Cicerone, De officiis: Libro 01 - Parte 05, pag 3

Cicerone, De officiis: Libro 01 - Parte 05

Latino: dall'autore Cicerone, opera De officiis parte Libro 01 - Parte 05
In omni autem actione suscipienda tria sunt tenenda, primum ut appetitus rationi pareat, quo nihil est ad officia conservanda accommodatius, deinde ut animadvertatur, quanta illa res sit, quam efficere velimus, ut neve maior neve minor cura et opera suscipiatur, quam causa postulet; tertium est, ut caveamus, ut ea, quae pertinent ad liberalem speciem et dignitatem, moderata sint

Modus autem est optimus decus ipsum tenere, de quo ante diximus, nec progredi longius

Horum tamen trium praestantissimum est appetitum obtemperare rationi

Deinceps de ordine rerum et de opportunitate temporum dicendum est

Haec autem scientia continentur ea, quam Graeci eutaxin nominant, non hanc, quam interpretamur modestiam, quo in verbo modus inest, sed illa est eutaxia, in qua intellegitur ordinis conservatio
Nell'intraprendere un'azione, qualunque sia, bisogna osservare costantemente tre norme: prima, che il sentimento obbedisca alla ragione (e questo e' il miglior modo per adempiere i nostri doveri); poi, che si determini esattamente l'importanza della cosa che si vuole effettuare, per non assumersi cura e fatica maggiore o minore di quel che la cosa richiede; infine, procurare che tutto cio' che riguarda l'aspetto e la dignita' di un uomo libero, non oltrepassi la giusta misura

E misura perfetta e' mantener rigorosamente quel decoro, del quale ho parlato innanzi, senz'andare troppo oltre

Di queste tre norme, peraltro, la piu' importante e' che il sentimento obbedisca alla ragione

Ora dobbiamo parlare dell'ordine, in cui si devono disporre, e del tempo, in cui si devono compiere, le nostre azioni

Questi due concetti sono compresi in quella facolta' che i Greci chiamano eutaxin (cioe' buon ordine); non gia' quella che noi rendiamo con la voce moderazione (parola in cui e' inclusa la nozione di modo, nel senso di misura), ma quella eutaxia, che significa osservanza dell'ordine
Itaque, ut eandem nos modestiam appellemus, sic definitur a Stoicis, ut modestia sit scientia rerum earum, quae agentur aut dicentur, loco suo collocandarum

Ita videtur eadem vis ordinis et collocationis fore; nam et ordinem sic definiunt, compositionem rerum aptis et accommodatis locis

Locum autem actionis opportunitatem temporis esse dicunt; tempus autem actionis opportunum Graece eukairia, Latine appellatur occasio

Sic fit, ut modestia haec, quam ita interpretamur, ut dixi, scientia sit opportunitatis idoneorum ad agendum temporum

Sed potest eadem esse prudentiae definitio, de qua principio diximus, hoc autem loco de moderatione et temperantia et harum similibus virtutibus quaerimus
Del resto, a chiamarla anche col nome di moderazione, ce ne danno pieno diritto gli Stoici, i quali la definiscono come la facolta' di collocare nel loro giusto luogo tutte quelle cose che si devono fare o dire

Appare cosi' chiaramente che i due termini ordine e collocazione sono equivalenti;in verita', gli Stoici definiscono e deducono questi concetti cosi': l'ordine e' l'arte di collocare e disporre le cose nel luogo e piu' adatto

Ma il luogo dell'azione non e' che l'opportunita' del tempo; e il tempo opportuno per l'azione e' quello che i Greci chiamano eu)kairi a e che noi chiamiamo occasione

Ne segue che questa moderazione, interpretata cosi' come ho detto, e' l'arte di conoscere e di scegliere il tempo opportuno per ogni nostra azione

Ma tale definizione puo' convenire anche a quella prudenza, della quale abbiamo parlato nel principio del libro, mentre qui, in questo punto, noi andiamo esaminando la moderazione, temperanza e altre simili virtu'
Itaque quae erant prudentiae propria suo loco dicta sunt; quae autem harum virtutum, de quibus iam diu loquimur, quae pertinent ad verecundiam et ad eorum approbationem, quibuscum vivimus, nunc dicenda sunt

Talis est igitur ordo actionum adhibendus, ut, quemadmodum in oratione constanti, sic in vita omnia sint apta inter se et convenientia; turpe enim valdeque vitiosum in re severa convivio digna aut delicatum aliquem inferre sermonem

