Cicerone, In Verrem: 02; 05-61-65, pag 5

Cicerone, In Verrem: 02; 05-61-65

Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 05-61-65
Qui esset ignorabas, speculatorem esse suspicabare; non quaero qua suspicione, tua te accuso oratione: civem Romanum se esse dicebat A proposito di Gavio, tu non sapevi chi fosse, so spettavi solo che si trattasse di una spia; non indago qua le fondamento avesse il tuo sospetto, ti accuso invece in base alla tua asserzione: egli sosteneva di essere un citta dino romano
Si tu apud Persas aut in extrema India deprensus, Verres, ad supplicium ducerere, quid aliud clamitares nisi te civem esse Romanum Se tu, o Verre, fossi arrestato fra i Persiani o nella remotissima India e fossi condotto al supplizio, cos'altro grideresti senza posa se non di essere un cittadi no romano
Et si tibi ignoto apud ignotos, apud barbaros, apud homines in extremis atque ultimis gentibus positos, nobile et inlustre apud omnis nomen civitatis tuae profuisset, ille, quisquis erat, quem tu in crucem rapiebas, qui tibi esset ignotus, cum civem se Romanum esse diceret, apud te praetorem si non effugium ne moram quidem mortis mentione atque usurpatione civitatis adsequi potuit E se è vero che a te, sconosciuto fra sco nosciuti, in mezzo ai barbari, in mezzo a uomini apparte nenti a popoli lontanissimi, posti ai confini del mondo, sarebbe venuto in soccorso il nome illustre e a tutti ben noto della cittadinanza romana che anche tu possiedi, ebbene quell'infelice, chiunque egli fosse, che tu scara ventavi sulla croce pur non conoscendolo, nel momento in cui sosteneva di essere un cittadino romano non riuscì a ottenere non dico una via di scampo dall'esecuzione, ma neppure un rinvio, pur ricordando e rivendicando con insistenza i suoi diritti di cittadino davanti a te, un nostro governatore

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Cicerone, In Verrem: 02; 46-50
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Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 46-50

[LXV, 167] Homines tenues, obscuro loco nati, navigant, adeunt ad ea loca quae numquam antea viderunt, ubi neque noti esse iis quo venerunt, neque semper cum cognitoribus esse possunt [LXV, 167 ] Uomini di condizione umile e di modestissime origini percorrono i mari, giungono in luoghi che prima non hanno mai visto, dove non posso no essere conosciuti dagli abitanti del paese visitato e non sempre riescono a disporre di garanti che rispondano del la loro identità
Hac una tamen fiducia civitatis non modo apud nostros magistratus, qui et legum et existimationis periculo continentur, neque apud civis solum Romanos, qui et sermonis et iuris et multarum rerum societate iuncti sunt, fore se tutos arbitrantur, sed, quocumque venerint, hanc sibi rem praesidio sperant futuram Tuttavia, fidando unicamente nel pos sesso della loro cittadinanza, ritengono che si troveranno al sicuro non solo di fronte ai nostri magistrati, che sono tenuti a freno dalla sanzione delle leggi e della pubblica opinione, e non soltanto presso gli altri cittadini romani, che sono loro uniti dalla comunanza della lingua e del di ritto e da molti altri legami, ma in qualunque paese giun gano si aspettano con fiducia che questa condizione di cittadini costituisca per loro un sicuro sostegno

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[168] Tolle hanc spem, tolle hoc praesidium civibus Romanis, constitue nihil esse opis in hac voce, 'Civis Romanus sum,' posse impune praetorem aut alium quempiam supplicium quod velit in eum constituere qui se civem Romanum esse dicat, quod qui sit ignoret: iam omnis provincias, iam omnia regna, iam omnis liberas civitates, iam omnem orbem terrarum, qui semper nostris hominibus maxime patuit, civibus Romanis ista defensione praecluseris [168] Togli questa speranza, togli questo sostegno ai cit tadini romani, stabilisci che l'esclamazione Io sono un cittadino romano non preveda nessuna forma di aiu to, e che un governatore o chiunque altro possa decretare impunemente un supplizio a capriccio contro uno che si proclama cittadino romano, con la scusa che non sa chi sia: allora tutte le province, allora tutti i regni, allora tut te le città libere, allora tutto il globo terrestre, che ha sempre accolto con la massima disponibilità i nostri con nazionali, tu li avrai preclusi, con un pretesto come que sto, ai cittadini romani
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Si L Raecium, equitem Romanum, qui tum erat in Sicilia, nominabat, etiamne id magnum fuit, Panhormum litteras mittere dal momento che Ga vio invocava a testimone il cavaliere romano Lucio Recio, che allora si trovava in Sicilia, ti costava forse troppa fatica anche scrivere a Palermo per informazioni
Adservasses hominem custodiis Mamertinorum tuorum, vinctum clausum habuisses, dum Panhormo Raecius veniret; cognosceret hominem, aliquid de summo supplicio remitteres; si ignoraret, tum, si ita tibi videretur, hoc iuris in omnis constitueres, ut, qui neque tibi notus esset neque cognitorem locupletem daret, quamvis civis Romanus esset, in crucem tolleretur Avresti dovuto trattenerlo nelle prigioni dei tuoi amici Messinesi, tenuto rinchiuso e incatenato per dar tempo a Recio di arrivare da Palermo; se costui l'avesse riconosciuto, avresti attenuato il rigore della pena capita le; se invece non l'avesse riconosciuto, allora a tua di screzione avresti fissato per tutti questa norma di legge, che chi non fosse conosciuto da te e non potesse offrire un garante attendibile della sua identità, venisse appeso alla croce, nonostante la sua condizione di cittadino ro mano

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