Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 148-162, pag 4

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 148-162

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 36, Paragrafi 148-162
Theophrastus auctor est potores in certamine bibendi praesumere farinam eam, sed, nisi universo potu inpleantur, periclitari, tantamque refrigerandi naturam esse, ut musta fervere desinant pumice addito Teofrasto è testimone che i bevitori nella gara del bere ingoiano la sua farina, ma, se non si riempiono con l'intera bevanda, rischiano, e che tanta è la forza del refrigerare, che aggiunta la pomice i mosti smettono di bollire
[157] Auctoribus curae fuere lapides mortariorum quoque, nec medicinalium tantum aut ad pigmenta pertinentium [157] Per gli autori furono d'interesse anche le pietre dei mortai, e non solo di quelli dei medicinali o di quelli che si adoperano per i coloranti
Etesium lapidem in iis praetulere ceteris, mox Thebaicum, quem pyrropoecilon appellavimus, aliqui psaranum vocant, tertium ex chalazo chrysiten, medicis autem ex basanite Fra queste anteposero alle altre la pietra etesia, poi la tebaica, che abbiamo chiamato pirropecile, alcuni la chiamano psarano, la terza crisite dal calazio, per i medici poi dalla basanite

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 19, Paragrafi 51-56

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 19, Paragrafi 51-56

hic enim lapis nihil ex sese remittit Infatti questa pietra non emette nulla di sé
ii lapides, qui sucum reddunt, oculorum medicamentis utiles existimantur; ideo Aethiopici ad ea maxime probantur Quelle pietre, che emanano un liquido, sono considerate utili per i medicamenti degli occhi; perciò per questi scopi sono apprezzate soprattutto le etiopiche

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 193-210

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 02, Paragrafi 193-210

[158] Taenarium lapidem et Phoeniceum et haematiten iis medicamentis prodesse tradunt, quae ex croco componantur; ex alio Taenario, qui niger est, et ex Pario lapide non aeque medicis utilem, potioremque ex alabastrite Aegyptio vel ex ophite albo [158] Tramandano che la pietra tenaria e la fenicia e l'ematite giovino a quei medicamenti, che sono composti di zafferano; con un'altra tenaria, che è nera, e con la pietra di Paro non ugualmente utile per i medici, e migliore di alabastrite egizia o di ofite bianca
est enim hoc genus ophitis, ex quo vasa et cados etiam faciunt Infatti c'è questo tipo di ofite, da cui fanno vasi ed anche orci

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 05, Paragrafi 01- 26

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 05, Paragrafi 01- 26

[159] In Siphnos lapis est, qui cavatur tornaturque in vasa vel coquendis cibis utilia vel ad esculentorum usus, quod et in Comensi Italiae lapide viridi accidere scimus, sed in Siphnio singulare quod excalfactus oleo nigrescit durescitque natura mollissimus [159] A Sifno c'è una pietra, che viene incavata ed è forgiata in vasi utili o per cucinare i cibi o per gli usi di quelli commestibili, il che sappiamo avvenire anche a Como in Italia con una pietra verde, ma a Sifno particolare il fatto che riscaldata con l'olio s'annerisce e s'indurisce tenerissima per natura
tanta qualitatum differentia est, nam mollitiae trans Alpis praecipua sunt exempla Tanta è la differenza delle qualità, infatti ci sono particolari esempi di morbidezza al di là delle Alpi

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafo 126-186

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 28, Paragrafo 126-186

in Belgica provincia candidum lapidem serra, qua lignum, faciliusque etiam secant tantum ad tegularum et imbricum vicem vel, si libeat, quae vocant pavonacea tegendi genera Nella provincia belga tagliano una pietra bianca con la sega con cui (tagliano) il legno, e segano anche più facilmente solo al posto delle tegole e degli embrici o, se si vuole, quei tipi di copertura che chiamano pavonacei

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 16, Paragrafi 15-29

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 16, Paragrafi 15-29