Bene Pericles, cum haberet collegam in praetura Sophoclem poetam iique de communi officio convenissent et casu formosus puer praeteriret dixissetque Sophocles: O puerum pulchrum, Pericle

At enim praetorem, Sophocle, decet non solum manus sed etiam oculos abstinentes habere
Percio', se i caratteri e le proprieta' della prudenza sono stati descritti a suo luogo, ora dobbiamo descrivere i caratteri e le proprieta' di queste virtu' delle quali gia' da tempo parliamo e che hanno attinenza con la verecondia e mirano ad ottenere l'approvazione di quelle persone con le quali viviamo

Ora, dunque, noi dobbiamo imporre alle nostre azioni un ordine tale che per esso, come in un discorso armonicamente composto, cosi' nella nostra vita tutti gli atti e tutti i detti siano in pieno e perfetto accordo fra di loro; e' cosa molto brutta e molto sconveniente introdurre in un argomento serio motti e lazzi degni di un banchetto, o peggio ancora, qualche discorso frivolo ed osceno

Bella fu la risposta di Pericle; aveva egli per collega nel comando dell'esercito il poeta Sofocle; un giorno si riunirono a convegno i due uomini per cose del comune ufficio; passa per caso dinanzi a loro un bellissimo giovinetto: Oh, che bel ragazzo, Pericle esclama Sofocle

E l'altro, pronto: No, no, Sofocle; un comandante deve saper tenere a freno non solo le mani, ma anche gli occhi

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Cicerone, De officiis: Libro 03 - Parte 01
Cicerone, De officiis: Libro 03 - Parte 01

Latino: dall'autore Cicerone, opera De officiis parte Libro 03 - Parte 01

Atqui hoc idem Sophocles si in athletarum probatione dixisset, iusta reprehensione caruisset

Tanta vis est et loci et temporis

Ut si qui, cum causam sit acturus, in itinere aut in ambulatione secum ipse meditetur, aut si quid aliud attentius cogitet, non reprehendatur, at hoc idem si in convivio faciat, inhumanus videatur inscitia temporis

Sed ea, quae multum ab humanitate discrepant, ut si qui in foro cantet aut si qua est alia magna perversitas, facile apparet nec magnopere admonitionem et praecepta desiderat; quae autem parva videntur esse delicta neque a multis intellegi possunt, ab iis est diligentius declinandum
Eppure, se Sofocle avesse detto quelle stesse parole in una rivista di atleti, non avrebbe meritato alcun rimprovero

Tanta e' l'importanza del luogo e del tempo

Cosi', se uno, dovendo trattare una causa, ci si preparasse in viaggio o a passeggio, o se si sprofondasse in qualche altro pensiero, non sarebbe biasimato; ma se facesse la medesima cosa in un convito, passerebbe da maleducato, non avendo il senso dell'opportunita'

Tuttavia quegli atti che discordano molto dalla buona educazione (come, per esempio, se uno si mettesse a cantare in piazza, o commettesse qualche altra grave sconcezza), saltano subito agli occhi, e non hanno gran bisogno di ammonimenti e di precetti; dobbiamo invece guardarci con maggior cura da quelle sconvenienze che sermbrano piccole e sono percepite da pochi
Ut in fidibus aut tibiis quamvis paulum discrepent, tamen id a sciente animadverti solet, sic videndum est in vita ne forte quid discrepet, vel multo etiam magis, quo maior et melior actionum quam sonorum concentus est

Itaque ut in fidibus musicorum aures vel minima sentiunt, sic nos, si acres ac diligentes iudices esse volumus animadversores(que) vitiorum, magna saepe intellegemus ex parvis

Ex oculorum optutu, superciliorum aut remissione aut contractione, ex maestitia, ex hilaritate, ex risu, ex locutione, ex reticentia, ex contentione vocis, ex summissione, ex ceteris similibus facile iudicabimus, quid eorum apte fiat, quid ab officio naturaque discrepet
Come nel suono delle cetre o dei flauti, anche la piu' piccola stonatura e' di solito avvertita dal buon intenditore, cosi noi dobbiamo cercare che nella nostra vita non vi sia mai dissonanza alcuna, anzi tanto piu' ne abbiamo il dovere quanto l'accordo delle azioni e' piu' importante e piu' bello che non quello dei suoni)

Ora, come nel suono della cetra, gli orecchi dei musici avvertono anche le piu' lievi stonature, cosi' noi, se vogliamo essere acuti e diligenti osservatori dei vizi umani, potremo da piccoli indizi rilevare grandi difetti

