Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 01-05

Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 01-05

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 01-05

I [1] Quae cum Cotta dixisset, tum Velleius "Ne ego" inquit "incautus, qui cum Academico et eodem rhetore congredi conatus sim

Nam neque indisertum Academicum pertimuissem nec sine ista philosophia rhetorem quamvis eloquentem; neque enim flumine conturbor inanium verborum nec subtilitate sententiarum, si orationis est siccitas

Tu autem, Cotta, utraque re valuisti; corona tibi et iudices defuerunt

Sed ad ista alias; nunc Lucilium, si ipsi commodum est, audiamus

[2] Tum Balbus: "Eundem equidem mallem audire Cottam, dum, qua eloquentia falsos deos sustulit, eadem veros inducat
I [1] Avendo pronunciato queste parole Cotta: " Non sono così sciocco- interloquì Velleio - a tentare di cimentarmi con un uomo che, oltre ad appartenere alla scuola accademica è per giuntaoratore

Non mi avrebbe certo, fatto paura un accademico che non sa parlare, né tantomeno un oratore, sebbene valente;non sono turbato da un fiume di parole vuote ne dalla profondità dei contenuti, se la forma è arida

Ma tu, caro Cotta, hai mostrato di avere l'una e l'altra dote: ti mancava solo un vero uditorio ed una regolare giuria

Ma a questo risponderò in altra occasione; ora stiamo a sentirequello che ha da direi il nostro Lucilio, sempre che non abbia nulla in contrario "

[2] A questo punto intervenne Balbo: "Per conto mio - disse - preferirei ascoltare ancora Cotta per dargli il tempo di rappresentarci le vere divinità con la stessa foga oratoria con la quale ha demolito quelle false
Est enim et philosophi et pontificis et Cottae de dis inmortalibus habere non errantem et vagam ut Academici, sed ut nostri stabilem certamque sententiam

Nam contra Epicurum satis superque dictum est; sed aveo audire, tu ipse, Cotta, quid sentias

"An" inquit "oblitus es, quid initio dixerim, facilius me, talibus praesertim de rebus, quid non sentirem, quam quid sentirem posse dicere

[3] Quod si haberem aliquid, quod liqueret, tamen te vicissim audire vellem, cum ipse tam multa dixissem

Tum Balbus: "Geram tibi morem et agam, quam brevissume potero; etenim convictis Epicuri erroribus longa de mea disputatione detracta oratio est

Omnino dividunt nostri totam istam de dis inmortalibus quaestionem in partis quattuor
E caratteristica di un filosofo, di un Pontefice, di un Cotta, insomma, non avere degli dèi immortali un concetto vago e ondeggiante come gli Accademici, bensì una convinzione precisa e sicura come l'hanno quelli della nostra scuola

Contro Epicuro si è già parlato più che a sufficienza; prima però vorrei sentire che ne pensa l'interessato "

Al che Cotta: "Hai dunque dimenticato quanto ti dissi all'inizio, che cioè, specie in questioni del genere, mi riesce più facileesprimere ciò che non penso di ciò che effettivamente penso

[3] D'altronde, anche se avessi idee chiare al riguardo, pure preferirei sentire te parlare a tua volta, visto che io ho già parlato tanto "

" Farò dunque a tuo modo - concluse Balbo - e cercherò di essere il più breve possibile dato che la già avvenuta confutazione degli errori di Epicuro è valsa ad eliminare una parte considerevole della mia esposizione

I seguaci della nostra scuola dividono in quattro parti tutta la questione sugli dei immortali
Primum docent esse deos, deinde quales sint, tum mundum ab his administrari, postremo consulere eos rebus humanis

Nos autem hoc sermone, quae priora duo sunt, sumamus; tertium et quartum, quia maiora sunt, puto esse in aliud tempus differenda

"Minime vero" inquit Cotta "nam et otiosi sumus et his de rebus agimus, quae sunt etiam negotiis anteponenda

II [4] Tum Lucilius "Ne egere quidem videtur" inquit "oratione prima pars

Quid enim potest esse tam apertum tamque perspicuum, cum caelum suspeximus caelestiaque contemplati sumus, quam esse aliquod numen praestantissimae mentis, quo haec regantur
In primo luogo affermano l'esistenza degli dèi, poi quale sia la loro natura; segue la dimostrazione che da essi sia governato il mondo e, infine, che provvedono agli interessi dell'uomo

Nella nostra esposizione ci limiteremo a trattare il primo ed il secondo punto: il terzo ed il quarto penso di rimandarli ad altra occasione, dato il loro maggiore peso"

" Niente affatto - intervenne Cotta - oltre a non aver nulla da fare, ci stiamo occupando di problemi difronte ai quali anche gli affari pubblici debbono cedere il passo "

