Cicerone, De Natura deorum: Libro 01; 21-25

Cicerone, De Natura deorum: Libro 01; 21-25

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 01; 21-25

XXI [57] Tum Cotta comiter, ut solebat, XXI [57] Tum Cotta comiter, ut solebat, "Atqui," inquit "Vellei, nisi tu aliquid dixisses, nihil sane ex me quidem audire potuisses

Mihi enim non tam facile in mentem venire solet, quare verum sit aliquid, quam quare falsum; idque cum saepe, tum, cum te audirem paulo ante, contigit

Roges me, qualem naturam deorum esse ducam: nihil fortasse respondeam; quaeras, putemne talem esse, qualis modo a te sit eita: nihil dicam mihi videri minus

Sed ante quam adgrediar ad ea, quae a te disputata sunt, de te ipso dicam, quid sentiam
XXI [57] A questo punto Cotta, amichevolmente, comr era solito,XXI [57] A questo punto Cotta, amichevolmente, comr era solito," eppure - intervenne - o Velleio, se non avessi detto tu qualcosa, nulla avresti potuto udire da me con giudizio

Di solito non mi vengono tanto facilmente in mente le ragioni per cui qualcosa sia vero, quanto il motivo per cui è falso; ciò mi capita spesso e l'ho provato anche mentre ti stavo ascoltando

Se mi chiedessi quale consideri essere la sostanza degli dèi, forse non ti risponderei; ma se volessi conoscere il mio parere sulla tua, ti direi che nulla mi sembra meno accettabile

Prima però di passare all'esame delle tue affermazioni che sono state discusse date vorrei esprimerti il mio pensiero sulla tua persona
[58] Saepe enim de L Crasso, illo familiari tuo, videor audisse, cum te togatis omnibus sine dubio anteferret, paucos tecum Epicureos e Graecia compararet, sed, quod ab eo te mirifice diligi intellegebam, arbitrabar illum propter benivolentiam uberius id dicere

Ego autem, etsi vereor laudare praesentem, iudico tamen de re obscura atque difficili a te dictum esse dilucide, neque sententiis solum copiose, sed verbis etiam ornatius, quam solent vestri

[59] Zenonem, quem Philo noster coryphaeum appellare Epicureorum solebat, cum Athenis essem, audiebam frequenter, et quidem ipso auctore Philone, credo, ut facilius iudicarem, quam illa bene refellerentur, cum a principe Epicureorum accepissem, quem ad modum dicerentur

Non igitur ille ut plerique, sed isto modo ut tu: distincte, graviter, ornate
[58] Spesso mi sembra di aver sentito sostenere da quel tuo amico Lucio Crasso che tu sopravanzavi tutti gli altri togati insieme a te, ma che pochi fra i Greci Epicurei con te erano degni di starti a paro, poichè comprendevo che grandemente eri stimato da quello,ero convinto che esagerasse per eccesso di benevolenza

Ora però - benché mi faccia paura lodare una persona presente – penso che hai trattato con estrema chiarezza una tesi difficile ed oscura e non solo con abbondanza di argomentazioni ma anche con un linguaggio piú forbito di quello in uso nella vostra scuola

[59]Mentro ero ad Atene, mi recavo piuttosto spesso alle lezioni di Zenone, quello che il nostro Filone chiamava "corifeo" degli epicurei, ed era lo stesso Filone a consigliarmi di ascoltarlo, forse - così io penso -perché comprendessi meglio con quanta facilità si potessero confutare quelle dottrine dopo che le avessi ricevute dal caposcuola degli epicurei

Orbene, il suo modo di esporre non era quello dei più, ma era come il tuo: preciso, pacato ed elegante
Sed quod in illo mihi usu saepe venit, idem modo, cum te audirem, accidebat, ut moleste ferrem tantum ingenium (bona venia me audies) in tam leves, ne dicam, in tam ineptas sententias incidisse

[60] Nec ego nunc ipse aliquid adferam melius

Ut enim modo dixi, omnibus fere in rebus, sed maxime in physicis, quid non sit, citius, quam quid sit, dixerim

XXII Roges me, quid aut quale sit deus: auctore utar Simonide, de quo cum quaesivisset hoc idem tyrannus Hiero, deliberandi sibi unum diem postulavit

