Invenio apud quosdam, idque propius fidem est, a quaestoribus Caesone Fabio et L Valerio diem dictam perdvellionis, damnatumque populi iudicio, dirutas publice aedes Ea est area ante Telluris aedem Ceterum sive illud domesticum sive publicum fuit iudicium, damnatur Servio Cornelio Q Fabio consulibus [42] Haud diuturna ira populi in Cassium fuit Dulcedo agrariae legis ipsa per se, dempto auctore, subibat animos, accensaque ea cupiditas est malignitate patrum, qui devictis eo anno Volscis Aequisque, militem praeda fraudavere Quidquid captum ex hostibus est, vendidit Fabius consul ac redegit in publicum Invisum erat Fabium nomen plebi propter novissimum consulem; tenuere tamen patres ut cum L Aemilio Caeso Fabius consul crearetur |
Presso alcuni autori ho trovato una versione diversa ma più aderente alla realtà: i questori Cesone Fabio e Lucio Valerio lo avrebbero accusato di alto tradimento, il popolo lo avrebbe riconosciuto colpevole e lo Stato avrebbe fatto radere al suolo la casa la zona antistante al tempio della Terra Sta di fatto che la condanna, frutto di un processo pubblico o privato, fu pronunciata durante il consolato di Servio Cornelio e Quinto Fabio 42 Il risentimento popolare nei confronti di Cassio non durò a lungo La legge agraria, già allettante di per se stessa, ora che era scomparso il suo promulgatore, affascinava tutti e il desiderio che se ne provava fu accresciuto dalla meschinità dei senatori, i quali, quell'anno, dopo una vittoria sui Volsci e sugli Ernici, privarono i soldati del bottino Tutto ciò che fu tolto al nemico il console Fabio lo mise all'incanto e ne trasferì i proventi nelle casse dello Stato Il nome dei Fabi era impopolarissimo proprio a causa di quest'ultimo console; ciò nonostante, i consoli riuscirono a ottenere che insieme a Lucio Emilio venisse eletto console Cesone Fabio |
Eo infestior facta plebes seditione domestica bellum externum excivit Bello deinde civiles discordiae intermissae; uno animo patres ac plebs rebellantes Volscos et Aequos duce Aemilio prospera pugna vicere Plus tamen hostium fuga quam proelium absumpsit; adeo pertinaciter fusos insecuti sunt equites Castoris aedis eodem anno idibus Quintilibus dedicata est; vota erat Latino bello a Postumio dictatore: filius eius duumvir ad id ipsum creatus dedicavit Sollicitati et eo anno sunt dulcedine agrariae legis animi plebis Tribuni plebi popularem potestatem lege populari celebrabant: patres, satis superque gratuiti furoris in multitudine credentes esse, largitiones temeritatisque invitamenta horrebant Acerrimi patribus duces ad resistendum consules fuere |
Questo incrementò il rancore dei plebei che, a séguito dei disordini causati in patria, fecero scoppiare un conflitto all'estero E con la guerra le discordie civili conobbero una tregua: patrizi e plebei uniti, agli ordini di Emilio con una brillante vittoria sedarono una ribellione dei Volsci e degli Equi I nemici, tuttavia, ebbero più perdite durante la ritirata che durante lo scontro, tanta fu l'ostinazione con la quale i cavalieri li inseguirono mentre fuggivano sparpagliati Il quindici luglio di quello stesso anno venne consacrato a Castore il tempio promesso dal dittatore Postumio durante la guerra latina: lo dedicò suo figlio, eletto duumviro espressamente per questo ufficio Anche quell'anno la plebe cedette al richiamo allettante della legge agraria I tribuni della plebe cercavano di rinforzare la loro autorità popolare con una legge popolare: i senatori, trovando che era già sufficiente la violenza spontanea della plebe, vedevano le donazioni come un rischioso stimolo alla temerarietà I fautori più accesi dell'opposizione senatoriale furono i consoli |
Ea igitur pars rei publicae vicit, nec in praesens modo sed in venientem etiam annum M Fabium, Caesonis fratrem, et magis invisum alterum plebi accusatione Sp Cassi, L Valerium, consules dedit Certatum eo quoque anno cum tribunis est Vana lex vanique legis auctores iactando inritum munus facti Fabium inde nomen ingens post tres continuos consulatus unoque velut tenore omnes expertos tribuniciis certaminibus habitum; itaque, ut bene locatus, mansit in ea familia aliquamdiu honos Bellum inde Veiens initum, et Volsci rebellarunt; sed ad bella externa prope supererant vires, abutebanturque iis inter semet ipsos certando |
