Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 35, Paragrafi 105-153
[105] erat tunc Protogenes in suburbano suo hortulo, hoc est Demetrii castris, neque interpellatus proeliis incohata opera intermisit omnino nisi accitus a rege, interrogatusque, qua fiducia extra muros ageret, respondit scire se cum Rhodiis illi bellum esse, non cum artibus disposuit rex in tutelam eius stationes, gaudens quod manus servaret, quibus perpercerat, et, ne saepius avocaret, ultro ad eum venit hostis relictisque victoriae suae votis inter arma et murorum ictus spectavit artificem; sequiturque tabulam illius temporis haec fama, quod eam Protogenes sub gladio pinxerit: [106] Satyrus hic est, quem anapauomenon vocant, ne quid desit temporis eius, securitati, tenentem tibias |
[105] Allora Protogene si trovava in un suo orticello in periferia, cioè nell'accampamento di Demetrio, né ostacolato dalle battaglie interruppe affatto le opere iniziate se non convocato dal re, e richiesto, con quale sicurezza restasse fuori delle mura, rispose che egli sapeva che per lui la guerra era con i Rodiesi, non con le arti Il re stabilì a sua tutela posti di guardia, godendo poiché salvava le mani, che aveva tutelato, e, per non disturbarlo troppo spesso, egli nemico venne spontaneamente a lui e lasciate le aspettative della sua vittoria fra le armi e gli abbattimenti delle mura guardò l'artista; e questa fama segue un quadro di quel periodo, che Protogene l'abbia dipinto sotto minaccia: [106] Questo è il satiro, che intitolano che riposa, che regge i flauti affinchè non manchi qualcosa alla sicurezza del suo tempo |
Fecit et Cydippen et Tlepolemum, Philiscum, tragoediarum scriptorem, meditantem et athletam et Antigonum regem, matrem Aristotelis philosophi, qui ei suadebat, ut Alexandri Magni opera pingeret propter aeternitatem rerum- impetus animi et quaedam artis libido in haec potius eum tulere-; novissime pinxit Alexandrum ac Pana Fecit et signa ex aere, ut diximus [107] Eadem aetate fuit Asclepiodorus, quem in symmetria mirabatur Apelles huic Mnaso tyrannus pro duodecim diis dedit in singulos minas tricenas, idemque Theomnesto in singulos heroas vicenas [108] His adnumerari debet et Nicomachus, Aristidis filius ac discipulus pinxit raptum Proserpinae, quae tabula fuit in Capitolio in Minervae delubro supra aediculam Iuventatis, et in eodem Capitolio, quam Plancus imperator posuerat, Victoria quadrigam in sublime rapiens Ulixi primus addidit pilleum |
Realizzò anche una Cidippe e un Tlepolemo, Filisco, uno scrittore di tragedie, che medita e un atleta e il re Antigono, la madre del filosofo Aristotele, che gli consigliava, affinchè dipingesse le gesta di Alessandro Magno per l'eternità delle imprese- l'impeto dell'animo e un certo capriccio dell'arte lo spinsero piuttosto verso questi soggetti-; infine dipinse Alessandro e Pan Fece anche statue di bronzo, come abbiamo detto [107] Nello stesso periodo ci fu Asclepiodoro, che Apelle ammirava nella proporzione A costui il tiranno Mnasone dette per dodici dei trenta mine per ciascuno, e lo stesso a Teomnesto venti per ogni eroe [108] Con questi dev'essere annoverato anche Nicomaco, figlio e allievo di Aristide Dipinse il ratto di Proserpina, quadro che fu nel Campidoglio nel tempio di Minerva sopra il tempietto della Gioventù, e nel Campidoglio stesso, una Vittoria che trasporta una quadriga in alto, che aveva collocato il condottiero Planco Per primo aggiunse ad Ulisse un berretto |
pinxit et Apollinem ac Dianam, deumque matrem in leone sedentem, [109] item nobiles Bacchas obreptantibus Satyris, Scyllamque, quae nunc est Romae in templo Pacis nec fuit alius in ea arte velocior tradunt namque conduxisse pingendum ab Aristrato, Sicyoniorum tyranno, quod is faciebat Telesti poetae monimentum praefinito die, intra quem perageretur, nec multo ante venisse, tyranno in poenam accenso, paucisque diebus absolvisse et celeritate et arte mira [110] Discipulos habuit Aristonem fratrem et Aristiden filium et Philoxenum Eretrium, cuius tabula nullis postferenda, Cassandro regi picta, continuit Alexandri proelium cum Dario idem pinxit et lasciviam, in qua tres Sileni comissantur hic celeritatem praeceptoris secutus breviores etiamnum quasdam picturae conpendiarias invenit |