Cum idem ex eo postridie quaereret, biduum petivit; cum saepius duplicaret numerum dierum admiransque Hiero requireret, cur ita faceret, "Quia, quanto diutius considero," inquit "tanto mihi spes videtur obscurior"
Ma quello che mi mi accadeva spesso abitualmente in quel convegno, nell'ascoltare te lo stesso è accaduto che non riuscivo a concepire che un così fervido ingegno (spero che mi perdonerai questa libertà) si perdesse in tali ingenuità, per non dire sciocchezze

[60] Non che io abbia in questo momento da proporre qualcosa di meglio

Come ho già detto in ogni questione, esoprattutto nel campo della filosofia naturale, mi riesce più facile demolire che costruire un sistema

XXII Tu potresti chiedere che cosa e quale sia la divinità: potrei rifarmi all'autorità di Simonide, di cui si narra che, avendogli il tiranno lerone rivolta questa stessa domanda, chiedesse un giorno per riflettere

Ma il giorno successivo, di fronte alla stessa richiesta, ne chiese due; ed in seguito, perché continuava a chiedere proroghe sempre piú ampie, meravigliato lerone volle conoscere la ragione di un simile comportamento, e Simonide: " quanto piú a lungo ci rifletto sopra " - rispose - " tanto piú la questione mi si fa oscura "

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Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 61-67
Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 61-67

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 61-67

Sed Simoniden arbitror (non enim poeta solum suavis, verum etiam ceteroqui doctus sapiensque traditur), quia multa venirent in mentem acuta atque subtilia, dubitantem, quid eorum esset verissimum, desperasse omnem veritatem

[61] Epicurus vero tuus (nam cum illo malo disserere quam tecum) quid dicit, quod non modo philosophia dignum esset, sed mediocri prudentia

Quaeritur primum in ea quaestione, quae est de natura deorum, sintne dei necne sint

"Difficile est negare

" Credo, si in contione quaeratur, sed in huius modi sermone et in consessu [familiari] facillimum

Itaque ego ipse pontifex, qui caerimonias religionesque publicas sanctissime tuendas arbitror, is hoc, quod primum est, esse deos persuaderi mihi non opinione solum, sed etiam ad veritatem plane velim
Ma Simonide - che, come tutti sanno, non fu solo un delicato poeta, ma anche un uomo di profonda e varia cultura - finì col dubitare di ogni verità proprio perché svariate ed acute soluzioni si succedevano nel suo spirito senza che riuscisse a stabilire quale fosse la più vera

[61]Ma il tuo Epicuro (con lui preferisco discutere piuttosto che con te) quale affermazione ha fatto che avesse, non dico dignità filosofica, ma almeno un minimo di comune buonsenso

Nella nostra questione relativa agli dèi il primo interrogativo che si presenta è quello relativo alla loro esistenza

" E' difficile negarla "

Io te ne do atto, se questa domanda sia rivolta in una pubblica assemblea, ma in una conversazione privata come questa e fra persone come noi non c'è invece nulla di piú facile

lo stesso come pontefice che penso che le cerimonie e le pratiche religiose in uso presso il popolo vadano osservate col massimo scrupolo, vorrei tanto potermi convincere di questa prima verità, che cioè gli dèi esistono, non soltanto con la fede ma anche con prove razionali
Multa enim occurrunt, quae conturbent, ut interdum nulli esse videantur

[62] Sed vide, quam tecum agam liberaliter: quae communia sunt vobis cum ceteris philosophis non attingam, ut hoc ipsum; placet enim omnibus fere mihique ipsi in primis deos esse

Itaque non pugno; rationem tamen eam, quae a te adfertur, non satis firmam puto

XXIII Quod enim omnium gentium generumque hominibus ita videretur, id satis magnum argumentum esse dixisti, cur esse deos confiteremur

Quod cum leve per se, tum etiam falsum est

Primum enim unde tibi notae sunt opiniones nationum

Equidem arbitror multas esse gentes sic inmanitate efferatas, ut apud eas nulla suspicio deorum sit

[63] Quid Diagoras, Atheos qui dictus est, posteaque Theodorus nonne aperte deorum naturam sustulerunt
Purtroppo accadono molti fenomeni sconcertanti che sembrano escluderne l'esistenza

[62] Ma guarda quanto discuterò in maniera liberale con te: lascerò da parte tutte le convinzioni che voi avete in comune con le altre scuole, come questa stessa;siamo tutti d'accordo, ed io per primo, che gli dèi esistono e perciò non faccio obiezioni

Perciò non mi oppongo: non ritengo sufficientemente solida la spiegazione da te addotta al riguardo