Così la spuntarono proprio questi ultimi, e non solo nella circostanza presente: infatti, l'anno successivo, riuscirono anche a portare al consolato Marco Fabio, fratello di Cesone, e un personaggio ancora più impopolare, Lucio Valerio, l'uomo cioè che aveva accusato Spurio Cassio Anche in quell'anno ci fu una grande battaglia coi tribuni La legge subì uno scacco totale, così come lo subirono quanti l'avevano proposta promettendo cose immantenibili La famiglia dei Fabi si conquistò una grande stima con quei tre consolati consecutivi, tutti caratterizzati da continvi conflitti coi tribuni; così, visto che era considerato in mani sicure, l'incarico rimase abbastanza a lungo presso quella famiglia In séguito scoppiò una guerra con Veio e i Volsci si ribellarono; ma visto che per i conflitti esterni c'era un eccesso di forze, le si impiegò malamente in quelli interni |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 28 - 31
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 28 - 31
Accessere ad aegras iam omnium mentes prodigia caelestia, prope cotidianas in urbe agrisque ostentantia minas; motique ita numinis causam nullam aliam uates canebant publice privatimque nunc extis, nunc per aues consulti, quam haud rite sacra fieri; qui terrores tamen eo evasere ut Oppia virgo Vestalis damnata incesti poenas dederit [43] Q Fabius inde et C Iulius consules facti Eo anno non segnior discordia domi et bellum foris atrocius fuit Ab Aequis arma sumpta; Veientes agrum quoque Romanorum populantes inierunt Quorum bellorum crescente cura, Caeso Fabius et Sp Furius consules fiunt Ortonam, Latinam urbem, Aequi oppugnabant: Veientes, pleni iam populationum, Romam ipsam se oppugnaturos minabantur |
Al malessere generale vennero anche ad aggiungersi dei prodigi divini che, quasi ogni giorno, si manifestavano a Roma e nelle campagne minacciando sventure; secondo le interpretazioni pubbliche e private, basate sulle viscere degli animali e sul volo degli uccelli, l'ira degli dèi aveva una sola spiegazione possibile: nelle cerimonie religiose non ci si era attenuti alle prescrizioni rituali; tutte queste paure non portarono ad altro che alla condanna della vestale Oppia, accusata di aver violato il voto di castità 43 Quinto Fabio e Caio Giulio furono in séguito eletti consoli Quell'anno la lotta di classe che dilaniava la città non fu meno accanita e accesa della guerra combattuta al l'estero Gli Equi presero le armi; le scorribande dei Veienti arrivarono fino all'agro romano La crescente inquietudine dovuta a queste campagne è l'atmosfera in cui vengono eletti consoli Cesone Fabio e Spurio Furio Gli Equi stavano assediando Ortona, una città latina; i Veienti, già carichi di bottino, minacciavano di attaccare Roma stessa |
Qui terrores cum compescere deberent, auxere insuper animos plebis, redibatque non sua sponte plebi mos detractandi militiam, sed Sp Licinius tribunus plebis, venisse tempus ratus per ultimam necessitatem legis agrariae patribus iniungendae, susceperat rem militarem impediendam Ceterum tota invidia tribuniciae potestatis versa in auctorem est, nec in eum consules acrius quam ipsius collegae coorti sunt, auxilioque eorum dilectum consules habent Ad duo simul bella exercitus scribitur; ducendus Fabio in Aequos, Furio datur in Veientes In Veientes nihil dignum memoria gestum; et in Aequis quidem Fabio aliquanto plus negotii cum civibus quam cum hostibus fuit |
Tutti questi campanelli d'allarme, invece di sedare l'animosità dei plebei, la incrementarono ulteriormente; e ricominciarono con la politica del boicottaggio del servizio militare, anche se non spontaneamente: infatti il tribuno della plebe Spurio Licinio, vedendo nella crisi del momento un'occasione propizia per imporre ai patrizi la promulgazione di una legge agraria, si era messo in testa di ostacolare i preparativi di guerra Da quel momento in poi il tradizionale odio nei confronti del tribunato si concentrò esclusivamente sulla sua persona: i consoli non lo attaccarono meno animosamente dei suoi stessi colleghi e fu proprio grazie al loro sostegno che riuscirono a organizzare la leva militare Si reclutarono truppe per due campagne contemporanee: Fabio sarebbe stato il comandante della spedizione contro gli Equi, Furio di quella contro i Veienti Quest'ultima non fece registrare niente che meriti di essere ricordato; nella campagna contro gli Equi, Fabio ebbe in qualche modo più problemi con i suoi effettivi che con i nemici |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 16-30