Dipinse anche Apollo e Diana, e la madre degli dei che siede su un leone, [109] anche splendide Baccanti con i satiri che insidiano, e Scilla, che ora è a Roma nel tempio della Pace E non ci fu un altro più veloce in quest'arte Tramandano infatti essersi accordato con Aristrato, tiranno dei Sicionesi, che egli doveva dipingere, entro un determinato giorno un monumento che costui faceva per il poeta Telesti, essere venuto non molto prima, entro quello che si era concordato, al tiranno intenzionato alla punizione, e aver finito in pochi giorni sia con velocità sia con un'arte stupenda [110] Ebbe discepoli il fratello Aristone e il figlio Aristide e Filosseno di Eretria, il cui quadro da non posporre a nessuno, dipinto per il re Cassandro, aggiunse la battaglia di Alessandro con Dario Lo stesso dipinse anche la lussuria, in cui tre Sileni gozzovigliano Costui avendo seguito la velocità del maestro escogitò anche alcune tecniche di pittura più veloci |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 19, Paragrafi 66-69
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 19, Paragrafi 66-69
[111] Adnumeratur his et Nicophanes, elegans ac concinnus ita, ut venustate ei pauci conparentur; cothurnus et gravitas artis multum a Zeuxide et Apelle abest (Apellis discipulus Perseus, ad quem de hac arte scripsit, huius fuerat aetatis) Aristidis Thebani discipuli fuerunt et filii Niceros et Ariston, cuius est Satyrus cum scypho coronatus, discipuli Antorides et Euphranor, de quo mox dicemus [112] Namque subtexi par est minoris picturae celebres in penicillo, e quibus fuit Piraeicus arte paucis postferendus: proposito nescio an distinxerit se, quoniam humilia quidem secutus humilitatis tamen summam adeptus est gloriam tonstrinas sutrinasque pinxit et asellos et obsonia ac similia, ob haec cognominatus rhyparographos, in iis consummatae voluptatis, quippe eae pluris veniere quam maximae multorum |
[111] A questi è annoverato anche Nicofane, così elegante ed armonioso, che pochi sono paragonati a lui nella grazia; la sublimità e la serietà dell'arte dista molto da Zeusi ed Apelle (Discepolo di Apelle, Perseo, a cui scrisse su quest'arte, era stato di questo periodo) Discepoli e figli del tebano Aristide furono Nicerone e Aristone, di cui è un Satiro coronato con una coppa, discepoli Antoride ed Eufranore, su questo diremo fra poco [112] Infatti è giusto che siano aggiunti quelli celebri nel pennello di una pittura minore, fra cui ci fu Pireico da posporre a pochi per l'arte: in proposito non so se si sia distinto, perché avendo seguito certo cose modeste di semplicità tuttavia raggiunse somma fama Dipinse botteghe di barbieri e calzolai e asinelli e vivande e cose simili, per queste cose soprannominato disegnatore di cose grossolane, di assoluto gradimento fra queste, poiché esse furono vendute più che le grandissime (opere) di molti |
[113] e diverso Maeniana, inquit Varro, omnia operiebat Serapionis tabula sub Veteribus his scaenas optime pinxit, sed hominem pingere non potuit contra Dionysius nihil aliud quam homines pinxit, ob id anthropographos cognominatus [114] parva et Callicles fecit, item Calates comicis tabellis, utraque Antiphilus namque et Hesionam nobilem pinxit et Alexandrum ac Philippum cum Minerva, qui sunt in schola in Octaviae porticibus, et in Philippi Liberum patrem, Alexandrum puerum, Hippolytum tauro emisso expavescentem, in Pompeia vero Cadmum et Europen idem iocosis nomine Gryllum deridiculi habitus pinxit, unde id genus pictura grylli vocantur ipse in Aegypto natus didicit a Ctesidemo |
[113] Al contrario Meniana, dice Varrone, un quadro di Serapione copriva tutte le cose sotto le Botteghe vecchie Per queste dipinse ottimamente le scene, ma non riuscì a dipingere l'uomo Invece Dionisio non dipinse altro che uomini, per questo soprannominato antropofago [114] Piccole cose fece anche Callicle, pure Calate con quadri di commedie, Antifilo entrambi i generi Infatti dipinse anche una splendida Esione e un Alessandro e Filippo con Minerva, che sono nella sala nei portici di Ottavia, e (in quello) di Filippo il padre libero, Alessandro fanciullo, Ippolito che si spaventa apparso un toro, invece Cadmo ed Europa (in quello) di Pompeo Lo stesso dipinse in quelli scherzosi uno di nome Grillo di atteggiamento ridicolo, da dove sono detti grilli questo genere in pittura Lo stesso nato in Egitto imparò da Ctesidemo |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 22, Paragrafi 111-115
