Cossitium civem Thysdritanum, vivebatque, cum proderem haec | Cossunzio cittadino di Tisdro, ed esisteva mentre scrivevo queste cose" |
" [XVI] Idem Plinius in eodem libro verba haec scripsit: "Gignuntur homines utriusque sexus, quos "hermaphroditos" vocamus, olim "androgynos" vocatos et in prodigiis habitos, nunc vero in deliciis | [XVI] Lo stesso Plinio nel medesimo libro scrisse queste parole: "Sono generati uomini di entrambi i sessi, che chiamiamo "ermafroditi", un tempo detti "androgini" e considerati fra le mostruosità, ora invece fra i piaceri" |
" [V] Diversae nobilium philosophorum sententiae de genere ac natura voluptatis; verbaque Hieroclis philosophi, quibus decreta Epicuri insectatus est | [V] Diversi pareri di notevoli filosofi sul genere e la natura del piacere; e le parole del filosofo Ierocle, con cui criticò i principi di Epicuro |
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Gellio, Notti attiche: Liber 3, 15-16
Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 3, 15-16
[I] De voluptate veteres philosophi diversas sententias dixerunt | [I] Sul piacere gli antichi filosofi espressero diversi pareri |
[II] Epicurus voluptatem summum bonum esse ponit; eam tamen ita definit: sarkos eustathes katastema; [III] Antisthenes Socraticus summum malum dicit; eius namque hoc verbum est: manein mallon e hesthein | [II] Epicureo sostiene che il piacere è il sommo bene; ma lo definisce così: stato di tranquillità del corpo; [III] Il socratico Antistene definisce sommo male; di costui infatti c'è questa frase: meglio impazzire che godere |
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Gellio, Notti attiche: Liber 15, 10-14
Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 15, 10-14
[IV] Speusippus vetusque omnis Academia voluptatem et dolorem duo mala esse dicunt opposita inter sese, bonum autem esse, quod utriusque medium foret | [IV] Speusippo e tutta la vecchia Accademia dicono che il piacere e il dolore sono due mali opposti fra loro, che quindi il bene è, ciò che si trova nel mezzo di entrambi |
[V] Zeno censuit voluptatem esse indifferens, id est neutrum, neque bonum neque malum, quod ipse Graeco vocabulo adiaphoron appellavit | [V] Zenone indifferente pensò che il piacere non fosse, né bene né male, cioè neutro, poiché egli stesso con parola greca definì non differente |
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Gellio, Notti attiche: Liber 14, 2-4
Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 14, 2-4
[VI] Critolaus Peripateticus et malum esse voluptatem ait et multa alia mala parere ex sese, incurias, desidias, obliviones, ignavias | [VI] Il peripatetico Critolao dice che il piacere è sia un male sia che genera da sè molti altri mali, disattenzioni, dissolutezze, trascuratezze, pigrizie |
[VII] Plato ante hos omnes ita varie et multiformiter de voluptate disseruit, ut cunctae istae sententiae, quas supra posui, videantur ex sermonum eius fontibus profluxisse; nam proinde unaquaque utitur, ut et ipsius voluptatis natura fert, quae est multiplex, et causarum, quas tractat, rerumque, quas efficere vult, ratio desiderat | [VII] Platone prima di tutti questi discusse variamente e diversamente sul piacere così, che tutti questi pareri, che ho sopra riportato, sembrino essere scaturiti dalle fonti dei suoi discorsi; infatti da lì si utilizza ciascuno, come anche richiede la natura del piacere stesso, che è molteplice, e delle cause, che tratta, e delle cose, vuole dimostrare, quelle che la ragione richiede |
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Gellio, Notti attiche: Liber 12, 4-5
Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 12, 4-5
[VIII] Taurus autem noster, quotiens facta mentio Epicuri erat, in ore atque in lingua habebat verba haec Hieroclis Stoici, viri sancti et gravis: Hedore telos, pornes dogma; ouk estin pronoia, oude pornes dogma | [VIII] Il nostro Tauro poi, ogni volta che era fatta menzione di Epicureo, aveva in bocca e sulla lingua queste parole dello stoico Ierocle, uomo virtuoso e serio: che il piacere sia il fine dell'uomo, parere di prostituta; che non c'è interesse, ancora parere di prostituta |