Cicerone, Pro Cluentio: 112 - 121, pag 4

Cicerone, Pro Cluentio: 112 - 121

Latino: dall'autore Cicerone, opera Pro Cluentio parte 112 - 121
Neque in re nota consumam tempus; exempli causa ponam unum illud, C Getam, cum a L Metello et Cn Domitio censoribus ex senatu eiectus esset, censorem esse ipsum postea factum, et cuius mores erant a censoribus reprehensi, hunc postea et populi Romani et eorum qui in ipsum animadverterant moribus praefuisse E non perderò tempo a trattare un tema già noto; mi limiterò perciò soltanto ad un esempio, quello di C Geta: costui, dopo essere stato espulso dal senato a causa dei censori L Metello e Cn Domizio, diventò a sua volta censore e così proprio lui, i costumi del quale erano stati biasimati dai censori, si trovò in seguito a vigilare sui costumi del popolo romano, compresi anche quelli che lavevano colpito con la nota di biasimo
Quod si illud iudicium putaretur, ut ceteri turpi iudicio damnati in perpetuum omni honore ac dignitate privantur, sic hominibus ignominia notatis neque ad honorem aditus neque in curiam reditus esset E se la considerassimo come una sentenza passata in giudicato, le vittime di una nota ignominia, come quegli altri che, in virtù di uninfamante verdetto di condanna, sono privati per sempre di ogni carica e di ogni dignità, non avrebbero più la possibilità di accedere agli incarichi pubblici, né di ritornare in senato
[120] Nunc si quem Cn Lentuli aut L Gelli libertus furti condemnarit, is omnibus ornamentis amissis numquam ullam honestatis suae partem recuperabit; quos autem ipse L Gellius et Cn Lentulus, duo censores, clarissimi viri sapientissimique homines, furti et captarum pecuniarum nomine notaverunt, ii non modo in senatum redierunt, sed etiam illarum ipsarum rerum iudiciis absoluti sunt [120] Ora, se un liberto di Cn Lentulo o di L Gallio farà condannare qualcuno per furto, costui, dopo aver perduto tutti i suoi titoli, non potrà più recuperare neanche una minima parte della sua onorabilità; coloro, invece, che i due censori in persona, L Gallio e Cn Lentulo, uomini molto famosi e persone di grande saggezza, hanno colpito con la nota di biasimo per il reato di furto e di appropriazione indebita di denaro, non solo sono potuti ritornare in senato, ma sono stati addirittura assolti da quelle stesse accuse in tribunale

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Cicerone, Pro Cluentio: 21 - 30
Cicerone, Pro Cluentio: 21 - 30

Latino: dall'autore Cicerone, opera Pro Cluentio parte 21 - 30

XLIII Neminem voluerunt maiores nostri non modo de existimatione cuiusquam, sed ne pecuniaria quidem de re minima esse iudicem, nisi qui inter adversarios convenisset; quapropter in omnibus legibus quibus exceptum est de quibus causis aut magistratum capere non liceat aut iudicem legi aut alterum accusare, haec ignominiae causa praetermissa est; timoris enim causam, non vitae poenam in illa potestate esse voluerunt XLIII I nostri antenati stabilirono che nessuno potesse essere giudice non soltanto della reputazione di qualcuno ma neanche della minima questione finanziaria, se non colui al quale le parti contendenti si fossero precedentemente accordate; perciò in tutte le leggi che dispongono in materia di esclusione dalla nomina a una magistratura, dallelezione a giudice o dallaffidamento dellincarico di accusatore, questa pregiudiziale della nota dinfamia risulta omessa; essi vollero, infatti, che i censori detenessero il potere di incutere timore, non di compromettere una vita attraverso la punizione inflitta
[121] Itaque non solum illud ostendam, quod iam videtis, populi Romani suffragiis saepenumero censorias subscriptiones esse sublatas, verum etiam iudiciis eorum qui iurati statuere maiore cum religione et diligentia debuerunt [121] Pertanto non mi accontenterò di farvi vedere ciò che si trova già sotto i vostri occhi, che cioè spesso le note censorie sono state annullate da voti del popolo romano, ma che questo annullamento è stato determinato altresì da sentenze emesse da coloro che, per via del giuramento prestato, dovettero prendere decisioni con coscienza e scrupolo maggiori

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Cicerone, Pro Cluentio: 51 - 60
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Latino: dall'autore Cicerone, opera Pro Cluentio parte 51 - 60

Primum iudices, senatores equitesque Romani, in compluribus iam reis quos contra leges pecunias accepisse subscriptum est, suae potius religioni quam censorum opinioni paruerunt; deinde praetores urbani, qui iurati debent optimum quemque in lectos iudices referre, numquam sibi ad eam rem censoriam ignominiam impedimento esse oportere duxerunt In primo luogo i giudici, senatori e cavalieri romani, verso molti già accusati di reato, colpiti da nota censoria per appropriazione indebita di denaro, hanno dato ascolto, più che allopinione dei censori, alla voce della propria coscienza; in secondo luogo i pretori urbani, che vincolati dal giuramento devono inserire tutti i migliori cittadini nelle liste di selezione di quei giudici, non hanno mai stimato che il marchio dinfamia della nota censoria dovesse condizionarli in nessun modo nel portare a termine tale compito

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