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 22, Paragrafi 111-115
[115] Decet non sileri et Ardeatis templi pictorem, praesertim civitate donatum ibi et carmine, quod est in ipsa pictura his versibus: Dignis digna Loco picturis condecoravit Reginae Iunonis supremi coniugis templum Plautius Marcus, cluet Asia lata esse oriundus, quem nunc et post semper ob artem hanc Ardea laudat, [116] eaque sunt scripta antiquis litteris Latinis, non fraudanda et Studio divi Augusti aetate, qui primus instituit amoenissimam parietum picturam, villas et porticus ac topiaria opera, lucos, nemora, colles, piscinas, euripos, amnes, litora, qualia quis optaret, varias ibi obambulantium species aut navigantium terraque villas adeuntium asellis aut vehiculis, iam piscantes, aucupantes aut venantes aut etiam vindemiantes |
[115] Conviene che anche il pittore del tempio di Ardea non sia taciuto, specie perché onorato là con la cittadinanza e con un componimento, che è sulla pittura stessa con questi versi: Cose degne ai degni Per il luogo adornò con pitture il tempio della Regina Giunone consorte del supremo Marco Plauzio, la vasta Asia celebra essere originario, che ora e dopo sempre Ardea per quest'arte loda, [116] Queste cose sono scritte in antichi caratteri latini, mom bisogna togliere al periodo del divino Augusto anche Studio, che per primo istituì una piacevolissima pittura delle pareti, ville e portici e opere di giardinaggio, boschi, foreste, colli, piscine, canali, fiumi, spiagge, quali qualcuno desidererebbe, qui varie specie di quelli che passeggiano o di naviganti e di quelli che vanno alle ville via terra su asinelli o veicoli, ancora pescatori, uccellatori o cacciatori o anche vendemmiatori |
[117] sunt in eius exemplaribus nobiles palustri accessu villae, succollatis sponsione mulieribus labantes, trepidis quae feruntur, plurimae praeterea tales argutiae facetissimi salis idem subdialibus maritimas urbes pingere instituit, blandissimo aspectu minimoque inpendio [118] sed nulla gloria artificum est nisi qui tabulas pinxere eo venerabilior antiquitatis prudentia apparet non enim parietes excolebant dominis tantum nec domos uno in loco mansuras, quae existimat incendiis rapi non possent casa Protogenes contentus erat in hortulo suo; nulla in Apellis tectoriis pictura erat nondum libebat parietes totos tinguere; omnium eorum ars urbibus excubabat, pictorque res communis terrarum erat |
[117] Ci sono fra i suoi esemplari splendide ville con un ingresso paludoso, quelli che per scommessa si caricano con donne portate sulle spalle, che sono trasportate trepidanti, inoltre diverse arguzie simili di ironia molto spiritosa Lo stesso cominciò a dipingere le città marittime sui terrazzi, con piacevolissimo effetto e minima spesa [118] Ma nessuna gloria degli artisti c'è se questi non hanno dipinto quadri Per questo appare più stimabile la prudenza dell'antichità Infatti non curavano le pareti per i padroni soltanto né le case destinate a restare in un unico posto, che si pensa non potevano essere sottratte agli incendi Protogene era contento con la casa nel suo orticello; non c'era nessuna pittura sui rivestimenti di Apelle Non piaceva ancora che tutte le pareti fossero dipinte; l'arte di tutti questi vegliava per le città, e il pittore era cosa comune del mondo |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 13, Paragrafi 72-80
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 13, Paragrafi 72-80
[119] Fuit et Arellius Romae celeber paulo ante divum Augustum, ni flagitio insigni corrupisset artem, semper et lenocinans feminae, cuius amore flagraret, et ob id deas pingens, sed dilectarum imagine itaque in pictura eius scorta numerabantur [120] fuit et nuper gravis ac severus idemque floridis tumidus pictor Famulus huius erat Minerva spectantem spectans, quacumque aspiceretur paucis diei horis pingebat, id quoque cum gravitate, quod semper togatus, quamquam in machinis carcer eius artis domus aurea fuit, et ideo non extant exempla alia magnopere post eum fuere in auctoritate Cornelius Pinus et Attius Priscus, qui Honoris et Virtutis aedes Imperatori Vespasiano Augusto restituenti pinxerunt, Priscus antiquis similior |
