tribunus plebis, venisse tempus ratus per ultimam necessitatem legis agrariae patribus iniungendae, susceperat rem militarem impediendam

Ceterum tota invidia tribuniciae potestatis versa in auctorem est, nec in eum consules acrius quam ipsius collegae coorti sunt, auxilioque eorum dilectum consules habent

Ad duo simul bella exercitus scribitur; ducendus Fabio in Aequos, Furio datur in Veientes

In Veientes nihil dignum memoria gestum; et in Aequis quidem Fabio aliquanto plus negotii cum civibus quam cum hostibus fuit
Tutti questi campanelli d'allarme, invece di sedare l'animosità dei plebei, la incrementarono ulteriormente; e ricominciarono con la politica del boicottaggio del servizio militare, anche se non spontaneamente: infatti il tribuno della plebe Spurio Licinio, vedendo nella crisi del momento un'occasione propizia per imporre ai patrizi la promulgazione di una legge agraria, si era messo in testa di ostacolare i preparativi di guerra

Da quel momento in poi il tradizionale odio nei confronti del tribunato si concentrò esclusivamente sulla sua persona: i consoli non lo attaccarono meno animosamente dei suoi stessi colleghi e fu proprio grazie al loro sostegno che riuscirono a organizzare la leva militare

Si reclutarono truppe per due campagne contemporanee: Fabio sarebbe stato il comandante della spedizione contro gli Equi, Furio di quella contro i Veienti

Quest'ultima non fece registrare niente che meriti di essere ricordato; nella campagna contro gli Equi, Fabio ebbe in qualche modo più problemi con i suoi effettivi che con i nemici

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Livio, Ab urbe condita: Libro 33; 26 - 49
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 33; 26 - 49

Unus ille vir, ipse consul, rem publicam sustinuit, quam exercitus odio consulis, quantum in se fuit, prodebat

Nam cum consul praeter ceteras imperatorias artes, quas parando gerendoque bello edidit plurimas, ita instruxisset aciem ut solo equitatu emisso exercitum hostium funderet, insequi fusos pedes noluit; nec illos, et si non adhortatio invisi ducis, suum saltem flagitium et publicum in praesentia dedecus, postmodo periculum, si animus hosti redisset, cogere potuit gradum adcelerare aut si aliud nihil, stare instructos

Iniussu signa referunt, maestique-crederes victos-exsecrantes nunc imperatorem, nunc nauatam ab equite operam, redeunt in castra
Fu soltanto quella grande figura, il console stesso, che resse le sorti dello Stato, tradito in tutti i modi possibili dai soldati i quali lo detestavano

Un solo esempio: dopo aver dimostrato in molte altre occasioni grande abilità nella strategia e nella condotta delle operazioni, quando il console operò una mossa che gli permise di sbaragliare le linee nemiche con un assalto della sola cavalleria, la fanteria si rifiutò di lanciarsi all'insegvimento dei fuggiaschi; e né l'incitamento dell'odiato generale, né il disonore loro e la vergogna che in quel momento ricadeva su tutti, né il rischio che il nemico potesse riprendere coraggio e tornare sui propri passi, nessuno di questi fattori li spinse ad accelerare l'andatura o, se non altro, a mantenersi allineati

Così, nonostante gli ordini, ritornarono indietro e, con facce che avresti detto di vinti, rientrano alla base maledicendo a turno il generale e l'efficienza della cavalleria
Nec Huic tam pestilenti exemplo remedia ulla ab imperatore quaesita sunt; adeo excellentibus ingeniis citius defuerit ars qua civem regant quam qua hostem superent

Consul Romam rediit non tam belli gloria aucta quam inritato exacerbatoque in se militum odio

Obtinuere tamen patres ut in Fabia gente consulatus maneret: M Fabium consulem creant; Fabio collega Cn Manlius datur

[44] Et hic annus tribunum auctorem legis agrariae habuit

Tib Pontificius fuit

Is eandem viam, velut processisset Sp Licinio, ingressus dilectum paulisper impediit

Perturbatis iterum patribus Ap Claudius victam tribuniciam potestatem dicere priore anno, in praesentia re, exemplo in perpetuum, quando inventum sit suis ipsam viribus dissolui
Il comandante non riuscì a rimediare in nessun modo a questo episodio, per quanto rovinoso fosse stato, e ciò dimostra che le menti superiori hanno spesso maggiori problemi a imporre la propria volontà politica ai cittadini che la propria legge militare ai nemici

Il console ritorna quindi a Roma, non tanto carico di gloria conquistata sul campo, quanto dell'odio esacerbato e dell'esasperazione dei soldati nei suoi confronti

Ciò nonostante, i senatori ottennero che il consolato rimanesse presso la famiglia dei Fabi; nominano console Marco Fabio cui viene affiancato come collega Gneo Manlio

44 Quell'anno vide un tribuno proporre la legge agraria

Fu Tiberio Pontificio

Seguendo pari passo le orme di Spurio Licinio - come se a lui fosse andata bene -, per un certo periodo riuscì a ostacolare la leva

Di fronte al rinnovarsi delle preoccupazioni senatoriali, Appio Claudio disse che l'anno prima si era avuta la meglio sul potere dei tribuni e che la vittoria in quella precisa occasione potenzialmente valeva anche per i giorni a venire, in quanto allora si era scoperto che esso poteva essere annientato proprio con le sue stesse forze