II [4] " La prima questione - soggiunse allora Lucilio - non ha neppure bisogno di essere trattata

Che cosa può esserci di tanto chiaro ed evidente ogni volta che guardiamo il firmamento ed i corpi che vi si trovano, che sono una manifestazione di una mente superiore, da cui queste cose sono governate

Maybe you might be interested

Cicerone, De Natura deorum: Libro 01; 51-55
Cicerone, De Natura deorum: Libro 01; 51-55

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 01; 51-55

Quod ni ita esset, qui potuisset adsensu omnium dicere Ennius "aspice hoc sublime candens, quem invocant omnes Iovem" illum vero et Iovem et dominatorem rerum et omnia motu regentem et, ut idem Ennius, "patrem divumque hominumque" et praesentem ac praepotentem deum

Quod qui dubitet, haud sane intellego, cur non idem, sol sit an nullus sit, dubitare possit; [5] qui enim est hoc illo evidentius

Quod nisi cognitum comprehensumque animis haberemus, non tam stabilis opinio permaneret nec confirmaretur diuturnitate temporis nec una cum saeclis aetatibusque hominum inveterare potuisset

Etenim videmus ceteras opiniones fictas atque vanas diuturnitate extabuisse
Se non fosse così come avrebbero potuto incontrate il generale consenso le parole di Ennio: "contempla quest'essere che al di sopra di ogni altro rifulge, che tutti invocano col nome di Giove ", quel Giove che domina il mondo e che tutto regge col suo cenno, " il padre degli dèi edegli uomini " per usare ancora le parole di Ennio, onnipresente ed onnipotente

Chi dubita di questa verità non vedo perché non dovrebbe porre in dubbio l'esistenza stessa del sole ;[5] che sotto nessun aspetto risulta più evidente della precedente affermazione

Se di tutto ciò non avessimo avuto conoscenza e non fossimo fermamente convinti nel nostro intimo, una tradizione come questa non si conserverebbe immutata per lungo tempo, non si rafforzerebbe coi passare degli anni, non avrebbe potuto sopravvivere all'alternarsi delle età e delle generazioni umane

Possiamo constatare che tutte le altre opinioni false e senza rispondenza nella realtàsi sono dissolte col tempo
Quis enim hippocentaurum fuisse aut Chimaeram putat, quaeve anus tam excors inveniri potest, quae illa, quae quondam credebantur apud inferos, portenta extimescat

Opinionis enim commenta delet dies, naturae iudicia confirmat

Itaque et in nostro populo et in ceteris deorum cultus religionumque sanctitates existunt in dies maiores atque meliores

[6] Idque evenit non temere nec casu, sed quod et praesentes saepe di vim suam declarant, ut et apud Regillum bello Latinorum, cum A Postumius dictator cum Octavio Mamillio Tusculano proelio dimicaret, in nostra acie Castor et Pollux ex equis pugnare visi sunt, et recentiore memoria idem Tyndaridae Persem victum nuntiaverunt
Chi crede più che un tempo esistessero l'ippocentauro e la Chimera,si trova forse ancora una vecchina tanto sciocca da temere quei mostri che una volta si credeva popolassero gli Inferi

Il tempo distrugge i frutti dell'immaginazione e rinforza i giudizi dettati dalla natura

Per questo sia presso il nostro popolo sia presso gli altri il culto degli dèi e il rispetto delle pratiche religiose sisono sempre più accresciuti e perfezionati

[6] E ciò non avvenne né senza ragione né per puro caso, ma spesso furono proprio gli dèi a manifestare la propria potenza offrendosi alla vista degli uomini, come presso il Lago Regillo, durante la guerra contro i Latini che mise aconfronto il dittatore Aulo Postumio e Ottavio Mamilio di Tuscolo, si videro Castore e Polluce combattere a cavallodalla nostra parte e in epoca più recente furono ancora i figli di Tindaro ad annunziare la sconfitta di Perseo

Maybe you might be interested

Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 16-20
Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 16-20

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 16-20

P enim Vatinius, avus huius adulescentis, cum e praefectura Reatina Romam venienti noctu duo iuvenes cum equis albis dixissent regem Persem illo die captum, [cum] senatui nuntiavisset, primo quasi temere de re publica locutus in carcerem coniectus est, post a Paulo litteris allatis, cum idem dies constitisset, et agro a senatu et vacatione donatus est

Atque etiam cum ad fluvium Sagram Crotoniatas Locri maximo proelio devicissent, eo ipso die auditam esse eam pugnam ludis Olympiae memoriae proditum est

