Morì in Macedonia nel 239. I Fenomeni sono costituiti di 1154 esametri ma, per quanto trattino di astronomia, Arato non fa opera di astronomo. L'opera ricalca nella struttura bipartita le Opere e i giorni di Esiodo, ma tratta di cielo e astronomia. La prima parte tratta dei fenomeni od apparizioni celesti, e si apre con un inno di lode a Zeus; la seconda parte si propone di spiegare le variazioni del tempo in conformità a segni premonitori osservati nella luna, negli astri, negli animali, nelle piante. La poesia è presente in pochi passi il resto non va di là dal virtuosismo tecnico (schemi limpidi ed eleganti dell'esametro).
Nicandro Tra i continuatori di Arato, Nicandro di Colofone, che circa un secolo dopo si cimentò in 2 poemetti sugli antidoti ai veleni provocati dai morsi delle fiere o presenti nella natura. Argomento che probabilmente doveva garbare ad Attalo III, che faceva nascere nel poeta la speranza della gratitudine generale per l'utilità del suo lavoro. Quantunque Nicandro si definisca omerico e cantore di inni le sue possibilità artistiche corrispondono ad una notevole oscurità nel lessico e nello stile. Ma di Nicandro vale forse la pena ricordare le Georgiche e le Metamorfosi perché anticipano le grandi opere di Virgilio e di Ovidio.