XXIII Tu hai detto che il consenso di tutti ipopoli e di tutte le nazioni è un valido argomento per indurci ad ammettere l'esistenza degli dèi

Orbene, questa affermazione è ad un tempo superficiale e falsa

In primo luogo che sai tu di ciò che pensano glialtri popoli

Per quanto mi concerne ritengo che esistano popoli talmente immersi nella barbarie da non sospettare minimamente l'esistenza degli dèi

[63]E che dire poi di Diagora, detto l'Ateo, e, in epoca più recente, di Teodoro, forse non hanno f apertamente negata l'esistenza della divinità

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 03; 11-15

Nam Abderites quidem Protagoras, cuius a te modo mentio facta est, sophistes temporibus illis vel maximus, cum in principio libri sic posuisset "De divis neque, ut sint neque ut non sint, habeo dicere", Atheniensium iussu urbe atque agro est exterminatus librique eius in contione combusti; ex quo equidem existimo tardioris ad hanc sententiam profitendam multos esse factos, quippe cum poenam ne dubitatio quidem effugere potuisset

Quid de sacrilegis, quid de impiis periurisque dicemus

"Tubulus si Lucius umquam,si Lupus aut Carbo aut Neptuni filius",ut ait Lucilius, putasset esse deos, tam periurus aut tam impurus fuisset

[64] Non est igitur tam explorata ista ratio ad id, quod vultis confirmandum, quam videtur
Allora Protagora di Abdera di cui anche tu hai or ora fatta menzione e che fu senza dubbio il più grande fra i sofisti del suo tempo, poiché aveva posto una frase all'inizio di un suo libro “degli dèi non saprei dire né se esistono né se non esistono”, per ordine degli Ateniesi fu esiliato dalla città e dal suo territorio e le sue opere furono bruciate in pubblico;orbene, io ritengo che molti si trattennero dal concordare con questa opinione, proprio perché anche il solo dubbio su questo argomento non sarebbe potuto sfuggire ad una sanzione

Che dire poi dei sacrileghi, degli empi e degli spergiuri

“Se mai un Lucio Tubulo,se un Lupo o un Carbone o un figlio di Nettuno”,per citare le parole di Lucilio, avesse creduto negli dèi, si sarebbe forse macchiato di tanti spergiuri e di tante turpitudini

[64] Il procedimento da voi seguito per dimostrare la vostra tesi non ha dunque quella forza probante che apparentemente sembra offrire
Sed quia commune hoc est argumentum aliorum etiam philosophorum, omittam hoc tempore; ad vestra propria venire malo

[65] Concedo esse deos; doce me igitur, unde sint, ubi sint, quales sint corpore, animo, vita; haec enim scire desidero

Abuteris ad omnia atomorum regno et licentia; hinc quodcumque in solum venit, ut dicitur, effingis atque efficis

Quae primum nullae sunt

Nihil est enim, * * quod vacet corpore

Corporibus autem omnis obsidetur locus; ita nullum inane nihil esse individuum potest

XXIV [66] Haec ego nunc physicorum oracla fundo, vera an falsa nescio, sed veri [simile] tamen similiora quam vestra
Ma poiché questo argomento è comune anche ad altri filosofi, per ora lo lascerò da parte;preferisco invece passare all'esame alle tesi della vostra scuola

[65] Ammetto che esistono gli dèi; ma tu spiegami allora quale ne sia l'origine, dove dimorino, quale sia il loro rivestimento corporeo, quale la loro anima, quale il loro sistema di vita; è questo ciò che desidero sapere

Per ogni questione tu ricorri al libero mondo degli atomi ed immagini che da essi derivi tutto ciò che, come si suoi dire, capita sulla terra

Ma, innanzitutto gli atomi non esistono

Non v'è nulla infatti, * * che manchi di rivestimento corporeo

Ogni spazio è stipato di materia e non vi può essere pertanto nulla di vuoto né di indivisibile

XXIV [66] Queste che ti vengo esponendo sono le divinazioni dei nostri filosofi naturali; se esse siano vere o false nonsaprei dire, ma certo sono più probabili delle vostre

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Ista enim flagitia Democriti sive etiam ante Leucippi esse corpuscula quaedam levia, alia aspera, rutunda alia, partim autem angulata et hamata, curvata quaedam et quasi adunca, ex iis effectum esse caelum atque terram nulla cogente natura, sed concursu quodam fortuito — hanc tu opinionem, C Vellei, usque ad hanc aetatem perduxisti, priusque te quis de omni vitae statu quam de ista auctoritate deiecerit; ante enim iudicasti Epicureum te esse oportere, quam ista cognovisti: ita necesse fuit aut haec flagitia concipere animo aut susceptae philosophiae nomen amittere