Saepe Faunorum voces exauditae, saepe visae formae deorum quemvis aut non hebetem aut impium deos praesentes esse confiteri coegerunt
Publio Vatinio, il nonno dei giovane Vatinio che tutti conosciamo, stava tornando di notte a Roma da Rieti doveesercitava l'ufficio di governatore quando gli si presentarono dinnanzi due giovani in sella a bianchi destrieri e gli annunziarono che in quello stesso giorno il re Perseo era caduto prigioniero, e quando egli ebbe riferito la cosa al Senato dapprima fu gettato in carcere sotto l'accusa di falso in questioni di pubblico interesse, ma quando dal dispaccio di Paolo risultò che il giorno coincideva il Senato gli donò un podere e gli concesse l'esonero

Si ricorda anche che quando in una grandiosa battaglia presso il fiume Sagra i Locresi sconfissero i Crotoniati, inquello stesso giorno la notizia di quel combattimento si riseppe ad Olimpia dove erano in atto le gare

Spesso il suono delle voci dei Fauni, spesso l'apparizione di figure divine indussero chiunque non fosse demente od empio a riconoscere la presenza della divinità
III [7] Praedictiones vero et praesensiones rerum futurarum quid aliud declarant nisi hominibus ea, quae sint, ostendi, monstrari, portendi, praedici, ex quo illa ostenta, monstra, portenta, prodigia dicuntur

Quod si ea ficta credimus licentia fabularum, Mopsum, Tiresiam, Amphiaraum, Calchantem, Helenum (quos tamen augures ne ipsae quidem fabulae adscivissent, si res omnino repudiarent), ne domesticis quidem exemplis docti numen deorum comprobabimus

Nihil nos P Clodi bello Punico primo temeritas movebit, qui etiam per iocum deos inridens, cum cavea liberati pulli non pascerentur, mergi eos in aquam iussit, ut biberent, quoniam esse nollent

Qui risus classe devicta multas ipsi lacrimas, magnam populo Romano cladem attulit
III [7] Quanto poi alle profezie e alle premonizioni dei futuro che cosa provano se non che gli avvenimenti futurivengono rivelati, mostrati, pronosticati, predetti agli uomini (donde i termini di rivelazione, mostro, pronostico,prodigio)

Ché, se anche consideriamo come frutti di fantasia personaggi come Mopsolo, Tiresia, Amfiarao, Calcante,Eleno, data l'estrema arbitrarietà dei racconti mitici (eppure anche i miti non avrebbero annoverato quei personaggi fragli auguri, se non ammettessero la validità dei fatti) non riconosceremo ugualmente la potenza divina una volta resi edotti dalle esperienze di casa nostra

Non muoverà la temerità dimostrata da P Clodio durante la prima guerra punica,lui che, per gioco sbeffeggiando gli dei,poiché i polli sacri, liberati dalla gabbia, non toccarono cibo ordinò che fossero immersi nell'acqua "perché bevessero, visto che non volevano mangiare"

Ma questa spiritosaggine, dopo la disfatta della flotta, fruttò a lui molte lacrime e dal popolo romano una grave sconfitta

Maybe you might be interested

Cicerone, De Natura deorum: Libro 03; 21-25
Cicerone, De Natura deorum: Libro 03; 21-25

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 03; 21-25

Quid collega eius, [L] Iunius, eodem bello nonne tempestate classem amisit, cum auspiciis non paruisset

Itaque Clodius a populo condemnatus est, Iunius necem sibi ipse conscivit

[8] C Flaminium Coelius religione neglecta cecidisse apud Transumenum scribit cum magno rei publicae vulnere

Quorum exitio intellegi potest eorum imperiis rem publicam amplificatam, qui religionibus paruissent

Et si conferre volumus nostra cum externis, ceteris rebus aut pares aut etiam inferiores reperiemur, religione, id est cultu deorum, multo superiores

[9] An Atti Navi lituus ille, quo ad investigandum suem regiones vineae terminavit, contemnendus est

Crederem, nisi eius augurio rex Hostilius maxima bella gessisset
E che dire del suo collega Lucio Giunio, non fu forse lui a perdere la flotta durante quella medesima guerra per non aver obbedito agii auspici

La conseguenza fu che Ciodio fu condannato dal popolo e Giunio si diede da se stesso la morte

[8] Celio riferisce che Gaio Flaminio per aver trascurato le sacre cerimonie cadde al Trasimeno con grave iatturaper la patria

Dalla rovina di questi uomini si può ricavare che lo stato prosperò quando il potere fu in mano a persone ligie ai doveri religiosi

E se vorremo paragonare la storia di casa nostra con quella dei popoli stranieri troveremo che intutto il resto fummo pari ad essi o anche inferiori, ma in fatto di religiosità, cioè di culto divino, fummo loro di granlunga superiori