Unus ille vir, ipse consul, rem publicam sustinuit, quam exercitus odio consulis, quantum in se fuit, prodebat Nam cum consul praeter ceteras imperatorias artes, quas parando gerendoque bello edidit plurimas, ita instruxisset aciem ut solo equitatu emisso exercitum hostium funderet, insequi fusos pedes noluit; nec illos, et si non adhortatio invisi ducis, suum saltem flagitium et publicum in praesentia dedecus, postmodo periculum, si animus hosti redisset, cogere potuit gradum adcelerare aut si aliud nihil, stare instructos Iniussu signa referunt, maestique-crederes victos-exsecrantes nunc imperatorem, nunc nauatam ab equite operam, redeunt in castra |
Fu soltanto quella grande figura, il console stesso, che resse le sorti dello Stato, tradito in tutti i modi possibili dai soldati i quali lo detestavano Un solo esempio: dopo aver dimostrato in molte altre occasioni grande abilità nella strategia e nella condotta delle operazioni, quando il console operò una mossa che gli permise di sbaragliare le linee nemiche con un assalto della sola cavalleria, la fanteria si rifiutò di lanciarsi all'insegvimento dei fuggiaschi; e né l'incitamento dell'odiato generale, né il disonore loro e la vergogna che in quel momento ricadeva su tutti, né il rischio che il nemico potesse riprendere coraggio e tornare sui propri passi, nessuno di questi fattori li spinse ad accelerare l'andatura o, se non altro, a mantenersi allineati Così, nonostante gli ordini, ritornarono indietro e, con facce che avresti detto di vinti, rientrano alla base maledicendo a turno il generale e l'efficienza della cavalleria |
Nec Huic tam pestilenti exemplo remedia ulla ab imperatore quaesita sunt; adeo excellentibus ingeniis citius defuerit ars qua civem regant quam qua hostem superent Consul Romam rediit non tam belli gloria aucta quam inritato exacerbatoque in se militum odio Obtinuere tamen patres ut in Fabia gente consulatus maneret: M Fabium consulem creant; Fabio collega Cn Manlius datur [44] Et hic annus tribunum auctorem legis agrariae habuit Tib Pontificius fuit Is eandem viam, velut processisset Sp Licinio, ingressus dilectum paulisper impediit Perturbatis iterum patribus Ap Claudius victam tribuniciam potestatem dicere priore anno, in praesentia re, exemplo in perpetuum, quando inventum sit suis ipsam viribus dissolui |
Il comandante non riuscì a rimediare in nessun modo a questo episodio, per quanto rovinoso fosse stato, e ciò dimostra che le menti superiori hanno spesso maggiori problemi a imporre la propria volontà politica ai cittadini che la propria legge militare ai nemici Il console ritorna quindi a Roma, non tanto carico di gloria conquistata sul campo, quanto dell'odio esacerbato e dell'esasperazione dei soldati nei suoi confronti Ciò nonostante, i senatori ottennero che il consolato rimanesse presso la famiglia dei Fabi; nominano console Marco Fabio cui viene affiancato come collega Gneo Manlio 44 Quell'anno vide un tribuno proporre la legge agraria Fu Tiberio Pontificio Seguendo pari passo le orme di Spurio Licinio - come se a lui fosse andata bene -, per un certo periodo riuscì a ostacolare la leva Di fronte al rinnovarsi delle preoccupazioni senatoriali, Appio Claudio disse che l'anno prima si era avuta la meglio sul potere dei tribuni e che la vittoria in quella precisa occasione potenzialmente valeva anche per i giorni a venire, in quanto allora si era scoperto che esso poteva essere annientato proprio con le sue stesse forze |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 33; 26 - 49
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Neque enim unquam defuturum qui et ex collega victoriam sibi et gratiam melioris partis bono publico velit quaesitam; et plures, si pluribus opus sit, tribunos ad auxilium consulum paratos fore, et unum vel adversus omnes satis esse Darent modo et consules et primores patrum operam ut, si minus omnes, aliquos tamen ex tribunis rei publicae ac senatui conciliarent Praeceptis Appi moniti patres et universi comiter ac benigne tribunos appellare, et consulares ut cuique eorum privatim aliquid iuris adversus singulos erat, partim gratia, partim auctoritate obtinuere ut tribuniciae potestatis vires salubres vellent rei publicae esse, quattuorque tribunorum adversus unum moratorem publici commodi auxilio dilectum consules habent |