Da un volger d'occhi, da uno spianare o aggrottar di ciglia, dalla tristezza, dall'allegria, dal sorriso, dal parlare, dal tacere, da un alzare o abbassar di voce, da questi e da altri simili atteggiamenti, ci sara' facile giudicare quale di essi si accordi e quale invece discordi dal dovere e dalla natura

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Cicerone, De officiis: Libro 03 - Parte 02
Cicerone, De officiis: Libro 03 - Parte 02

Latino: dall'autore Cicerone, opera De officiis parte Libro 03 - Parte 02

Quo in genere non est incommodum, quale quidque eorum sit, ex aliis iudicare, ut, si quid dedeceat in illis, vitemus ipsi; fit enim nescio quomodo ut magis in aliis cernamus, quam in nobismet ipsis, si quid delinquitur

Itaque facillume corriguntur in discendo, quorum vitia imitantur emendandi causa magisteri

Nec vero alienum est ad ea deligenda, quae dubitationem afferunt, adhibere doctos homines vel etiam usu peritos et, quid iis de quoque officii genere placeat exquirere

Maior enim pars eo fere deferri solet, quo a natura ipsa deducitur

In quibus videndum est, non modo quid quisque loquatur, sed etiam quid quisque sentiat atque etiam de qua causa quisque sentiat
Per questo rispetto, e' molto utile osservare negli altri il particolar valore di ciascuno di quegli atti, si' che noi possiamo evitare cio' che e' sconveniente: e' vero, purtroppo, che , se c'e' qualche mancanza o difetto, noi lo scorgiamo piu' acutamente negli altri che in noi stessi

Ecco perche' si correggono tanto piu' facilmente quegli scolari, i cui maestri ne imitano i difetti, allo scopo di correggerli

E non e' inopportuno, per fare una buona scelta tra casi dubbi, ricorrere al consiglio di persone dotte, o anche solo esperte della vita, cercando di conoscere il loro giudizio su ogni particolare dovere

(La maggior parte degli uomini, infatti, hanno per guida il loro naturale istinto)

In tutti costoro, dunque, giova osservare non solo le parole, ma anche i sentimenti di ciascuno, e, di questi sentimenti, le specifiche ragioni
Ut enim pictores et ii qui signa fabricantur et vero etiam poetae suum quisque opus a vulgo considerari vult, ut si quid reprehensum sit a pluribus, id corrigatur, iique et secum et ab aliis, quid in eo peccatum sit exquirunt, sic aliorum iudicio permulta nobis et facienda et non facienda et mutanda et corrigenda sunt

Quae vero more agentur institutisque civilibus, de his nihil est praecipiendum; illa enim ipsa praecepta sunt, nec quemquam hoc errore duci oportet, ut siquid Socrates aut Aristippus contra morem consuetudinemque civilem fecerint locutive sint, idem sibi arbitretur licere; magnis illi et divinis bonis hanc licentiam assequebantur

Cynicorum vero ratio tota est eicienda; est enim inimica verecundiae, sine qua nihil rectum esse potest, nihil honestum
Come i pittori e gli scultori, e in realta' anche i poeti, sottopongono ciascuno l'opera sua al giudizio della gente, nell'intento di correggere quei tratti in cui concordano le critiche di molti, riservandosi d'esaminare poi tra se' e con altri in che consista il notato errore, cosi' ci sono moltisime cose che noi dobbiamo fare o non fare, e anche mutare o correggere secondo il giudizio degli altri

Quanto a quella condotta che si adeguano ai costumi e alle usanze ci'vili, non occorre dare su di essa alcun precetto, perche' quei costumi e quelle usanze valgono di per se' come precetti; e nessuno deve cadere nell'errore di credere che, se Socrate o Aristippo, con l'azione o con la parola, si misero talvolta contro i costumi e le usanze cittadine, la stessa facolta' sia concessa a lui: essi ottenevano questa liberta' per rispetto delle loro grandi ed eccelse virtu'

Il sistema di vita dei Cinici, pero', e' da rigettarsi totalmente: esso e' nemico del ritegno, senza del quale non c'e' rettitudine e non c'e' onesta'

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Eos autem, quorum vita perspecta in rebus honestis atque magnis est, bene de re publica sentientes ac bene meritos aut merentes sic ut aliquo honore aut imperio affectos observare et colere debemus, tribuere etiam multum senectuti, cedere iis, qui magistratum habebunt, habere dilectum civis et peregrini in ipsoque peregrino privatimne an publice venerit

Ad summam, ne agam de singulis, totius generis hominum conciliationem et consociationem colere, tueri, servare debemus