[67] Quid enim mereas, ut Epicureus esse desinas

"Nihil equidem," inquis "ut rationem vitae beatae veritatemque deseram"

Ista igitur est veritas
Quanto poi alle disastrose teorie di Democrito, o anche del suo predecessore Leucippo, secondo le quali esisterebbero delle sottili particelle di cui alcune ruvide, altre rotonde, altre ancora fornite di spigoli o con superficie ricurva e recanti una sorta di uncini e da esse deriverebbero il cielo e la terra non in forza di un impulso naturale ma in seguito al loro fortuito incontro, tu, Gaio Velleio, hai recato in te fino ad ora questa dottrina e sarebbe più facile distoglierti dalla vita che dalla fedeltà a codesto tuo maestro;così è che tu hai deciso di essere epicureo prima ancora di conoscere queste dottrine e ti sei quindi trovato nella necessità o di accettare ed aderire a questi spropositi o di rinunciare al nome della scuola da te adottata

[67] Che ci perderesti a smettere di essere epicureo

"Nulla m'indurrà a rinunciare " mi risponderai " alla norma che permette una vita felice e al possesso della verità "

Sarebbe questa dunque la verità
Nam de vita beata nihil repugno, quam tu ne in deo quidem esse censes, nisi plane otio langueat

Sed ubi est veritas

In mundis, credo, innumerabilibus omnibus minimis temporum punctis aliis nascentibus, aliis cadentibus; an in individuis corpusculis tam praeclara opera nulla moderante natura, nulla ratione fingentibus

Sed oblitus liberalitatis meae, qua tecum paulo ante uti coeperam, plura complector

Concedam igitur ex individuis constare omnia; quid ad rem

[68] Deorum enim natura quaeritur

Sint sane ex atomis; non igitur aeterni

Quia enim ex atomis, id natum aliquandost; si natum, nulli dei ante quam nati; et si ortus est deorum, interitus sit, necesse est, ut tu paulo ante de Platonis mundo disputabas
Non faccio obiezioni circa la felicità che tu non riconosci neppure in un dio se non a condizione che languisca nell'ozio

Ma dov'è questa verità

Penso negli innumerevoli mondi che ad ogni istante nascono o muoiono; o, forse, nelle particelle indivisibili che senzaalcuna guida da parte della natura e senza il minimo principio razionale costruiscono opere così eccelse

Ma mi avvedo di aver messo alquanto da parte la longanimità che avevo cominciato ad usare nei tuoi riguardi e che sto esorbitando dall'argomento

Ammetterò dunque che ogni cosa è composta di atomi, ma questo che ha a che fare con il nostro argomento

[68] Il problema verte sulla natura degli dei

Ammettiamo per un momento che essi siano composti di atomi; ne risulterà che essi non sono eterni

Ogni composto atomico, infatti, nasce nel tempo; e se essi sono nati, non esistevano dèi prima della loro nascita; e se gli dèi hanno avuto un principio dovranno necessariamente avere anche una fine, cometu poco fa dicevi a proposito del mondo immaginato da Platone

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Ubi igitur illud vestrum beatum et aeternum, quibus duobus verbis significatis deum

Quod cum efficere vultis, in dumeta conrepitis

Ita enim dicebas, non corpus esse in deo, sed quasi corpus, nec sanguinem, sed tamquam sanguinem

XXV [69] Hoc persaepe facitis, ut, cum aliquid non veri simile dicatis et effugere reprehensionem velitis, adferatis aliquid, quod omnino ne fieri quidem possit, ut satius fuerit illud ipsum, de quo ambigebatur, concedere quam tam inpudenter resistere
Dove è andata a finire la felicità e l'eternità, i due termini coi quali voi designate l'essere divino

Nel tentativo di raggiungere questo risultato cadete in un roveto

Che questo tu dicevi, che in un dio non v'è corpo ma una sembianza di corpo, non sangue ma una sembianza di sangue

XXV [69] Fate spesso questo, che, ogni qualvolta che dite affermazioni prive di verosimiglianza e desiderate evitare le critiche, mettete avanti qualcosa che non può assolutamente essere possibile che siano veri, sí che sarebbe stato preferibile cedere sull'oggetto del dissenso piuttosto che sostenere il proprio punto con tanta petulante sicurezza

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