Infatti ci sarebbe sempre stato un tribuno desideroso di ottenere un successo personale ai danni del collega e disposto a conquistarsi il favore del patriziato rendendo un servizio allo Stato; e, all'occorrenza, un numero più consistente di tribuni non avrebbe esitato a spalleggiare il console; d'altra parte sarebbe bastato uno contro tutti La sola cosa che i consoli e i senatori più in vista dovevano fare era questa: cercare di portare, se non tutti, almeno qualcuno dei tribuni dalla parte dello Stato e del senato L'intero ordine senatoriale, seguendo le istruzioni di Appio, cominciò a dimostrare ai tribuni gentilezza e disponibilità; e gli ex consoli, contando sull'influenza che ciascuno di essi vantava sui singoli, in parte con favori personali, in parte con l'autorità di cui disponevano, fecero in modo che i tribuni mettessero i loro poteri al servizio dello Stato; così, quattro di essi, contro un solo e ostinato avversario dell'interesse generale, collaborarono coi consoli nella realizzazione della leva |
Inde ad Veiens bellum profecti, quo undique ex Etruria auxilia convenerant, non tam Veientium gratia concitata quam quod in spem ventum erat discordia intestina dissolui rem Romanam posse Principesque in omnium Etruriae populorum conciliis fremebant aeternas opes esse Romanas nisi inter semet ipsi seditionibus saeviant; id unum venenum, eam labem civitatibus opulentis repertam ut magna imperia mortalia essent Diu sustentatum id malum, partim patrum consiliis, partim patientia plebis, iam ad extrema venisse Duas civitates ex una factas; suos cuique parti magistratus, suas leges esse Primum in dilectibus saevire solitos, eosdem in bello tamen parvisse ducibus |
Fatto questo, partì la spedizione armata contro Veio, dove si erano concentrati dei contingenti provenienti da tutta l'Etruria, non tanto per sostenere la causa dei Veienti, quanto piuttosto perché c'era la speranza che le discordie interne potessero accelerare il crollo della potenza romana I capi di tutte le genti etrusche si scalmanavano nelle assemblee sostenendo che l'egemonia di Roma sarebbe durata in eterno, se essi non avessero smesso di sbranarsi tra di loro in tutte quelle lotte fratricide; quello era l'unico veleno, la sola rovina delle società fiorenti, nata per far conoscere ai grandi potentati il senso della caducità A lungo contenuto, vuoi per l'accorta gestione dei senatori, vuoi per la rassegnazione della plebe, il male stava ormai dilagando in maniera incontrollabile Di uno stato se n'erano fatti due, con tanto di leggi e magistrati autonomi in ciascuno di essi Nei primi tempi c'era un'opposizione accesa e sistematica alla leva e poi, quando si trattava di combattere, erano pronti a obbedire ai comandanti |
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Qualicumque urbis statu, manente disciplina militari sisti potuisse; iam non parendi magistratibus morem in castra quoque Romanum militem sequi Proximo bello in ipsa acie, in ipso certamine, consensu exercitus traditam ultro victoriam victis Aequis, signa deserta, imperatorem in acie relictum, iniussu in castra reditum Profecto si instetur, suo milite vinci Romam posse Nihil aliud opus esse quam indici ostendique bellum; cetera sua sponte fata et deos gesturos Hae spes Etruscos armaverant, multis in vicem casibus victos victoresque |
Qualunque fosse la situazione interna, bastava reggesse la disciplina militare per tenere in piedi tutto; ma adesso disobbedire ai magistrati era diventata una moda che aveva coinvolto anche il mondo militare romano Che considerassero l'ultima guerra da loro combattuta: quando lo schieramento allineato era già nel pieno dello scontro, ecco che tutti i soldati avevano deciso di comune accordo di rimettere la vittoria nelle mani degli ormai vinti Equi, di liberarsi delle insegne, di abbandonare il comandante sul campo e di rientrare alla base contro ogni ordine ricevuto Nessun dubbio che se gli Equi avessero fatto ancora uno sforzo Roma sarebbe crollata sotto i colpi dei suoi stessi soldati Non ci voleva molto: una semplice dichiarazione di guerra e una dimostrazione di efficienza militare; al resto avrebbero pensato il destino e il volere degli dèi Queste speranze spinsero gli Etruschi a scendere in guerra, nonostante la lunga sequenza di alterne vittorie e sconfitte |