Si secuta fuerit quae debet fortuna, gaudebimus omnes; si minus, ego tamen gaudebo Quibus enim potius haec vita factis aut cogitationibus traducatur quam iis quae pertinuerint ad liberandos civis meos [10] Te, Cicero, rogo atque hortor ne defetigere neu diffidas, semper in praesentibus malis prohibendis futura quoque explores ne se, nisi ante sit occursum, insinuent Fortem et liberum animum, quo et consul et nunc consularis rem publicam vindicasti, sine constantia et aequabilitate nullum esse putaris Fateor enim duriorem esse condicionem spectatae virtutis quam incognitae Bene facta pro debitis exigimus, quae aliter eveniunt ut decepti ab iis infesto animo reprehendimus |
Se succederà la sorte che deve, tutti ne saremo felici; se no, tuttavia sarò felice io Infatti in quali momenti o pensieri questa vita può essere vissuta più che in quelli che tendono a liberare i miei concittadini [10] Cicerone, ti prego e ti esorto a non rassegnarti e a non diffidare, a stare attento anche che, nellopporti ai mali presenti non si insinuino quelli futuri, se non ci si sia pensato prima Credi che un animo forte e libero, con cui sia da console, sia ora da consolare difendesti lo stato, non è nulla senza oggettività e costanza Ti confesso, infatti, che è più dura la situazione di una virtù a tutti nota che di una sconosciuta Esigiamo come cose dovute le buone azioni, e le cose che accadono diversamente, le contestiamo con animo spietato come se fossimo traditi da loro |
Itaque resistere Antonio Ciceronem, etsi maxima laude dignum est, tamen, quia ille consul hunc consularem merito praestare videtur, nemo admiratur; [11] idem Cicero, si flexerit adversus alios iudicium suum quod tanta firmitate ac magnitudine direxit in exturbando Antonio, non modo reliqui temporis gloriam eripuerit sibi sed etiam praeterita evanescere coget Nihil enim per se amplum est nisi in quo iudici ratio exstat Quin neminem magis decet rem publicam amare libertatisque defensorem esse vel ingenio vel rebus gestis vel studio atque efflagitatione omnium Qua re non Octavius est rogandus ut velit nos salvos esse, magis tute te exsuscita, ut eam civitatem in qua maxima gessisti liberam atque honestam fore putes, si modo sint populo duces ad resistendum improborum consiliis |
Così nessuno si meraviglia del fatto che Cicerone resista ad Antonio, anche se è cosa degna di grandissima lode, perché sembra che lui da console e ora da consolare si comporta bene; [11] lo stesso Cicerone, se avrà ammorbidito contro altri il suo giudizio che diresse con grande fermezza e nobiltà nellattaccare Antonio, rischierà non solo la gloria del tempo restante, ma costringerà ad annullare anche le cose passate Infatti niente è onorevole in sé se non quella cosa in cui cè continuità di giudizio E nessuno deve amare la repubblica più di te, essere il difensore della libertà o per lingegno o per le azioni o per lazione e laspettativa di tutti E perciò non bisogna pregare Ottavio affinché voglia che noi stiamo bene, piuttosto resuscitati a te stesso, per pensare che tornerà ad essere libera e onesta quella città in cui hai organizzato le cose più importanti, se solo il popolo avrà capi per resistere alle lusinghe dei cattivi |