Gellio, Notti attiche: Liber 9, 4-6

Gellio, Notti attiche: Liber 9, 4-6

Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 9, 4-6

[IV] De barbararum gentium prodigiosis miraculis; deque diris et exitiosis effascinationibus; atque inibi de feminis repente versis in mares [IV] Su strani prodigi dei popoli barbari; e su funesti e mortali sortilegi; e anche cambiamenti all'improvviso di donne in maschi
[I] Cum e Graecia in Italiam rediremus et Brundisium iremus egressique e navi in terram in portu illo inclito spatiaremur, quem Q [I] Tornando dalla Grecia in Italia e giungendo a Brindisi e scesi dalla nave a terra passeggiando in quel famoso porto, che Q
Ennius remotiore paulum, sed admodum scito vocabulo "praepetem" appellavit, fasces librorum venalium expositos vidimus Ennio con un termine un poco più raro, ma alquanto adeguatamente chiamò "propizio", vedemmo esposti fasci di libri in vendita

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Gellio, Notti attiche: Liber 3, 15-16
Gellio, Notti attiche: Liber 3, 15-16

Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 3, 15-16

[II] Atque ego avide statim pergo ad libros [II] Ed io subito avidamente mi dirigo verso i libri
[III] Erant autem isti omnes libri Graeci miraculorum fabularumque pleni, res inauditae, incredulae, scriptores veteres non parvae auctoritatis: Aristeas Proconnesius et Isigonus Nicaeensis et Ctesias et Onesicritus et Polystephanus et Hegesias; [IV] ipsa autem volumina ex diutino situ squalebant et habitu aspectuque taetro erant [III] Erano dunque questi tutti libri greci pieni di prodigi e racconti, cose inaudite, incredibili, antichi scrittori di non piccola fama: Aristea di Proconneso e Isigono di Nicea e Ctesia e Onesicrito e Polistefano ed Eresia; [IV] i volumi stessi poi per il lungo tempo nel luogo erano sporchi ed erano di condizione e aspetto trascurato

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Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 15, 10-14

[V] Accessi tamen percontatusque pretium sum et adductus mira atque insperata vilitate libros plurimos aere pauco emo eosque omnis duabus proximis noctibus cursim transeo; atque in legendo carpsi exinde quaedam et notavi mirabilia et scriptoribus fere nostris intemptata eaque his commentariis aspersi, ut, qui eos lectitabit, is ne rudis omnino et anezoos inter istiusmodi rerum auditiones reperiatur [V] Mi avvicinai comunque e chiesi il prezzo e spinto dalla strana ed inaspettata modicità compro molti libri con poco denaro e li esaminai del tutto nelle due notti successive; e nel leggere trovai quindi ed annotai alcune meraviglie e generalmente sconosciute ai nostri scrittori e le ho disseminate in questi commentari, affinché, chi li leggerà, costui non sia trovato del tutto ignaro e sprovveduto fra gli ascolti di cose di tal genere
[VI] Erant igitur in illis libris scripta huiuscemodi: Scythas illos penitissimos, qui sub ipsis septentrionibus aetatem agunt, corporibus hominum vesci eiusque victus alimento vitam ducere et anthropophagous nominari; item esse homines sub eadem regione caeli unum oculum in frontis medio habentes, qui appellantur Arimaspi, qua fuisse facie Cyclopas poetae ferunt; alios item esse homines apud eandem caeli plagam singulariae velocitatis vestigia pedum habentes retro porrecta, non, ut ceterorum hominum, prospectantia; praeterea traditum esse memoratumque in ultima quadam terra, quae "Albania" dicitur, gigni homines, qui in pueritia canescant et plus cernant oculis per noctem quam interdiu; item esse compertum et creditum Sauromatas, qui ultra Borysthenen fluvium longe colunt, cibum capere semper diebus tertiis, medio abstinere [VI] Dunque in quei libri c'erano scritti di tal genere: che quegli antichissimi Sciti, che vivono sotto le stesse zone settentrionali, si nutrono dei corpi degli uomini e sostengono la vita con l'alimento di questo vitto e sono detti antropofagi; che sotto la stessa zona del cielo ci sono anche uomini che hanno un occhio al centro della fronte, che sono chiamati Arimaspi, con l'aspetto con cui i poeti dicono essere stati i Ciclopi; che ci sono poi altri uomini presso la stessa regione del cielo di singolare velocità che hanno le orme dei piedi volte all'indietro, non che volgono in avanti, come degli altri uomini; inoltre che era stato tramandato e ricordato che in una certa estrema terra, che è chiamata "Albania", nascono uomini, che incanutiscono nell'adolescenza e con gli occhi vedono più durante la notte che di giorno; che era stato anche scoperto e conosciuto che i Sauromati, che vivono lontano oltre il fiume Boriatene, prendono cibo sempre nel terzo giorno, si astengono in quello intermedio

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Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 1, 14-15

[VII] Id etiam in isdem libris scriptum offendimus, quod postea in libro quoque Plinii Secundi naturalis historiae septimo legi, esse quasdam in terra Africa hominum familias voce atque lingua effascinantium, qui si impensius forte laudaverint pulchras arbores, segetes laetiores, infantes amoeniores, egregios equos, pecudes pastu atque cultu opimas, emoriantur repente haec omnia nulli aliae causae obnoxia [VII] Negli stessi libri abbiamo trovato scritto anche questo, che ho letto poi pure nel settimo libro della storia naturale di Plinio Secondo, che nella terra africana ci sono alcune tribù di uomini che incantano con la voce e la parola, i quali se per caso hanno lodato più intensamente i begli alberi, le messi troppo abbondanti, i giovani troppo belli, i superbi cavalli, le greggi ricche di cibo e cura, subito tutte queste cose muoiono non danneggiate da nesssun'altra causa
[VIII] Oculis quoque exitialem fascinationem fieri in isdem libris scriptum est, traditurque esse homines in Illyriis, qui interimant videndo, quos diutius irati viderint, eosque ipsos mares feminasque, qui visu tam nocenti sunt, pupillas in singulis oculis binas habere [VIII] Negli stessi libri è scritto che anche con gli occhi avviene un sortilegio mortale, e si tramanda esserci fra gli Illiri uomini, che adirati uccidono col guardare, quelli che hanno osservato più a lungo, e che questi stessi maschi e femmine, che sono così dannosi a vedersi, hanno due pupille in ogni occhio

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[IX] Item esse in montibus terrae Indiae homines caninis capitibus et latrantibus, eosque vesci avium et ferarum venatibus; atque esse item alia aput ultimas orientis terras miracula, homines qui "monocoli" appellentur, singulis cruribus saltuatim currentes, vivacissimae pernicitatis; quosdam etiam esse nullis cervicibus oculos in humeris habentes [IX] Che sui monti della terra dell'India ci sono anche uomini con teste canine e che latrano, e che essi si nutrono di uccelli e delle cacce delle bestie; e che ci sono anche altre stranezze presso le estreme terre dell'oriente, uomini che sono detti "monocoli", che corrono a salti con singole gambe, di vivacissima agilità; che alcuni sono anche senza testa avendo gli occhi sulle spalle

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