Virgilio, Eneide: Libro 12 - ENEA GUARITO DALLA MADRE VENERE, pag 2

Virgilio, Eneide: Libro 12 - ENEA GUARITO DALLA MADRE VENERE

Latino: dall'autore Virgilio, opera Eneide parte Libro 12 - ENEA GUARITO DALLA MADRE VENERE
hoc Venus obscuro faciem circumdata nimbo detulit, hoc fusum labris splendentibus amnem inficit occulte medicans, spargitque salubris ambrosiae sucos et odoriferam panaceam Questo Venere avvolta la figura in nube nascosta lo portò, medicando la corrente in splendenti bacili lo immerge sciolto di nascosto, sparge salutari pozioni di ambrosia e profumata panacea
fovit ea vulnus lympha longaevus Iapyx ignorans, subitoque omnis de corpore fugit quippe dolor, omnis stetit imo vulnere sanguis Quella linfa scaldò la ferita ignorandolo il vecchio Iapige, ed improvvisamente ogni dolore senz'altro fugge dal corpo, tutto il sangue s'arrestò nella profondità della ferita
iamque secuta manum nullo cogente sagitta excidit, atque novae rediere in pristina vires Ormai la freccia seguendo la mano senza costrizioni salta fuori e nuove forze ritornarono come prima

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Virgilio, Eneide: Libro 02 - L’OMBRA DI ETTORE

Latino: dall'autore Virgilio, opera Eneide parte Libro 02 - L’OMBRA DI ETTORE

'arma citi properate viro Veloci affrettate le armi all'eroe
quid statis Perché state fermi

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' Iapyx conclamat primusque animos accendit in hostem Iapige grida e per primo accende gli animi contro il nemico
'non haec humanis opibus, non arte magistra proveniunt, neque te, Aenea, mea dextera servat: maior agit deus atque opera ad maiora remittit' Queste cose non vengono da poteri umani, non da una artemaestra, né salvate, Enea, la mia destra: un dio maggiore agisce e rimanda ad opere maggiori

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ille avidus pugnae suras incluserat auro hinc atque hinc oditque moras hastamque coruscat Egli avido di lota aveva chiuso i polpacci nell'oro di qua e di là, odia le esitazioni e scuote l'asta
postquam habilis lateri clipeus loricaque tergo est, Ascanium fusis circum complectitur armis summaque per galeam delibans oscula fatur: 'disce, puer, virtutem ex me verumque laborem, fortunam ex aliis Dopo che il fianco ha lo scudo pronto e le spalle la corazza, indossate le armi, abbraccia Ascanioe cogliendo attraverso l'elmo un tocco di baci, dice: Impara, ragazzo, il valore da me ed il vero impegno, la fortuna dagli altri

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