[9] Dobbiamo dunque tenere in non cale la famosa verga augurale di Attio Navio con la quale egli delimitava levarie zone dei vigneto nella ricerca del porco sacro

Sarei anch'io di questo parere se il re Ostilio le sue più importanti campagne di guerra non le avesse condotte sotto i suoi presagi
Sed neglegentia nobilitatis augurii disciplina omissa veritas auspiciorum spreta est, species tantum retenta; itaque maximae rei publicae partes, in is bella quibus rei publicae salus continetur, nullis auspiciis administrantur, nulla peremnia servantur, nulla ex acuminibus, nulli viri vocantur, ex quo in procinctu testamenta perierunt; tum enim bella gerere nostri duces incipiunt, cum auspicia posuerunt

[10] At vero apud maiores tanta religionis vis fuit, ut quidam imperatores etiam se ipsos dis inmortalibus capite velato verbis certis pro re publica devoverent

Multa ex Sibyllinis vaticinationibus, multa ex haruspicum responsis commemorare possum quibus ea confirmentur, quae dubia nemini debent esse
Purtroppo per trascuratezza da parte della nobiltà la scienza augurale è stata abbandonata, il valore degli auspici è decaduto e delle cerimonie augurali sussistono solo le forme esteriori;pertanto le azioni piú importanti per la vita dello stato e fra esse le guerre da cui dipende la sua salvezza vengono condotte senza trarre gli auspici;non si rispettano i presagi prima di attraversare un fiume, non si osservano le fiammelle in cima alle lance, non è più in uso la rituale convocazione dei soldati prima delle battaglie ed è perciòscomparso l'uso di far testamento ad esercito schierato, i nostri comandanti infatti incominciano a condurre le guerre dopo aver deposto la gli auspici

[10] Ma al tempo dei nostri progenitori fu tanto il peso dei fattore religioso che alcuni comandanti di eserciti, a capo coperto e con formule determinate offrirono se stessi in olocausto agli dèi immortali per il bene della patria

Dai vaticini delle sibille e dai responsi degli aruspici si possono trarre molte veritiere testimonianze che nessuno ha il dirittodi porre in dubbio

Maybe you might be interested

Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 21-25
Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 21-25

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 21-25

IV Atqui et nostrorum augurum et Etruscorum haruspicum disciplinam P Scipione C Figulo consulibus res ipsa probavit; quos cum Ti Gracchus consul iterum crearet, primus rogator, ut eos rettulit, ibidem est repente mortuus

Gracchus cum comitia nihilo minus peregisset remque illam in religionem populo venisse sentiret, ad senatum rettulit

Senatus quos ad soleret, referendum censuit

Haruspices introducti responderunt non fuisse iustum comitiorum rogatorem

[11] Tum Gracchus, ut e patre audiebam, incensus ira: "itane vero, ego non iustus, qui et consul rogavi et augur et auspicato

An vos Tusci ac barbari auspiciorum populi Romani ius tenetis et interpretes esse comitiorum potestis

Itaque tum illos exire iussit
IV Ma è l'evidenza dei fatti che ha comprovato la validità della scienza dei nostri auguri e degli aruspici etruschi quando erano consoli Publio Scipione e Gaio Figulo; quando Tiberio Gracco console per la secoda volta, presiedeva (i comizi), lo scrutatore della prima centuria, appena gli portò (i voti) lì morì allimprovviso

Gracco condusse ugualmente a termine i comizi, ma avendo notato che l'evento aveva turbato il sentimento religioso dell'assemblea, ne riferì al Senato

Il Senato allora decretò che il caso venisse deferito a chi di consueto

Gli aruspici introdotti per l'occasione dichiararono che il presidente dei comizi non esercitava la carica di pieno diritto

[11] A questo punto Gracco, come ho sentito raccontate da mio padre, preso dall'ira, sbottò: " Ma davvero Dunque non era secondo le regole che io, console ed augure, presiedessi i comizi dopo aver preso gli auspici rituali

Voi invece, razza di barbari venuti dall'Etruria, avete diritto di sentenziare in materia di auspici riguardanti il popolo romano e di farvi arbitri della regolarità dei nostri comizi "

E ordinò che uscissero

Maybe you might be interested

Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 06-10
Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 06-10

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 06-10

Cicerone, De Natura deorum: Libro 01; 21-25
Cicerone, De Natura deorum: Libro 01; 21-25

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 01; 21-25

Cicerone, De Natura deorum: Libro 03; 16-20
Cicerone, De Natura deorum: Libro 03; 16-20

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 03; 16-20

Tags: #cicero
Cicerone, In Verrem: 02; 21-25

Cicerone, In Verrem: 01; 01-05

Cicerone, In Verrem: 02; 04-01-02

Cicerone, Filippiche: 04; 11-14

Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 01; 01-90

Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 05; 01-10