Iam de artificiis et quaestibus, qui liberales habendi, qui sordidi sint, haec fere accepimus
Quelli, poi, la cui vita si e' distinta per oneste e grandi azioni; quelli che sono animati da un vero amor di patria, e hanno acquisito e acquisiscono tuttora benemerenze, tutti questi noi li dobbiamo rispettare e riverire non meno che se fossero investiti di qualche carica militare o civile; dobbiamo anche rendere omaggio alla vecchiezza, mostrare deferenza verso i magistrati, far distinzione tra cittadino e forestiero e, nel forestiero stesso, guardare se sia venuto come privato o in veste ufficiale

In una parola, per non entrare in troppi particolari, noi dobbiamo rispettare, difendere e sostenere tutto cio' che promuove e aiuta la fratellanza e l'armonia di tutto il genere umano

Parliamo, infine, delle professioni e dei guadagni:quali di essi sono da reputarsi nobili e quali ignobili; ecco, all'incirca, quanto la tradizione ci insegna
Primum improbantur ii quaestus, qui in odia hominum incurrunt, ut portitorum, ut feneratorum Illiberales autem et sordidi quaestus mercennariorum omnium, quorum operae, non quorum artes emuntur; est enim in illis ipsa merces auctoramentum servitutis

Sordidi etiam putandi, qui mercantur a mercatoribus, quod statim vendant; nihil enim proficiant, nisi admodum mentiantur; nec vero est quicquam turpius vanitate

Opificesque omnes in sordida arte versantur; nec enim quicquam ingenuum habere potest officina

Minimeque artes eae probandae, quae ministrae sunt voluptatum: Cetarii, lanii, coqui, fartores, piscatores, ut ait Terentius; adde huc, si placet, unguentarios, saltatores, totumque ludum talarium
Anzitutto, si disapprovano quei guadagni che suscitano l'odio della gente, come quelli degli esattori e degli usurai Ignobili e abietti, poi, sono i guadagni di tutti quei mercenari che vendono, non l'opera della mente, ma il lavoro del braccio: in essi la mercede e' per se stessa il prezzo della loro servitu'

Abietti sono da reputarsi anche coloro che acquistano dai grossi mercanti cose da rivender subito al minuto: costoro non farebbero alcun guadagno se non dicessero tante bugie; e il mentire e' la piu' grande vergogna del mondo

Tutti gli artigiani, inoltre, esercitano un mestiere volgare: non c'e' ombra di nobilta' in una bottega

Ancora piu' in basso sono quei mestieri che servono al piacere: Pescivendoli, macellai, cuochi, salsicciai, pescatori per dirla con Terenzio;aggiungi pure, se non ti dispiace, i profumieri, i ballerini e tutta la masnada dei mimi e delle mime

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Quibus autem artibus aut prudentia maior inest aut non mediocris utilitas quaeritur ut medicina, ut architectura, ut doctrina rerum honestarum, eae sunt iis, quorum ordini conveniunt, honestae

Mercatura autem, si tenuis est, sordida putanda est; sin magna et copiosa, multa undique apportans multisque sine vanitate inpertiens, non est admodum vituperanda; atque etiam si satiata quaestu vel contenta potius, ut saepe ex alto in portum, ex ipso se portu in agros possessionesque contulit, videtur iure optimo posse laudari

Omnium autem rerum, ex quibus aliquid adquiritur, nihil est agri cultura melius, nihil uberius, nihil dulcius, nihil homine libero dignius

De qua quoniam in Catone Maiore satis multa diximus, illim assumes quae ad hunc locum pertinebunt
Tutte quelle professioni, invece, che richiedono maggiore intelligenza e che procurano inestimabile profitto, come la medicina, l'architettura e l'insegnamento delle arti liberali, sono professioni onorevoli per coloro al cui ceto si addicono

Quanto al commercio, se e' in piccolo, e' da considerarsi degradante; ma se e' in grande, poiche' con esso si importano da ogni parte molte merci e sono distribuite a molti senza frode, non e' poi tanto da biasimarsi; anzi, se il mercante, sazio o, per dir meglio, contento dei suoi guadagni, come spesso dall'alto mare si trasferisce nel porto, cosi' ora dal porto si ritira nei suoi' possedimenti in campagna, merita evidentemente ogni lode

Ma fra tutte le occupazioni, da cui si puo' trarre qualche profitto, la piu' nobile, la piu' feconda, la piu' dilettevole, la piu' degna di un vero uomo e di un libero cittadino e' l'agricoltura

Di essa ho parlato abbastanza nel mio Catone Maggiore; e tu potrai apprendere da quel libro cio' che riguarda quest'argomento

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