[119] A Roma fu celebre anche Arellio poco prima il divino Augusto, se non avesse corrotto non una vistosa infamia l'arte, sempre anche abbellendola per la donna, del cui amore ardeva, e dipingendo per questo dee, ma con l'aspetto di favorite Perciò nella sua pittura erano annoverate le cortigiane [120] Di recente ci fu anche Famulo pittore serio e severo e lo stesso rigoglioso per i colori vivi Di costui c'era una Minerva che guarda chi l'osserva, da qualunque parte fosse vista Dipingeva per poche ore al giorno, ciò anche con serietà, poiché sempre con la toga, sebbene sulle impalcature La domus aurea fu il carcere della sua arte, e perciò non esistono grandemente altri esempi Dopo di lui furono in auge Cornelio Pino e Azio prisco, che dipinsero i templi dell'Onore e della Virtù quando l'imperatore Vespasiano Augusto li restaurò, Prisco più simile agli antichi |
[121] Non est omittenda in pictura mentione celebris circa Lepidum fabula, siquidem in triumviratu quodam loco deductus a magistratibus in nemorosum hospitium minaciter cum iis postero die expostulavit somnum ademptum sibi volucrum concentu; at illi draconem in longissima membrana depictum circumdedere luco, eoque terrore aves tunc siluisse narratur et postea posse compesci [122] Ceris pingere ac picturam inurere quis primus excogitaverit, non constat quidam Aristidis inventum putant, postea consummatum a Praxitele; sed aliquanto vetustiores encaustae picturae exstitere, ut Polygnoti et Nicanoris, Mnesilai Pariorum Elasippus quoque Aeginae picturae suae inscripsit ενεκαεν, quod profecto non fecisset nisi encaustica inventa |
[121] Non bisogna tralasciare nel riferimento nella pittura il celebre aneddoto su Lepido, poiché durante il triumvirato portato in un certo luogo dai magistrati in un alloggio boscoso il giorno dopo reclamò minacciosamente con loro il sonno impedito per il canto degli uccelli; ma quelli misero in giro nel bosco su una lunghissima striscia di pergamena un serpente dipinto, e per questo terrore si dice che allora gli uccelli avessero taciuto e dopo poter essere evitato [122] Chi per primo abbia escogitato di dipingere con le cere e imprimere a fuoco la pittura, non risulta Alcuni pensano invenzione di Aristide, poi perfezionata da Prassitele; ma ci furono pitture ad encausto alquanto più antiche, come di Polignoto e Nicanore, Mnesilao dei Parii Anche Elasippo ad Egina affisse ad un suo dipinto ad encausto, cosa che certo non avrebbe fatto se non scoperto l'encausto |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 14, Paragrafi 51-60
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[123] Pamphilus quoque, Apellis praeceptor, non pinxisse solu encausta, sed etiam docuisse traditur Pausian Socyonium, primum in hoc genere nobilem Bryetis filius hic fuit eiusdemque primo discipulus pinxit et ipse penicillo parietes Thespiis, cum reficerentur quondam a Polygnoto picti, multumque comparatione superatus existimabatur, quoniam non suo genere certasset [124] idem et lacunaria primus pingere instituit, nec camaras ante eum taliter adornari mos fuit; parvas pingebat tabellas maximeque pueros hoc aemuli interpretabantur facere eum, quoniam tarda picturae ratio esset illa quam ob rem daturus ei celeritatis famam absolvit uno die tabellam, quae vocata est hemeresios, puero picto [125] amavit in iuventa Glyceram unicipem suam, inventricem coronarum, certandoque imitatione eius ad numerosissimam florum varietatem perduxit artem illam |
[123] Anche Pamfilo, maestro di Apelle, è tramandato non aver dipinto col solo encausto, ma anche aver edotto Pausia di Sicione, famoso per primo in questo genere Questo fu figlio di Briete e dapprima allievo dello stesso Dipinse anch'egli stesso col pennello le pareti a Tespie, essendo una volta restaurati i dipinti da Polignoto, ed era considerato superato di molto nel confronto, poiché non aveva gareggiato nel suo genere [124] Lo stesso per primo iniziò a dipingere i soffitti a cassettone, nè prima di lui fu abitudine che venissero ornati i soffitti a volta; dipingeva piccoli quadretti e soprattutto fanciulli I rivali ritenevano che egli lo facesse, perché quel metodo di pittura era lento Perciò per dargli la fama della celebrità finì in un giorno un quadro, che fu intitolato di un giorno, con un fanciullo dipinto [125] Amò in gioventù Glicera sua concittadina, creatrice di ghirlande, e gareggiando nell'imitarla portò quell'arte alla numerosissima varietà dei fiori |