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 01 - 20

Neque enim unquam defuturum qui et ex collega victoriam sibi et gratiam melioris partis bono publico velit quaesitam; et plures, si pluribus opus sit, tribunos ad auxilium consulum paratos fore, et unum vel adversus omnes satis esse

Darent modo et consules et primores patrum operam ut, si minus omnes, aliquos tamen ex tribunis rei publicae ac senatui conciliarent

Praeceptis Appi moniti patres et universi comiter ac benigne tribunos appellare, et consulares ut cuique eorum privatim aliquid iuris adversus singulos erat, partim gratia, partim auctoritate obtinuere ut tribuniciae potestatis vires salubres vellent rei publicae esse, quattuorque tribunorum adversus unum moratorem publici commodi auxilio dilectum consules habent
Infatti ci sarebbe sempre stato un tribuno desideroso di ottenere un successo personale ai danni del collega e disposto a conquistarsi il favore del patriziato rendendo un servizio allo Stato; e, all'occorrenza, un numero più consistente di tribuni non avrebbe esitato a spalleggiare il console; d'altra parte sarebbe bastato uno contro tutti

La sola cosa che i consoli e i senatori più in vista dovevano fare era questa: cercare di portare, se non tutti, almeno qualcuno dei tribuni dalla parte dello Stato e del senato

L'intero ordine senatoriale, seguendo le istruzioni di Appio, cominciò a dimostrare ai tribuni gentilezza e disponibilità; e gli ex consoli, contando sull'influenza che ciascuno di essi vantava sui singoli, in parte con favori personali, in parte con l'autorità di cui disponevano, fecero in modo che i tribuni mettessero i loro poteri al servizio dello Stato; così, quattro di essi, contro un solo e ostinato avversario dell'interesse generale, collaborarono coi consoli nella realizzazione della leva
Inde ad Veiens bellum profecti, quo undique ex Etruria auxilia convenerant, non tam Veientium gratia concitata quam quod in spem ventum erat discordia intestina dissolui rem Romanam posse

Principesque in omnium Etruriae populorum conciliis fremebant aeternas opes esse Romanas nisi inter semet ipsi seditionibus saeviant; id unum venenum, eam labem civitatibus opulentis repertam ut magna imperia mortalia essent

Diu sustentatum id malum, partim patrum consiliis, partim patientia plebis, iam ad extrema venisse

Duas civitates ex una factas; suos cuique parti magistratus, suas leges esse

Primum in dilectibus saevire solitos, eosdem in bello tamen parvisse ducibus
Fatto questo, partì la spedizione armata contro Veio, dove si erano concentrati dei contingenti provenienti da tutta l'Etruria, non tanto per sostenere la causa dei Veienti, quanto piuttosto perché c'era la speranza che le discordie interne potessero accelerare il crollo della potenza romana

I capi di tutte le genti etrusche si scalmanavano nelle assemblee sostenendo che l'egemonia di Roma sarebbe durata in eterno, se essi non avessero smesso di sbranarsi tra di loro in tutte quelle lotte fratricide; quello era l'unico veleno, la sola rovina delle società fiorenti, nata per far conoscere ai grandi potentati il senso della caducità

A lungo contenuto, vuoi per l'accorta gestione dei senatori, vuoi per la rassegnazione della plebe, il male stava ormai dilagando in maniera incontrollabile

Di uno stato se n'erano fatti due, con tanto di leggi e magistrati autonomi in ciascuno di essi

Nei primi tempi c'era un'opposizione accesa e sistematica alla leva e poi, quando si trattava di combattere, erano pronti a obbedire ai comandanti

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 06, 31-35

Qualicumque urbis statu, manente disciplina militari sisti potuisse; iam non parendi magistratibus morem in castra quoque Romanum militem sequi

Proximo bello in ipsa acie, in ipso certamine, consensu exercitus traditam ultro victoriam victis Aequis, signa deserta, imperatorem in acie relictum, iniussu in castra reditum

Profecto si instetur, suo milite vinci Romam posse

Nihil aliud opus esse quam indici ostendique bellum; cetera sua sponte fata et deos gesturos

Hae spes Etruscos armaverant, multis in vicem casibus victos victoresque
Qualunque fosse la situazione interna, bastava reggesse la disciplina militare per tenere in piedi tutto; ma adesso disobbedire ai magistrati era diventata una moda che aveva coinvolto anche il mondo militare romano

Che considerassero l'ultima guerra da loro combattuta: quando lo schieramento allineato era già nel pieno dello scontro, ecco che tutti i soldati avevano deciso di comune accordo di rimettere la vittoria nelle mani degli ormai vinti Equi, di liberarsi delle insegne, di abbandonare il comandante sul campo e di rientrare alla base contro ogni ordine ricevuto

Nessun dubbio che se gli Equi avessero fatto ancora uno sforzo Roma sarebbe crollata sotto i colpi dei suoi stessi soldati

Non ci voleva molto: una semplice dichiarazione di guerra e una dimostrazione di efficienza militare; al resto avrebbero pensato il destino e il volere degli dèi

Queste speranze spinsero gli Etruschi a scendere in guerra, nonostante la lunga sequenza di alterne vittorie e sconfitte

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